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“Fit for 55” prende forma: dazi climatici e nuovo mercato delle emissioni

dazi climatici

Traffic sign CO2 Tax

Dopo il definitivo varo del regolamento sulle auto a zero emissioni dal 2035 l’Europa completa il primo blocco di misure previste dal pacchetto “Fit for 55” introducendo i cosiddetti dazi climatici alle frontiere e la nuova disciplina del mercato delle emissioni (ETS). I provvedimenti, approvati dall’Europarlamento una decina di giorni fa, hanno superato anche il vaglio del Consiglio europeo.

I testi dovranno ora essere pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue ed entrere in vigore 20 giorni dopo. Si tratta di cinque atti legislativi che dovrebbero portare l’Unione a ridurre le proprie emissioni clima alteranti del 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 e del 62% entro il 2034 rispetto ai livelli del 2005. Il taglio è di un punto oltre la proposta originaria della Commissione(61%). L’ok del Consiglio è arrivato con il voto favorevole di 24 Paesi, l’opposizione di Polonia e Ungheria e l’astensione di Belgio e Bulgaria.

Arrivano i dazi climatici dal 2026

L’istituzione dei nuovi “dazi climatici” con il “Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere” (Cbam) vuole incentivare i paesi extraeuropei ad adottare misure equivalenti a quelle europee sugli ETS e garantire che non vi sia una delocalizzazione della produzione delle imprese dell’Ue in paesi terzi con politiche climatiche meno ambiziose.

Il nuovo meccanismo include le importazioni di ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno. La normativa imporrà alle aziende che importano nell’Ue i prodotti coperti dal sistema ETS di acquistare certificati sulle emissioni di carbonio corrispondenti al prezzo che avrebbero pagato per produrre i beni all’interno dell’Ue. I dazi climatici del Cbam saranno introdotti gradualmente dal 2026 al 2034.

 

La riforma del mercato delle emissioni

Il punto di partenza è il grande sistema di scambio delle quote che dal 2005 obbliga le centrali elettriche e le aziende ad acquistare permessi quando emettono CO2 e che ha già consentito una riduzione del 43% rispetto ai livelli del 1990. Il testo finale della riforma è frutto di un compreomesso tra i vari organi dell’Unione. La riforma del sistema europeo di scambio dei permessi di emissione (ETS) includerà il trasporto aereo e marittimo, un Fondo sociale per il clima per combattere la “povertà energetica”, la graduale eliminazione fra il 2026 e il 2034 delle attuali quote gratuite concesse ad alcune imprese europee forti consumatrici di energia.

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Verrà creato un nuovo sistema “ETS II” per i carburanti usati nel trasporto su strada e per l’energia usata negli edifici, determinando quindi il prezzo delle emissioni anche in questi settori dal 2027 (o dal 2028 se i prezzi dell’energia saranno eccezionalmente elevati).

Stop alle quote ETS gratuite per le aziende

Tra i punti più importanti della riforma del mercato c’è lo stop graduale alle quote gratuite per le aziende. Le industrie pesanti perderanno i permessi di CO2 gratuiti che attualmente ricevono entro il 2034. Le compagnie aeree perderanno i loro dal 2026, esponendosi a costi di CO2 più elevati se non introdurranno l’utilizzo di carburanti sostenibili di nuova generazione. Anche il trasporto marittimo sarà gradualmente incluso nel meccanismo che regola le emissioni a partire dal 2024.

Un fondo sociale per il clima  da 87 miliardi

Il testo finale prevede anche l’introduzione del Fondo sociale per il clima, con una dotazione da 87 miliardi di euro, alimentati proprio dai proventi del mercato delle emissioni e destinato a sostenere le famiglie colpite dalla povertà energetica.

A beneficiare del Fondo saranno le famiglie vulnerabili, le microimprese e gli utenti dei trasporti particolarmente colpiti dalla povertà energetica. Non appena sarà pienamente operativo, il Fondo sociale per il clima sarà finanziato dai ricavi della messa all’asta delle quote dell’ETS II fino a un importo di 65 miliardi di euro, con un ulteriore 25% coperto da risorse nazionali (pari a un totale stimato di 86,7 miliardi di euro).

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