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Fonti rinnovabili record in Gb. E la Danimarca va via col vento

Anno boom in Europa per le fonti rinnovabili. Abbiamo appreso negli ultimi giorni che un’auto elettrica in Gran Bretagna sfrutta oggi energia decarbonizzata per il 48,5%. In Danimarca per ben oltre il 60% (il 47% dal solo eolico). In Italia per il 40% (dati ufficiali di dicembre).  Quando Eurostat diffonderà i consuntivi 2019, quindi, si scoprirà che  le fonti rinnovabili nella produzione elettrica media europea superano largamente un terzo del totale. Ma già possono bastare gli ultimi consuntivi disponibili (anno 2017) per sgombrare il campo dai calcoli addomesticati dei paladini del diesel.

Un terzo dell’elettricità è già pulita

I dati ufficiali ci dicono che nel 2017 il 30,1% dell’energia elettrica europea derivava da fonti rinnovabili. Con punte di eccellenza in Austria (72,2″%), Svezia (65,9%) Danimarca (60,4%). Ancora sopra il 50% troviamo Lituania e Portogallo. L’Italia occupava l’11esimo posto con il 34,1%. Uno degli espedienti utilizzati per far cedere che le auto elettriche non siano più sostenibili di quelle diesel è considerare le quote di rinnovabili non sulla sola produzione elettrica, bensì sul totale dei consumi (nel 2017 le rinnovabili sul totale dei consumi di energia primaria in Europa pesavano per il 17,5%).  Mettendo così a carico dell’auto elettrica le maggiori emissioni di settori, come il termico e soprattutto i trasporti, ancora molto più dipendenti dalle fonti fossili. In altre parole si arriva al paradosso di attribuire anche alle auto elettriche una quota delle emissioni delle auto termiche.

Resta il fatto che i progressi europei nella generazione elettrica pulita hanno subìto una brusca accelerazione. Merito anche dei nuovi obiettivi fissati da Bruxelles (55% di rinnovabili sul totale del mix energetico entro il 2040 e 100% entro il 2050) e dell’approvazione del Green Deal europeo.

“Risultato storico” per il Regno Unito

Come dicevamo nel 2019 per la prima volta nel Regno Unito è stata prodotta più energia dalle rinnovabili che dalle fossili (LEGGI). Lo certifica l’ente nazionale energetico National Grid. Nel complesso energia eolica, fotovoltaica, idroelettrica e nucleare (17%) hanno fornito il 48,5% dell’elettricità britannica rispetto al 43% generato dai combustibili fossili. Il restante 8,5% è stato generato da biomassa.

Un parco eolico off shore nel Mare del Nord

«Un momento storico e un’opportunità per riflettere su quanto è stato raggiunto e sul futuro» ha commentato l’amministratore delegato della National Grid – ente nazionale energetico della Gran Bretagna, John Pettigrew. «Alla National Grid, sappiamo di avere un ruolo fondamentale nell’accelerazione verso un futuro più pulito e ci impegniamo a fare la nostra parte per fornire un sistema energetico sicuro e funzionante per tutti» ha aggiunto. Entro il 2050 il Regno Unito si è impegnato a raggiungere il 100% di riduzione delle emissioni rispetto ai livelli del 1990.

Quasi 1 miliardo di sterline è stato stanziato per consentire il passaggio a un sistema a zero emissioni di carbonio, compresi gli investimenti in nuove attrezzature e tecnologie per aiutare l’operatore del sistema elettrico (ESO) a gestire un sistema elettrico Net Zero entro il 2025. Secondo i piani del governo britannico entro il 2025 dovrebbero essere dismesse tutte le centrali a carbone. Peraltro nel 2019 il carbone ha coperto soltanto l’1,9% della generazione elettrica.

Ma il 17%  viene dal nucleare

Va però aggiunto che il trionfalismo degli annunci va ridimensionato se si entra nel dettaglio delle statistiche. Intanto perché la quota di nucleare è ancora tra le più alte del continente è classificarla come energia sostenibile è arbitrario. Non produce emissioni di CO2, ma genera scorie radioattive molto pericolose. In secondo luogo nella quota di elettricità importata (l’8%)  gran parte è da fonti fossili, principalmente gas naturale.

La Danimarca fa boom con l’eolico

Molto più virtuosa è la Danimarca, dove quasi la metà dell’elettricità prodotta nel 2019 – il 47 per cento – proveniva dal vento. Lo ha reso noto Energinet, il gestore danese della fornitura elettrica e di gas, il cui proposito per il 2020 è raggiungere il 50 per cento. Con l’obiettivo finale di ricavare energia esclusivamente da fonti rinnovabili entro il 2035.

In appena dieci anni il vento è diventata la fonte più economica per produrre elettricità. E anche il fotovoltaico ha superato gas, carbone e nucleare secondo Lazard

L’Europa produce circa il 75 per cento dell’energia eolica mondiale e la Danimarca è il primo paese europeo per consumo di energia eolica (in percentuale). E’ la prima volta che il dato sull’energia eolica raggiunge un livello così alto: era stato il 41% nel 2017 e il 43% nel 2018. Il secondo paese europeo è l’Irlanda che nel 2018 produceva il 28% di energia eolica.  Il grosso dell’energia eolica danese proviene dai campi che si trovano nei territori a ovest del paese o sulle isole, ma recentemente stanno crescendo anche gli impianti in mare, in zone dove l’acqua è poco profonda e dove la velocità del vento è significativamente più alta.

E progetta il parco marino più grande del mondo

All’inizio di dicembre il governo danese ha annunciato che investirà 45 miliardi di dollari  in un mega parco eolico off shore dalla capacità di 10 gigawatt, in grado di fornire energia a 10 milioni di case. «La capacità di energia eolica da questo singolo parco sarebbe cinque volte superiore a quella attualmente installata in tutta la Danimarca» ha dichiarato il ministro del clima, Dan Jorgensen. Il ministero esplorerà diverse località per il progetto, anche nel Mare del Nord e nel Mar Baltico.

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