“Ho fatto 500 km con una piccola elettrica”: dalla Francia un’idea per l’estate

piccola elettrica

Si può viaggiare per 500 km con una piccola auto elettrica? Sì: l’ha appena fatto Ivone Benfatto con una nuovissima Hyundai Inster Long Range, e ci racconta come. Ivone, è l’affezionato lettore residente in Francia che poche settimane fa ci ha inviato  quattro articoli con la cronaca della sua trasferta di lavoro in Cina, un edificante reportage sulla transizione alla mobilità elettrica nel Celeste Impero(leggi). Questa volta accorcia lo sguardo su realtà che riguardano più da vicino noi che viviamo in Italia e in Francia. E lancia un’idea che sottoscriviamo in pieno.

    di Ivone Benfatto

L’idea per questo articolo mi è venuta leggendo il commento di Franco sotto l’articolo “Andare più piano per vivere meglio. Siamo disposti?”. Nel suo commento Franco ha scritto: «Ogni tanto faccio un giretto con la mia 500 del 1971. Un tempo era l’auto di tutti i giorni, oggi con la frenesia che c’è va bene, appunto, solo per fare un giretto nel tempo libero. Niente di più».

La frase “Un tempo era l’auto di tutti i giorni” mi ha subito fatto pensare a uno dei miei zii, che possedeva una Bianchina nella versione Trasformabile. Non la utilizzava solo per gli spostamenti quotidiani, ma anche per affrontare viaggi importanti. Ricordo, ad esempio, quando nel giugno del 1965 partì dal suo paese in provincia di Padova diretto a Lucerna, per trascorrere una settimana con i parenti. Fu un viaggio di circa 500 chilometri, compiuto in giornata, attraversando il passo del San Gottardo.

Ci andò con la sua Bianchina, per la quale aveva realizzato a mano un portabagagli su misura da fissare sul tetto, così da poterci sistemare una valigia. Aveva persino modificato il sistema di chiusura del vano motore, per rimanere socchiuso di circa 10 centimetri favorendo la ventilazione.

Inoltre, proprio come il sottoscritto, era un convinto sostenitore dell’Europa Unita: invece del classico bollo ovale con la “I” di Italia da apporre accanto alla targa, aveva preferito un adesivo ovale blu con la scritta “EU” e la dicitura “Europe Unie”. Quando un conoscente gli fece notare che in Svizzera era obbligatorio il contrassegno con la “I”, rispose: “L’Italia fa parte della Comunità Europea, e quindi va bene anche l’etichetta EU!

Ma qual è l’idea che mi è venuta?

Con l’estate alle porte, mi sono chiesto: perché non condividere su Vaielettrico alcune esperienze di viaggio con auto medio-piccole, anche su percorsi autostradali? In altre parole, perché non raccontare l’uso per i lunghi tragitti di quelle vetture che, nell’immaginario collettivo, sono considerate “solo da città”?

Fino a qualche anno fa, era piuttosto complicato e pochi erano disposti a provarci. Oggi, però, le cose sono cambiate radicalmente. Le batterie non solo sono diventate più capienti (ricordate la prima Zoe con batteria da 22 kWh e priva di connettore CCS?), ma anche le velocità di ricarica hanno fatto un notevole salto in avanti. Oggi molte piccole auto elettriche offrono prestazioni di ricarica che, fino a poco tempo fa, erano appannaggio esclusivo dei modelli di fascia superiore.

Anche le infrastrutture sono migliorate: molte autostrade sono ormai dotate di colonnine HPC. In Francia, ad esempio, dallo scorso anno tutte le aree di servizio autostradali sono dotate di caricatori ultra fast. Questo significa trovare una ricarica HPC ogni 50–60 km e poter quindi ottimizzare le soste facendole coincidere con le pause dei viaggiatori.

La mia esperienza con la Hyundai Inster

Recentemente mi è capitato di guidare in Francia una Hyundai Inster Long Range, su un tragitto di circa 500 km, di cui 380 km in autostrada (limite a 130 km/h), il resto su raccordi cittadini e strade nazionali (limiti tra i 90 e i 110 km/h).

piccola elettrica

Qualcuno osserverà che la batteria della Inster Long Range, 49 kWh lordi (46 netti), non è poi così piccola. Ma, a parte che è stata l’auto che mi è capitato di utilizzare, la motivazione dell’articolo era raccontare un’esperienza utile a chi non può permettersi due auto (una per la città e una per i viaggi) e desidera un’auto compatta, sotto i 4 metri di lunghezza, che sia versatile anche nei lunghi spostamenti.

Devo ammettere che all’inizio ero un po’ prevenuto. Temevo lunghe e noiose soste per la ricarica. Invece no. Complice anche la bella giornata, le soste sono state piacevoli ed il tempo a loro dedicato è passato in fretta.

city car elettrica
La curva di ricarica della Hyunday Inster di Ivone: molto efficiente per una piccola auto elettrica

Per Hyundai Inster pianificazione semplice e rilassata e prestazioni di ricarica sorprendenti

La curva di ricarica della Inster mi ha sorpreso positivamente: molto meglio della Kona da 64 kWh che avevamo acquistato nel 2020. Appena collegata a un caricatore HPC, la Inster raggiunge rapidamente la potenza massima di circa 80 kW e la mantiene fino al 60% di SoC (vedi foto). Un grande passo avanti.

In autostrada abbiamo mantenuto il cruise control adattivo a 130 km/h, con qualche breve superamento per i sorpassi. Sopra i 125 km/h l’auto iniziava a vibrare leggermente, anche per il vento laterale. Era il 3 maggio, una giornata trafficata ma scorrevole, e ci ha permesso di tenere medie elevate. Solo a Lione abbiamo incontrato qualche rallentamento.

Il viaggio l’ho organizzato come d’abitudine: partenza con batteria al 100% (caricata durante la notte) e una sosta lunga poco dopo mezzogiorno, in un’area con caricatori HPC e buoni servizi (ristorante, bagni, spazi verdi). Per la pianificazione uso ABRP per una prima idea e poi scelgo personalmente le aree di servizio migliori per i miei gusti. Per i rabbocchi intermedi mi lascio guidare dal navigatore dell’auto.

Nel mio caso, per la pausa pranzo più ricarica ho scelto l’area di Montélimar Ouest, dove siamo arrivati dopo una ricarica intermedia di 20 minuti. Montélimar Ouest è una delle soste preferite lungo la A8 da Francesi, Belgi e Olandesi che scendono da nord. Probabilmente è preferita anche perché è poco a sud della “Porta del Sole”, un monumento in stile moderno posto ai lati dell’autostrada, segna simbolicamente il confine tra il piovoso nord e il soleggiato sud. L’area di servizio è enorme e ben attrezzata ma quel giorno un po’ affollata.

Tutte le colonnine occupate? Il bon ton della ricarica

Sosta pranzo di 40 minuti, caricatori HPC tutti occupati ma senza code: appena se ne liberava uno, dopo pochi minuti arrivava un’auto. Dopo essere passati dal ristorante self service, con il nostro vassoio ci siamo accomodati sui tavoli all’aperto per approfittare della bella giornata e poter osservare la zona dei caricatori HPC.

In caso di code, per buona creanza, avrei liberato il posto prima di arrivare al 90% di SoC, ma non è stato necessario. Dopo aver concluso il pranzo e bevuto il caffè, ho lasciato l’auto collegata fino al 95% quando ho visto arrivare un’auto elettrica alla quale ho ceduto il posto.

Con quel 95% non siamo arrivati a casa, ma ci è bastato un breve rabbocco di 8 minuti. In tutto: 40 minuti per pranzo + 28 minuti per due soste aggiuntive. A mio parere più che accettabile per un viaggio di 500 km, rilassato e con pause per la ricarica tutt’altro che noiose.

Ivone Benfatto

Conclusione e invito ai lettori

Metterei la Hyundai Inster tra le auto che, come scriveva Franco della sua 500, sono “di tutti i giorni: perfette per la città”. Ma, aggiungo io, all’occorrenza permettono anche viaggi lunghi senza problemi.

Vi invito quindi a raccontare la vostra esperienza! Ecco alcune linee guida:

  • Auto di lunghezza inferiore a 4 metri
  • Batteria con capacità lorda inferiore o uguale a 50 kWh
  • Percorso di almeno 400 km, dei quali almeno 300 km in autostrada

Chissà, magari un giorno ripercorrerò il viaggio dello zio dalla provincia di Padova a Lucerna… ma con una piccola auto elettrica da città. Sono sicuro che, vedendola, lui direbbe: «Ma voi siete nel lusso!». Perché sì, il suo viaggio con la Bianchina era tra quelli che richiedevano non solo programmazione, ma anche impegno e sforzo fisico. Ben venga il progresso: con più comfort e sicurezza, ma anche con più sostenibilità. E magari, ogni tanto, impariamo davvero ad andare un po’ più piano, per il bene di tutti.

Un caro saluto a tutti e buone vacanze… naturalmente in auto elettrica, comprese le cittadine!

LEGGI anche “TEST – Hyundai Inster: tutto l’essenziale a 25.000 €” e guarda il VIDEO di Marco Berti Quattrini 

Visualizza commenti (16)
  1. Giovanni Battista Dini

    Io in inverno, sono andato a passare l’ultimo dell’anno a Rimini partendo da casa mia, 270 km di andata, altrettanti al ritorno, e giretto in loco…..
    Con una Smart!

    Certo, non avevo fretta, ma, si può fare.

  2. roberto guidetti

    Resoconto molto interessante, che dovrebbe farci riflettere sul fatto che si possono fare lunghi viaggi anche senza “transatlantici da autostrada”: la Inster ed altri modelli simili offrono un confort che negli anni citati dai commentatori non c’era neanche su modelli “alto di gamma”, grazie ad accessori come l’aria condizionata. Resta il fatto che per il viaggio ha utilizzato un’auto che, quanto a listino, parte da 26.650 euro: non proprio alla portata di tutti, purtroppo

  3. Concordo con Ivone sul fatto che andare piano è la vera sfida del futuro ma la vedo molto dura: tutti corrono con veicoli giganteschi ed il rischio di essere di intoppo è sempre in agguato.
    Ciò che mi lascia perplesso sono le due soste (la seconda solo di rabbocco) per fare 500km: va bene non aver fretta ma trascorrere in autostrada più tempo dello stretto necessario, peraltro non in giornate super trafficate, non è poi così piacevole come descritto nell’articolo. Per non parlare della ristorazione, in Italia spesso di qualità modesta.
    Da ultimo i costi delle ricariche: in Francia sono molto più bassi, da noi quelle autostradali sono “for emergency only”

    1. Caro o cara Ciumbia,
      sono l’autore dell’articolo. Mi rendo conto che, forse, il messaggio che volevo trasmettere nelle conclusioni non è passato con la chiarezza desiderata, quindi colgo l’occasione per ribadirlo.
      Il punto che intendevo sottolineare è che, oggi, a mio parere, anche con auto pensate principalmente per un uso cittadino (ho citato la Inster, ma ci sono anche altri modelli sul mercato) è possibile affrontare un viaggio di circa 500 km. Dunque, per chi — per diverse ragioni — desidera avere un’unica auto capace di coprire sia l’uso urbano sia quello autostradale, senza spendere troppo, il mercato offre oggi alcune soluzioni interessanti.
      Naturalmente, come già scritto, la fattibilità dipende non solo dalle caratteristiche dell’auto, ma anche dalla qualità dell’infrastruttura di ricarica. In ogni caso, bisogna mettere in conto tempi più lunghi: non tanto per la velocità di marcia in autostrada, quanto piuttosto per i tempi complessivi del viaggio, inclusi quelli delle soste per la ricarica. Io stesso percorro questo tipo di tragitto 4 o 5 volte all’anno, solitamente con veicoli più adatti ai lunghi viaggi. Tuttavia, questa volta mi è capitato di affrontarlo con una Inster — e l’ho fatto. Cinque anni fa, non ci avrei nemmeno pensato, perché anche in Francia l’infrastruttura di ricarica non era paragonabile a quella attuale.
      Si tratta, ovviamente, di valutazioni personali, e rispetto pienamente le sue.
      A titolo di confronto, ad esempio, ritengo che la qualità della ristorazione nelle aree di servizio italiane sia generalmente superiore a quelle francesi. Naturalmente, molto dipende da dove ci si ferma: in Italia come in Francia, esistono aree di servizio migliori e peggiori. Per esempio, vicino a Modena c’è l’area di servizio di Secchia Ovest che, a mio parere, è eccellente — anche se i prezzi non sono quelli di un fast-food.
      Per quanto riguarda le stazioni di ricarica, è vero che in Francia i prezzi sono generalmente più bassi, ma in autostrada la differenza è enorme, a meno di sottoscrivere un abbonamento mensile. Tuttavia, questo comporta poi il vincolo di fermarsi sempre presso lo stesso fornitore, perdendo così la libertà di scegliere qualsiasi area di sosta. A tal proposito, condivido un’esperienza personale: poco prima di Natale dovevo affrontare un lungo viaggio (non con la Inster) e decisi di attivare il piano scontato di Ionity. Ottimo prezzo, ma evidentemente non ero l’unico ad aver fatto questa scelta: lungo l’autostrada francese tra il Belgio e Lione, per la prima volta in cinque anni da quando possiedo un’auto elettrica, ho trovato coda in occasione di soste presso stazioni di ricarica Ionity. A quel punto, io e mia moglie ci siamo detti: “La prossima volta spendiamo un po’ di più, ma ci fermiamo dove vogliamo.” Anche perché, su base annuale, il costo per la ricarica durante i viaggi autostradali è un frazione non importante rispetto al resto delle spese di ricarica, che normalmente faccio a casa. Ma anche in questo caso è una questione di scelte personali,
      Credo che il punto fondamentale sia proprio questo: poter scegliere. Per esempio, per lo stesso itinerario che ho percorso con la Inster, una Volkswagen ID.3 con batteria da 77 kWh, secondo ABRP, richiederebbe solo una sosta di 18 minuti per la ricarica. Tuttavia, il prezzo di una ID.3 con batteria da 77 kWh è superiore a quello della Inster.

  4. Trento Bray Dunes 1170 km. Fiat 500 con problemi alla guarnizione tra motore e carburatore ( trovato ricambio all’arrivo riparata con attrezzi auto) e al regolatore di tensione dinamo ( quando ci si fermava bisognava staccare il fili dal regolatore altrimenti teneva eccitata la dinamo. Riparata al ritorno in Italia con ricambio e attrezzi in dotazione auto). Ritorno in Italia a Loano (SV) 1230km, attraversata Parigi deserta di domenica orientandosi col sole per trovare il sud da cui partiva l’autostrada del sud. Poi con l’auto finalmente al 100 % , a Trento. C’erano ancora le frontiere anche se già bastava la carta d’ identità per superarle. 1968, 23 anni e andavo a prendere la morosa che era andata con la zia sulla manica e la portavo a Loano dove erano i genitori e dove avrei passato una settimana di ferie. Ero giovane e avevo più fiducia nell’ Europa di quanto ne abbia oggi. E come diceva Giorgio Bocca a quell’età e a quei tempi ” tira püsé en pel de pota che cent cavai che trota”.

  5. Daniele Sacilotto

    Non ho vissuto quegli anni, sono più giovane, ma nel leggere tutti i commenti di chi ha avuto questa possibilità davvero mi chiedo di nuovo: vuoi vedere che per apprezzare davvero il viaggio il segreto è andare più piano?

  6. Ricordo benissimo il viaggio fatto nel 1976 da Bordighera a Reggio Calabria per andare a trovare i parenti. Fiat 126 amaranto, 4 persone e bagaglio sul portapacchi montato sul tetto. Non so se avete presente la 126 prima serie, la pompetta del lavavetri non era elettrica ma una peretta di gomma da premere, la levetta per il riscaldamento era sotto il sedile posteriore, semplicemente apriva una feritoia che faceva entrare l’aria calda proveniente dal motore, in mezzo ai sedili anteriori due leve, una per tirare l’aria, l’altra per azionare il motorino d’avviamento con il rinvio a cordina. Sedili in finta pelle di plastica colore beige che d’estate ti spellavano le gambe coi pantaloncini corti, dietro niente finestrini, neppure a compasso.Altri tempi

  7. I miei genitori seduti davanti, io, figlio unico, dietro con una torta e una montagna di Topolino e diverse borse e borsine! A112, 903 cc. Belvedere Marittimo (CS)-Torino. Tirata unica! Alla sera finito i Topolino e la torta! Sono ancora in sovrappeso oggi!

    1. Caro Mario, seguo Vaielettrico dal 2019 e ha fatto bene ad autocitarsi: è stato un utile promemoria che mi ha rinfrescato la memoria e ha messo in evidenza i progressi compiuti negli ultimi cinque anni. Complimenti ancora per il suo viaggio con la Zoe nel 2020.

  8. complimenti a Ivone per l’idea e soprattutto complimenti a suo zio per la temerarietà! Magari non tutti conoscono il passo dal S. Gottardo … io abito vicino e l’ho percorso molte volte, ma con auto relativamente potenti. La cima del passo si trova a 2’100 m s.l.m. e posso immaginare che faticaccia! Hai descritto bene come tuo zio s’ingegnò per aumentare l’areazione al motore. Mio padre dovette adottare metodi simili per poter andare nella nostra cascina a ca. 1400 m s.l.m. con una moderna (rispetto alla bianchina) citroen AX (auto di fine anni ’90), per evitare di surriscandarla. Le prime volte dovevamo fare il viaggio in due tappe perché a metà salita si accendeva la spia, poi abbiamo scoperto il trucco.
    Complimenti ancora!

  9. Mio padre aveva una Bianchina panoramica, motore a sogliola sottopiano posteriore. 11kW di motore, se non ricordo male, di potenza. 95 km/h di velocità massima con un “lancio” chilometrico. Ci andavamo al mare, con il tetto stracarico, baule pieno, “frunk” pieno (aveva il cofano portabagali essendo motore posteriore e non esistendo certo l’aria condizionata o altre “diavolerie”). Due figli piccoli (io e mio fratello), portavano persino la vasca da bagno per noi (per me piccolino), carrozzina etc.
    Niente Isofix, non esistevano e nemmeno i sedili per bambini, la macchina aveva le cinture di sicurezza solo anteriori montate da mio padre dopo peripezie con l’Autobianchi per riuscire a sapere la posizione di attacco (essendo venduta anche all’estero, era predisposta). Autonomia… beh, inferiore alle attuali, stante il serbatoio ridicolo e il consumo che comunque… era di 20 km con un litro nonostante i 600kg di peso (praticamente l’intera macchina pesava come la mia batteria attuale….).
    E rispetto alla 500, era un sogno!

    Ivone, grazie: non volevo commentare, ma non potevo esimermi dal farlo per ringraziarti. Interessantissimo, complimenti per il testo e anche per l’iniziativa!

    1. -Niente Isofix, non esistevano e nemmeno i sedili per bambini-

      Perchè una volta le auto erano da uomini veri, non ermafroditi vegani a dieta… e anche da bambini veri, mica bimbiminchia smartrofizzati.

      comunque anche mio papà ebbe la 500 giardiniera” di ottava mano come prima auto nel 1960 “e vòltes’indrè”. Stesso motore.
      Ma da che ho memoria, ricordo come prima auto la fiat 131 familiare.
      O meglio: Panorama.
      La bianchina per le vacanze in famiglia era veramente qualcosa di eroico, la Coppa Cobram delle automobili.
      Ti stimo moltissimo. 🙂

  10. Daniele Giuseppe Eugenio Colombo

    Una volta i viaggi importanti con le nostre macchine piccole avevano un sapore di avventura.
    Io avevo 10 anni nel 1964 e mi ricordo due volte all anno il Milano Stoccarda con la 1100 103 , ma soprattutto d inverno il Gottardo lo si passava su treno navetta da Aitolo a Goshenen.
    Poi si mangiava panino ad Altdorf paese di Guglielmo Tell e poi via , lentamente .
    Oggi grazie a app ecc vediamo che anche un viaggio importante con una piccola non è impossibile e grazie a autostrade è tutto più facile

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