Chi vorreste essere, Elon Musk o Sergio Marchionne? Se si guardano le nude cifre, la risposta è una: Marchionne. Sì, perché guida un gruppo, Fiat Chrysler, che trasuda storia e profitti. Mentre il patron della Tesla viaggia su una navicella fondata appena 15 anni fa e che per di più perde ogni anno montagne di soldi.
Uno guadagna, l’altro perde
Le cifre, dicevamo: Tesla nel 2017 ha registrato una perdita netta di 2,240 miliardi di dollari, pari a oltre 1,8 miliardi di euro, peggiorando del 190% il risultato del 2016 (guarda la nota ufficiale). Tutto il contrario di Fiat Chrysler, che ha salutato il 2017 con conti record, raddoppiando l’utile a 3,51 miliardi di euro e azzerando i debiti. Non solo:l’anno scorso Marchionne ha venduto più di 4 milioni e 400 mila macchine, almeno 40 volte più del suo collega della Tesla. Eppure, nonostante queste cifre impietose, sono in tanti a ostinarsi a pensare che il futuro sia della Casa di Fremont molto più che della galassia italo-americana degli Agnelli.
Ormai Elon Musk è un divo pop
Come è possibile? Tutto merito delle doti mediatiche di Musk e della sua capacità di sedurre le masse come un vero divo pop? In parte sì. Le imprese dei suoi razzi destinati a Marte, che hanno mandato nello spazio anche una Tesla Roadster, hanno convinto parte dell’opinione pubblica americana che Musk è il Steve Jobs degli anni che stiamo vivendo. Un personaggio in grado di spostare sempre più in alto l’asticella del progresso, senza che questa asticella gli ricaschi addosso e lo travolga. Ma c’è anche qualcosa di più concreto: se la Tesla perde soldi non è perché i suoi prodotti non piacciono, tutt’altro. Le sue macchine sono desiderate e le liste d’attesa sono gonfie di ordini che non si riesce a soddisfare per l’inesperienza produttiva.
Ma i ricavi, quelli sì, aumentano anno dopo anno: nel 2017 sono cresciuti del 67,9% a 11,758 miliardi di dollari (9,610 miliardi in euro). Quest’anno dovrebbero almeno raddoppiare, grazie all’entrata in produzione di un prodotto di grandi numeri come il Model 3. Un andamento ben diverso da Fca, che ha un fatturato stabile, anche se infinitamente più importante: 110 miliardi di euro.
Uno investe, l’altro pensa ad azzerare i debiti
Il fatto è che Musk continua a investire e ha nel ‘tubo’, come si dice in gergo, una sventagliata di modelli. Il nuovo Roadster, il camion Semi, il camioncino…Non solo: attorno ai veicoli, sta costruendo un mondo fatto di stazioni di ricarica, pannelli solari e altre diavolerie che dovrebbero legare il cliente a un rapporto molto più avvolgente di un semplice acquisto. Per riuscirci, non esita a rischiare l’osso del collo.
Marchionne, sull’altro fronte, sta facendo un po’ l’opposto: sta centellinando gli investimenti sui nuovi modelli con la determinazione di chi ha promesso alla comunità finanziaria di azzerare i debiti e non se ne vuole andare (nel 2019) senza avere portato a casa il risultato. Ma che cosa succederà dopo di lui? I nuovi modelli costano, così come pesano sui bilanci altrui i quattrini in ricerca che il boss di Fca non ha voluto fare sull’elettrico, dicendo di non crederci. Nell’universo dell’auto, in questo momento, Elon e Sergio rappresentano i due opposti estremismi. Tempo un paio d’anni e forse capiremo chi dei due avrà avuto ragione. O forse hanno ragione entrambi: il patrimonio di Musk, Tesla o no, è stimato in 20 miliardi di dollari. Quello di Marchionne non si sa, ma è comunque parecchio robusto.