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Giovanni Palazzo, l’italiano di Electrify America

Giovanni Palazzo, l'italiano che guida Electrify America

Giovanni Palazzo è l’italiano che si è messo in testa di elettrificare le strade d’America. Non è un sognatore: lo fa come numero di un’azienda del Gruppo Volkswagen, Electrify America appunto.

Palazzo, una vita nella mobilità elettrica

La storia di Electrify America (qui il sito) è molto particolare. Si può dire che l’azienda, che oggi ha 410 punti di ricarica in tutti gli States, è figlia del Dieselgate. Il governo Usa spesso, nel concludere grandi accordi con investitori stranieri, adotta questo sistema di imporre tra le clausole anche un investimento virtuoso. Quando Barack Obama “regalò” il gruppo Jeep-Chrysler alla Fiat, mise la condizione che gli italiani realizzassero negli Usa almeno un modello elettrico. E Sergio Marchionne, non senza un certo mal di pancia, fece costruire la prima 500 elettrica.

La Volkswagen, invece, aveva impegni ben più gravosi da adempiere. Doveva compensare lo scandalo delle emissioni taroccate dei motori diesel. E in un appendice dell’accordo di risarcimento si impegnò a investire due miliardi di dollari in una rete di ricarica elettrica. Electrify America appunto. E qui entrò in gioco Palazzo, un manager che faceva parte della task-force inviata negli Usa per trattare con Washington. Lui lavorava da anni sull’elettrico, prima in Mercedes Italia, poi nel quartier generale di Wolfsburg. Ed è poi toccato a lui, nel 2018, diventare il numero di Electrify America.

La seconda rete negli Usa, dopo i Supercharger

La Volkswagen mi cercò nel 2011, lanciavano la Golf elettrica e la e-Up, io avevo già fatto un po’ di esperienza in Mercedes e mi sono trasferito a Wolfsburg. I miei colleghi, scherzando, dicono che sono l’unico al mondo ad aver fatto soldi con l’elettrico. In effetti ero arrivato a dirigere la divisione mobilità elettrica, partecipando alla fondazione di Ionity, una bellissima esperienza“.

Una Harley Davidson elettrica in ricarica con Electrify America.

Già, ho fatto parte del team che ha concluso il settlement con il governo americano. L’accordo aveva quattro appendici: la “C” prevedeva 2 miliardi di dollari di investimenti in strutture di ricariche negli Usa, lasciandoci liberi di decidere come gestirli. Così è nata Electrify America, tre anni fa, e nel 2018 ne sono diventato il Ceo”.

Beh, dopo i Supercharger Tesla, la nostra oggi è la rete più importante con caricatori che arrivano a 350 kW, i più potenti in assoluto“.

Quanto costa ricaricare in America

No, qui l’approccio alla tariffa è un po’ più complesso che in Europa. Ci sono tre categorie di prezzo. Se guidi una macchina che carica fino a 75 kW, paghi 25 cent al minuto. Se carichi fino a 125 kW paghi 69 cent e infine 99 cent se cariche fino a 350 kW. Ma nelle due fasce più care ci sono praticamente solo modelli che hanno con noi convenzioni più convenienti. Da noi ricaricano tutti, compresi i truck, i camion, e anche un sacco di Tesla, nei Supercharger spesso c’è da fare la fila e allora…”.

Sì, e onestamente questo si deve molto anche alla notorietà acquisita da Tesla. Di idrogeno si parla sempre meno, è praticamente sparito dai radar, anche perché Elon Musk non lo prende in considerazione“.

“Non serviranno più app e tessere per ricaricare”

Per prima cosa stiamo lavorando a migliorare la qualità di accesso alla rete. Presto non ci sarà più bisogno di avere una app o di una card per accedere alla colonnina: sarà il connettore a riconoscere l’auto e a gestire il pagamento in automatico. Nei Supercharger, che sono una rete proprietaria, avviene già, noi lavoriamo per estenderlo a tutti i modelli, una bella facilitazione“.

Un’altra immagine di Giovanni Palazzo

Beh, sulla potenza si può fare ancora di più. Sono già in sperimentazione caricatori che arrivano a 400, o addirittura a 600 kW. In pratica si impiega lo stesso tempo che serve per fare benzina. E già oggi la Porsche Taycan con Electrify America ricarica energia per fare 100 miglia in 5 minuti. Sono 161 km...”.

“Le stazioni mobili hanno un grande potenziale”

La stazione mobile a batteria EV ARC funziona a energia solare e dispone di una coppia di caricabatterie EV di livello 2.

Per ora sono ricariche lente, che stiamo sperimentando nelle aree rurali della California, anche per dare una mano in una zona disagiata. La tecnologia non è ancora matura per potenze più importanti, ma la ricarica on site è promettente, perché la resa dei pannelli solari continua a migliorare. E anche perché dà diversi vantaggi, tra cui la possibilità di installarli senza permessi particolari”.

“Le cause sono tante. Sappiamo che per lungo tempo il costruttore nazionale non ci ha creduto. E da parte della Case straniere c’è una certa diffidenza nei confronti di un Paese che non sembra avere un progetto di lungo termine. E poi spesso il prodotto scarseggia e si preferisce indirizzarlo verso mercati più maturi. E in Italia si parla ancora molto di ibrido, che è una tecnologia che sta già segnando il passo“.

 

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