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Crisi energetica, i biocarburanti non sono la soluzione. Anzi…

biocarburanti

Con i costi energetici alle stelle e la prospettiva di rinunciare a gas e petrolio russi, in tanti invocano più investimenti sui biocarburanti. Soffiano sul fuoco anche gli irriducibili del motore termico, che già pensavano ai carburanti di origine vegetale come alternativa sostenibile  all’auto elettrica. Ma i biocarburanti, sostenibili non sono.

Alimentare l’umanità o le sue automobili?

Sono “rinnovabili”, questo sì, e la loro combustione non altera la concentrazione di CO2 in atmosfera. Ma produrli richiede una scelta draconiana: alimentare le popolazioni o le automobili? Il Pianeta, infatti, non ha superficie fertile a sufficienza per entrambe le opzioni.

Refueling Car With Gasoline Pump Nozzle, Selective Focus on pump nozzle

Già l’aumento dei prezzi globali dei cereali e dell’olio vegetale causata dalla guerra in Ucraina sta causando serie preoccupazioni per la sicurezza alimentare in tutto il mondo. E il think tank ambientalista Transport & Environment lancia un allarme: l’incombente rischio di penuria alimentare potrebbe spingere centinaia di milioni di persone nella povertà alimentare, mentre l’Europa continua a trasformare 10.000 tonnellate di grano – l’equivalente di 15 milioni di pagnotte (750 gr) – in etanolo per uso automobilistico.

Già 10 mila tonnellate di grano vanno nel serbatoio

«Ridurre la quota di grano nei biocarburanti dell’UE di meno di un terzo compenserebbe la mancanza di forniture dall’Ucraina, proteggendo gli allevatori e i consumatori dell’UE dalla carenza di approvvigionamento» scrive l’organizzazione nel suo ultimo rapporto. E azzerare l’uso del grano nei biocarburanti dell’UE «compenserebbe oltre il 20% delle esportazioni totali di grano dell’Ucraina».

Viceversa se l’industria dei biocarburanti ottenesse di aumentare la sua produzione, continua il report, «la domanda di terra dedicata sarebbe immensa». Per il fabbisogno attuale come additivo nella benzina verde (il 5% circa) è necessario utilizzare una superficie equivalente al 5% della sua superficie agricola totale. Dovrebbe essere raddoppiata fino al 10% per sostituire con biocarburanti solo il 7% delle importazioni europee di petrolio, benzina e diesel dalla Russia.

E se tutte queste importazioni dovessero essere sostituite con biocarburanti nazionali, ciò comporterebbe l’utilizzo di circa l’80% di tutti i terreni agricoli. Le opzioni di utilizzare a questo scopo solo i rifiuti e i residui sono molto limitate; sarebbe necessario che l’Europa importasse dal resto del mondo enormi quantità di scarti agricoli.

Solo rifiuti e scarti agricoli non basterebbero mai

Maik Marahrens, responsabile dei biocarburanti di T&E, ha dichiarato: “Ogni anno bruciamo milioni di tonnellate di grano e altri cereali vitali per la sussistenza di persone e animali solo per alimentare le nostre auto. Ciò è inaccettabile di fronte a una crisi alimentare globale. I governi devono urgentemente fermare la combustione di colture alimentari nelle automobili per ridurre la pressione sulle forniture critiche”.

Garantire forniture energetiche stabili alle persone e all’economia «non deve andare a scapito della sicurezza alimentare o portare fuori controllo l’inflazione dei prezzi dei generi alimentari» afferma T&E.

Anche grano & C. arriva sempre da Russia e Ucraina

Gruppi di pressione come ePure e European Biodiesel Board stanno premendo per la sostituzione del petrolio russo con biocarburanti ottenuti da colture come grano, mais, orzo, girasole, colza e altri oli vegetali. Ma l’Ucraina e la Russia insieme forniscono anche gran parte delle materie prime agricole commercializzate a livello mondiale. Per esempio  il 15% del mais e oltre il 60% dell’olio di girasole.

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