La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha rilanciato un tema destinato a incidere sul futuro della mobilità. La creazione di una rete di città europee in cui sperimentare la circolazione delle prime auto a guida autonoma.
Ha lanciato la sua proposta da una delle capitali dell’auto. Intervenendo a Torino alla manifestazione Italian Tech, von der Leyen ha annunciato il sostegno di Bruxelles all’automotive europeo nello sviluppo di modelli innovativi, progettati “su misura per le strade europee”. Non per nulla, tutto ciò è avvenuto in una (ex) capitale dell’auto europea. All’evento organizzato da una società controllata da Exor, la holding della famiglia Agnelli, principale socio di Stellantis.
Bruxelles vuole l’e-car europea a guida autonoma. Ma quando la guideremo?
Guida autonoma, l’Europa in ritardo su Stati Uniti e Cina
Se negli Stati Uniti e in Cina le auto senza conducente sono già una realtà commerciale, in Europa il percorso normativo e tecnologico procede più lentamente. Von der Leyen ha sottolineato che l’intelligenza artificiale a bordo dei veicoli può ridurre la congestione stradale, migliorare i collegamenti con le periferie e aumentare la sicurezza. Ma per farlo occorre accelerare.
La sfida non riguarda solo l’elettrificazione, ma l’intero pacchetto di tecnologie che renderanno le auto di nuova generazione sempre più connesse e autonome. Per questo la Commissione europea punta a definire un quadro regolatorio comune, evitando che i singoli Paesi corrano in ordine sparso.

Il caso tedesco e l’esperimento di Vay a Berlino. Un servizio robotaxi con i veicoli che si guidano come un drone
Un esempio arriva proprio dalla Germania. Da dicembre sarà consentito il noleggio di auto telecomandate. Aprendo la strada al debutto dei robotaxi dell’azienda Vay, fondata a Berlino nel 2018. Il servizio prevede veicoli guidati a distanza, senza conducente a bordo. Quando un passeggero sale, una voce automatizzata accoglie l’utente e avvia il viaggio verso la destinazione indicata.
Il modello ricorda l’evoluzione dei droni e rappresenta una tappa intermedia verso la piena guida autonoma. A livello globale, realtà come San Francisco e Shanghai hanno già autorizzato servizi di robotaxi, mentre in Europa i primi test regolamentati si stanno avviando solo ora.
Il progetto annunciato della Commissione si inserisce in una più ampia strategia di sostegno al settore automobilistico europeo, che sta affrontando una concorrenza senza precedenti. Da un lato i produttori statunitensi, che hanno investito massicciamente nell’innovazione software. Dall’altro i gruppi cinesi, sempre più presenti sul mercato con veicoli elettrici a basso costo.
Nei mesi scorsi Bruxelles aveva già avanzato l’idea di un’auto elettrica europea “a prezzo accessibile”, in grado di competere con l’offerta cinese. Ora il nuovo fronte riguarda la guida autonoma, con l’obiettivo di mantenere in Europa competenze industriali e posti di lavoro qualificati.
Von der Leyen: “Un futuro dell’auto made in Europe”
«L’industria automobilistica è uno dei fiori all’occhiello dell’Europa», ha ricordato von der Leyen. «La tecnologia può salvare posti di lavoro e infondere nuova vita al settore. Il futuro delle auto deve essere made in Europe».
La proposta apre una prospettiva che coinvolgerà amministrazioni locali, costruttori e cittadini. La creazione di una rete di città disponibili a sperimentare veicoli autonomi potrebbe dare all’Unione un banco di prova reale, utile per definire regole comuni di sicurezza, responsabilità e assicurazione.
Auto a guida autonoma, gli altri casi in Europa
La sfida è duplice. Non perdere ulteriore terreno rispetto a Stati Uniti e Cina e garantire che l’innovazione sia compatibile con le specificità europee, dalle infrastrutture urbane alla tutela dei dati. Ma è ora che l’Europa passi in breve tempo dalle dichiarazioni d’intenti alle applicazioni concrete. Se non vuole vedere che i singoli stati membri decidano in autonomia le regole in un settore strategico per la mobilità del futuro. Con tutte le ricadute negative di legislazioni una diversa dall’altra.
Dalla Francia alla Finlandia, ci sono altri casi in cui in Europa si stanno sperientando i primi servizi di veicoli a guida autonoma. A Parigi e Lione sono stati avviati test di navette autonome per il trasporto pubblico, con progetti pilota sostenuti da RATP e da diverse startup. In Göteborg, seconda città della Svezia, Volvo sta sperimentando flotte di veicoli autonomi per la logistica urbana, integrati con i sistemi di trasporto cittadini. In Spagna c’è il caso di Malaga: sono in corso prove di autobus elettrici senza conducente lungo tratte dedicate, con il supporto di consorzi europei. In fine, l’esempio che arriva dalla Finlandia: Helsinki ha ospitato uno dei primi progetti pilota di navette autonome in ambito urbano, utilizzate in percorsi a bassa velocità.


Sempre ultimi comunque!! USA, cina, australia già usano questa tecnologia in tante zone e sperimantano in altre… diamoci una mossa!! Vai Ursula!
Ho sempre pensato che la lentezza del legislatore europeo sulla guida autonoma fosse dovuta anche al fatto che l’industria automobilistica europea non era pronta per livelli superiori al 2. Quando ho letto che la Presidente della Commissione UE ha parlato di promuovere questa tecnologia, il mio primo pensiero è stato che probabilmente ora i costruttori europei sono finalmente pronti.
Tesla, silenziosamente, é arrivata a fornire il servizio di robotaxi al 30% degli americani. Appena l’Europa approverà la guida autonoma finalmente anche noi potremo usufruirne. Le case automobilistiche hanno solo una possibilità per salvarsi, acquistare la tecnologia da Tesla.
C’è un testo che ho studiato all’università per l’esame di Psicologia Sociale che aveva un paragrafo intitolato: “Strategie auto-ostacolanti”. Queste sono delle strategie difensive che adottano le persone per costruire ostacoli artificiali a se stesse. Il fine di queste strategie è quello di dare la colpa a qualcos’altro per giustificare il proprio fallimento davanti ad una sfida difficile. Ho fatto questo preambolo perché davanti alla sfida difficile dell’elettrificazione del parco auto, si introduce questo tema collaterale non necessario della guida autonoma. Maggiore è la complessità delle auto, maggiore sarà il prezzo e, specialmente nel nostro Paese, meno gente comprerà un’auto elettrica.
Perché aprire argomenti irrilevanti come la guida autonoma, mentre si investe nella produzione di carri armati e missili, davanti alla Mission Impossible di contenere il cambiamento climatico? La risposta è che, evidentemente, la si ritiene un obiettivo irraggiungibile, una sfida oramai persa.
Severo ma giusto signor Paigam. 👍
Come non condividere?
Non siamo in grado di costruire auto elettriche accessibili a tutti (cioè con la tecnologia più antica e semplice oggi esistente) e vogliono spingere sulla guida autonoma, cioè una tecnologia forse non impossibile ma che deve rapportarsi con l’enorme complessità delle variabili del traffico.
Sembra un altro modo per ostacolare la crescita delle EV, come i carburanti alternativi, il nucleare, l’idrogeno.
Continui, infiniti annunci che non portano a nulla.
Le auto elettriche costerebbero molto di meno se vendessero di più. E’ solo un discorso di numeri . Vi ricordate quanto costavano le prime TV a schermo piatto? 9.900 euro .
Vero però le auto elettriche nkn sono le TV, quelle infili la spina e poi giochi col telecomando, un auto elettrica ha bisogno dj una ricarica comoda e poco costosa, di una buona autonomia e di tempi dj ricarica di minuti non di mezzore, quando saranno risolti questi problemi probabilmente le vendite aumenteranno di conseguenza.
Ti è stato spiegato ormai in qualsiasi modo: no, non c’è tempo di aspettare quel giorno. Arriveranno le batterie con l’elettrolita liquido che si ricaricano davvero con un pieno, arriveranno le batteria a nanocondensatori, arrivera lo swap, arriverà la forfora di unicorno albino. Ma sarà troppo tardi.
Il giorno del cambiamento non è domani e nemmeno oggi: era qualche ieri fa.
Chi può si pigli quello che c’è già oggi che va bene per una metà di persone, gli altri arriveranno con l’infrastruttura che avrà senso costruire grazie ai primi.