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VISA all’attacco: facilitare il pagamento della ricarica

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Visa, marchio noto per le carte di credito,  lancia un appello per standardizzare sistemi di pagamento fluidi e interoperabili nelle colonnine di ricarica.

visaVISA: ognuno sia libero di pagare come vuole

VISA ritiene che il settore della mobilità elettrica dovrebbe impegnarsi a offrire ai consumatori la libertà di pagare con il metodo che preferiscono. Come? Adottando innanzitutto pagamenti open-loop e interoperabili. Attualmente, non esiste uno standard industriale diffuso per l’accettazione dei pagamenti nei punti di ricarica. Ciò comporta un sistema in cui, secondo VISA, i consumatori in Europa spesso non hanno la possibilità di scegliere il metodo di pagamento, limitato a una sola opzione. Per esempio, la registrazione a un’app o al programma del provider. O, addirittura non sono in grado di ricaricare il veicolo perché non registrati al servizio di abbonamento richiesto. Solo un numero ristretto di Paesi, come la Germania, ha regolamentato un approccio standardizzato. VISA sta lancerà quindi una consultazione con i produttori di punti di ricarica e altri leader del settore. Scopo: identificare barriere e soluzioni all’accettazione diffusa di pagamenti contactless e digitali interoperabili.

Visa
Charlotte Hogg, numero uno di Visa Europe.

La n.1 Hogg: “Operazioni ancora troppo complicate”

Garantire che le persone possano pagare in modo facile e immediato per ricaricare i veicoli è essenziale, se vogliamo incentivare la transizione verso il mondo elettrico”, spiega Charlotte Hogg, CEO di Visa Europe. “Al momento, non siamo ancora giunti a questo traguardo. Crediamo quindi che tale situazione debba cambiare. In modo da offrire ai consumatori la possibilità di scelta che gli spetta”. Visa ha inoltre annunciato che diventerà la prima società del settore pagamenti a entrare a far parte di Charging Interface Initiative (CharIN). CharIN è impegnata a promuovere standard globali nel settore della ricarica, riunendo i player di tutto l’ecosistema. Scopo: sviluppare un’infrastruttura globale, un protocollo di ricarica e un pagamento sicuro, oltre che nuove tecnologie per facilitare la transizione verso l’elettrico. Attraverso l’adesione a CharIN, Visa mira a fare leva sulla propria esperienza nei pagamenti per sostenere tali obiettivi.


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15 COMMENTI

  1. L’importante è che al tavolo invitino anche il circuito pagobancomat, altrimenti è solo una scusa per incentivare chi non ha necessità di farla.
    L’ideale sarebbe anche alcune con contanti, magari quelle già gestite dentro aree di servizio (quindi con personale che può svuotarle di giorno), è sempre più raro ma capita comunque che a volte ci siano problemi di collegamento per i pagamenti.
    Magari per ovviare ai contanti una sorta di chippini nfc “ricaricabili ” da tot kw che vengono scalati direttamente senza necessità di collegamento internet, sarebbe anche comodo per i figli minori con scooter o microcar per le cariche, sicuramente è più responsabilizzante che dargli il tuo account per i pagamenti o una carta di credito personale.. Un po’ più problematico da realizzare a prova di truffa però

    • Pagobancomat non è molto internazionale, credo basterebbe Maestro e Vpay. Riguardo i contanti a questo punto basterebbe una carta prepagata ( tipo quella delle poste). Credo che chiunque abbia figli più o meno automuniti gli abbia già fornito una carta prepagata da usare per spese varie e per le emergenze…

      • Si le ricaricabili, al di là dei costi di ricarica spesso abbastanza alti, possono essere utili, ma resta cmq il fatto che poi possono essere usati all’insaputa del genitore in qualsiasi altro modo, diciamo dipende da come si è impostata la paghetta.
        Resta però cmq il problema di garantire almeno in una parte di colonnine l’uso del contante per bypassare eventuali problemi di collegamento etc, proprio per il fatto che al contrario delle termiche si ha necessità di rifornimento molto più frequenti è un casino soprattutto per chi gira per lavoro, quantomeno sulle autostrade e nelle aree gestite (come quelli che iniziano a sorgere dentro i benzinai) che han comunque già del personale che si occupa di svuotare le casse.
        Non so a voi, a me è capitato, non spesso, ma più di una volta di avere tutta l’area coi bancomat/carte KO, non potendo usare la carta carburante aziendale ho messo 10€ che avevo in tasca e fino al giorno dopo non ci ho più pensato, avrei potuto anche evitare e arrivare a casa comunque con la riserva di 40/50km circa ma, avessi un elettrica non poter fare il rabbocco in quella che magari è l’unica pausa abbastanza lunga da avere utilità avrebbe potuto creare problemi dopo, un furgone che ha l’autonomia giusta per le consegne mattutine e ricarica per il giro del pomeriggio sarebbe bloccato etc etc.
        non guardo solo ad oggi dove sostanzialmente quasi tutti gli acquirenti han kilometraggio relativamente limitato e casa con fotovoltaico e garage dove gli basta due ore per caricare quello che gli serve il giorno dopo e qualche sporadico test con consegne su elettrico e le cariche fuori casa son sostanzialmente rare (tantissimi dicono di non averle nemmeno mai usate in oltre un anno) ma se si lascia il far west ora perché tanto son poche e si fa gli attendisti pensando di tamponare a posteriori una progettazione inadatta ne risentiremo tutti

  2. Finora hanno giustificato – da un punto di vista “legale” – l’impossibilitá di pagare le ricariche di corrente con carte di debito/credito (o al limite in contanti) come avviene con i rifornimenti di carburante perché le prime sono classificate come fornitura di servizi anziché beni come gli ultimi. A quando un’opportuna modifica della normativa fiscale in materia ?

    • Ma in realtà il.le bollette la pago con carta di credito o bancomat abilitato, direttamente sul sito del fornitore, quindi mi sembra solo l’ennesima scusa.

      • Lei paga la fornitura in base a un contratto sottoscritto e riceve regolare fattura. App e carte abilitate sono forme di contratto. Il bancomat, o i contanti no. Questa la differenza

        • Non sono d’accordo. Ai supercharger Tesla io collego il cavo, lo stacco a ricarica completata e riparto. Più o meno in quel momento mi arriva l’SMS di addebito della ricarica sulla carta di credito.
          Perché non dev ‘essere possibile con tutti gli altri fornitori?
          App e carte abilitate non sono forme di contratto, bensì inutili, fastidiose complicazioni in aggiunta ai metodi di pagamento (carta di credito). Infatti quando ti registri – per es.con ENEL X – vanno inseriti i dati della c/c. Inutilmente macchinoso. Per inciso: più volte ho cercato di registrarmi proprio con ENEL X, ma il sistema si imballa sempre.

          • I Supercharger Tesla riconoscono l’auto e il suo proprietario, infatti le arriva la fattura. App e carte abilitate fanno altrettanto: ad ogni ricarica corrisponde la fattura via mail. Questo non può avvenire con bancomat, contanti e carte di credito. Altro discorso è la difficoltà di registrazione, che può dipendere dal sistema informatico o da pasticci dell’utente (mi riferisco a me stesso)

    • Si usa il bancomat per il biglietto dell’autobus e per i parcheggi e poi vogliamo pagare in contanti per pagare il rifornimento di una macchina elettrica ultra-smart?

      Con tutto il rispetto ma chiedere di pagare in contanti nel 2022 è anacronistico e implica di avere nelle colonnine un lettore di banconote, una cassaforte e pagare qualcuno che vada a svuotare: costi inaccettabili e ingiustificati.

      • Io francamente spererei in un accordo con le case automobilistiche in modo da creare un sistema tipo Tesla. L’auto comunica i miei dati e tutto viene pagato in automatico via conto corrente/ carta di credito

        • Esatto, concordo con Alessandro.
          Massimo (Degli Espositi), riguardo alla sua risposta a me (8 febbraio h 23.08) mi chiedo come facciano i supercharger a riconoscere auto non Tesla. Gli altri fornitori comunque devono solo copiare

          • Infatti, non le riconoscono; quindi al momento i Supercharger sono riservati a Tesla.

          • Massimo, io mi riferisco ai SC TESLA per es. in Olanda, una parte dei quali è abilitata – a livello sperimentale – per la ricarica anche di veicoli non TESLA (solo quelli registrati in Olanda). Questo sarebbe bene che tutti fornitori copiassero.
            Mi permetta una osservazione: dal tono dell’articolo sembrate limitarvi a descrivere lo status quo, senza prendere posizione, che immagino sarebbe a favore di una semplificazione sul modello delle stazioni di carburante.

            P.S.: sotto le risposte manca il pulsante
            per rispondere direttamente al post. Per questo scrivo un post “generico”, rivolgendomi a Lei per chiarezza

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