Quattroruote lancia l’allarme. In un documentato editoriale, il direttore, Gianluca Pellegrini paventa il rischio che l’elettrico metta in ginocchio l’industria europea dell’auto. Facendo perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Volkswagen e Peugeot temono il disastro
La tesi è che la politica (europea) stia correndo troppo veloce. I limiti alle emissioni sarebbero troppo ambiziosi, irresponsabili. Fissati senza considerare i guasti che una transizione troppo veloce verso l’elettrico causerebbe a un settore che tiene in piedi economie intere nei principali Paesi europei, Italia compresa. A sostegno vengono citate dichiarazione dei grandi capi di due pesi massimi.
Ostili all’Euro 4, Euro 5…
Ma che credibilità hanno questi moniti dei boss dell’industria dell’auto? Lasciamo stare gli scandali, tipo il Dieselgate, che certo non hanno giovato all’immagine del settore. Il problema vero è che ormai da decenni i capi delle grandi Case vaticinano disastri imminenti, senza che nulla di tutto questo si sia verificato. Chi scrive ha ascoltato di persona i lamenti in occasione dell’introduzione dei nuovi limiti fissati con l’Euro 4 e con l’Euro 5. “Non ce la possiamo fare, sono regole assurde ecc. ecc.”. Si è verificato il contrario: i nuovi standard sono stati uno stimolo fondamentale per costringere le Case a investire in ricerca. Con il risultato di fare dell’industria europea un riferimento a livello mondiale, mentre due delle assopite Big Three americane (General Motors e Chrysler) finivano con i libri in tribunale. La verità è che anche per l’auto con il nuovo secolo è iniziata una nuova era, con una sfida tecnologica alla quale la vecchia Europa non si può sottrarre. Non è solo una questione di motori, ma di un sogno fatto di automobili che viaggiano con energia prodotta in loco da rinnovabili, almeno in parte. Un’era in cui si cerca di battere non solo l’inquinamento, ma anche l’altro grande nemico delle città, la congestione. Con auto condivise, non più in proprietà, più piccole fuori ma comunque confortevoli dentro. È una sfida difficile, in cui le aziende storiche dovranno reinventarsi. Battere anche la Cina. Ma è il futuro. Ne vale comunque la pena.
- P.S. Ho diretto per 10 anni Quattroruote, un giornale a cui mi lega un grande affetto. Non c’è polemica in queste parole, solo voglia di confrontarci su un tema che mi sta molto a cuore.