Così, Giulio Iacchetti si è messo al lavoro, pur in assenza di una committenza: «Sono partito dal primo modello, da ciò che rese straordinario quel debutto. Leggerezza, dinamismo delle linee, una vera e propria molla caricata» racconta.  L’esito: una meraviglia a fondo perduto. «Credo sia un po’ come gettare un seme sperando che cada su una terra fertile. Sarebbe bello innescare un dibattito, scambiare idee, aprire una finestra nelle stanze chiuse del car design». «Ho imparato _ conclude _ che ogni dubbio serve, allarga l’orizzonte, moltiplica le risorse. E la Vespa, in quanto pensiero radicale libero, è una fonte meravigliosa per provare a confrontarsi, abbinando passione e tecnologia moderna».

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