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Auto elettriche a scuola guida? Quel maledetto codice 78…

Auto elettriche a scuola guida? C’è un anacronistico “codice 78 “che impedisce alle Autoscuole di adottare veicoli a batteria. Perchè? Non hanno il cambio. Per lo stesso motivo sono bandite anche le auto con il cambio automatico. Eppure la trasmissione “Piazza pulita” di giovedi 23 settembre un merito almeno l’ha avuto: ha dimostrato l’analfabetismo funzionale di un normale automobilista “termico” quando si trova alla prese con le prese (scusate il gioco di parole) di un’auto elettrica. E i disastri ai quali va incontro se parte allo sbaraglio (ma chi lo farebbe, nella vita reale?) al volante di una BEV. Non per colpa del veicolo, e in fondo nemmeno dell’infrastruttura di ricarica, bensì dell’assoluta mancanza delle più elementari nozioni al riguardo.

Ma non sarebbe proprio quella la funzione delle autoscuole? Non è arrivato il momento di integrare i programmi didattici e quelli d’esame con un’infarinatura sui veicoli a batteria? Armando Nanni, già direttore dell’edizione bolognese del Corriere della Sera, l’ha chiesto ai diretti interessati in questa intervista con la quale inaugura la sua collaorazione a Vaielettrico.

Onori (Unasca): “Ne stiamo già parlando con il governo”

di Armando  Nanni

Lo sviluppo della mobilità elettrica, dal monopattino alle auto, sta cambiando anche il mondo delle autoscuole: il confronto con il governo, per gli aspetti legati alla conoscenza dei mezzi e alla sicurezza, e con le case produttrici riguardo ai costanti sviluppi tecnologici, è intenso e costante. Con ovvie opportunità e qualche, non secondario, ostacolo regolamentare.

L’Unasca, l’associazione nazionale che riunisce la maggior parte delle autoscuole italiane, fa il punto della situazione. «Ormai da qualche anno – dice Andrea Onori, vicepresidente dell’Unasca e responsabile per l’associazione del settore mobilità sostenibile e consapevole – stiamo analizzando, attraverso il nostro centro studi Cesare Ferrari, le prospettive e i problemi che accompagnano l’evoluzione del mercato automotive verso l’ibrido e, in particolare, verso l’elettrico. L’attenzione è soprattutto rivolta alle grandi novità introdotte dallo sviluppo dei sistemi elettronici di sicurezza, ovviamente ai cambiamenti nella guida, e a tutte le questioni legate alla mobilità sostenibile».

Andrea Onori

Con Nissan e Stellantis le auto elettriche entrano a scuola guida

Le differenze con la guida delle auto tradizionali non sono siderali, ma ci sono. E pongono problemi normativi non secondari. I contatti con le case produttrici sono avviati: «Abbiamo già fatto importanti passi avanti con Nissan – spiega Onori – e assieme a loro abbiamo da tempo introdotto una serie di master formativi sul modello Leaf. Un dialogo importante è stato recentemente avviato con Stellantis nel quadro del loro sviluppo sul mercato ibrido ed elettrico. Già prima della pandemia, comunque, avevamo introdotto specifici percorsi formativi per i nostri istruttori».

Il personale delle autoscuole è tenuto, non da oggi, ad seguire corsi di aggiornamento ogni due anni: oggi, questo lavoro è particolarmente indirizzato verso le nuove prospettive determinate dall’ibrido e soprattutto dalla guida dei mezzi elettrici.

«C’è piena consapevolezza di essere entrati definitivamente nel percorso di transizione sostenibile ed ecologica che ci accompagnerà fino al 2030-2050 e per questo, in collaborazione con le strutture ministeriali, stiamo rivedendo e aggiornando costantemente i percorsi formativi. Oggi una particolare attenzione è, per esempio, dedicata alle complessità introdotte dalla cosiddetta micromobilità e mi riferisco essenzialmente – dice Onori – alle difficoltà di gestione dei monopattini nel traffico: basta pensare ai problemi che si determinano quando questi mezzi devono effettuare una svolta, quelli relativi al loro inserimento nel traffico urbano, alla condivisione degli spazi con mezzi ben più grandi».

Auto elettriche a scuola guida: tutti si preoccupano dell’autonomia

Ma l’utente, il cliente, quando arriva a scuola guida pone questioni particolari legate alle auto elettriche?

«Certo, ogni giorno. La prima domanda è ovviamente legata all’autonomia: sono tutti preoccupati di ‘restare a secco‘. E qui, devo dire, svolgiamo un lavoro importante per elevare la cultura di guida verso l’elettrico e la sostenibilità, per togliere le paure, per cercare di dare piena consapevolezza delle potenzialità di questi mezzi e di come siano pienamente compatibili con le esigenze quotidiane, e che la paura di restare a piedi, per esempio, è davvero un falso problema per chi usa scooter nella quotidianità urbana e non solo. Questo perché basterebbe che ciscuno facesse un rapido raffronto tra l’autonomia e le distanze normalmente percorse ogni giorno. Pienamente compatibile. Senza contare il costante incremento delle colonnine di ricarica».

Manutenzione e sicurezza, due cardini delle lezioni sulle BEV

Ognuno, delle proprie esperienze di suola guida, ricorda anche le parti dedicate allo studio della meccanica, al funzionamento dei motori a scoppio. Questo avviene anche per i motori elettrici?

«Non tanto per i motori in quanto tali, che in realtà sono piuttosto semplici: l’aspetto veramente importante sul quale cerchiamo di battere è quello legato alla manutenzione del mezzo e ai criteri di sicurezza da adottare. Per esempio: è importante spiegare subito che i cavi arancioni non vanno mai toccati, che cambiare una batteria non è come cambiare l’olio in un’auto tradizionale e che queste operazioni vanno fatte esclusivamente da personale competente. Insomma, non bisogna mai metterci le mani e lasciare fare sempre al meccatronico. Ci troviamo un po’ come nella situazione del 1904, quando accelerò il passaggio dal cavallo all’automobile introducendo modalità di guida totalmente diverse. La prima cosa che diciamo è che guidare l’elettrico non è, ovviamente, come guidare un’auto endotermica a cominciare dalla frenata, che cambia. Ci sono moduli e corsi ben precisi».

E il parco auto delle autoscuole? Perchè le auto elettriche non vengono usate a scuola guida?

«Questa  è la nota dolente. E per una ragione precisa. Le auto elettriche sono equiparate a quelle con il cambio automatico e la normativa, italiana ed europea, salvo l’eccezione di qualche paese, dice che chi fa scuola guida con il cambio automatico può poi guidare solo mezzi di quel tipo. Chi si ritrova sulla patente il codice 78, quello che identifica questo aspetto, deve sottostare a questa regola. E’ un problema di non poco conto che stiamo tutti cercando di affrontare. Molte autoscuole hanno già ampliato il loro parco auto verso l’elettrico, ma si tratta di investimenti importanti e, con questi limiti, è difficile programmare. Bisogna che la politica faccia qualcosa».

Gli scooter elettrici piacciono ai giovani, già abituati agli smartphone

E le due ruote?

«Qui è tutto più semplice. Innanzitutto perché ormai da molti anni c’è una larghissima diffusione degli scooter senza marce e, quindi, non ci sono grandi differenze nella guida e negli esami con le moto elettriche. E poi gli scooter elettrici piacciono molto alle nuove generazioni: al di là delle ragioni ecologiche, si trovano a loro agio perché ci sono grandi affinità con altri aspetti del loro mondo. Basta pensare al rapporto con il telefonino: c’è la batteria, tutto avviene attraverso un display. Per gli scooter elettrici è la stessa cosa. La questione è molto diversa per gli adulti: chi va in moto vuole cambiare le marce, sentire il rumore del motore».

Ha fatto riferimento alla politica. Cosa c’è che non va?

«Il nuovo direttore generale del ministero delle infrastrutture è una persona molto attenta e disponibile, vorremmo che anche il ministro guardasse di più al mondo delle autoscuole e che tenesse presente quanto stiamo facendo per diffondere la cultura della sostenibilità».

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