Ansia da ZTL: in elettrico accedere alle Zone a Traffico Limitato è consentito un po’ ovunque. Ma ogni Comune ha le sue regole e, soprattutto, le sue trafile per ottenere i pass. Eppure la tecnologia già oggi potrebbe facilitare la vita a Comuni e automobilisti, come spiega in questo articolo l’ingegner Michele Pennese.
di Michele Pennese
Il futuro della mobilità è Elettrico, Autonomo e Condiviso. Quando ne parlo con amici che conoscono la mia passione per la tecnologia dell’auto e l’elettronica, non posso fare a meno di notare una piega del labbro. Fra lo scetticismo e la diffidenza, passando per lo sconcerto.
Ansia da ZTL: ogni città va per conto suo
Vengo al nocciolo della questione. Sono appassionato di automobili e della loro tecnologia fin da bambino e ho sposato la causa dell’elettrico in tempi non sospetti, una quindicina di anni fa. Finalmente, da un paio di mesi è entrata in famiglia una vettura elettrica, una Peugeot e-208, che può essere guidata dal figlio neopatentato.
Una scelta indotta dal tipo di utilizzo che ne prevediamo, dalla disponibilità di infrastrutture di ricarica, anche gratuite, nella nostra regione (Emilia Romagna). E favorita da motivi idealistici. Del figlio (“papà, rispetto alle altre che mi hai fatto provare, questa è fantastica: un videogioco con le ruote e una accelerazione pazzesca”). E, più pragmatici, dei genitori: supervalutazione dell’usato, ecobonus, condizioni di pagamento e alcuni plus. Come poter accedere alle ZTL dei centri urbani ed essere esentati dal pagamento del parcheggio in area blu. Ma qui emergono stonature e storture. Perfettamente in sintonia con la produzione italica di leggi, ordinanze, norme e regolamenti da parte di ciascuna autorità, senza coordinamento.
Ansia da ZTL e giungla-permessi: Bologna, Genova…
Eccoci giungere nella giungla delle autorizzazioni e all’ansia da ZTL. Per ragioni personali e professionali, ho richiesto il permessi di accesso ZTL a Bologna, Imola e Genova. Per tutti i comuni, invio della documentazione via mail in formato elettronico. Ma ritiro del contrassegno presso un ufficio preposto, dietro presentazione di copia cartacea dei documenti e mail che attesti la concessione.
Sei autorizzato all’accesso, ma ti multano ugualmente
A Genova, permesso di accesso a ZTL ed esenzione per i parcheggi a pagamento solo per le auto elettriche, le plug-in non sono autorizzate. A Imola, permesso di accesso a ZTL e Area Pedonale Urbana ed esenzione parcheggio a pagamento per le elettriche, solo ZTL per le ibride. Potremmo andare avanti così per tutti i comuni grandi e piccoli in Italia, ma preferisco narrare un episodio accaduto domenica, durante una vacanza con la famiglia in Alto Adige.
La soluzione è fare targhe ad hoc per le auto elettriche?
Alcuni paesi, come Norvegia, Gran Bretagna, Canada, Cina, San Marino, stanno adottando simboli sulle targhe per distinguere i veicoli elettrici in modo univoco: È una soluzione che permetterebbe anche di aggiornare le targhe già rilasciate e di gestire meglio gli accessi alle zone autorizzate e le esenzioni di pagamento. Ma questa misura non è strettamente indispensabile. Già oggi le autorità dispongono delle tecnologie per identificare e classificare istantaneamente i veicoli che accedono alle aree urbane.
Se servono per sanzionare chi viola una restrizione, perché non servono ad eliminare burocrazia e perdite di tempo al cittadino virtuoso che compra elettrico? Quando si parla di guida assistita e autonoma, immediatamente il pensiero va ai sistemi ADAS (Advanced Drive Assistance Systems). Tramite centraline elettroniche, sensori ottici, radar e lidar, permettono (oggi al Livello 2) e promettono (un domani, fino al Livello 5) di sostituire il conducente nella guida del proprio automezzo. Ma i sistemi ADAS a bordo veicolo da soli non sono in grado di garantire la completa osservazione dell’ambiente e il totale controllo del veicolo, rispetto al flusso di traffico. Questo a causa delle numero eccessivo di situazioni variabili.
No, c’è già la tecnologia a risolvere il problema
Ecco allora che entra in gioco la connettività V2X. Tanto si sente parlare (e polemizzare) di trasmissione dati ultraveloce 5G, che consentirà di mettere in comunicazione, non solo i veicoli tra di loro, ma anche con l’infrastruttura. Molti si sorprenderanno che l’infrastruttura possa essere intelligente: come potrebbe un incrocio oppure un edificio essere “intelligente” e comunicare con un veicolo?
Facilitiamo la vita ai Comuni e agli automobilisti
Sono in grado di calcolare la velocità istantanea e media, leggere la targa e riconoscere e classificare qualunque veicolo, identificando marca, modello e colore. Come? Attraverso algoritmi di analisi e trattamento delle immagini, sia di tipo tradizionale a segmentazione geometrica che basati su tecniche di Intelligenza Artificiale. Specialmente reti neurali profonde addestrate opportunamente. In un futuro imminente riusciranno a riconoscere il numero degli occupanti del veicolo, se indossano la cintura di sicurezza o se il conducente sta impugnando il cellulare.
Tutta questa tecnologia è già oggi disponibile. A che cosa serve? A rendere le strade più sicure, ma soprattutto a tariffare e sanzionare. In molti paesi, i sistemi di pedaggiamento autostradale e i parcheggi sono già automatizzati, senza caselli e senza barriere. Se un automobilista commette un’infrazione per eccesso di velocità istantanea o media, oppure accede ad una zona a traffico limitato, la sua violazione viene rilevata e notificata istantaneamente. Il tutto grazie a questa tipologia di dispositivi elettronici. Che sono già presenti ed utilizzati nelle nostre strade urbane, extraurbane e autostrade. Basterebbe servirsene e anche l’ansia da ZTL sparirebbe.