Dazi, la Ue vuole imporre tariffe al 9% sulle Tesla “alla cinese”

L’Unione europea vuole imporre dazi al 9% su tutte le Tesla importate nei prossimi cinque anni dalla Cina. È la novità inserita nel provvedimento che riguarda i dazi su tutte le case auto di Pechino, con dazi dal 17 al 36%.

Il nuovo listino della Model 3, dal sito ufficiale.

È una novità, ma fino a un certo punto. Sia per quanto riguarda i dazi sulle case automobilistiche cinesi. Sia nei confronti di Tesla, il marchio controllato dal sempre più controverso Elon Musk. Tesla ha comunque già ritoccato di 1.500 euro il prezzo della Model 3, che ora parte da 41.990 euro (in precedenza era 40.490).

Nei confronti delle auto elettriche prodotto in Cina è la conferma di quanto annunciato dalla Commissione Ue a luglio. In sostanza, Bruxelles ha limato leggermente le percentuali per ogni casa automobilistica, lanciando un ultimatum a Pechino.

Che tipo di ultimatum? In pratica, la Ue ha ricordato che i dazi si aggiungono al 10% che al momento viene già applicato ai modelli cinesi. La maggiorazione entrerà in vigore da qui a fine ottobre.

A meno che il governo di Pechino – che ha già presentato un ricorso al Wto, l’organizzazione internazionale per il commercio – non voglia aprire una trattativa con Bruxelles. Un modo per fare pressione sulle politiche commerciali aggressive cinesi, contro le quali gli Stati Uniti hanno portato i dazi fino al 100%

Gli Stati Uniti hanno imposti dazi sulle auto cinesi che arrivano fino al 100%

La trattativa riguarda le accuse rivolte dalla Commissione alla Cina, la quale sostiene il settore dell’auto elettrica con aiuti e sovvenzioni economiche per consentire di “invadere” i mercati occidentali con prezzi ribassati e conquistare così quote di mercato.

Alcune case cinesi hanno già iniziato a collaborare con i tecnici della Commissione Ue. E questo spiega i dazi differenziati a seconda dei marchi di Pechino. La Ue vorrebbe invece aprire una discussione direttamente con il governo di Pechino per arrivare a regole sulle sovvenzioni di Stato.

Veniamo ai dazi applicati su Tesla. Da un lato, Bruxelles ritiene che Musk abbia aperto fabbriche in Cina per godere di sovvenzioni e aiuti (oltre che per vendere direttamente sul posto).

Va detto che in un primo momento, a luglio, la tariffa per Tesla era del 21%: poi la società americana ha collaborato che Bruxelles e ha convinto i tecnici di non aver usufruito di particolari vantaggi dagli aiuti di Stato cinesi. Quindi, la tariffa è scesa, ma è stato confermato il principio (come avvenuto anche per le VW prodotte in Asia).

Una delle foto postate su X da Elon Musk e il presidente argentino Milei.

I dazi Ue sulle Tesla prodotte in Cina si incrociano con la procedura contro le campagne d’odio che Musk consente su X

E in questo modo le auto importate dall’Asia vengono ritenute, almeno in parte, come un prodotto made in China (da cui una tariffa aggiuntiva più bassa).

Ma non è escluso che sia un messaggio indiretto all’imprenditore di origine sudafricana: la Ue lo ha appena avvertito di voler aprire una proceduta nei confronti del social network X perché vengano introdotto regole contro le fake news e l’odio in Rete.

Critiche che vengono rivolte a Musk a livello globale da quando ha rilevato la maggioranza di Twitter e gli ha cambiato nome.

Visualizza commenti (21)
  1. Non sono in grado di valutare nel merito, ma finché in Europa c’è il governo di adesso, mi fido delle scelte che vengono prese.

  2. Antonio Nagliati

    La cosa strana di questa falsa unione chiamata Europa è l’obbligo di comprare le elettriche dal 2035 con dei prezzi dei produttori europei su auto di qualsiasi categoria almeno più alti del 40% rispetto alla rispettiva versione termica e invece di permettere alla gente normale di acquistare anche una rispettiva versione cinese ad un prezzo che ci possiamo permettere mettiamo dei dazi per portare i prezzi delle cinesi allo stesso livello di quelli dei costruttori europei.

    Grazie Europa, sempre dalla parte dei cittadini.

    1. Esatto. Non si cerca di fare ragionare i produttori nostrani (anche se pare che stellantis negli USA abbia parecchi problemi) su come ridurre i prezzi ed avviare una vera transizione ma puniamo chi vende auto moderne a prezzi abbordabili. Incredibile

    2. Antonio come ho scritto a Xardus più in basso la UE non è dalla parte del consumatore ma dalla parte delle industrie europee. Del consumatore non gliene può fregare di meno, neanche sanno com’è fatto un consumatore …

    3. si oggi i prezzi delle utilitarie e compatte elettriche sono più alti, e i dazi sulle auto cinesi faranno perdere fino a 2 anni di tempo alla discesa dei prezzi da noi

      ma non metterei in mezzo la situazione prezzi tra 11 anni, che sarà diversa da oggi, probabile molto prima costeranno meno le elettriche, anche europee

    4. Antonio
      mi toccherà fare l’ “avvocato del diavolo”, per altro non richiesto e non pagato.,,

      I provvedimenti, pur non ben studiati ma raffazzonati, spinti dai vari diversi egoismi nazionali presenti in un unione paritaria di 28 stati membri, e pure quelli del nostro governo sono solo (molto) tardivi provvedimenti per recuperare almeno in parte un po’ di “autarchia” produttiva all’interno della UE / Italia, tentando di individuare catene di forniture di materie ed energia sia all’interno che all’esterno del continente ma da fornitori diversi dai tirannici monopolistici cui ci siamo affidati negli ultimi 30 anni, diventandone ovviamente dipendenti.

      I “miseri” stipendi degli italiani sono solo il frutto del perseguire per oltre 40 anni politiche di abbattimento costi produttivi facendo molto “leva” sulla svalutazione della Lira tra gli anni 70 e 90 e sempre e comunque tenere basso il livello retributivo pur in presenza di frequenti periodi di alta inflazione “a 2 cifre” importata, tipica di chi dipende dalle forniture energetiche estere: non a caso in quest’ultimo periodo (con il conflitto Ru/Ua) i costi idrocarburi son più che raddoppiati, ma negli USA (produttori petrolio e gas) invece gli aumenti son stati inferiori e comunque ben compensati dall’aumento dell’attività economica e del mercato interno del lavoro.

      Il caso italiano è a parte poi perché siamo tra i pochi, pochissimi paesi dove gli stipendi netti son cresciuti meno – quando non sono proprio diminuiti – e spesso basati su lavori precari, a bassa specializzazione e poca mobilità tra aziende, rendendo il nostro “mercato del lavoro” difficile da aggiustare perché chi perde il lavoro difficilmente lo ritrova ed in molti casi non si riesce a trovare tante figure professionali adeguate alle richieste delle aziende (ove invece si potrebbero ottenere guadagni molto maggiori).

      Bisogna sperare che sia i dirigenti europei e quelli nostrani riescano a trovare accordi equi per ri-bilanciare gli scambi internazionali e di conseguenza anche le produzioni tra continenti; per oltre 40 anni abbiamo “delegato” a Cina/Asia sia la fornitura di materie prime o “prime-seconde” (per questioni di costi e legislazioni meno permissive nostre) e di costi produttivi (per minor rispetto di diritti dei lavoratori altrui e loro salute) solo perché facevamo più utili noi… adesso stanno tentando tutti (USA compresi) di re-introdurre quelle produzioni più “delicate” all’interno del paese e sotto il diretto controllo.

      Non sarà facile.. non ci vorrà poco tempo … ma tanto, tanto impegno…

      1. Dunque i nostri industriali sono andati in Cina a farsi le cose per guadagnare di più. Adesso noi dobbiamo pagare di più perché gli stessi continuino a guadagnare di più e potersi ricostruire la fabbrica per cui non ci sono piu persone con la formazione e le conoscenze per farle funzionare. Ergo i 3-4 anni previsti diventeranno 10 o più. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce u passato e anche il futuro del clima. Vivano sempre i nostri formidabili politici nostrani ed europei che tanto si sono spesi per i loro popoli.

      2. antonio gobbo

        chiudere le stalle quqando ibuoi sono da tempo scappati? auguri altro che mission impossible.

        1. Non bisogna essere così pessimisti e arrendevoli…in fondo fa parte del normale andamento di tanti settori produttivi… c’è chi a volte fa un passo avanti e gli altri che credono un po’ di quote di mercato…poi magari si fanno accordi .
          Son tanti i possibili interventi per riequilibrare. È un processo dinamico..sempre in trasformazione…
          Però guai a stare fermi 😉

    5. Sembra quasi che non vogliano farti comprare un auto. Capiamo benissimo che bisogna aiutare le case automobilistiche europee, ma è anche vero che ormai fanno prodotti di dubbia qualità a prezzi esorbitanti. E giustamente come scrivete voi, ma la vogliamo fare questa transizione o continuiamo così ?

  3. Veramente la campagna d’odio più evidente sembra la vostra contro Elon Musk.
    Bel modo di trasformare una notizia positiva (i dazi sono stati diminuiti drasticamente per Tesla) cercando di darne una connotazione negativa.
    Misteri del “giornalismo”.

    1. Interessante, hanno diminuito i dazi e Tesla aumenta il prezzo di listino, buono a sapersi. Avvocato disinteressato? Sempre pronto a scattare in difesa dell’eroe Elon.

  4. Sono sicuro ci sia una metrica definita e spiegabile che consente di calcolare i dazi da applicare a ciascuno dei produttori.
    Il 9% a Tesla mi sembra poi un messaggio forte di Bruxelles a Musk.

    ..o forse nessuna delle due

  5. Tanto la Model Y già è Made in Berlin, a Tesla poco cambia…
    Sono gli altri ad essere già in difficoltà.
    I dazi serviranno solo ad alzare ancora di più l’asticella per passare all’EV per tanti clienti. Alla faccia della svolta green. Manovre miopi, come al solito.

  6. E intanto Tesla ha già aumentato i prezzi della model 3 prodotta in Cina con sei mesi di anticipo adducendo la motivazione dei dazi imminenti.. così, tanto per far capire che poi chi la prende in quel posto è sempre il consumatore finale che paga tutto

  7. Leonardo (R)

    Ora, se un automobilista decide di non acquistare una Tesla perché il proprietario è un sociopatico posso capirlo.
    Che la UE faccia politiche protezionistiche “di pancia” o con motivazioni pretestuose facendo ritorsioni su una società per problemi con un’altra appartenente allo stesso “padrone”, la questione diventa un bel po’ più preoccupante.
    Come ha spiegato qualcuno, X è strutturata tipo social e sta ovviamente dando voce alla peggior “spazzatura” mediatica e quindi con buona probabilità diventerà tipo quella fogna di Facebook, però si basa sul principio di dare voce a tutti, anche e soprattutto agli idioti (qualcuno ha detto Idiocracy?).
    Il problema è che anche nella UE ci sono tanti scheletri negli armadi, e certi armadi restano chiusi perché nei giornali tradizionali ci sono professionisti che rischiano parecchio nel caso certi scheletri vengano messi in mostra.
    Su X tutti posso dire tutto, una quantità immensa di minchiate sicuramente, ma ciò che è veramente pericoloso di questi social è che si possano mettere in mostra certi scheletri: una cosa che fa letteralmente paura a una certa politica, soltanto a giudicare dalle reazioni.

    1. Il provvedimento è giusto, anzi, non è chiaro perché a Tesla non si applica lo stesso dazio che si applica agli altri, visto che gode degli stessi vantaggi. Sarebbe stato veramente ipocrita applicare dazi asimmetrici.

      Non credo sia un problema per Tesla aggiornare lo stabilimento tedesco per far uscire da lì sia la Model Y che la Model 3, se riesce a far margini con la Model Y tedesca dovrebbe riuscirci anche con la Model 3 …

      1. Io francamente son confuso, non tanto da x, frega ben poco, se vorrà lavorare in Europa dovrà mettere dei sistemi per il controllo di fake news odio gratuito etc, se la volontà di X è invece quella del senza filtro semplicemente non lavorerà in Europa.

        Quello che mi confonde è la linea dell’Europa… Fino a un annetto fa per spiegare le varie soluzioni per la carenza di materie prime per le batterie (e non inquinare) si puntava al riciclo interno delle auto elettriche,una volta importate abbastanza batterie saremmo quasi autosufficienti contando che negli anni le % di materie rare va diminuendo in una batteria, né avremmo avuto un discreto vantaggio…
        Ora vedo berline cinesi con batterie da 60/80kwh vendute al cambio sotto a 18/19k€, city car con batterie da 40/60kwh ben sotto i 15k€ e tutte con tecnologie di bordo non certo da terzo mondo e cosa si decide di fare? Impedirne la vendita raddoppiando il prezzo (dazi + costi di trasporto comunque presenti).
        Capisco la volontà di sostenere le big dell’auto europeo per mantenere l’occupazione… Basterebbe imporre i dazi sulle auto che di listino costano 25k a salire, arriverebbero da noi quintali di auto piccole e con buone dotazioni di base vendute a chi oggi non compra l’auto nuova perché non ha soldi e comunque non avrebbe comprato una elettrica dalle europee…

        Piuttosto che i dazi, avrei imposto regole per l’ingresso nel mercato, obbligo di avere in loco in ogni stato europeo un determinato numero di ricambi per ogni mille auto vendute e l’obbligo di uso di risorse locali per la loro produzione ovviamente non tutto ma quelli “piccoli” o parti di essi, l’obbligo di dare formazione sulla riparazione delle vetture elettriche ai vari meccanici sul territorio tramite lo sviluppo di piattaforme online per la teoria e prove pratiche organizzate (volendo fare i fighi pure in vr) . In questa maniera comunque si ottiene un aumento dei costi delle auto, i soldi per quelle azioni da qualche parte dovranno pur prenderli, e se sarà mamma governo cinese a dargli i soldi… Beh ben venga li risparmiamo noi utenti

        Il fatto è che se riusciamo ad avere auto complete e decenti per 15k di listino, a cui mettere anche solo 4k di incentivi (dando così a molte più persone la possibilità di accedere spendendo uguale) allora forse tanti in più andrebbero su una utilitaria elettrica avendo quel minimo di sicurezza che se si rompe un fottuto sensore di temperatura da qualche parte non deve avere l’auto ferma un mese perché il pezzo lo han spedito dalla Cina con le spedizioni più lente che esistono ma soprattutto avere sul territorio più meccanici che sanno metterci le mani quando è qualcosa di più di un tagliando. Diffondere know how a spese d’altri mi sembra un ottima cosa.

        Alla fine queste auto ci costerebbero quanto un cambio batteria di una VW o tesla o Audi o quel che lè…

        Un po di concorrenza fa solo che bene, regolata ma totalmente impedita da dazi è folle, si qualche cosa venderanno in Europa ma senza certezze per il consumatore “e se tra 6 anni non fanno più i ricambi in Cina per il mio modello?”

        Chiaramente tutti i veicoli cinesi dovranno sottostare alle regole europee, quali gdpr in primis ma anche quelle sul diritto alla riparabilita… Se con tutte queste regole mantenute continueranno ad avere prezzi della metà delle europee beh… Dopo un po son anche un po ca**i delle società che si son adagiate sui sussidi creando un cartello indiretto sui prezzi delle auto prodotte.. Dopotutto utili e dividendi son in fortissima ascesa da quando ci son state le crisi di approvvigionamento, non rischiano il fallimento..non vorrei che nel giro di altri 5 o 6 anni questi sussidi indiretti (10k euro su un auto son veramente tanti eh) ci sarebbe convenuto pagare la pensione a tutti i dipendenti lasciati a casa a causa della automazione pesante necessaria alle nuove produzioni

        1. Perché tu vedi l’Europa dal punto di vista del consumatore e non delle industrie. Come consumatore vuoi la concorrenza e il prezzo basso ma la politica vuole industrie con casse piene perché alla fine è questo ciò che rende grande uno stato, non tanto la ricchezza privata quanto quella delle imprese che lì hanno la sede legale e che lì pagano le tasse.

          Se domani mattina le vecchie aziende produttrici d’auto dovessero fallire e le auto venissero costruite solo in Cina, Giappone e in modo residuale negli USA saremmo veramente sotto il dominio asiatico che già controlla in buona misura la produzione dell’elettronica di consumo, il tessile oltre ad avere le materie prime.

          L’obbligo delle elettriche al 2035 non è per i cittadini o per l’ambiente, è per l’industria. Se le nostre aziende, che sono “vecchie dentro” e hanno tanti dipendenti anziani, si cullassero su una tecnologia “obsoleta” (… almeno secondo chi ci governa …) e così facendo tra qualche anno sarebbe da chiudere o rottamare, sarebbe la fine. Ecco che l’obbligo di acquistare solo elettriche si traduce in un obbligo a rincorrere i cinesi e la loro tecnologia. E visto che questa rincorsa fa fatica, arriva l’aiutino dei dazi che fa male alle cinesi lì dove hanno il maggior vantaggio.

          Tu parli di concorrenza … figurati se la UE vuole la concorrenza cinese, esattamente l’opposto, della nostra esigenza di una elettrica a 20k non sa che farsene.

    2. … tanto per cominciare … la Cina (in attesa dell’eventuale dibattimento al WTO sui dazi europei e USA) ha messo un divieto di esportazione all’antimonio… che avrà ripercussioni pesantissime su tantissimi settori produttivi fondamentali…

      Dobbiamo sperare varie “congiunzioni astrali” per risolvere le situazioni più gravi: che non vinca Trump (e con lui il fronte di dittatori ed aspiranti tali in vari paesi dl mondo), che dopo si riescano a fare accordi politici / commerciali equi per ricreare un assetto stabile tra le varie nazioni, specie quelle con ambizioni da super potenza, che i conflitti in corso nelle aree “calde” vengano fermati con accordi duraturi e rispettati da tutti i contendenti …. ecco … ho già scritto la letterina a Babbo Natale 🎅🎄… 🙏🙏

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