Viaggi elettrici / Partenza da Bergen, per 5 mila km
Viaggi elettrici / Mi chiamo Sandro, abito a Bergen in Norvegia, e possiedo una Tesla Model 3 LR AWD da circa un anno. Fino a luglio l’avevo utilizzata solo per spostamenti brevi, ad eccezione di qualche puntata sino ad Oslo. Dista poco meno di 500 km e occorrono circa 7h e 1/2 con qualsiasi auto, causa strade piuttosto “complicate” e limiti di velocità non oltre 80 km/h (spesso anche meno). Vi anticipo che, nonostante il racconto della nostra vacanza mostri un sacco di dati, tempistiche, km e ricariche, abbiamo affrontato il viaggio come se avessimo avuto ancora il Suv diesel.

Lasciando al computer di bordo di programmare le soste. Ma spesso non abbiamo rispettato il piano, le necessità fisiologiche di un essere umano sono più limitate della capacità della batteria della nostra auto. Mi sono limitato a trascrivere i dati ad ogni SuC come una sorta di diario di bordo. Tenendo presente che sotto al 50%, in DC, la Model 3 ricarica alla massima velocità: conviene stare quanto più possibile al di sotto, per risparmiare tempo. Quasi mai siamo stati pronti a ripartire prima che la ricarica fosse finita. Ovviamente la rete di Supercharger Tesla ha fatto la differenza, permettendoci di percorrere oltre 5.000 km senza una pianificazione dettagliata (salvo il caso limite di Capo Nord). Non sarebbe stata la stessa cosa con qualsiasi altra EV.
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Viaggi elettrici / Preparazione su ABetterRoutePlanner
Quest’estate, causa Covid, io e la mia famiglia abbiamo rinunciato alla solita puntata in Sardegna per andare alla scoperta della Norvegia settentrionale. Come sempre, ho cominciato a pianificare il viaggio con tappe “fattibili”, per non stressare i miei compagni di viaggio (mia moglie, mio figlio di 14 anni e mia figlia di 18). Inizialmente ho ignorato il fatto che avrei usato un’auto full electric, per vedere quanto avrei poi dovuto modificare il percorso per il diverso tipo di trazione. Ho poi impostato le tappe su ABetterRoutePlanner (una web app abbastanza conosciuta nell’ambiente degli utilizzatori di EV). E mi sono davvero stupito quando ho realizzato che le modifiche da apportare al piano originale erano pochissime. Complice anche il complicato territorio della Norvegia occidentale, che non presenta tantissime varianti. Imbarcati i bagagli (il trunk della Model 3 è stato più che sufficiente per contenerli, tant’è che quello anteriore è rimasto vuoto), siamo partiti da Bergen.
Viaggi elettrici / Prima tappa 367 km, ricarica 2,30 €
Si parte da Bergen verso le 9 sotto un diluvio (eh si… questa è la Norvegia: il meteo è imprevedibile sempre) che ci accompagna per i primi 100 km percorsi in circa 1h e 1/2. Qui prendiamo il primo traghetto della giornata. Da Oppedal ci permette di attraversare il lunghissimo, ma per fortuna non così largo (6 km), fiordo di Sognefjord sino a Lavik. Avremmo a disposizione il primo Supercharger, ma andiamo oltre avendo ancora il 71% di batteria e avendo approfittato dei 20 minuti di traversata per sgranchirci. Puntiamo al Supercharger (da ora in poi SuC, come usano chiamarlo i “teslari”) di Skei dove arriviamo dopo un altro centinaio di km in 1h e 3/4.
Nel frattempo il cielo si apre e spunta un bellissimo sole ad illuminare le valli ricoperte di verde lungo cui si snoda una strada alquanto tortuosa. Al SuC di Skei troviamo parecchie Tesla,ma individuiamo senza problemi uno stallo su cui ricaricare. La batteria è al 50% ed imposto il limite di ricarica fino al 72%, più che sufficiente per arrivare ad Ålesund, destinazione della prima giornata. In modo da liberare lo stallo vista l’alto numero di auto in carica. Mentre iniziamo a mangiare nella tavola calda nella stessa area del SuC, mi arriva sull’app la notifica che la ricarica è completa. Ripartiamo in direzione Ålesund. Scolliniamo proprio sopra il bellissimo fiordo di Innvikfjorden per poi puntare verso il traghetto che ci porta, attraverso il fiordo interno, ad Ålesund. Ci arriviamo in 2h e 45m dopo 168 km su e giù per fiordi e valli. 20 minuti di traversata e siamo alle porte di Ålesund. Ci separano solo 8 km dall’albergo, dove arriviamo con il 36% di batteria.
Viaggi elettrici / 2° tappa, tra traghetti e fiordi, 290 km

Bastano meno di 20 minuti per raggiungere il livello impostato, ma ci serve qualcosina in più per finire il pranzo. Altri 10 minuti per raggiungere il traghetto che ci lascia ad Halsa dopo una mezz’oretta. Ci mancano poco più di 2h e 146 km per arrivare a Trondheim (destinazione del giorno) che percorriamo lungo una divertente strada. Le curve e le controcurve non troppo chiuse mi permettono di godere delle qualità telaistiche dell’auto. Senza per questo stressare troppo i passeggeri che, nel frattempo si godono la vista sul Vinjefjorden, con le pareti a picco grondanti d’acqua con decine di cascate. Attraversata Orkanger in pochi km arriviamo alle porte della bella Trondheim. L’hotel è in centro, lungo il fiume che spacca in due la città. La Model 3 riposa con il 50% di carica residua.Viaggi elettrici / 3, nel regno della pesca al salmone

4° tappa: l’incanto delle Lofoten e la ricarica a Svolvær
Lasciamo la splendida location immersa nella natura per prendere una strada secondaria che ci porterà giù lungo la valle offrendoci degli scorci niente male fino a Bodø. Dove prenderemo il primo traghetto disponibile per le isole Lofoten. Un’oretta e siamo al terminal traghetti. Il personale di bordo rileva il sensore dell’AutoPass (il TelePass norvegese) per addebitare l’importo del biglietto (intorno ai 7 € per una EV). Nessuna necessità di acquistare biglietti preventivamente. Nonostante il passo lungo della Model 3, nessun problema sulla rampa. Iniziamo la traversata con il cielo che comincia ad aprirsi ed il mare calmo, anche se dopo un’oretta, in mare aperto, le onde lunghe si sentono. A ridosso dell’isola di Moskenesøya (la maggiore delle isole più a sud), dove attraccheremo, il moto ondoso si placa. E dopo 3h di traversata finalmente siamo davanti alle Lofoten in tutto il loro splendore, ancora avvolte dalla nebbia mattutina che ne esalta ulteriormente la bellezza. Altri 15 minuti e siamo al porticciolo di Moskenes pronti a sbarcare dopo quasi 100 km a bordo. La prima tappa non può essere che Reine (forse la località più famosa dell’arcipelago).
5° tappa: visita all’arcipelago, con i “rorbu”, 150 km
Dedichiamo l’intera giornata a visitare l’arcipelago cercando di raggiungere tutti i punti di interesse che ci eravamo prefissi. Tra questi non può mancare lo splendido villaggio di pescatori di Nusfjord, che è stato trasformato in un unico “rorbu”. Il meteo non è dei migliori ma la location è talmente bella che… chissenefrega! Le foto non verranno altrettanto belle, ma il nostro ricordo rimarrà comunque fantastico. Rientriamo in albergo con il 35% di batteria residua, parcheggio l’auto nei pressi dell’hotel e ci rilassiamo un po’ prima di andare a provare qualche altra specialità in un ristorantino. 6° tappa: 545 km con riposo finale in una “hytte”
Dopo circa 3h e 50m e 262 km arriviamo a Setermoen con il 15% residuo e mettiamo la Model 3 in carica mentre pranziamo al sacco. In una mezz’oretta la batteria raggiunge l’85%. Secondo il computer di bordo, dovrebbe consentirci di arrivare prima a destinazione e poi al primo SuC del giorno successivo. Altre 2h e 160 km e ci troviamo di fronte all’isola di Tromsø; raggiungiamo il campeggio poco fuori città dove abbiamo prenotato una “hytte” (cottage, in norvegese). Scarichiamo i bagagli e ci dirigiamo in centro città attraversando il ponte che la separa dalla terraferma. La città è carina: passiamo il pomeriggio passeggiando per i caratteristici viottoli del centro. Poi rientro al cottage, dove prepariamo una bella di pasta al ragù (ogni tanto bisogna spezzare!).7° tappa: incontri più renne che…pecore in Sardegna
Ci dirigiamo verso est per raggiungere Skaidi, il nostro “campo base” per raggiungere Capo Nord. Il piano prevede una sola sosta, ma raggiunto il SuC di Skibotn dopo 1h e 40m di viaggio si decide di fare una breve pausa. C’è da ammirare la splendida vista sul fiordo (il SuC è praticamente in spiaggia!) e sgranchirci un po’. Giusto 6 minuti di ricarica per portare la batteria al 45% e ripartiamo verso il prossimo SuC. La strada costeggia il fiordo di Lyngen e scorre via veloce ed in 1h e 1/2 raggiungiamo il SuC di Sørkjosen dove abbiamo programmato di mangiare. Lasciamo l’auto al SuC ed iniziamo a mangiare nella graziosa trattoria fronte fiordo che ospita il SuC nel suo parcheggio. L’auto raggiunge la carica prevista (78%) in 22 minuti.... Da qui in poi affrontiamo uno dei tratti più belli (se si escludono le Lofoten) dell’intero viaggio. Inizialmente saliamo di quota. sino a quando ci troviamo di fronte al fiordo di Kvænangen e all’isola di Skorpa, che si alza imponente sull’acqua. Poi costeggiamo il Langfjord con la parete di Rivartinden a picco sul mare, con la sommità ricoperta da ghiacciai: l’acqua è piatta e le montagne ci si specchiano. Poi voltiamo ancora, stavolta verso sud e si apre davanti a noi il fiordo di Alta, che possiamo definire “la città più a nord di tutta la Norvegia” (e direi d’Europa).
Lasciata Alta ci arrampichiamo sull’altopiano di Hammerfest. E qui ci rendiamo conto che il Nord è sempre più vicino: il territorio circostante sembra quasi una tundra, senza nemmeno un albero ad interrompere lo sguardo. Andiamo veloci, la strada è dritta come un righello ed il limite è a ben 90 kmh (10 in più del limite massimo “normale” nelle strade norvegesi). Provo qualche affondo sul pedale dell’acceleratore per far sgranchire anche la cavalleria della Model 3, ma devo desistere. Ci sono più renne che pecore nella mia Sardegna ed il rischio di trovarne una che attraversa la strada è alto. Ci vogliono 3h e 1/2 per arrivare dall’ultimo SuC all’hotel di Skaidi, dove staremo 2 notti. Arriviamo con il solo 30% residuo e non ci sono più SuC a disposizione (per ora quello più a nord è Sørkjosen (dovrebbe essere di imminente costruzione un SuC a Olderfjord). Ma stavolta abbiamo prenotato in un Tesla Destination Charging (hotel convenzionato Tesla che dispone di più walbox per la ricarica) e potremo ricaricare la notte. Attacco la Model 3 alla colonnina (ce n’erano ben 4 da 22 kW, nonostante la Model 3 in AC carichi al massimo ad 11) e la metto a nanna. Noi approfittiamo delle ottime tapas del ristorante, di fronte ad un sole rosso fuoco che si avvicina all’orizzonte, ma con molta calma.8° tappa: ventaccio (e ansia da ricarica) a Capo Nord
Arriva finalmente il grande giorno: si va a Nordkapp (o Capo Nord come lo conosciamo noi italiani). Avevo impostato la ricarica notturna al 95%, nonostante il navigatore ritenesse che il 90% fosse più che sufficiente per rientrare addirittura con il 30% residuo. Ma viste le pessime condizioni meteo, per prudenza mi prendo quel 5% in più visto che non mi porta via nè tempo nè soldi in quanto compreso nel costo dell’hotel. Si parte sotto una fitta pioggia, ma quando arriviamo sul mare a Olderfjord capiamo che non sarà la pioggia il problema maggiore. Era previsto un forte vento (sui 70 kmh), ma la realtà è ben peggiore. La maggior parte del tragitto costeggia il Porsangerfjord ed il vento arriva da terra verso il mare. La strada è al livello del mare con il costone di fianco che si apre di tanto in tanto. Questo provoca lo scontro di folate di vento da direzioni diverse che sollevano letteralmente l’acqua del mare verso il cielo, creando decine di trombe d’acqua. Uno show tanto terrificante quanto spettacolare. Visto che l’auto è ben salda sull’asfalto e le gomme riescono a smaltire perfettamente l’acqua che lo ricopre proseguiamo in direzione nord. Superato il tunnel sottomarino che collega la terraferma all’isola di Magerøya (al cui estremo nord si trova Nordkapp), ci troviamo di fronte alla baia di Honningsvåg. La cittadina vale la pena una deviazione alla fine della quale puntiamo decisi verso la destinazione finale.
La strada sale su una sorta di altopiano ed i consumi previsti sono omai una chimera. Saremmo dovuti arrivare a destinazione con il 62%, ma manca ancora un po’ e siamo al 55%, con previsione aggiornata al 48 a destinazione. Arriviamo a Nodkapp sotto una bufera di vento che soffia a 120 kmh. Paghiamo solo il parcheggio (dal 2020 pagano anche le auto elettriche, prima era gratuito… sob!) e ci attrezziamo per scendere dall’auto. Ho paura che mio figlio venga portato via dal vento e lo tengo stretto per mano. Proviamo ad arrivare nel punto dove si trova il famoso globo (che poi è la zona più esposta al vento) per fare almeno una foto, riuscendo a stento a rimanere in piedi. Riesco a fare una foto (ma proprio una!) tenendomi alla balaustra, mentre mia moglie ed i ragazzi si aggrappano al globo. Rientriamo in auto ridendo come pazzi per il modo in cui siamo costretti a camminare. Mentre faccio manovra per uscire dal parcheggio dò un’occhiata al livello della batteria e quel 48% non mi tranquillizza: per la prima volta in un anno mi trovo con un po’ di ansia da ricarica. La previsione del navigatore dice che dovrei arrivare con il 3% di carica residua, ma visto com’è andata sino a lì, decido di guidare per la prima volta “energy saving”. Non imposto la trazione su Soft (che dovrebbe garantire consumi inferiori), ma mi affido alla sensibilità sull’acceleratore ed alle frenate rigenerative. Abbassando la media di soli 5 kmh riesco ad arrivare all’hotel con ben l’11% residuo (il vento era di fianco per cui non ha aiutato il rientro). 10° tappa: i km sono tanti, ma la schiena regge bene
Guidiamo per un’oretta per arrivare al SuC dopo aver approfittato della cavalleria a bordo per liberarci in tutta sicurezza di tutti i caravan che avevamo davanti nel traghetto. 15 minuti per portare la batteria dal 14 al 50%. Altre 2h e 1/2 e 180 km per arrivare al SuC di Storjord, già visitato all’andata, dove in 17 minuti carichiamo sino al 58%, ben più che sufficienti per coprire i 115 km per Mo i Rana. Come al solito la Model 3 ricarica più in fretta di quanto serva a noi per sbrigare le nostre cose durante le soste. Arrivati a Mo i Rana, raggiungiamo l’hotel sulla collina che domina la cittadina ed abbiamo ancora le energie per scendere in città a farci una pizza. E’ incredibile quanto i km macinati non pesino più di tanto sulle nostre spalle. La posizione di guida della Model 3 alla fine si adatta molto meglio alla mia schiena di quanto lo facesse il Suv medio che avevo prima. Visto che passiamo di fronte al SuC di Mo i Rana, ne approfittiamo per ricaricare dal 34 al 64%, mentre facciamo una passeggiata per goderci la bella serata.11° tappa: sosta a Trondheim, città studentesca
12° tappa: 521 km tra cascate ai lati della strada
13° tappa – Arrivo a Bergen, dopo gli ultimi 465 km
Superato il passo iniziamo la discesa che ci porterà giù a Stryn, dove incontreremo di nuovo il fiordo il Foleidfjorden, dove riprendiamo la strada fatta all’andata. Circumnavighiamo il fiordo (stavolta rimpiangiamo la mancanza di un traghetto…) e puntiamo dritti verso il SuC di Skei dove arriviamo dopo più di 7 ore dalla partenza. Mettiamo in carica la Model 3 per 20 minuti per portarla al 60% (sarebbe bastato il 50% per arrivare a Bergen, ma non volevo scendere sotto il 20%), e approfittiamo della tavola calda. Il traghetto di Lavik sul Sognefjord dista un centinaio di chilometri ed 1h e 1/2 di guida. La nostra auto comincia a sentire fiuto di casa e sembra quasi che ci porti a Lavik in metà tempo. Dopo 20 minuti di traghetto ed un’altra ora e 1/2 di strada arriviamo a casa… purtroppo.

Bel esperienza e condividendola, abbiamo viaggiato con te.
Un bel diario di bordo condiviso.
Con la mia fantasia ho viaggiato insieme a voi. Grazie per aver condiviso questo splendido racconto e queste meravigliose fotografie 🙂
Gratzias sardu… Deu seu de Terralba <3
Grazie a te Vince, sapere che ha suscitato delle emozioni in altri mi fa un immenso piacere. Salurami’ meda Terralba. 🙂
Splendido viaggio. Lo vedrei ancora meglio fatto in moto come vorrebbe fare mio cognato, comunque…
Devo dire che chi ha Tesla è molto avvantaggiato, la capillarità della loro rete è ancora la migliore.
Sicuramente Gianluca in moto avrebbe avuto un “sapore” diverso, ma nel mio caso specifico avrei perso il piacere del condividerlo con la mia famiglia: in moto sei sempre un po’ in “solitaria” dentro il tuo casco. Inoltre, nonostante abbiamo incontrato numerosissime moto durante le varie tappe, il giorno che abbiamo raggiunto Capo Nord non ne ho vista praticemente nessuna in giro: sarebbe stato davvero rischioso con quelle condizioni meteo. In 13 giorni di acqua ne abbiamo comunque presa un bel po’, per cui in moto (ma anche in auto…) andrebbe programmato da giugno a meta’ luglio, se si vuole sperare in un meteo migliore (e magari godere del sole di mezzanotte), anche se la certezza non c’e’ mai.
Grazie Sandro per aver condiviso questo splendido viaggio.
È uno degli articoli più belli che abbiamo pubblicato in questi tre anni e non possiamo che esserne grati a Sandro e alla sua family.
Sono totalmente rapito dal suo viaggio. Questo racconto ha alimentato la realizzazione del mio prossimo sogno! 🙂 grazie 🙏
Non c’è di che Paolo, è un piacere per me condividerlo. Se hai bisogno di qualche dritta sono a disposizione.
Chissà quando vedremo in Italia la stessa rete di assistenza per le vetture a trazione elettrica. Pensate che qualcuno oggi abbia un piano per realizzarla????
Beh io sono stato avvantaggiato comunque dalla rete di Superchargers Tesla, che è presente in tutta europa con quasi la stessa densità di punti di ricarica. Forse giusto alcune parti del sud Italia e, purtroppo le isole, sono ancora un po’ scoperti ma ci si sta lavorando. Certo, per una EV di altri brand in Norvegia la vita e’ piu’ semplice che in Italia, anche se non sarebbe stato così facile nemmeno quassù.
Però c’è anche da dire che in un anno non avevo quasi mai avuto bisogno di caricare fuori casa. Questo per dire che nella vita quotidiana, se si ha la possibilita’ di ricaricare a casa, la rete di colonnine pubbliche non e’ così determinante, a meno che non si abbiano necessità particolari, tipo percorrenze giornaliere oltre i 400 km.