Home Scenari Australia, ecco perché si sta facendo “invadere” dalle elettriche cinesi

Australia, ecco perché si sta facendo “invadere” dalle elettriche cinesi

11

Vuoi leggere questo articolo senza pubblicità? Entra qui e abbonati a Vaielettrico Premium
Webinar

A differenza di Stati Uniti e Unione europea, l’Australia non ha deciso dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi. E ora il 65 per cento delle nuove immatricolazioni sono di case automobilistiche controllate da Pechino. Oppure modelli Tesla costruite negli stabilimenti in Cina

E’ il caso di dirlo: un comportamento agli “antipodi“. Nel mondo occidentale, l’Australia ha preso le distanza da quanto hanno deciso Stati Uniti, Unione europea, Regno Unito e Canada. Non ha deliberato dazi alle importazioni di auto cinesi. E ora le case di Pechino dominano nelle nuove immatricolazioni. Sono un terzo dei veicoli elettrici venduti in Australia. Si arriva a due terzi con le Tesla fabbricate in Cina.

L’Australia non ha un settore dell’auto da difendere

Secondo il Washington Post – che alla vicenda ha dedicato un lungo reportage – il motivo sarebbe molto semplice. Più di una decina di anni fa, c’è stato il crollo della vendita di auto di produzione locale. E non avendo più un mercato interno da difendere, l’Australia si è aperta ai modelli esteri, in particolare cinesi.

Se ne è avvantaggiato il leader dei costruttori cinesi. Nel 2024, le vendite di Byd sono aumentate del 65 per cento. Secondo le previsioni quest’anno dovrebbero raddoppiare, superando la Tesla come leader di mercato. Esattamente come è accaduto in Cina, dove c’è stato un crollo delle immatricolazioni per la società fondata da Elon Musk.

Great Wall Motors Wey 03
Great Wall Motors Wey 03

In Australia due terzi delle nuove immatricolazioni sono auto elettriche cinesi o Tesla costruite negli stabilimenti in Cina

Ma c’è un risvolto politico di cui si deve tener conto. Perché il successo commerciale cinese  ha messo in difficoltà il governo di Canberra. Il quale condivide una rete per lo scambio di informazioni d’intelligence con gli Stati Uniti, la Nuova Zelanda, il Regno Unito e il Canada.

Gli alleati già da tempo mettono in guardia l’Australia sui rischi per la sicurezza nazionale rappresentati dai veicoli cinesi connessi alla rete. Il dipartimento degli Affari interni australiano, ha detto solo che “sta seguendo attentamente gli sviluppi negli Stati Uniti”. Per capire le possibili conseguenze e come comportarsi. Ad amplificare il dibattito, la polemica nata quando è emerso che il ministro degli Interni australiano guida una elettrica di fabbricazione cinese.

Le possibili intrusioni informatiche di Pechino

E’ un tema caro ai Paesi occidentali, le possibili intrusioni “informatiche” di Pechino attraverso le infrastrutture tecnologiche. Oltre alle accuse di pratiche commerciali scorrette. Per gli aiuti del governo di Pechino alle proprie case automobilistiche con finanziamenti a fondo perduto.

Poco prima delle elezioni del novembre scorso, l’amministrazione Biden ha bloccato software e hardware per i veicolicinesi connessi alla rete. Di fatto, vietando la circolazione delle auto cinesi entro il 2029. Per timore che Pechino potesse usarli per spionaggio o creare scompiglio. A meno che si riforniscano di sistemi informatici in occidente. 

Ci sono poi altri fattori che hanno favorito indirettamente i cinesi. Dopo essersi a lungo affidato al carbone per la produzione di energia, ora l’Australia è uno dei leader nelle energie green. Continua a vendere il carbone delle sue miniere, in particolare a India e Cina, ma ha favorito la produzione eolica e solare, avendo grandi spazi a disposizione non abitati

La rapida crescita dei modelli cinesi (il 10% delle nuove immatricolazioni, con una quota che raddoppierà entro il 2027) aiuterà a ridurre l’inquinamento in un paese dove i trasporti rappresentano più di un quinto delle emissioni di carbonio. 

Toyota Mirai, a idrogeno

In Australia le auto cinesi si sono imposte anche grazie ai modelli più economici rispetto alle auto giapponesi, coreane od occidentali

Inoltre, va sempre tenuto conto dell’aspetto economico. Byd ha sei modelli in vendita in Australia, tra cui la Dolphin. Una berlina che rappresenta è il primo veicolo elettrico disponibile a meno di 30.000 dollari australiani, circa 19.000 dollari USA.

Lo stesso motivo che ha portato al calo complessivo di vendite delle auto in Europa. Dove le principali case hanno puntato su modelli di medio-grandi dimensioni e Suv a prezzi elevati. Il che spiega anche la crisi di Tesla in generale, a cui non si è sottratto il mercato australiano.

Le vendite di Tesla sono crollate del 17%, con Byd ormai pronta al sorpasso come leader di mercato. Altre due case automobilistiche cinesi, MG e Great Wall, hanno aumentato le vendite di veicoli elettrici in Australia lo scorso anno. Bene anche la tedesca Bmw che ha più che raddoppiato le vendite di veicoli elettrici. Mentre le società sudcoreane Hyundai e Kia hanno registrato guadagni più modesti.

-Iscriviti alla Newsletter e al canale YouTube di Vaielettrico.it-

Apri commenti

11 COMMENTI

  1. Facendo due conti e usando il sito di BYD australiano, il costo della BYD Dolphin mi arriva a circa 20k euro compresa una stima di tasse (hanno lo stile anglosassone con tasse variabili da luogo, ecc ecc).
    Prima dei dazi feci fare un preventivo per la stessa auto da noi (concessionario BYD di Modena) e tra una cosa e l’altra si arrivava tra i 26 e i 28k su strada.
    La differenza non è da poco viste le cifre coinvolte! E non ho più guardato post dazi.

    Cmq, tutte queste paturnie sulle auto cinesi che possono spiare… e poi da dove stanno arrivando i maggiori rischi? Dallo sconvolgimento interno degli USA. 😀 😀
    Quanto è bizzarro?

  2. Ma cosa vuoi che freghi all’utente finale se qualcuno lo controlla dalla Cina, di questo si devono preoccupare i governi. Ove questo non succede, come in Australia, vince chi porta il prodotto con miglior rapporto qualità / prezzo percepito da chi compra!

    • Senza contare poi che, nel momento in cui hai le prove che qualcosa di losco accade davvero, quel brand è finito. Morto.
      Non conviene a nessuno.

      Sebbene siano scenari tecnicamete possibilissimi.
      Ma è un po’ il principio della deterrenza.

      • beh no, non è vero, la gente ha memoria cortissssima.

        qualche anno fa snowden ha fornito le prove che i nostri amichetti d’oltreoceano ci spiano in lungo e in largo.
        hai visto qualche presa di posizione?

        è già tanto se il consumatore medio capisce quello che legge, figurati se fa attivamente qualcosa

  3. Come è già sottolineato e’ meglio stendere un velo pietoso sui contributi di Stato…e gli australiani fanno bene. Punto e basta! X quanto riguarda Tesla ho affermato ( e lo ribadisco) che a casa mia non ci viene più neanche se me la regalano: questa è una mia scelta personale! A chi me lo chiede continuo a sottolinearne le qualità comprese quelle della mia Kona 64 e altre…non posso scrivere quello che farei io a chi le danneggia…come x tutti gli atti vandalici.

  4. “Oltre alle accuse di pratiche commerciali scorrette. Per gli aiuti del governo di Pechino alle proprie case automobilistiche con finanziamenti a fondo perduto.”
    Anche il governo italiano ha sempre foraggiato l’industria nazionale degli Elkann ricattato da presunti licenziamenti e delocalizzazioni che si sono prontamente eseguite lasciando con un pugno di mosche gli italiani, cosa c’è di diverso? Adesso che gli italiani non hanno più gli occhi per piangere non possono avere nemmeno l’auto cinese economica perchè ci abbiamo messo i dazi e così costano come le auto europee sopravalutate e sopraprezzate: della serie andiamo a piedi o ci teniamo quello che abbiamo!

    “Poco prima delle elezioni del novembre scorso, l’amministrazione Biden ha bloccato software e hardware per i veicolicinesi connessi alla rete. Di fatto, vietando la circolazione delle auto cinesi entro il 2029.”
    Se bastasse un’auto connessa alla rete per spiare il governo altrui allora noi europei basta che decidiamo da chi farci spiare di più visto che qualuque cosa abbiamo è controllata da zio Sam che a piacimento potrebbe girare l’iterruttore e lasciarci a piedi con internet, sistemi d’arma, GPS e chi più ne ha più ne metta!

    • Esatto, tutti in Europa hanno dato sussidi al settore auto, per questo i dazi contro le auto elettriche cinesi sono una farsa inscenata solo a fini protezionistici. Se in Europa fossimo intelligenti importeremmo il più possibile auto elettriche cinesi, ricicleremmo in EU tutte le batterie al litio, vietando l’esportazione di quelle dismesse; in questo modo tra 10-20 anni in Europa ci sarebbe tanto litio per produrre auto elettriche, senza essere costretti ad estrarlo da miniere. Se fossimo ancora più intelligenti investiremmo pesantemente nella ricerca di nuove tecnologie per le batterie, così da creare brevetti e know-how e magari superare perfino la tecnologia del litio, ma strategie così “brillanti” non credo siano alla portata dell’attuale classe dirigente europea, troppo condizionata dal lobbismo delle industrie automobilistiche tradizionali e del petrolio.

      • Fra 20 anni avremo tantissimo litio riciclato ma non avremo più l’industria automobilistica: però OGGI siamo stati intelligentissimi, soprattutto se lavoriamo in un settore che non ha nulla a che fare con l’automotive.

    • Ciao Naglio (complimenti per il nick degno di un figlio di Elon!)

      sono d’accordo con il tuo punto di vista. Ma dobbiamo sempre capire lo status medio critico italiano da analfabeta funzionale. Partiamo dalla base che a buona parte della popolazione non interessa nè dell’auto elettrica né di prendere posizione su temi politico-sociali, è totalmente indifferente alla cosa. Chi prende a cuore e si fa sentire (e guidare pedissequamente) sono una percentuale piccola ma attiva di follower di una corrente di pensiero (cambia il nome della stessa e l’unica cosa che hanno in comune tra loro è che sono privi di senso critico e contenuto) e questa massa piccola ma farraginosa è quella dietro cui si nascondono i politici che la alimentano creando una cortina di fumo che distoglie l’opinione pubblica dalle situazioni di sostanza.
      Il problema è che se analizzassimo il tuo stile di vita (come anche il mio probabilmente) nonostante ci possiamo definire delle persone che rispetto ad altre hanno a cuore alcuni temi scopriremmo che anche noi ci siamo lasciati influenzare su certe cose e che le accettiamo come “normali” da un lato perché le conosciamo in quel modo da sempre e dall’altro perchè non siamo a conoscenza che esistano alternative.

    • In effetti non le si puo’ dare torto.
      Che si lasci ai consumatori decidere, la concorrenza fa bene ai prezzi ad ai prodotti e si, qualcuno che lavora male dovra’ chiudere.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: