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Volkswagen e Shell: la grande frenata dei big

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Petrolio e gas sempre più centrali nella strategia di Shell con il nuovo CEO. (foto: Shell Media).

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Volkswagen e Shell, la grande frenata dei big. L’entusiasmo per l’elettrico rallenta e se ne vanno manager di alto rango che avevano impersonato la svolta.

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Markus Duesmann, CEO in uscita dall’Audi (foto: Audi media).

Volkswagen e Shell: elettrico e rinnovabili non sono più una priorità

A poche ore dalla clamorosa uscita dal gruppo Volkswagen del n.1 dell’Audi, Markus Duesmann, ecco la notizia di un altro top manager in uscita. Parliamo di Thomas Brostrøm, che lascia la Shell dopo meno di due anni a capo del business delle energie rinnovabili. Sembra esserci un filo conduttore nei due divorzi: un certo raffreddamento delle rispettive aziende nel perseguire il passaggio alle emissioni zero. Duesmann, si sa, era molto legato all’ex presidente del gruppo Volkswagen, Herbert Diess, grande sostenitore della svolta elettrica, a sua volta licenziato lo scorso anno. E sostituto da un manager molto più cauto nella transizione come Oliver Blume. Brostrøm, da quel che si legge sulla stampa internazionale, se ne va umiliato dalla strategia del CEO di Shell, Wael Sawan, orientata  a una maggiore produzione di petrolio e gas. Investendo meno nelle energie rinnovabili e nelle reti di ricarica per l’elettrico.

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Wael Savan, il n.1 della Shell (foto: Shell media).

Petrolio e gas tornano ad essere le priorità per il colosso olandese

Brostrøm era stato ingaggiato nel 2021 dall’allora CEO Ben van Beurden, che aveva avviato una politica per un graduale, cauto passaggio dal petrolio alle rinnovabili. Anche per migliorare l’immagine di un’azienda che non brillava certo sul fronte della sostenibilità. Aveva alle spalle un’esperienza come CEO del gigante dell’eolico offshore Orsted e sembrava l’uomo giusto per portare la Shell nell’era dell’energia pulita. Ma l’arrivo di Sawan, ha cambiato le carte in tavola. Secondo il sito americano Electrek, lo stesso n.1 ha descritto il suo approccio per rafforzare il valore della Shell come “spietato“. Reindirizzando apertamente il gruppo ad investire nel gas e nel petrolio gli sforzi nelle energie alternative, poco remunerative. “Performance, disciplina e semplificazione saranno i nostri principi guida. Investiremo nei modelli che funzionano, quelli con i rendimenti più elevati che fanno leva sui nostri punti di forza”, ha proclamato. Ormai emarginato, Brostrøm non ha potuto far altro che lasciare.

  • Per essere ancora più vicino ai lettori Paolo Mariano diventa un Electric Coach: il primo VIDEO-CONSIGLIO

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20 COMMENTI

  1. Volkswagen ha dovuto ridurre in quanto ora le ID4 per il mercato americano le produce sul posto negli Stati Uniti, prima spediva quelle prodotte in Germania.

    Tutto qua, nessuna frenata.

    Trattasi di notizia venduta male per gettare ombre negative sull’elettrico.

  2. Mi sfugge il motivo per il quale se nel mondo c’è richiesta di petrolio Shell dovrebbe smettere di venderlo.

  3. stupidità è pensare che alle aziende (petrolifere in particolare) interessi il benessere di popolazione e pianeta e non i dividendi: appena questi calano, le belle parole di etica e salvaguardia del pianeta svaniscono come neve al sole..
    d’altronde, tutti a PAROLE si decurterebbero lo stipendio, salvo poi.. 🤷‍♂️

    • Lei ha una vaga idea della quantità di prodotti derivati dal petrolio siano necessari? Spoiler: li usa anche lei.

      • ma io lo so bene, sono altri che pensano che il petrolio venga solamente bruciato..
        sono gli stessi che parlano di “impattamento” dei pozzi quando gli si fa notare che le varie miniere (es. litio) sono lontane da considerarsi non inquinanti..
        purtroppo, essendo che interessa loro si sorvola allegramente 😎

        ma il mio commento verteva sui tanti qui che pensano che le aziende dovrebbero essere no profit 😇🤣🤣

  4. Tutto perfettamente naturale: nei momenti di transizione c’è chi provare a stare attaccato al proprio passato. Sono i perdenti.

    • Con Tesla che ormai vende quasi a costo di produzione è ben difficile che Volkswagen riesca a competere con prodotti che a mio avviso sono di molto surclassati dall’azienda di Musk (ma anche altri). Se dovessi comprare elettrico mai avrei considerato Volkswagen

      • leggevo che forse Tesla anche dopo gli ultimi ribassi avrebbe ancora 10.000e di margine a vettura.. se è vero è un bel distacco in efficenza produttiva rispetto ai brand americani ed europei.. e poi l’auto elettrica è solo un ramo delle loro attività

        Mi è piaciuto anche leggere la loro storia, come hanno progredito da modelli esclusivi e costosi per poter finanziane e affinare lo sviluppo dei modelli a maggiore diffusione e minore costo

        che il Ceo stia simpatico o meno quando fa le sue mosse spregiudicate per avere anche l’appoggio in casa dei politici, che poi più che sposare le cause dei politici per averne l’appoggio, a volte mi sembra che li trolli :), ammiro l’azienda, agile e veloce..che dire.. bravi.. e ci stanno facendo risparmiare 10 anni di tempo smuovendo l’intero settore che altrimenti faceva melina altri anni

        ma mi farà piacere anche vedere il recupero di competitività di alcuni dei costruttori storici, e rimanere in corsa con grandi numeri di produzione insieme aTesla, BYD e gli altri marchi orientali

        fondamentalmente non ho una brand preferito, mi basta che il settore progredisca

  5. Non dimentichiamoci per Volkswagen il ruolo giocato nella questione dalla sindacalista Daniela Cavallo.

    Che dire: speriamo in Elon Musk ed in Tesla.

  6. Se é così, per quello che può valere la mia opinione, chi come la Cina investe pesantemente nelle rinnovabili installando nel solo 2022 85GWp e conta di arrivare a 120/130 GWp nel 2023 diventerà la più grande potenza economica del pianeta.

    Quando hai energia a basso costo, in un’epoca di automazione (spendi più di energia che di stipendi) sei destinata alla vetta.

    Posso sbagliarmi, ma non é detto.

    • Assolutamente d’accordo, nel medio lungo termine energia a basso costo per non dire vicina alla gratuità, è un motore allucinante per l’economia tutta, aziende con margini molto più ampi da redistribuire in parte ai dipendenti normali e in parte in ricerca e sviluppo, il popolo gravato di enormi costi per le bollette avranno più margine di spesa per acquistare beni e investire sulla qualità della propria vita (ristrutturare casa, auto elettrica etc) le famiglie faranno più figli per le minori incertezze e via dicendo…

      Purtroppo con i guadagni da record che queste aziende han fatto grazie ai prezzi stellari (in Europa sola) del gas e petrolio negli ultimi 12 mesi li spinge a voler fare ancora più perché si sa i dividendi cicciosi piacciono… Solo ora dopo mesi sulle tariffe di energia han inizio a ridurre sensibilmente i margini, si è passati da 13 centesimi di delta a “solo” 7/8 centesimi a cui aggiungere il pun.. 60% è più di margine di guadagno… Non avendolo più non controllo il gas ma immagino siamo li se non peggio, a cascata questi guadagni arrivano ai produttori di gas e petrolio… Purtroppo la transizione non è vantaggiosa economicamente per quel tipo di aziende, lo è soprattutto per gli utenti finali (privati e aziende produttive e di servizi) che ora, per loro, sono il posto da cui drenare i miliardi di fatturato e dividendi vari, purtroppo deve intervenire la politica in queste questioni almeno quella che non prende mazzette

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