L’Ancma dice sì alle bici elettriche, a patto che non siano degli scooter mascherati. Si può riassumere così il messaggio lanciato martedì 26 giugno nell’assemblea dell’associazione che raggruppa i produttori di cicli e motocicli.
Stanno uccidendo i “cinquantini”
È ovvio che l’Ancma deve cercare di barcamenarsi. Al suo interno ha sia i produttori di cinquantini sia le aziende dell’e-bike. Ma proprio quest’ultimo mondo sta progressivamente erodendo quote di mercato ai motorini, in calo verticale anche in questa prima metà del 2018. Il motivo è evidente: chi usava i cinquantini per i piccoli spostamenti in città, senza voler fare i ‘garini‘, trova nella bici elettrica un mezzo molto più ecologico e conveniente. I consumi sono irrisori e per di più c’è la possibilità di accedere alle piste ciclabili e alle zone dei centri storici vietati ai propulsori tradizionali. È per questo che il presidente dell’Ancma, Andrea Dell’Orto, ha aperto sì all’elettrico, a patto però che sia regolato.
Da un lato quindi ha:
- invocato l’effettiva realizzazione di una capillare infrastruttura di ricarica
- chiesto la promozione dell’uso dei veicoli elettrici attraverso il welfare aziendale
- auspicato l’introduzione della mobilità elettrica nelle gare d’appalto
- richiesto un’efficace politica di incentivazione fiscale, anche in vista degli aiuti più volte annunciati dal ministro Luigi Di Maio per le auto elettriche.
“Verifica di conformità per il bike-sharing”