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4.4 miliardi sul caro-carburanti: giù di 25 centesimi il prezzo al litro

Il governo ha varato l’atteso decreto per fronteggiare il caro-carburanti. Tra le misure principali, un taglio di 25 centesimi al litro (anziché i 10,3 immaginati) fino al 30 aprile grazie all’impiego dell’extra-gettito Iva sui prezzi petroliferi. Uno sforzo da 4,4 miliardi per arginare l’impennata dei prezzi dell’energia, anche grazie alla tassazione sui proventi extra dei gruppi energetici.

Il governo riunito a Palazzo Chigi per il decreto sull’energia: 4.4 miliardi sul caro-carburanti, giù di 25 centesimi il prezzo al litro

Un mondo sconosciuto e inesplorato

Christine Lagarde, la presidente della Bce, ha detto che questa guerra e questa crisi internazionale hanno portato l’economia su un terreno sconosciuto e inesplorato. Una giungla di rischi immediati (crisi energetica, inflazione) e di prospettive da costruire (nuove scelte energetiche, accelerazione nella transizione ecologica, nuovi stili di vita). Nel frattempo, sopravvivere. Come? Azioni di guerriglia economica. Sembra questo lo spirito alla base di provvedimenti adottati la sera del 18 marzo dal consiglio dei ministri che prevedono un intervento da 4.4 miliardi sul caro carburanti: giù di 25 centesimi il prezzo al litro.

Caro-carburanti, la manovra sulle accise

Quando il governo Draghi ha iniziato la riunione sul tavolo c’era, probabilmente, la bozza di decreto legge che prevedeva una manovra sulle accise per ridurre di 10,3 centesimi al litro il prezzo di benzina e gasolio. I ministri sono usciti invece con un decreto che porta il taglio sul caro-carburanti a 25 centesimi il prezzo al litro, ma solo fino al 30 aprile. Rilevante il fatto che lo sconto sul prezzo al litro dei carburanti, facendo ricorso solo al taglio delle accise, si sarebbe fermato a 10,3 centesimi, mentre è raddoppiato a 25 centesimi grazie all’innalzamento dei fondi stanziati fino a 4,4 miliardi aggiungendo una sopratassa ai profitti delle società energetiche. Somma che va ad aggiungersi ai 16 miliardi fin qui spesi dal governo per affrontare il nuovo shock energetico.

Diesel più caro del 60%, benzina del 46%

Oggi il costo del diesel è più alto di circa il 60% rispetto a febbraio 2021, mentre l’aumento è del 46% per un pieno di benzina. Secondo recenti simulazioni, considerando i kilometri percorsi annualmente da un tassista con una vettura ibrida-benzina in una grande città, la spesa annua media è passata dai 2.040 euro di febbraio 2021 ai 3.133 euro di oggi. Non va meglio ad un autotrasportatore che, per un viaggio andata e ritorno Torino-Palermo, deve mettere a budget all’incirca 1.664 euro, contro i 1.037 euro di febbraio 2021. Ripercussioni rilevanti anche sulle famiglie: la spesa annua stimata per un nucleo familiare medio arriverebbe ad essere maggiore di quasi 900 euro rispetto a febbraio 2021.

Accise più alte solo nei Paesi Bassi

Ai prezzi attuali, senza tenere ancora conto delle mitigazioni intervenute con il decreto, nel 2022 arriveremmo a spendere oltre 1.750 euro per fare il pieno a un’auto a benzina. Ora, fino al 30 aprile, ci sarà questo taglio delle accise. Ma quanto incidono in Italia le accise rispetto agli altri Paesi europei? Se si escludono i Paesi Bassi, le accise sulla benzina in Italia sono le più alte d’Europ.  Si tratta di 0,73 euro per ogni litro di benzina. Costituiscono di fatto poco meno del 50% del prezzo finale, ma se si aggiunge l’Iva, si arriva a oltre la metà del costo che troviamo alle pompe. Per quanto riguarda il diesel, invece, il nostro Paese è quello con le accise più alte.  Si parla di 0,62 euro per ogni litro fatto. Sul secondo e terzo gradino del podio, rispettivamente, Belgio (0,60 euro al litro) e Francia (0,59 euro).

Tassati i profitti extra dei gruppi energetici

Il taglio sul caro-carburanti che porterà temporaneamente giù di  25 centesimi il prezzo al litro, ha impegnato i ministri in una lunga discussione. Al termine della quale è stata definita anche la scelta politica, di non poco conto, che prevede di tassare i proventi straordinari che entrano nelle casse dei gruppi energetici in seguito alla crisi attuale.

»Tassiamo una parte dei profitti straordinari che i produttori stanno facendo – ha specificato Draghi – in seguito all’aumento delle materie prime. Distribuiremo questo denaro alle imprese e alle famiglie che si trovano in difficoltà».

Le misure sono state adottate anche grazie alla norma del 2008 che consente di ridurre le accise utilizzando le entrate extra-gettito derivate dall’Iva in più che lo Stato ha incassato proprio per l’incremento dei prezzi petroliferi. Il decreto dispone, inoltre, un’esenzione di 200 euro, per il 2022, sui buoni benzina che le aziende danno ai dipendenti.

Giù i pedaggi per l’autotrasporto

E, poi, le altre azioni adottate dal consiglio dei ministri per il settore dell’autotrasporto. Come i 20 milioni di euro destinati a ridurre i pedaggi. Oltre alla rateizzazione, per le imprese, delle bollette energetiche di maggio e giugno fino a 24 mesi. In aggiunta, il credito d’imposta riconosciuto alle aziende energivore potrà essere ceduto a banche e a intermediari finanziari. Mentre per i settori non energivori il decreto prevede un contributo straordinario, in forma di credito d’imposta per la componente luce e gas se i prezzi sono aumentati oltre il 30% nel primo trimestre 2022 sul 2019. La percentuale è da definire.

Multe per i rincari immotivati

Vengono introdotte anche sanzioni da 500 a 5 mila euro per le aziende che aumentano i prezzi senza darne adeguato riscontro, entro 10 giorni, al Garante per la sorveglianza. Infine, l’annunciato rafforzamento della golden power sui settori strategici di comunicazioni, energia, salute, trasporti, finanza e agroalimentare.

«interveniamo – ha detto Draghi – per aiutare cittadini e imprese a sostenere i rincari del costo dell’energia. Miglioriamo i presidi a tutela del nostro sistema imprenditoriale».

Mario Draghi, presidente del Consiglio dei ministri

In un mondo che, da poco meno di un mese, è entrato in una dimensione preoccupante e inedita sono mosse, queste del governo, che almeno danno il senso di una relativa compattezza e di una sostanziale reattività. Di certo, l’Italia si avventura in questo nuovo mondo portando appresso – forse mai come ora – il peso degli errori passati e delle inconcludenze più recenti. Non sarà facile recuperare.

Le tecnicalità messe in campo con questo decreto consentono azioni tattiche come quelle elencate. Per il futuro occorrerà scovare risorse, energie, idee tali da muoversi con risultati di medio e lungo termine. Per esempio prevedere, come indica il professor Alessandro Abbotto di Milano-Bicocca, in un articolo che compare sul nostro sito, di riversare subito i maggiori introiti Iva determinati dai rincari energetici in un vero piano accelerato di transizione. Ovvero investire queste risorse sul fotovoltaico e sulla produzione estesa di energie rinnovabili.

Tanto più che l’allontanamento dai combustibili fossili, prodotti in Russia ma anche altrove, è ormai una necessità strategica. Mai come adesso, per la classe dirigente italiana e non solo la nostra, parole come transizione energetica ed ecologica, finora rimaste a fare da scenografia per le manifestazioni di Friday for future, diventano irrinunciabili e vitali. A cominciare dagli attesi decreti attuativi del piano di riassetto energetico.

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