Davvero l’auto elettrica è un pericolo per il Pianeta come dice Sergio Marchionne? Agli scienziati risulta il contrario. Ce lo spiega Nicola Armaroli, dirigente di ricerca presso il Cnr e direttore di Sapere Scienza, rivista da cui è tratto questo editoriale.
“Trent’anni fa possedevo una Fiat 127 usata, a metano. Motore eccezionale, finiture spartane, carrozzeria penosa. Rappresentava un modello produttivo destinato a scomparire nel giro di pochi anni, sotto i colpi della qualità totale di stampo giapponese. All’epoca sognavo che i miei figli avrebbero guidato un’auto “spaziale”: sexy come la Batmobile e a inquinamento zero. Non fui un gran profeta: guidano una Fiat Punto usata a benzina, degna nipote della mia 127.
Qualche settimana fa Sergio Marchionne, amministratore delegato di FCA (ex Fiat), ha gettato molti dubbi sulle prospettive dell’auto elettrica: la sua azienda punta con decisione sull’auto a metano. Ma guarda un po’ – ho pensato – negli anni ’80 scarrozzavo fidanzata e amici su un’auto fantascientifica, e non lo sapevo. Davvero sorprendente questo filosofo prestato all’industria automobilistica, altro che Batmobile dei miei sogni! Naturalmente sto scherzando, e vorrei usare il poco spazio che mi resta per parlare di cose serie.
Negli stessi giorni in cui le affermazioni di Marchionne riempivano giornali, siti, televisioni e radio, si è tenuto a Bruxelles un evento largamente ignorato dai media italiani. Consapevole del rischio di perdere la partita del trasporto elettrico contro i colossi asiatici e nordamericani, la Commissione Europea ha convocato governi e aziende per gettare le basi per un grande consorzio sulle batterie. L’obiettivo è replicare il successo del consorzio europeo Airbus, un’iniziativa che, cinquant’anni fa, evitò il monopolio degli Stati Uniti nel settore aeronautico. Tutti i colossi dell’auto europei erano presenti all’incontro. Non c’era FCA, che pure ha sede legale in Olanda. Chissà, forse sono concentrati sulla progettazione di un nuovo tipo di bombola a gas?
È iniziata una rivoluzione irreversibile nel settore dei trasporti. Era nell’aria da tempo, ma a un certo punto è scoccata la scintilla perfetta, il cosiddetto Dieselgate, che ha mostrato l’impossibilità di “pulire” ulteriormente i motori tradizionali, se non con l’inganno. Esiste un solo modo per risanare l’aria delle metropoli e porre fine a un’emergenza sanitaria mondiale: cambiare radicalmente sistema.
Il passaggio al trasporto elettrico è diventato non solo necessario, ma anche possibile. La produzione da fonti rinnovabili cresce ovunque in maniera esponenziale; eolico e fotovoltaico sono sempre più competitivi nei confronti di tutte le altre tecnologie. Le automobili elettriche vanno già e andranno sempre più a fonti rinnovabili: non ci sarà nessun effetto devastante sull’ambiente, come paventato da Marchionne.
Il mio vecchio sogno si sta avverando: la prima auto dei miei nipoti sarà finalmente elettrica. Un’auto progettata dal genio dei ragazzi che oggi sono sui banchi di scuola: riciclabile in ogni suo componente e collegata a una rete intelligente che gestisce le ricariche su larga scala. Si può fare e si deve fare, senza voltare lo sguardo all’indietro.
PS: Indovinello. Pare che all’evento di Bruxelles fossero stati invitati 14 governi e uno solo non si è presentato. Qual era?”
(Editoriale tratto da Sapere 6/2017)