Phoenix Contact ha la super ricarica nel cassetto: affidabile, smart, iper veloce e sostenibile. Con cent’anni di vita, dieci nella mobilità elettrica, due anni di neutralità carbonica la multinazionale tedesca è pronta a lanciare le soluzioni tecnologiche per le colonnine del futuro.
Phoenix Contact è stata protagonista di uno degli incontri della serie “in Primo Piano“, iniziativa di Vaielettrico nell’ambito di Key 2024. Qui la video registrazione dell’evento che ha visto come protagonista Mauro Sartor, E-mobility Manager di Phoenix Contact Italia.
Phoenix Contact ovvero, viaggio nel cuore di una colonnina
Fondata in Germania nel 1923 (lo scorso anno ha celebrato il centenario) Phoenix Contact è un pioniere della componentistica elettrica ed elettronica di altissima qualità. Conta 22 mila dipendenti, quasi 100 società controllate in tutto il mondo e un fatturato 2022 di 3,6 miliardi di euro.
Per la e-Mobility produce una gamma completa di componenti per wall box in AC, stazioni di ricarica rapida in DC o parchi di ricarica HPC. Spazia dai connettori e cavi di ricarica CCS a tutti i dispositivi per la gestione dei carichi, dai convertitori ai sistemi elettronici per la gestione delle comunicazioni, e le misurazioni di energia. Infine i sistemi di protezione e sicurezza. Insomma, il cuore di tutte le colonnine. Ai car maker fornisce le prese veicoli.
Come spiega Sartor, efficienza e affidabilità sono da sempre le stelle polari dell’azienda. Negli ultimi anni, con l’emergere delle criticità ambientali, si è focalizzata sulla sostenibilità. Sia sul fronte interno, decarbonizzando il suo intero processo produttivo e selezionando fornitori con le stesse caratteristiche. Sia su quello esterno progettando tutti i componenti chiave per il risparmio energetico e la transizione elettrica, a partire dalla mobilità sostenibile.
Ha scelto di non presentarsi sul mercato con un prodotto finito pur fornendo ai principali brand circa l’80% dei componenti per i sistemi di ricarica. E affiancandoli nella progettazione e nell’integrazione.
Il presente: le soluzioni per colonnine affidabili, efficienti e modulari
Il valore aggiunto dei sistemi Phoenix Contact per la ricarica è «la qualità intrinseca e l’affidabilità» spiega Sartor. Prodotti «che non si guastano, progettati per resistere agli stress di ambienti esposti a forti sbalzi di temperatura ed elevati tassi di umidità. Oppure all’usura, per quel che riguarda i cavi e i connettori. Tutto questo ha un costo, che però ripaga negli anni chi pianifica gli investimenti con un approccio non opportunistico».
Un secondo aspetto riguarda la modularità. «Ogni nostro componente – dice Sartor – si può integrare in un sistema flessibile. Può essere sostituito per aggiornare il sistema ai nuovi standard o aggiunto per potenziarlo».
Il futuro: soluzioni per colonnine iper veloci, smart e sostenibili
Collocandosi a metà strada fra car maker e produttori di impianti di ricarica Phoenix Contact riceve da entrambi gli input sugli scenari futuri dell’ecosistema della mobilità elettrica. Ed è già al lavoro per trasformarli in realtà. Sartor elenca tre innovazioni che presto troveremo su strada.
La prima riguarda i sistemi di pagamento aperti a tutte le tipologie di moneta virtuale. «Già oggi possiamo fornire l’hardware di lettura integrato alla colonnina e il software testato, accreditato e sicuro per tutte le comunicazioni sensibili tra colonnina, gestore e sistemi bancari» ci dice Sartor.
Presto, aggiunge, i veicoli saranno in grado di sopportare potenze di ricarica molto maggiori, fino a 800 ampere. «Noi stiamo sviluppando le adeguate connessioni. I progressi su materiali e sistemi di raffreddamento sono enormi. Posso anticipare che i nuovi collettori e i nuovi cavi delle colonnine, pur abilitando queste potenze, avranno dimensioni simili o addirittura inferiori agli attuali».
Disporre di tanta potenza non è facile, soprattutto nei centri urbani dove installare nuove cabine di distribuzione a media tensione è problematico e molto costoso. Di qui la nuova scommessa di Phoenix Control sullo stoccaggio di energia integrato alla colonnina. Colonnine a batteria, insomma. Dove lo storage agirà da buffer per «attingere energia dalla rete in bassa tensione, quando la colonnina non è utilizzata, ed erogarla in alta tensione per la ricarica dei veicoli».
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