Via alla mega-fabbrica franco-tedesca di batterie. A tagliare il nastro c’erano il presidente Emmanuel Macron e il ministro tedesco della Ricerca, Anja Karliczek. L’impianto di Nersac è gestito dalla Saft (gruppo Total).
Via alla mega-fabbrica, targata Total e PSA
Macron parla giustamente di “un Airbus delle batterie“. Perché questa è un’alleanza che comprende aziende francesi e tedesche. E che porterà alla costruzione di altri due stabilimenti, uno a Douvrin, nel nord della Francia (dal 2023) e uno a Kaiserslautern, in Germania (nel 2024). Quest’ultimo sorgerà nell’area dello stabilimento Opel, che è uno dei partner dell’iniziativa.

L’avvio della produzione-pilota a Nersac (sud-ovest della Francia) è previsto per la metà dell’anno prossimo. Si tratta di un impianto altamente automatizzato e alimentato in gran parte con energia da rinnovabili. L’investimento è stato quantificato in circa 200 milioni di euro. Anja Karliczek a nome del governo tedesco ha ribadito che Nersac è solo il primo passo verso un sistema di produzione di massa per celle di batterie. Con sostanziosi contributi dall’Unione europea, nell’ambito della European Battery Alliance.
Nasce la Automotive Cell Company
Durante la cerimonia a Nersac, i responsabili della Total hanno annunciato la nascita di una società a controllo paritario con il Gruppo PSA, chiamato ACC (Automotive Cell Company). PSA possiede i marchi Peugeot, Citroen, DS e Opel e sta per formalizzare la fusione con FCA- Fiat Chrysler. ACC sarà posseduta al 50% dai due partner ed è solo l’ennesima conferma di quanto la Total stia investendo sull’auto elettrica (qui l’articolo).

E l’Italia? L’Italia sta a guardare. O meglio, sta a parlare, prigioniera dei soliti rituali dei “Tavoli sull’automotive” al Ministero dell’Industria. Inutili conventicole in cui ognuno cerca di strappare la sua fettina di contributi pubblici, senza nessuna proiezione sul futuro. Poi tutti a piangere quando qualche fabbrica senza futuro viene chiusa, lasciando a spasso centinaia di persone. Le uniche eccezioni sono l’impianto della Fiat per l’assemblaggio delle celle a Mirafiori, il Battery Hub; e l’impianto che la Seri costruirà a Teverola, nell’ex Whirlpool (clicca qui). Per il resto si fa finta che l’auto elettrica non esista, sperando che sia solo una moda passeggera. E il premier Giuseppe Conte straparla di idrogeno come soluzione ideale per il futuro prossimo. Francia e Germania non sono dello stesso parere, investono e creano nuovi posti di lavoro. Chi avrà ragione, secondo voi?
Il dilemma dell CGIL, al difficile bivio tra passato e futuro

Novella Cassandra @Luca, chi vivrà vedrà
In verità i media francesi parlano, relativamente ai due stabilimenti, definiti “L’airbus des batteries”, di un contributo della comunità europea di 3,2 miliardi di euro, che ovviamente andrà ad aggiungersi all’investimento dei due partner Total e PSA, decisamente non robetta
In Italia sovrani sono organizzazioni criminali e politici che insieme insultano intelligenza italiana.
Cosa vuol dire?
I politici italiani, tutti senza distinzione di colore, sono molto amici dei petrolieri e fanno di tutto per non renderli tristi.
Come ho già scritto un paio di volte dal 2002-2006 hanno permesso alle raffinerie italiane di bruciare il peggior scarto del petrolio, il petroluem coke che è un composto ipercancerogeno che è vietato (o sta per essere vietato) pure in india.
Se arrivano a fare certe porcate a favore dei petrolieri condannando a tumori, sterilità e deformazioni neonatali tutti coloro che ci abitano intorno figuriamoci se arrivano a permettere la costruzione di una cosa simile.
Elon Musk è andato in germania dove il lavoro costa pure di più che da noi, chissà perché?
48 GWh nel 2030
siamo seri
nel 2030 non esisteranno
lanciato un impianto pilota con investimento ridicolo di 200 milioni, le celle saranno prodotte dal 2023
auguro loro di sopravvivere, ma non credo riusciranno nell’impresa