Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione a Strasburgo, Ursula von der Leyen ha aperto all’introduzione della neutralità tecnologia. Sarà inserita nella revisione degli obiettivi al 2035, come hanno chiesto le case automobilistiche e la sua filiera. La presidente della Commissione Ue ha anche proposto ai produttori di collaborare per costruire “una e-car europea, piccola e accessibile”. Serve perché l’Europa deve essere autonoma, rispondere alla domanda globale e perché “il futuro sarà elettrico”.
Non poteva finire diversamente. Del resto, la richiesta di inserire le auto alimentate con motore endotermico – a patto che siano alimentate dai combustibili “a basse emissioni” – negli obiettivi Ue era arrivata dall’associazione delle case europee. Dove soci di maggioranza sono i marchi tedeschi. Proposta subito appoggiata politicamente dai vertici del Partito popolare europeo, anche in questo caso guidato dal gruppo dei parlamentari della Cdu tedesca.
Von der Leyen era attesa al varco e non ha potuto parlare del futuro dell’automotive, inserita tra le industrie di peso del Vecchio Continente. Un anticipo di quanto accadrà il 12 settembre nell’incontro che si terrà a Bruxelles con le associazioni di settore. Nel suo discorso, la presidente Ue si è mossa sul filo del compromesso, ma indicando con chiarezza quella che sarà la linea sull’auto.
Obiettivo 2035: produttori europei spaccati al vertice di venerdì
Von der Leyen: “Gli europei vogliono auto a prezzi accessibili”
Il primo punto è la difesa delle scelte fatte sulla transizione: “Qualunque cosa accada, il futuro è elettrico e l’Europa ne farà parte”. Un futuro, di cui l’Europa deve fare assolutamente parte. Von der Leyen ha detto che “milioni di europei vogliono acquistare auto europee a prezzi accessibili e per questo si dovrà investire anche in veicoli piccoli e accessibili sia per il mercato europeo, sia per soddisfare l’impennata della domanda globale”.
Ragion per cui Bruxelles proporrà di collaborare con l’industria a una nuova iniziativa per le auto piccole e accessibili. “Credo che l’Europa dovrebbe avere la sua auto elettrica, E sta per ecologico, l’auto deve essere pulita, efficiente e leggera. Ma la lettera E sta anche per economica: accessibile a tutti. Come sta per europeo, costruito qui in Europa, con filiere europee perché non possiamo permettere alla Cina e ad altri di conquistare questo mercato”.
D’altra parte, la presidente si è di fatto piegata alle richieste dei costruttori. Non non si è pronunciata esplicitamente sulla data fatidica del 2035, quando secondo il regolamento in vigore non potranno essere più immesse nel mercato auto nuove a benzina e diesel. E ha aperto la porta alla neutralità tecnologica. “Abbiamo concesso al settore maggiore flessibilità per raggiungere gli obiettivi del 2025 e questo sta funzionando. Poi nel rispetto della neutralità tecnologica, stiamo preparando la revisione del 2035”. Obiettivo che le case auto giudicano irrealizzabile da qui a dieci anni.
Tutto questo mentre le auto cinesi stanno invadendo il mercato con modelli più economici e tecnologicamente più avanzati. Mentre le case europee cercando di difendere ancora quote di auto con motori tradizionali. E puntando ancora su modelli di grosse dimensioni, a partire dai Suv. Temi che Von der Leyen non ha affrontato direttamente, ma ha comunque fatto intendere che le case europee devono cambiare passo. Basterà?


Rispondo qui al sig. edwin abbot, sempre spiritoso e spocchioso che ne ha per tutti, ma che non fa ridere per nulla e al sig. Daniele.
Certo che è faticoso comprendere quello che c’è scritto in un post : l’Europa ha seri problemi già per conto suo, attanagliata da una crisi molto seria fra disoccupazione, calo demografico, transizione energetica ecc. Cercare di fare in modo, a livello diplomatico, che questa guerra assurda termini va bene, coprirci di debiti ed avere un aumento dei prezzi considerevole di tutti i generi per schierarsi completamente al fianco di un paese dove la corruzione impera è quanto meno assurdo. Cosa c’entra Salvini col mio commento lo sa solo edwin : rigrazio il sempre valido R.S. che invece di buttarla in caciara offre sempre ottimi argomenti
Io rispondo qui al sig. Ilario, perché è il luogo previsto dalla Redazione del sito, per le risposte al sig. Ilario.
Concordo con il sig. Ilario, sullo scarso contenuto umoristico dei miei commenti. Se facessero ridere, mi avrebbero preso a Lercio.it, o a lecanardenchaine.fr, o a NewsThump.com, o a TheOnion.com etc. Ma non ne vogliono sapere! Direi che su questo concordiamo pienamente. Ma non demordo: proverò con qualche redazione russa, o nordcoreana. Grazie per l’esortazione a non mollare.
Confermo e concordo sull’ottimo giudizio che il sig. Ilario dà di “R.S.”.
Quanto al resto, confermo, con rammarico, che ci sono diversi livelli di comprensione geopolitica, del pietoso stato dei 27 nani sovranisti dell’Unione, delle interdipendenze industriali, militari e politiche.
Se non riesco a provocare un sorriso, nemmeno amaro, spero sempre di stimolare lo spirito critico di chi commento, ma vedo che spesso fallisco.
Ha elencato una serie di problemi che attanagliano l’europa, ma ha dimenticato il problema principale, attuale e più impellente al momento purtroppo, la difesa della democrazia e della libertà; l’Europa non vuole la guerra ma non può permettersi di subirla. Non capire questo concetto non ci porterà lontano. In quanto a nazioni corrotte ogni tanto dovremmo guardarci allo specchio…
E tu pensa che questo commento mi ha fatto venire in mente quando negli anni 80 si diceva che l’inquinamento avrebbe provocato una glaciazione ( o qualcosa di simile )……
Questo commento mi ha ricordato quante persone credano sinceramente che la scienza e gli scienziati dicano “la verità” e si stupiscano grandemente quando, frequentemente, la realtà contraddice la scienza.
nella percezione siamo rimasti indietro, al 2020 forse;
ma OGGI la filiera celle batteria e batterie delle auto EV europee o vendute in europa, è già in maggior parte su suolo europeo; oltre a motori, inverter, caricatori, etc,
qui ci sono mappe veloci degli impianti di celle e batterie già esistenti e in costruzione in europa
https://battery-news.de/en/battery-atlas-europe/
di “valore importato” dipendente dalla Cina credo rimanga poco, persino nelle materie prime delle celle batteria ci sarebbe da fare tanti distinguo, e poi aggiungere giusto i magneti del motore, quando presenti
in totale sono cifre modeste per ogni vettura, e direi sono minime se paragonate con le cifre della dipendenza estera dal petrolio di un auto termica sul suo ciclo di vita
@milanesio in effetti è infantile paragonare nokia e kodak due aziende tuttora floride che hanno semplicemente, variato alcuni prodotti facendo probabilmente felici lavoratori ed investitori con Northvolt che ha fatto il botto bruciando qualche milioncino di euro.
La reslta è che il futuro è come le previsioni del tempo a lungo termine , tutti provano a prevedere ma nessuno ci azzecca mai
Floride?
https://www.ilsole24ore.com/art/in-crisi-kodak-iconica-industria-fotografia-mondiale-130-anni-storia-AHBklPAC
Quindi in pratica vorrebbero proporre di posticipare il 2035, magari di altri 5 anni. Diventano 20 anni anni per fare una transizione tecnologica ai tempi delle AI……..Non è che corriamo un po’ troppo?
“Procrastinare”, in gergo capitalistico, è la versione politicamente corretta e riferibile senza censura dal TG1 e dalla sala stampa vaticana dell’esclamazione che si sente spesso nei consigli di amministrazione: “Ma non possiamo fare pagare qualcun altro!?”
Gli europei vogliono auto a prezzi accessibili ma vorrebbero anche evitare di finire in un nuovo conflitto mondiale, dove dell’auto se ne farebbero ben poco. Invece di spendere miliardi e miliardi in armi magari sarebbero più utili per la transizione energetica. Con tutto il rispetto per il popolo ucraino, adesso basta, non sono affari nostri , che trovino un compromesso accettabile con i russi perché noi pagheremo a carissimo prezzo le loro beghe
Purtroppo sono beghe che ci riguardano, perché pensare che Putin si fermi all’Ucraina e’ utopistico. Detto questo, sicuramente le spese militari possono e devono essere rese piu’ efficienti e gli investimenti in transizione energetica il più possibile salvaguardati, anche perché contribuiscono ad agfrancarci dalla Russia, dagli USA e dai petrostati.
Sei il solito sovranistra con i morti degli altri, o sei amico di Salvini?
Buongiorno Ilario
temo che gli Ucraini non possano “scegliere”, finchè gli vengono offerte condizioni quasi impossibili; all’aggressore forse serve uno stato di guerra permanente; o comunque non gli basta una vittoria parziale, annettere vasti territori (pretende anche grandi aree non conquistate, immagina di giustificare lo sfollamento di milioni di persone), e sulle altre aree vorrebbe installare anche uno stato fantoccio
per noi, se nei rifornimenti li molliamo ora, quanto costerebbe poi alla nostra economia un nuovo stato di guerra su altre nazioni (europee) di confine, che riprenderebbe tra pochi anni, appena la Russia avessese riscostruito le risorse finanziarie e industriali consumate in questa guerra? e mettiamoci anche la guerra ibrida (comunicazione su social, perurbazione elezioni, attentati ainfrastrutture) fatta in europa per tenerci politicamente divisi dall’interno, quanto ci sta costando?
poi qualunque cosa decidiamo, converrebbe installare rinnovabili a ritmo record, non farci più trovare dipendenti da gas e petrolio esteri, russi o americani; ma per fare questo dovremmo superare le divisioni politiche interne, in cui eccediamo, e secondo me un piccolo contributo al nostro caos politico ce lo lo ha messo anche la russia, un po’ creando le tensioni di guerra, un po’ in passato aiutando la narrazione e i gruppi sovranisti/pro-russia (un paio dei nostri partiti, praticamente ci fregano dall’interno)
Se guardiamo i fatti però forse la realtà è un po diversa alla narrazione, le industrie europee sono andate in crisi nel momento in cui hanno pagato l’energia molto più dj prima, ed ora andranno ancora più in crisi grazie ai dazi USA e al costo dei 720 miliardi energetici che saremo obbligati a importare a un prezzo triplo dagli USA e dulcis in fondo ora gli USA ci stanno chiedendo di mettere dazi del 100% sui prodotti cinesi e indiani perchè questi acquistano il petrolio russo. Bene noi nel 2025 stiamo importando beni dalla Cina per circa 300 miliardi, beni essenziali alle nostre industrie, credete che se davvero facessimo una cosa simile l’Europa riuscirà a uscirne senza le ossa rotte? Credete che senza la tecnologia cinese (incluse le terre rare) potrà esserci un green deal?
Proprio vero il proverbio ”
Dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io.”
“non sono affari nostri” , ma neanche il mio vicino disoccupato sono affari miei, o la persona scippata vicino a me sono affari miei, purtroppo questo ragionamento è molto diffuso nel popolo italico e non porterà nulla di buono.
Ed evitiamo di aggiungere “con tutto il rispetto per il popolo ucraino ” almeno!
Parlare di biocarburanti significa passare la patata bollente ai petrolieri. Scommetto che questi andranno a chiedere ancora più fondi per la “ricerca”
bho, chissà dove vogliono andranno a parare, temo il nocciolo sia mantenere più a lungo le tante sovvenzioni per la filiera dei carburanti fossili
mentre che i costruttori auto necessitino di più tempo o che ci perderebbero invece mi pare una stramberia, in 10 anni fanno ben in tempo a smaltire gli investimenti fatti negli ultimi motori termici, o no?
i prezzi delle batterie e delle auto EV scendono anno su anno, le specifiche migliorano, le batterie sono già ora prodotte in europa, niente più scusa del “made in europe”, e a breve brand cinesi costruiranno in europa senza dazi anche auto intere
in Cina pacchi batteria molto densi, 25-26 Kwh x ogni 100 kg, su auto premium esistono da un annetto; da noi pare nel 2028; facciamo 2030 su vetture non premium?
oltre a chimiche meno dense ma a prezzo stracciato
ipotesi al 2030:
– microcar: 550 kg + 100.kg batteria 25 Kwh
– utilitaria A: 1000.kg + 200.kg batteria 50 Kwh
– compatta B: 1100.kg + 300.kg batteria 75 kwh
– media C: 1200.kg + 400.kg batteria 100 kwh
oggi una compatta sta a 1130.kg + 350 batteria 55 kwh, è ancora cara, e ricarica non molto in fretta, ma non è lo scenario su cui basarsi per il 2035
Fermo restando che le case automobilistiche occidentali sono rimaste indietro nello sviluppo della tecnologia elettrica, e questo va accettato come dato di fatto e va gestito, credo che stiano anche cercando il modo di capire come entrare in tale mercato in un contesto a loro fortemente sfavorevole.
Si troverebbero infatti a competere con un centinaio di marchi cinesi con un vantaggio sulle competenze ma, soprattutto, con case che hanno alle spalle lo stato cinese che non solo le ha sussidiate per 20 anni, ma controlla la stragrande maggioranza del mercato e della filiera delle materie prime per le batteria (e quindi i costi), e non è detto che sia imparziale, anzi.
Aziende come CATL, BYD, Ganfeng Lithium e Tianqi Lithium sono leader nella produzione di celle e nella gestione dei materiali.
Le poche case europee di batterie sono dipendenti dalle forniture asiatiche.
Per le aziende occidentali dunque è come entrare in una sfida che non possono vincere, anche se avessero le competenze per farlo.
bisognerebbe ripensare da zero, liberarsi da una retorica che viene ripetutata sui media; la puntata di presa diretta “la scossa elettrica” e altre succesive aiutano in questo; guardiamo più alla sostanza:
in Cina sono diventati più efficenti di noi a produrre, anche per economie di scala; ma costruire un’auto in europa costa di più soprattutto per il maggiore costo in della vita in valuta; il magazziniere, il camion, l’operaio, l’ingegnere, il venditore, le certificazioni, la pubblicità, da noi costano di più
sia che l’auto abbia motore termico o elettrico non cambia, è qui secondo me l’errore propagato nelle retorica sui social, per favorire la filiera invece dei carburanti (ENI e soci),i carburanti sono l’unica filiera che perde veramente con l’elettrico e che si affanna a diffondere certe campagne antielettrico
se si da retta ai voleri dei carburanti, si fa un danno anche alle case automobilistiche europee se si attardano a non proporre listini BEV convincenti perdendo fidelizzazione di clienti che inziano a volere auto elettriche
un batteria da 60 KWh contiene circa 700 euro (LPF) -1300 euro (NMC) di 400 kg di materie prime, e solo in parte importate (7 kg di litio e 50 kg di grafite);
non è questo che sposta i bilanci automotive; mentre il lavoro per fare le celle e per assemblarle viene già fatto in europa e ormai è sceso a 2000-3000 euro prezzo industriale, e una bev ne risparmia altrettanti non avendo tutti i sottosistemi del motore termico
che le celle siano fatte in europa ma da aziende coreane (per la maggior parte delle bev europee) o cinesi o europee cosa cambia? l’automotive è da sempre un assemblatore di componenti, usa le componenti migliori o fornite al miglior prezzo, prodotte internamente o da fornitori esterni;
motori, inverter, caricatori, centraline poi sono ancora più differenziati come produzione
una BEV prodotta in europa costa più del BEV cinese, ma lo stesso identico vale per ibride e termiche; con questo fatto, la competizione sul mercato globale, bisogna convivere in ogni caso, aiutandosi con (però moderati) dazi di importazione e con il fatto che il cliente europeo è già disposto a pagare (un po ‘) più per vetture prodotte in europa
l’errore è puntare il dito sul tipo di motore, la trazione elettrica, che è una innovazione tecnologica non evitabile per l’auto, porta un livello tale di maggiore efficenza e nuovi servizi che è una innovazione non frenabile; chi non si adegua diventerà marginale, come le macchine da scrivere rispetto ai computer
e secondo me le case europee non hanno limitazioni tecniche o di capacità rispetto ai cinesi, nonostante si siano attardate, perché la vettura elettrica nell’hardware è relativamente semplice, non richiede 30 anni di tradizione, se non per le scocche, ma diciamo che bastano 10 anni per saper produrre e gestire con software decente il solo power-train motore-inverter-servizi? 10 anni di esperienza che in europa abbiamo; e quello che non sai fare lo puoi comprare come componente dai migliori; stellantis comprava i motori elettrici finché non è stata in grado di produrseli
unico limite, in europa non so se per via di accordi commerciali scadenti o per lenti cicli di aggiornamento del prodotto, usavano batterie mediamente meno recenti che in cina, di circa due-tre anni, ma non è un dramma per il cliente, e il gap si sta accorciando, per il resto sanno fare le stesse cose dei brand esteri, auto elettriche usabili e piacevoli, complete nelle funzionalità e specifiche, se volessero
per me già le bev europee del 2021 erano tecnicamente valide, anche le utilitarie, ma volutamente tarpate in alcune specifiche per non risultare concorrenti delle termiche, ad es l’ottima Twingo avrebbe potuto ospitare una batteria di taglia doppia, o la richiestissima E-up essere aggiornata invece che tolta dal mercato, o la R5 base propsta senza ricarica DC, e altre tutt’ora che magari sono più complete ma proposte a listini ufficiali ancora gonfiati
ora l’arrivo della concorrenza estera anche sulle compatte BEV, obbligherà i nostri costruttori a mettere a listini proposte serie, e alla retorica antielettrico diremo ciao 🙂
Sempre interessanti i tuoi interventi, grazie R.S.
@R.S.
Ho visto la puntata di Presa diretta, molto interessante e ben fatta.
Sul resto, personalmente io non credo che le persone siano contrarie alla tecnologia elettrica (a parte i soliti), credo solo che non si fidino ancora di tale tecnologia che, come tutte le novità, non conoscono (è la paura del cambiamento, ci vuole tempo).
In questo caso c’è poi anche il tema del prezzo (almeno per molti) e l’effettiva difficoltà di abituarsi alla logica della carica (che non è un tema così banale) e dell’attuale scarsità di colonnine.
Il timore che ho io, come già capitato in altri settori, è che avendo oggi un gap importante, le aziende europee si trasformino in mere assemblatrici (se non poi divenire anche di proprietà di aziende non europee), ma soprattutto che si perdano le competenze, come già capitato in altri settori.
Se si perde la competenza, si perde tutto, e da noi non c’è neanche la convenienza a tenere fabbriche di assemblaggio.
Può quindi immaginarne lo sviluppo.
benvenuto sul forum, sono temi che avrà tempo di approfondire e discutere
– si per l’Italia pesa molto anche il tema stipendi bassi; ma questo disincentivo potrebbe venir meno già tra 3 anni, quando la maggior parte delle compatte BEV dovrebbero costare uguale o meno delle ICE; a spanne, tolti gli sbalzi dovuti agli incentivi irregolari, mi pare che i listine BEV in europa scendono -2000 euro all’anno
– in italia pesa molto anche il “terrorismo ” che da primavera 2023 è stato fatto dai due monopolisti (aziende partecipate statali con nuovi dirigenti nominati in grazia al governo antielettrico) delle colonnine di ricarica, più che raddoppiando in 6 mesi i prezzi di ricarica alle ciolonnine (e per via dei prezzi in roaming, obbligando anche gli altri gestori ad allinearsi ai prezzi alti; ad oggi ci sono segnali che questi prezzi andranno a calare, per lento arrivo di concorrenza, come successo in passato con le tariffe dei telefonini
– lato auto, rimango della mia impressione che non ci sarebbe un problema di tecnica:
oltre alle efficentissime Tesla e Hyundai-Kia, anche in europa abbiamo le ottime Renault, Bmw, Mercedes che non hanno niente da imparare dai cinesi come qualità e tecnica delle loro Bev; Renault per esempio da decenni prova a sviluppare power train suoi originali rispetto ad altri brand che inizialmente li aquistavano da grandi fornitori comuni (una buona parte dei motori delle bev europee, coreane e cinesi, magari ora anche prodotti e modificati internanente alla propria fabbrica, ma sono cugini inizialmente derivati da motori di due grossi fornitori esterni mondiali, Nidec e Vitesco; poi ci sono anche produttori di gruppi motore in confronto meno grandi, Tesla, ZF, Mahle, Valeo, etc )
ad oggi poi anche VW e persino Stellantis, giunte alla 3°generazione di BEV (circa 10 anni), stanno diventando più brave (pare prima peccassero un po’ di affidabilità e/o problemi software); e poi il cliente medio guarda forse più le finiture e il design dell’abitacolo, su cui l’esperienza europea non manca
a me sembra che sino al 2027 (?), quando arriverà più concorrenza estera ad obbligarle, in particolare le BYD che saranno prodotte direttamente in europa, quello che mancava era più la “volontà” di offrire veicoli “completi” come specifiche e/o prezzi e in grado di scalare di prezzo su pochi allestimenti mirati all’aumentare dei numeri di vendità, cioè la volontà di venderne davvero tanti
sempre a mia impressione, a remare contro su media e decisioni europee (e nelle inziative infelici del governo italiano, vistosamente targato ENI, che non nasconde di essere consigliere personale della premier) abbiamo la potente filiera carburanti (tra l’altro azionista dei brand auto) che spinge per vendere termiche sino all’ultimo e per rallentare le installazioni di rinnovabili in italia;
invece alle case auto europee basterebbe vendere qualcosa, indipendentemente dal motore; forse prferiscono leggermente le temiche per la manutenzione maggiore (ma anche alle eletriche puoi vedndere servizi accessori) o forse colgono l’occazione di far cambiare le auto, a chi può permetterselo, due volte in pochi anni: ora spingono le ibride, sapendo che tra pochissimi anni potrebbero sembrare obsolete, per i costi di riformimento e manutenzione, e farle ricambiare poi prematuramente per full elettriche
va da sè chi non ha tasche profonde e fa pochi km l’anno, con pochi consumi ed emissioni annui, e se non è ancora elettrocompatibile, piuttosto che une termica/ibrida leggera (finto ibrida), meglio se si tiene la termica ancora un paio di anni e non ne fa costruire e vendere un’altra nuova 🙂
Ottima analisi , peccato che gli italiani non abbiano capito ancora che il petrolio e il gas non nasce dalla fontanella sotto casa , ma è importato e siamo in balia del mercato estero, e si che tutti noi lo abbiamo sperimentato con gli aumenti folli che ci sono stati, ma i 5 minuti e i 1000 km fanno meglio che svuotare il portafoglio a ogni pieno .
Per essere indipendenti c’è una sola strada , autoprodursi energia, quindi rinnovabili e mezzi elettrici , il resto è solo fufa
in questa epoca storica i conservatori stanno dimostrando di essere dei fenomeni nel perdere occasioni: nel 2034 e probabilmente molto prima ci renderemo conto che avremo sprecato altri anni, altri soldi, altre risorse,
ma sarà tardi, saranno tempo soldi e risorse saranno volati via.
come è stato per l’idrogeno, come anche qui tra i commenti di Vaielettrico sembra si cominci a capire circa gli e-fuel.
fiumi e fiumi e fiumi di parole e testardaggine nel difendere la propria comfort zone.
Sempre che ci si arrivi al 2034 con l’aria che tira. Ahimè. Servirà gasolio per muovere i carri armati e fare volare i caccia, idrogeno per lanciare i missili. Scusate il benaltrismo….
Permettermi di correggerti, non è il gasolio che li fa muovere e volare, bensì gli euro, sai quante cose si potrebbero dare con 800 miliardi? E nkn solo per l’ambiente ma anche per sanità, istruzione, ricerca, welfare ecc.
Le auto elettriche sono già qui, migliorano di giorno in giorno, e al momento non esiste una tecnologia alternativa che possa realisticamente competere con loro nel prossimo futuro.
Dietro il concetto di neutralità tecnologica si cela spesso il tentativo di sabotare il cambiamento, per tutelare privilegi economici di pochi a scapito della maggioranza.
Sarà molto interessante quale sarà la quota di auto non elettriche nel 2034.
Non voglio pronunciarmi con previsioni azzardate, ma credo che saranno molto al di sotto del 50% del mercato. Se così fosse, mi chiedo: sarà valsa la pena tutto l’impegno a tenerle in vita, e gli investimenti fatti per poter vendere delle auto con share in contrazione, ovvero con numeri che diminuiscono anno dopo anno, porteranno realmente guadagni o saranno in perdita?
L’aumento dei volumi produttivi delle auto elettriche (EV) ne determinerà una progressiva diminuzione dei prezzi. Al contrario, la costante riduzione della produzione di auto termiche comporterà un aumento dei loro costi. Inoltre, non si investe più nello sviluppo delle vetture con motore a combustione, mentre le EV continueranno a essere migliorate e perfezionate. In Norvegia, le auto elettriche rappresentano già il 97% del mercato, e anche l’Italia — seppur attualmente più arretrata — potrebbe raggiungere percentuali simili nel giro di pochi anni.
Su questa ho fatto lo scrinschot , la stampo e la metto accanto alle profezie di Nostradamus.
Ma pensate che colossi automobilistici non abbiano già fatto proiezioni e ricerche?
Noi che siamo un settore ” cugino ” abbiamo proiezioni a 10 anni che ovviamente vengono corrette di rotta ogni anno o ogni biennio e pensiamo che le affermazioni di alcuni vertici di colossi automobilistici non abbiano linee di proiezione e non sia per questo che stanno frenando?
Dalle previsioni che fate mi stupisco non siate nei primi 10 ricchi del mondo accanto a Bezos, Musk ecc ecc
E’ vero: tutti fanno proiezioni a 10 anni, poi le correggono e le ricorreggono. Questo significa semplicemente che le proiezioni possono essere fatte bene o fatte male, corrette bene o corrette male. Altrimenti, caro Ivan, non noi, ma tutte le imprese varrebbero come quelle di Bezos o di Musk. E invece ci sono anche quelle che falliscono. E Paesi come l’Italia che produceva 2 milioni di auto 40 anni fa e oggi non arriva a 500mila, pur producendo quasi solo auto termiche. Come mai? In sintesi: un commento che potevi risparmiarti.
Ti sbagli caro massimo , l’Italia paga la poca lungimiranza politica avuta negli anni passati quando , anche perché ricattata la politica regalò l’intera produzione alla famiglia Agnelli ( che oggi sta ricambiando , come vedi , il favore) invece di sviluppare una sana concorrenza.
Quindi due pensieri , il primo legato al mio post e’, che se nemmeno riescono come da te giustamente sottolineato a fare previsioni certe le case costruttrici , possiamo mai sentire o leggere previsioni dai sig nessuno?
La seconda più in generale è quella che prima di criticare troppo le politiche attuali ( che sono criticabili eh non scherziamo) occorrerebbe valutare quali sono state nel passato recente e remoto
Quindi no , ho fatto bene a non risparmiarmi il commento
Hai detto la tua: signor nessuno per signor nessuno, uno a uno palla al centro.
Anche Nokia e Kodak, ai loro tempi, fecero le loro proiezioni (rispettivamente si smartphone e fotocamere digitali) e sappiamo tutti che fine hanno fatto oggi.
Potrei dirle in tempi più recenti di Nortvolt ma mi sembrano esercizi da asilo infantile, non conviene?
Se penso a Northvolt mi ricordo che ci stava riprovando in Italia (Italvolt in Canavese), e mi vengono i brividi.
Peter Carlsson, un pirata senza soldi, voleva costruire una super fabbrica (tutta a debito, come già fatto al Nord) e senza un reale accordo solido di prospettiva con le case automobilistiche.
Northvolt non c’entra nulla con Italvolt. Lei “va ad orecchio” e confonde il CEO della prima, Peter Carlsson, con il promotore della seconda, Lars Carlstrom.
Ah, dimenticavo che lei ci legge saltuariamente (però continua a darci lezioni)
@Ds
sì, è un esercizio infantile perchè sbagliato.
Northvolt esiste, focalizzato sulle batterie e le gigafactory,
Nokia dal 1865… e dal 1977 focalizzata sull’elettronica di consumo
la prima una sorta di start-up, la seconda una azienda solida e consolidata,
la prima esposta agli uragani dell’innovazione, la seconda impantanata del mantenimento e nel conservatorismo delle grandi aziende.
quindi no, paragonare Northvolt con Nokia (o Kodak, stessa cosa) in termini di fortune e sfortune ed errori industriali
è un errore grossolano.
infantile, se si preferisce.
@Massimo degli Esposti
In relazione alla mia battuta su Carlssonn, lei ha ragione!
E devo chiedere venia!
Mi sono effettivamente confuso anche perché credo entrambi abbiano lavorato in Tesla.
Il “pirata” è Lars.
Detto questo, non è mia intenzione dare lezioni a nessuno (ci sono già altri che lo fanno) ma semplicemente esprimere in modo civile (spero) le mie idee.
I fatti sono una cosa, le idee un’altra. Ma spesso i primi determinano le seconde. E la confusione genera confusione.
@Massimo degli Esposti
sono in fase di apprendimento…
Non mi è chiaro il paragone Nokia.
Mi sembra storie molto diverse.
La divisione Nokia che faceva i telefonini era stata ceduta a Microsoft che è poi notoriamente uscita dal mondo degli smartphones (2017). Ora HMD Global ha “ripreso” in mano il business e comunque ha una sua nicchia di mercato.
Altra cosa è Nokia Corporation che fa gli apparati per le reti di telecomunicazioni. In questo caso da anni sta subendo una relativa crisi dovuta alla concorrenza cinese (supportate da pesanti aiuti di stato da parte della Cina, oserei dire “dumping”) e soprattutto oggi dal fatto che lo sviluppo delle reti 5G è stato molto rallentato a causa delle difficoltà degli operatori di telefonia. Speriamo di non perdere anche questa azienda europea che era e credi sia ancora tra i leader mondiali in queste tecnologie, che poi ne rimane solo più una.
Le altre sono sparite tutte già da tempo, con pesante perdita di posti di lavoro e di competenze.
Il che mi ha fatto venire in mente la forte analogia con le aziende automobilistiche europee ed i fatti del momento…
un possibile punto comune con l’avvento degli smartphones (ma anche dei personal computer), è che una nuova tecnologia prima parte piano ma poi man mano che scendono i prezzi e aumenta l’effetto “imitazione” diventa dirompente, con una curva di adozione ad “S”: https://www.productheroes.it/wp-content/uploads/2022/06/product-adoption-curve2.png.webp
perchè è più efficente e/o genera nuovi servizi e/o crea nuovo valore-vantaggio-indotto economico; uno smarphone fa moltissime cose nuove rispetto ai telefoni precedenti;
idem anche la auto elettrica, mi vengono in mente per es:
– soprattutto ha consumi energetici e emissioni Co2 molto ridotte sul ciclo di vita rispetto al termico e che scenderanno ancora
– molte meno emissioni di polveri ultrafini Pm.1 nei centri abitati
– permette la ricarica a casa
– ricarica bidirezionale (accumulo e scambio energia)
– in prospettiva ci libera dalla dipendenza politica dai fornitorio di petrolio
– potenzialmente durata maggiore come km senza manutenzione
– parcheggio e guida assistita o autonoma e servizi informatici più facili da offrire nativamente
– forse (?) sarà anche più facile da affittare-condividire
– si presa anche a veicoli di micromobilità
Faccio notare che in Cina da un’adozione dal 20% al 50% sono stati sufficienti circa 2-3 anni.
In Norvegia per passare dal 50 al 90 percento sono stati sufficienti circa 4-5 anni e sembra che la Cina seguirà la stessa strada. In Europa siamo al 15-16%, 1-2 anni per passare al 30% e nel 2030-2031 saremo già al 50% e se la traiettoria sarà come per la Norvegia saremo al 90% nel 2034.
Questo sempre che l’adozione delle BEV non venga ritardata o bloccata dai reazionari a questo passaggio.
Si certo è nel 2035 saremo al 100% … forse conviene rilassarsi e ricordarsi le previsioni fatte 5 anni fa di quanto saremmo stati nel 2025 e vedere quanto siamo ora … https://www.rivistaenergia.it/2025/06/auto-elettriche-crescono-non-abbastanza/
Sicuramente la % delle elettriche aumenterà ma fino a che non saranno risolti gli attuali ostacoli che ne impediscono la diffusione, la crescita ci sarà ma con % decisamente più realistiche.
Capisco che al gentile Massimo non faccia piacere ma se leggo queste cose non riesco a trattenermi.
@Bob;
La Norvegia non è un esempio significativo, purtroppo.
In Norvegia ci sono 4,8m di abitanti (con un PIL pro capite che è più del doppio di quello italiano) e circolano si e no 2,8m di vetture. Diciamo che può essere relativamente facile fare una transizione.
Da noi circolano già oltre 41m di auto e ci stiamo impoverendo da circa 30 anni. Forse lo scenario è un po’ diverso?
In Cina (detto che le elettriche pure non sono il 50% ma “solo” il 30% delle vendite perché nel 50% ci sono anche le ibride), la stragrande maggioranza non aveva l’auto. Chi oggi può permettersela deve anche fare i conti con il fatto che con un auto termica non ti danno il permesso di circolare nelle principali 6-7 città (dove vivono circa 100m di abitanti e molti di più se si considerano gli agglomerati e dove sono concentrate le persone che hanno capacità di spesa).
E non sto dicendo che sia uno sbaglio, ma si leggano i numeri in modo contestualizzato, peraltro in uno stato che è ormai tra i più potenti al mondo finanziariamente.
E’ d’accordo che siamo in una situazione un po’ meno bella e quindi un po’ più difficile da gestire?
se posso, concorderei che in Norvegia sono stati facilitati dall’alto reddito, potendo iniziare ad aquistare e conoscere anche le prime generazioni (più care) di auto elettriche; e immagino aiutati anche dalla sensibilità ambientale diffusa che gli deriva dall’avere già un mix elettricità 100% rinnovabili (anzi 108%, esportano energia)
invece non sul fatto che siano stati agevolati dall’essere meno densamente popolati, perchè significa che le infrastrutture di ricarica e la rete elettrica stessa a loro costano più care come spesa pro-capite per abitante che da noi.. portare cavi elettrici e relativi accessori che servono anche piccoli gruppi di abitazioni in aree sperdute è un costo elevato
Sono anche stati facilitati dall’abbondanza di energia idroelettrica (che forse copre il 90% della produzione).
Nonostante questo mi risulta che i norvegesi si trovino a pagare tariffe tra le più alte del continente, a causa dell’interconnessione con l’Europa (francamente non ho ben capito il meccanismo di questo paradosso).
Invece sarebbe molto interessante approfondire il punto sulla spesa pro-capite. In Norvegia comunque avevano una rete elettrica già ben sviluppata.
un sito pieno di informazioni sui mix energia e anche prezzi all’ingrosso dell’eletrricità è Energy-charts
qui vede la Norvegia e gli altri paesi nordici hanno prezzi energia (all’ingrosso) stracciati, e giusto un poco più alti vicini alle connessioni con l’europa;
va distinto il prezzo finale in bolletta, che tramite tassazione viene parametrato ai redditi locali
https://energy-charts.info/charts/price_average_map/chart.htm?l=it&c=DE&year=2024&interval=year
chi sta facendo molto bene è Spagna, in soli 5 anni aggiungendo rinnovabili senza mezze misure ha quasi dimezzato il suo prezzo energia all’ingrosso, che prima era allineato all’Italia; inoltre ha anche prezzi finali in bolletta molto bassi e contemporaneamente sta pure riducendo il debito pubblico e facendo investimenti vituosi ( tecnologia e stipendi)
Germania, Danimarca, Austria, Inghilterra e altri pure stanno correndo con le rinnovabili, ma hanno un prezzo finale in bolletta alto per via di alta tassazione allineata ai loro redditi
Francia discorso lungo, l’elettricità nuculare è sovvenzionata dallo Stato, il prezzo all’ingrosso sembra basso ma è riferito a centrali di vecchio tipo, che costavano meno di oggi, inoltre il costo elettricità all’ingrosso visibile è solo un “acconto” del costo completo sostenuto; e come prezzi in bolletta sono molto vicini all’italia
infine per assurdo, alcuni stati di europa dell’est, con mix ancora ricchi di metano, carbone e nuculare, hanno un costo all’ingrosso dell’elettricità molto alto, ma un costo finale in bolletta basso perché parametrato ai loro bassi redditi, in pratica non ci caricano sopra quasi nessuna tassa rsipetto a noi
50% del mercato? Ho dej seri dubbi a riguardo, sj forse in certe nazioni nordiche e forse jn Francia e germania …. ma sul resto d’Europa nutro seri dubbi, comunque sia
resterebbe un 50% di termico che per allora non sarà passato all’elettrico significa cge le condizioni economiche e infrastrutturali non glielo avranno permesso (scusa ma io alla narrazione dell’analfabetismo funzionale per chj non acquista una bev ci credo più o meno a chj afferma che la terra è piatta) e a quel punto continueranno ad acquistare ICE usate, per questi non sarebbe meglio una soluzione di auto piccole magari euro 7 o plugin (a costi molto inferiori a quelli attuali) che sicuramente jnquknerebbero di meno di una ICE usata di 15 – 20 annj?
Questo commento sembra la parafrasi della domanda che si pone il tizio preoccupato – in una famosa vignetta di Joel Pett – che partecipa a una conferenza sulle azioni da intraprendere per contrastare il cambiamento climatico: “E se fosse tutta una grande bufala e creassimo un mondo migliore per niente?”.