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Crisi energetica, i biocarburanti non sono la soluzione. Anzi…

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biocarburanti
Training Academy Varta

Con i costi energetici alle stelle e la prospettiva di rinunciare a gas e petrolio russi, in tanti invocano più investimenti sui biocarburanti. Soffiano sul fuoco anche gli irriducibili del motore termico, che già pensavano ai carburanti di origine vegetale come alternativa sostenibile  all’auto elettrica. Ma i biocarburanti, sostenibili non sono.

Alimentare l’umanità o le sue automobili?

Sono “rinnovabili”, questo sì, e la loro combustione non altera la concentrazione di CO2 in atmosfera. Ma produrli richiede una scelta draconiana: alimentare le popolazioni o le automobili? Il Pianeta, infatti, non ha superficie fertile a sufficienza per entrambe le opzioni.

biocarburanti
Refueling Car With Gasoline Pump Nozzle, Selective Focus on pump nozzle

Già l’aumento dei prezzi globali dei cereali e dell’olio vegetale causata dalla guerra in Ucraina sta causando serie preoccupazioni per la sicurezza alimentare in tutto il mondo. E il think tank ambientalista Transport & Environment lancia un allarme: l’incombente rischio di penuria alimentare potrebbe spingere centinaia di milioni di persone nella povertà alimentare, mentre l’Europa continua a trasformare 10.000 tonnellate di grano – l’equivalente di 15 milioni di pagnotte (750 gr) – in etanolo per uso automobilistico.

Già 10 mila tonnellate di grano vanno nel serbatoio

«Ridurre la quota di grano nei biocarburanti dell’UE di meno di un terzo compenserebbe la mancanza di forniture dall’Ucraina, proteggendo gli allevatori e i consumatori dell’UE dalla carenza di approvvigionamento» scrive l’organizzazione nel suo ultimo rapporto. E azzerare l’uso del grano nei biocarburanti dell’UE «compenserebbe oltre il 20% delle esportazioni totali di grano dell’Ucraina».

Viceversa se l’industria dei biocarburanti ottenesse di aumentare la sua produzione, continua il report, «la domanda di terra dedicata sarebbe immensa». Per il fabbisogno attuale come additivo nella benzina verde (il 5% circa) è necessario utilizzare una superficie equivalente al 5% della sua superficie agricola totale. Dovrebbe essere raddoppiata fino al 10% per sostituire con biocarburanti solo il 7% delle importazioni europee di petrolio, benzina e diesel dalla Russia.

E se tutte queste importazioni dovessero essere sostituite con biocarburanti nazionali, ciò comporterebbe l’utilizzo di circa l’80% di tutti i terreni agricoli. Le opzioni di utilizzare a questo scopo solo i rifiuti e i residui sono molto limitate; sarebbe necessario che l’Europa importasse dal resto del mondo enormi quantità di scarti agricoli.

Solo rifiuti e scarti agricoli non basterebbero mai

Maik Marahrens, responsabile dei biocarburanti di T&E, ha dichiarato: “Ogni anno bruciamo milioni di tonnellate di grano e altri cereali vitali per la sussistenza di persone e animali solo per alimentare le nostre auto. Ciò è inaccettabile di fronte a una crisi alimentare globale. I governi devono urgentemente fermare la combustione di colture alimentari nelle automobili per ridurre la pressione sulle forniture critiche”.

Garantire forniture energetiche stabili alle persone e all’economia «non deve andare a scapito della sicurezza alimentare o portare fuori controllo l’inflazione dei prezzi dei generi alimentari» afferma T&E.

Anche grano & C. arriva sempre da Russia e Ucraina

Gruppi di pressione come ePure e European Biodiesel Board stanno premendo per la sostituzione del petrolio russo con biocarburanti ottenuti da colture come grano, mais, orzo, girasole, colza e altri oli vegetali. Ma l’Ucraina e la Russia insieme forniscono anche gran parte delle materie prime agricole commercializzate a livello mondiale. Per esempio  il 15% del mais e oltre il 60% dell’olio di girasole.

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47 COMMENTI

  1. Non esiste una risorsa non rinovabile, nemmeno le batterie sono la soluzione… L’inquinamento cessera quando l’umanita’ scompartira dalla terra. Diveteremo Marte ormai e’ questo il destino.
    Direte che sono una pazzo… ma e’ la realta’.

    Date grazie a Dio aver nati adesso e non tra 50 anni…!

  2. Secondo uno studio svolto dall’Università del Winsconsin la produzione e il consumo di bioetanolo produce in 24% di CO2 in più rispetto all’estrazione e utilizzo di benzina
    https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/10406026.2014.967057

    Attualmente il bioetanolo viene aggiunto per aumentare gli ottani del carburante in quanto è la soluzione più ecologica (ha sostituito gli additivi a base di piombo della vecchia “rossa”), dunque non è possibile semplicemente aumentare la percentuale di etanolo all’interno dei carburanti in quanto i motori endotermici sono studiati per lavorare ad un preciso numero di ottani.

    • L’ etanolo ha sostituito il MTBE, componente antidetonante della benzina (che a sua volta ha sostituoto il piombo, che non esiste più da molto tempo). Cmq l’ etanolo è una pessima soluzione ecologica, perché necessità di colture alimentari (mais, canna zucchero, ecc…) a grande intensità di risorse e converte pochissimo (essendo un processo di fermentazione) il carbonio in combustibile utile. Molto meglio il metanolo, come spiegato nei video che ho postato della università svedese di Lund. Che è invece il risultato di un processo termico in cui tanto carbonio va in combustibile e puoi usare qualsiasi scarto di agricoltura o residui di boschi/foresta.

      Ancora meglio, a differenza di etanolo, il metanolo può essere sfruttato in celle a combustibile ad alta efficienza, come generatore “estensore di autonomia” per veicoli elettrici

  3. In realtà ci sarebbe un biocombustibile sostenibile ..
    oltre al biogas, prodotto dai rifiuti solidi urbani,liquame umano e di allevamenti,scarti dell’industria alimentare ;
    il BIODISEL quello fatto con gli OLII ALIMENTARI USATI ..
    ricordo una trasmissione inglese di mod car ,trasmessa anche in Italia mi sembra su d-max,
    dove due buontemponi di meccanico e “designer” auto indiano realizzarono un’auto che andava con l’olio di frittura usato reperito nei ristoranti Londinesi
    con un processo di filtraggio si eliminavano residui della cottura e soprattutto la glicerina contenuta nell’olio ,che tra l’altro è anch’essa rivendibile.

    In Italia mi sembra che URBINO fece esperimenti in tal senso
    la raccolta deli olii alimentari usati, fatto nelle grandi città , con ristoranti e alberghi
    forse potrebbe avere un suo perchè .

    i miei due sesterzi di sostenibilità

    • Secondo lei gli oli alimentari usati possono coprire un consumo di petrolio di 100 milioni di barili al giorno? Il problema non è il come, ma il quanto.

      • Le rinnovabili sono fatte dalla somma ,
        URBINO mi sembra avesse fatto un impianto sperimentale che mandava avanti i camion della spazzatura con il BIODIESEL fatto con l’olio usato da cucina raccolto con la differenziata .

        Le principali energie rinnovabili sono Idroelettrico , Eolico e Fotovoltaico , in cui siamo indietro rispetto a paesi come Spagna e Portogallo e possono avere un enerme sviluppo nei prossimi anni ..

        Ma ci sono molte rinnovabili ,che chiamerei “secondarie” , che sono utilissime anche per risolvere in parte il problema dei rifiuti ,
        Biogas e Biodiesel ,fatti con il trattamento ,dei rifiuti ,liquami fognari, scarti industria alimentare ..
        posso e devono dire la loro secondo me
        condividdo l’articolo , Biogas ,Biodiesel,etanolo non possono essere fatti coltivando i campi ..
        ma con la SPAZZATURA di privati e industrie SI ..

        mi sembra che per il biogas , si sta muovendo qualcosa
        ci sono i primi impianti che immettono biogas fatto con gli allevamenti direttamente nella rete gas tradizionale
        in quanto i coogeneratori al sud non servono ,date le alte temperature ..
        non serve scaldare le stalle d’inverno

        nei paesi Europei più avanzati raccogliere gli oli esausti da cucina usati
        è NORMALE !

        spero di essere stato chiaro su come la penso

  4. Credo che il problema principale sia di utilizzo della risorsa. La risorsa è il terreno, l’obbiettivo è la mobilità.
    Consideriamo la produzione di olio di qualsiasi genere. Un ettaro di terreno (10.000 metri quadrati) può produrre circa 1000 kg di olio indipendentemente dal tipo (oliva, colza mais ….) ma diciamo che siano 10 volte tanti, cioè 10.000 kg di olio ogni ettaro.
    1kg di olio vegetale ha un potere energetico sostanzialmente identico a quello del gasolio per autotrazione. quindi con 1 kg di olio un buon turbodiesel può percorrere 20 km (un BUON turbodiesel…)
    Detto questo con 1 ettaro di terreno un veicolo diesel percorre in 1 anno 200.000 km. Le cose non cambiano sostanzialmente se parliamo di bioetanolo
    Sullo stesso ettaro di terreno mettiamo pannelli fotovoltaici. Possiamo installare 1 MW (cioè 1.000 kW) di potenza che, secondo fonti prudenti del GSE, produrrà 1.200.000 kWh/anno.
    con 1 kWh l’auto elettrica percorre circa 7 – 8 km, ma diciamo 5, teniamoci bassi.
    Detto questo con 1 ettaro di terreno un veicolo elettrico percorre in 1 anno 6.000.000 di km.
    Significa che la risorsa ettaro di terreno è utilizzata con una efficienza 30 volte superiore.
    Fotovoltaico + elettrico batte olio + Diesel 6.000.000 a 200.000. cioè 30 a 1!!!
    (Se avessimo usato dati reali invece di essere prudenti, il confronto sarebbe più di 300 a 1)
    Cosa ci dobbiamo aspettare? ettari di terreno a coltura con oleaginose o altre piante utili per produrre etanolo, visto che dobbiamo mantenere in visto una industria petrolifera che da quando esiste fa contenti tutti i partiti, poi per andare in giro useremo comunque l’auto elettrica

    • Impeccabile, Alessandro. Grazie per la pazienza e la competenza con cui ha corredato con i dati le nostre considerazioni generali

    • Complimenti spiegazione molto chiara e dettagliata, solo una piccola precisazione, le colture di biocarburanti servono a mantenere in vita (ancora per poco) un sistema produttivo obsoleto incentrato sul petrolio e ovviamente anche tutta la classe politica foraggiata da anni dai vari petrolieri e non solo.
      Non si vuole guardare al futuro e tantomeno pianificare un rinnovamento produttivo ma anche culturale per poter comunque continuare a fare business ma in maniera eco sostenibile.

        • Che una volta pagati i costi di installazione diventeranno estremamente pochi, gli investimenti sono proprio questo, soprattutto quelli statali han anche l’obiettivo di mettere in moto settori economici creando lavoro etc

        • Lo stanziamento servirà anche a “coprire i costi di riqualificazione e ammodernamento delle strutture, con la rimozione dell’eternit e amianto sui tetti (ove presente) e/o migliorando coibentazione e areazione, anche al fine di contribuire al benessere degli animali”.

          • Grazie per la risposta. In questo caso sono felice di essermi sbagliato.

    • Io sono in ansia per l’assenza di piogge. Non piovendo manca l’acqua per irrigare i campi, aumenta il rischio incendi, aumenta la desertificazione … In quest’ottica è certamente vero che il terreno coltivabile diventa una risorsa preziosa da non sprecare e dobbiamo deciderlo come utilizzarlo. Per la produzione di etanolo dobbiamo trovare altre fonti, la ricerca già ne ha trovate di promettenti ma occorre lavorare ancora per garantire stabilità e volumi produttivi importanti.

      • Da mercoledì mi da pioggia per una settimana almeno (speriamo non siano i meteo a trollare hehe) forse è finita… Per un po’
        Mi preoccupa dopo tutta sta secchezza una alluvione improvvisa potrebbe creare problemi ma vedremo hehe

    • Da ciò se ne potrebbe dedurre che alcuni soggetti economici sostenuti dagli Stati, preferiscono far morire letteralmente di fame tante popolazioni nel mondo pur di non concedere energia in abbondanza per tutti e a basso costo.

    • Sintesi efficace! Grazie!
      Mi ha stimolato due ragionamenti, il primo è che se installato solo fotovoltaico non risolvo il problema di riempire la pancia con colture intensive come appunto i cereali, non ho la più pallida idea però da un ettaro quanta pasta o pane o in genere kg di farina /olio ci tiri fuori, nonostante ci sia un problema di nascite comunque la popolazione aumenta di continuo, e da noi veramente poco rispetto ad altre aree del pianeta, escludere una produzione dedicata a tali colture è da escludere anche se a favore del fotovoltaico ed eolico (che nulla vieta di mettere un paio di pale in mezzo, faranno ombra a qualche pannello ma producono parecchio pure loro)
      Una possibile soluzione sarebbe una suddivisione 70/30 (sparo li, cmq più sbilanciata a favore del grano) con quella parte per produzione elettrica con agrivoltaico, i cereali han bisogno di sole, tanto anche per cui non è possibile, ma comunque qualcosa da “sottobosco” per integrare le diete può sempre essere coltivato, con disponibilità energetica sul posto, son abbastanza convinto che comunque in pochi anni l’idea che vedere campi, tetti, colline inutilizzate, ricoperti di pannelli e pale daranno un senso positivo allosservatore anziché lasciare la sensazione di alterare il paesaggio (cosa che facciamo dall’alba dei tempi ma oramai siam troppo autocritici sulle cose sbagliate)

      L’altro ragionamento è però che, per ora si sta affrontando il problema nel modo sbagliato, una coltura intensiva dedicata alla produzione di biocarburanti (che non sono petrolio quindi in grandissima parte inutili per l’industria della plastica) potrebbe essere fatta con colture pesantemente modificate a livello genetico, in modo da crescere in zone che ora non è possibile mettere a coltura, magari sterili in modo da evitare contaminazioni trasportate dai venti, massimizzare la resa produttiva magari di un ordine di grandezza, aumentare di molto il consumo di co2 ed emissioni di ossigeno e quindi rendere più sensato questo ciclo produttivo, magari si riesce a renderlo negativo nonostante la combustione e potremo allo stesso tempo dare una mano alla rimozione co2, in fondo recuperare così aree ai margini di deserti sarebbe facile e nel tempo estendere, dopotutto queste piante non sarebbero comunque destinate a uso alimentare e si può sacrificare completamente il livello nutritivo qualità aspetto etc etc, avendo successo quando avremo ristabilito i livelli di co2 essendo state recuperate potranno essere convertite ad alimenti, ahimè son piani da sviluppare in decenni, ma si ha la brutta abitudine di far programmi a 6 mesi massimo un anno a sto mondo

      • Ragionamento interessante quello sulla bioingegneria ma c’è un problema di fondo: la fotosintesi clorifilliana utilizza 6 molecole d’acqua per 6 molecole di anidride carbonica per produrre una molecola di zucchero (glucosio) e 6 di ossigeno. Di lì non si scappa. Da questo discende che per aumentare l’assorbimento di anidride carbonica occorre fornire più acqua.

  5. A me sorprende più che ci sia mai stato qualcuno che veramente abbia pensato ai carburanti “sintetici” come soluzione al problema, al di là che molti studi han evidenziato quanto non siano a impatto zero, cioè non si recupera tutta la co2 emessa per produrre altrettanto biocarburante.
    Dire che sono inutili è anche sbagliato, una volta sostituiti tutti i mezzi privati (che è la priorità perché non richiede un grande impegno di programmazione e progettazione, butti soldi e qualcuno farà e comprerà) restano comunque attivi tutti quei settori industriali e di trasporto in cui è assolutamente necessario, ci vorranno enormi evoluzioni elettriche per avere voli passeggeri o merci di serie elettrici, oggi il peso delle batterie necessarie (leggevo giusto ieri su focus) supera di 7 volte il carico trasportabile, decisamente poco efficiente hehe, le navi da trasporto e crociera idem, questi settori saranno ancora a combustione chimica per decenni a venire, non sono nemmeno mezzi che costano qualche decina di migliaia di euro ma centinaia se non migliaia di milioni l’uno, sarebbe difficile dire a quelle società “entro il 2035 dovete essere tutti elettrici”, sommergono di cause ogni singolo stato tanto da paralizzare tutto per anni.
    Forse forse dovrebbero impiegare quel denaro in ricerca e sviluppo per migliorare le produzioni in qualità e quantità piuttosto che per cercare di farcelo comprare a tutti i costi a scapito della pancia piena.

    • Tutti quei settori che città lei, navi aerei eccetera, sono per l’appunto quei settori dove si renderà necessario l’impiego dell’idrogeno. 😉

      • Se non ho capito male però al momento con l’idrogeno si ha ancora autonomia inferiore a parità di peso e/o volume di carburante, l’articolo che citavo parlava appunto delle nuove proposte per abbattere i consumi attuali con forme di aerei innovativi, proprio perché elettrificazione sembra ancora lontana (poi si spera sempre nel colpo di culo di una nuova tech facile e veloce ma è pur sempre culo hehe)

        • Senza addentrarmi nei dettagli, non sarei capace, mi fa solo piacere segnalare che il tupolev 155 volava a idrogeno già nel 1988. Google saprà soddisfare la vostra eventuale curiosità. Con 35 anni di tecnologia In più sono abbastanza confidente del fatto che le cose potrebbero andare ancora meglio.

          • Sì però la densità volumetrica dell’idrogeno è bassa oggi quanto lo era nel 1988. Ci sono tantissime tecnologie che funzionano in laboratorio o su prototipi che però hanno poco senso quando devono essere prodotte in massa oppure avere ritorni e/o vantaggi economici.

          • Anche le batterie nel 1988 facevano ridere. Tutto sta, molto spesso, in quanto ci si vuole investire sopra. Poi ovvio, a in certo punto sopraggiungono i limiti.

          • Sì però la densità volumetrica dell’idrogeno è un limite fisico, la densità volumetrica e gravimetrica delle batterie per il momento sono ancora un limite tecnologico.

    • Caro Xardus, mi ha colpito l’affermazione secondo cui il peso delle batterie di un veicolo elettrico oggi superi di 7 volte il carico trasportabile. Credo sia meritevole di verifica. La nissan Leaf, può trasportare 5 persone + bagaglio. volgiamo dire 500 kg?
      Secondo le tue fonti dovrebbe imbarcare 3500 kg di batterie, la nissan Leaf intera non arriva a 1.600 kg….
      Lo vogliamo fare un controllo??

      • “leggevo giusto ieri su focus” non è stato recepito?

        la leaf vola e naviga? sarebbe meritevole di verifica..

      • Si esatto si parla di aerei hehe, avere le ruote e scaricare la stragrande del peso a terra aiuta non poco ad abbassare i consumi hehe
        Per le navi non ho letto dati analoghi, sicuramente son più facilitate dal galleggiamento (ed eventualmente riprogettazione degli scafi per massimizzare proprio quello) ma cmq già oggi abbiamo navi che trasportano pesi allucinanti, dedicarne una parte alle batterie è un problema più economico (meno peso in merci disponibile significa meno guadagno a ogni viaggio) che tecnico, se non sbaglio esiste già qualche idea prototipo di battelli elettrici su brevi tratte, certo ora sarebbe difficile andare da msc e dirgli ok da domani le tue navi avranno meta passeggeri perché mezza stiva serve per le batterie e quindi non c’è spazio per i servizi a tutti gli ospiti massimi, saranno ricambi generazionali comunque già programmati a sostituire le imbarcazioni ma appunto.. In anni se non decenni

  6. Parlare di utilizzazione immediata di tutti i terreni potenzialmente disponibili non solo e utopistico ma anche impossibile: ovviamente mi riferisco alle zone che da tempo risultano abbandonate perché improduttive e difficilmente recuperabili.A meno che
    non siano disponibili consistenti aiuti finanziari pubblici e le aziende siano messe in grado di acquisire trattori e macchinari.E poi come si può pensare di investire senza la certezza di prezzi di realizzo remunerativi ?.La possibile soluzione puo’ riguardare coltivazioni semplici e che richiedono pochi investimenti e almeno una “protezione” in termini remunerativi .Le coltivazioni possibili sono essenzialmente quelle riguardanti erbe e essenze per la alimentazione animale, sostituendo terre fertili. Le piante oleoginose ,che sicuramente possono contare su una crescente richiesta dalle aziende del biocarburanti potrebbero favorire il crescente impegno dei giovani per il comparto primario. Senza considerare la crescita della desertificazione ,non solo in Africa ma anche in Europa, che sottrae annualmente milioni di tonnellate di terreni agricoli.La lotta alla deserifizione,che l’ONU considera il problema più grave per molte aree terrestri,consentirebbe la crescita contestuale di una nuova agricoltura e di energia;basta attivare quanto previsto da cop 26.
    Ringrazio la redazione che consente e favorisce confronti reali.

    • Di immediato non c’è mai nulla, solo che nella realtà quasi nemmeno iniziano.
      Oltretutto per il FV prima dei terreni vi sono ben altri spazi da occupare.
      Certo che se il rapporto fra la coltivazione per i biocarburanti ed un FV comporta una tale differenza di resa, il lavoro sarebbe da completare prima di sera.

    • Io sono d’accordo fino a un certo punto, nel senso che oramai non vedo più l’agricoltura, almeno quella intensiva è a basso costo, come una attività in cui sia necessaria la costante attività umana, è anche palese che sia una attività che in pochissimi vogliono affrontare anche se avessero tutti i finanziamenti, il tipo di vita per i più non è attraente, sbagliato o giusto che sia questo non lo giudico.
      Queste aree scarsamente produttive potrebbero essere riprese con una logica di impresa più serrata, mezzi agricoli con ia già esistono, spingere in quella direzione potrebbe rendere convenienti anche queste aree, soprattutto in zone da recuperare dalla desertificazione che avanza causata dai disboscamenti, aree in cui con i metodi attuali servirebbero troppe persone per tenere vivo il tutto, dubito che chiunque voglia comprare un campo vicino al deserto anche se gli pagano tutti i macchinari con gli incentivi, in questa maniera una coltura lenta sarebbe possibile e negli anni aumenterebbe l’estensione recuperando le aree già diversificate, anche i metodi di desalinizzazione han fatto passi da giganti e l’acqua non è più sempre un problema.
      Non avendo grosse necessità di personale, se non agronomi che sappiano riconoscere eventuali problemi e modificare di conseguenza il lavoro meccanico, potrebbero tranquillamente essere strutture pubbliche, se già spendi per incentivi tantovale tenerne la proprietà in concessione per controllarne i prezzi e la qualità (giusto mentalità di impresa ma un controllo serve sempre hehe)

  7. Non sono affatto d’ accordo che l’ auto elettrica è per pochi, ciò non toglie che per es. il bio-metanolo può essere un’ ottima soluzione come “range extender” per veicoli elettrici a batteria (vedi mio precedente messaggio)

    • Faccio fatica a comprendere per quale motivo dovrei mettere sulla mia auto un serbatoio con un liquido infiammabile, una cella a combustibile e una batteria. È molto più efficiente avere una batteria performante e che si ricarichi velocemente quando ce n’è bisogno.
      Il range extender d’altra parte mostra i suoi limiti proprio nel caso d’uso in cui lo si vuole impiegare, ovvero nei lunghi viaggi, in quanto per produrre in modo continuativo la potenza richiesta per i viaggi autostradali richiede una cella a combustibile di potenza adeguata.
      Per ora mi pare che le esperienze sul campo non hanno reso felici gli automobilisti.

      • “Per ora mi pare che le esperienze sul campo non hanno reso felici gli automobilisti.”. Falsissimo. In Cina il Li Xiang One stra-stra-stra-vende [ https://en.wikipedia.org/wiki/Li_Xiang_One ], con questo unico modello in listino Li One fa meglio di Nio e Xpeng, nonostante sia un modello costoso. Sempre per darti un’idea, lo scorso Settembre Li Xiang One, questo unico modello, ha venduto 13438 unità in Cina contro le 12445 vendute da VW in Cina, totale ottenuto dalla somma però di tutti i suoi modelli elettrici. In generale, sono tanti i range extender venduti in Cina, anche perché abbinano le performance, la guida e il basso costo di rifornimento di un’auto elettrica con il vantaggio, solo all’occorrenza, di un’autonomia infinita tipica di una termica.

        In Europa non c’è nessuna casa che propone Range Extender. Il primo modello sarà il Nissan Qashqai e-Power che di fatto è un range extender anche se con una batteria minuscola rispetto al Li Xiang One.

        • Vedremo.
          In ogni caso e-Power se.non ricordo male non è un range extender ma un ibrido serie.
          Mi pare che in Europa e USA i range extender non siano molto popolari. La BMW i3 Rex ad esempio è stata piuttosto criticata dai proprietari.

        • Forse dico una fesseria, ma mi pare Mazda stia lavorando su una soluzione del genere con evoluzione del rotativo, il dubbio però resta.. Per queste soluzioni conviene ancora puntare a motori che siano facilmente convertibili a idrogeno quando poi arriveranno produzioni sostenibili, i range extender più che per le auto potrebbero essere un iniziale aiuto al trasporto su gomma di lunga percorrenza, avere “colonnine” distribuite con potenze adeguate a caricare 800kwndi batteria in tempi compatibili con i costi di trasporto e in numeri sufficienti potrebbe non essere così semplice nell’immediato

      • Per risparmiare buona parte delle batterie e relativi pesi, ingombri e costi. Per es. una Tesla da 60-70 kWh può avere una autonomia anche di 1000 km con soli 10 o 20 kWh di batteria e pochi minuti di ricarica.

        Questo è rilevante per il trasporto privato, ma ha ancora più senso per il trasporto di merci (su strada o mare) , dove un sistema a batteria puro non è possibile, mentre un ibrido metanolo/batteria permette di risparmiare anche decine di tonnellate in batterie.

        In Germania Roland Gumpert, l’ inventore del sistema quattro dell’ Audi, ha realizzato una supercar (da 500 CV !) del genere

  8. C’è un’ altra alternativa sostenibile di bio-combustibili nel trasporto, ovvero il metanolo, che permette l’ elettrificazione attraverso celle a combustibile. Il metanolo è un eccellente combustibile per celle a combustibile per veicoli elettrici. In Danimarca hanno persino convertito una 500 fiat al metanolo. Nel canale dell’ università svedese di Lund ci sono alcuni interessanti video su come produrre in maniera pulita ed efficiente il bio-metanolo. In Germania Roland Gumpert, inventore per Audi del sistema “quattro”, ha costruito una supercar elettrica a metanolo con 1000 km di autonomia e pochi minuti di ricarica.

    Segnalo anche questi 2 video su come produrre e sfruttare in efficienza il metanolo dal canale dell’ università svedese di Lund:
    https://youtu.be/lvRxP3gnwBI
    https://youtu.be/g1FD9ymSQeU

  9. Gentile redazione, capisco che il portale data la natura del tema, non può fare altro che incentivare l’elettrico in qualsiasi sua forma. Io sono assolutamente a favore, bene inteso, fatta questa premessa, c’è da dire che la realtà dei fatti si scontra purtroppo con quelli che sono i buoni propositi ed il futuro verso cui si andrà. Ecco vorrei contrarmi su quest’ultima parola, “futuro”. Criticare sistematicamente qualsiasi cosa a favore del puro elettrico mi sembra non molto serio. Per arrivare a zero emissioni c’è un inevitabile percorso da fare, che può passare anche ma non solo dall’impiego di carburanti sintetici con tutte le criticità che questo comporta. Non si può pretendere di avere l’auto a impatto zero se questi veicoli non sono sostenuti da una infrastruttura adeguata, accompagnata da una politica di prezzi che permetta ai più di accedere a questa tecnologia altrimenti non avremo risolto nulla, (che poi in realtà è tutto un sistema di vivere il pianeta che andrebbe riformato), ma rimanendo sul focus, si deve avere l’onestà di dire che adesso l’auto elettrica è per pochi, per tutta una serie di ragioni di cui si è disquisito all’infinito in queste pagine. Perciò va bene l’elettrico, a patto che ci si arrivi con una road map ben precisa e sostenibile.

    • Concordo, c’è un percorso da fare e non si può fare in un anno o due, ma usare migliaia di tonnellate di cibo per permettere alle compagnie petrolifere di fare un po’ di greenwashing è scandaloso ed inaccettabile.
      Anche i prezzi, e sono d’accordo con te, sono ancora troppo alti per le auto di fascia economica, ma notavo oggi tornando da una gita al mare che sull’autostrada si incontravano alcune panda, un paio di vecchie Peugeot ma tante, tantissime Audi A6, Q3, Q5…. Mercedes serie G, E… BMW serie 5, X5, X3…. tutte auto che costano quanto la mia model 3 o addirittura di più.

    • Nell’articolo non si parla di carburanti sintetici e l’auto elettrica è citata una sola volta, e per inciso. Le sue considerazioni sono in gran parte condivisibili e Vaielettrico le ha condivise innumerevoli volte. Ma qui sono del tutto fuori tema. Perciò non capisco perchè lei parli di onestà e serietà. ‘

    • ottimo commento.
      purtroppo abbisognerebbe di onestà intellettuale alla lettura..

      qui (articolo) si parla di biocarburanti e non vanno bene che l’ha detto tizio.
      si parla di carburanti sintetici e non vanno bene che l’ha detto caio.
      si parla di idrogeno e non va bene che l’ha detto sempronio.
      quando si parlerà di auto a vela non andranno bene neppure quelle..

      la stessa cosa che qui viene demonizzata perché a uso combustibile auto, non indigna per la produzione di elettricità: campi su campi di mais vengono trinciati per gli impianti a biogas/elettricità. caterve di trattori diesel (aghh!!) fanno la spola dalle trincee di fermentazione ai campi per giorni e giorni con rimorchi strapieni (fonte video youtube): niente da dire il presidente/direttore/boh della agenzia tricchetracche? strano..

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