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La Fiab e l’auto elettrica, più diffidenza che amore

La FIAB e l’auto elettrica: un amore possibile? Forse, ma con molte riserve. La Federazione degli amici della bicicletta, onlus ambientalista molto capillare in Italia, ha preso posizione sui veicoli spinti da batterie. Con molta diffidenza.

Lo ha fatto con un documento, “L’auto elettrica e le necessità della città”,  accompagnato da un articolo di Alessandro Di Stefano. Già l’incipit non è incoraggiante, laddove si dice che le elettriche “non inquinano, o meglio, dovrebbero inquinare molto meno rispetto alle colleghe“.  Ma se anche questo fosse, la FIAB ritiene che “non è soltanto la quantità di PM10 a stabilire se si sta andando nella giusta direzione, quella che dovrebbe portarci verso aree urbane su misura per le persone e non più per le automobili”.

Oltre all’inquinamento c’è la congestione

Il motivo? Eccolo: “Se l’e-car può dare sì un suo contributo alla riduzione dell’inquinamento, nulla può invece nel campo dello spazio pubblico, la vera chiave per cambiare il paradigma auto-centrico. Cosa che, secondo D’Alessandro, “alcune realtà stanno facendo incentivando per esempio la sharing mobility, che non significa soltanto le bici a noleggio, ma anche scooter e auto in condivisione“. L’obiettivo è «recuperare lo spazio per le persone e toglierlo alle automobili». Dandolo in primis alle biciclette. Ma come affrontare il tema delle auto elettriche “con senso di realismo”? Fiab chiede anzitutto un’attenta pianificazione delle aree dove installare le colonnine di ricarica, vicino a fermate del trasporto pubblico locale per facilitare l’intermodalità. Nessun privilegio, invece, negli accessi alle ZTL, che la FIAB vorrebbe limitata solo “a casi ben identificati (portatori di handicap, ad esempio)”. In fine, un’apertura e una chiusura. L’apertura: “l’elettrico è senz’altro la strada per ammodernare il parco veicoli del trasporto locale e fornirebbe alle città mezzi pubblici meno inquinanti”. La chiusura: “ se si pensa soltanto una sostituzione del tipo elettrico dentro, benzina/diesel fuori, allora «la congestione non potrà che aumentare ovunque, pregiudicando proprio le migliori caratteristiche dell’auto».

IL NOSTRO PARERE. Alla FIAB non basta ridurre la quantità di polveri fini che tutti noi respiriamo nelle città. A noi invece sembra un primo obiettivo importantissimo, che eviterebbe ogni anno molte morti e l’insorgere di gravi patologie anche in Italia. Comprendiamo invece l’obiezione sulla congestione e l’auspicio che si vada verso forme sempre più evolute di car sharing. Ma è esattamente quel che si sta facendo, un per l’evolversi della tecnologia, un po’ per l’approccio delle nuove generazioni, a cui non interessa nulla di possedere l’auto. Non a caso le stesse Case costruttrici si stanno muovendo in questa direzione (guarda da ultimo il progetto Volkswagen).

Il car sharing WE di Volkswagen: l’auto condivisa sarà soprattutto elettrica.

E l’auto (elettrica) condivisa consentirebbe anche di togliere dalle strade migliaia di macchine parcheggiate e non utilizzate, se non per pochi minuti al giorno. C’è poi un altro aspetto da non trascurare: l’evoluzione dell’auto elettrica è solo agli inizi. In un prossimo futuro, grazie al fatto che gran parte del propulsore (il pacco-batterie) è ospitato sotto i nostri piedi, potremo avere auto che, a parità di abitabilità interna, occupano molto meno spazio all’esterno. E avere una città in cui circolano auto lunghe 3 metri, invece di 4-5, cambia anche i connotati della congestione. Noi siamo per una mobilità dolce, in cui mezzi elettrici e bici convivano pacificamente. E tutti noi possiamo usare gli uni e le altre senza inquinare e senza fare rumore.

Scarica qui il documento della FIAB

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