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Quattroruote, l’elettrico e i posti di lavoro

Operai Volkswagen al lavoro: il presidente Diess teme che l'elettrico metta a rischio 100mila posti.

Quattroruote lancia l’allarme. In un documentato editoriale, il direttore, Gianluca Pellegrini paventa il rischio che l’elettrico metta in ginocchio l’industria europea dell’auto. Facendo perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Volkswagen e Peugeot temono il disastro

La tesi è che la politica (europea) stia correndo troppo veloce. I limiti alle emissioni sarebbero troppo ambiziosi, irresponsabili. Fissati senza considerare i guasti che una transizione troppo veloce verso l’elettrico causerebbe a un settore che tiene in piedi economie intere nei principali Paesi europei, Italia compresa. A sostegno vengono citate dichiarazione dei grandi capi di due pesi massimi. Ovvero il numero uno del Gruppo Volkswagen-Audi, Herbert Diess, che teme la perdita di 100 mila posti di lavoro. E del suo collega di Peugeot-Citroen-Opel, Carlos Tavares, secondo il quale si va verso un possibile disastro senza averne soppesato bene le conseguenze. Pellegrini conclude aggiungendo che l’elettrico esporrebbe il Vecchio continente al rischio di una colonizzazione da parte della Cina, di gran lunga il primo player al mondo nel settore.

Ostili all’Euro 4, Euro 5…

Ma che credibilità hanno questi moniti dei boss dell’industria dell’auto? Lasciamo stare gli scandali, tipo il Dieselgate, che certo non hanno giovato all’immagine del settore. Il problema vero è che ormai da decenni i capi delle grandi Case vaticinano disastri imminenti, senza che nulla di tutto questo si sia verificato. Chi scrive ha ascoltato di persona i lamenti in occasione dell’introduzione dei nuovi limiti fissati con l’Euro 4 e con l’Euro 5.Non ce la possiamo fare, sono regole assurde ecc. ecc.”. Si è verificato il contrario: i nuovi standard sono stati uno stimolo fondamentale per costringere le Case a investire in ricerca. Con il risultato di fare dell’industria europea un riferimento a livello mondiale, mentre due delle assopite Big Three americane (General Motors e Chrysler) finivano con i libri in tribunale. La verità è che anche per l’auto con il nuovo secolo è iniziata una nuova era, con una sfida tecnologica alla quale la vecchia Europa non si può sottrarre. Non è solo una questione di motori, ma di un sogno fatto di automobili che viaggiano con energia prodotta in loco da rinnovabili, almeno in parte. Un’era in cui si cerca di battere non solo l’inquinamento, ma anche l’altro grande nemico delle città, la congestione. Con auto condivise, non più in proprietà, più piccole fuori ma comunque confortevoli dentro. È una sfida difficile, in cui le aziende storiche dovranno reinventarsi. Battere anche la Cina. Ma è il futuro. Ne vale comunque la pena.

 

 

 

 

 

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