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Usa e Ue: fronte comune contro le batterie cinesi

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Usa e Ue vicini a un accordo sull’industria green, in particolare le batterie: nessuna guerra commerciale sulle due sponde dell’Atlantico, ma piuttosto un fronte comune contro il comune avversario, la Cina.

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Niente guerre commerciali sull’industria green

Questo il messaggio portato dal presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen al presidente americano Joe Biden nella  sua visita alla Casa Boanca. Quindi Usa e Ue collaboreranno per ridurre la dipendenza da Pechino nei prodotti hi-tech per la decarbonizzazione, come le batterie per autotrazione, le materie prime strategiche per costruirle, gli impianti per produrre elettricità da fonti rinnovabili.

In concreto, le due maggiori economie dell’Occidente lavoreranno per armonizzare i rispettivi piani di incentivazione per le aziende del settore. Da un lato l’Inflaction Reduction Act Usa (IRA), dall’altro il nuovo regime degli aiuti di stato Ue. Due misure che si annullerebbero a vicenda, se non fossero coordinate.

Primo passo: la filiera delle materie prime

Biden ha promesso che i suoi incentivi non penalizzeranno le aziende europee. Il primo passo sarà un accordo commerciale sui minerali strategici per le batterie che consenta alle aziende europee di accedere ai benefici dell’IRA, come già avviene per Canada e Messico. Si creerebbe così una vasta area commerciale a garanzia delle filiere di approvvigionamento per l’industria delle batterie. Un secondo fronte riguarda il blocco delle esportazioni verso la Cina di tecnologie sensibili, come quelle per la produzione di chip.

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16 COMMENTI

  1. quindi esiste il pericolo cinese?
    e la soluzione è produrre localmente?

    strano che se lo dica salvini (regalare mercato alla cina) venga sbertucciato..

  2. Purtroppo gli USA sono in perenne guerra (commerciale e non) con tutto il mondo, compresi se stessi.
    Purtroppo l’Europa non esisterà mai e quindi avrà forza zero fino a quando non vi sarà una sola politica fiscale, la moneta ovviamente non basta, lasciando ai singoli Stati la possibilità di una piccola flessibilità… un po’ come avviene oggi per le regioni italiane e per i comuni.
    Ma la base deve assolutamente essere comune, anche a costo di iniziare per piccoli gruppi di Stati.

  3. Detto in breve: i termini “guerra commerciale” e “comune avversario” non sono di mio gradimento.
    C’è già una guerra in corso.

    • É tutto bello.

      Mi piacerebbe capire come questa “collaborazione” si sposi con l’IRA.
      Perché a vederla così, da profano, sembrerebbe che gli USA vogliano capitalizzare il vantaggio tecnologico sulla Cina e sul resto del mondo e vigliano attrarre ulteriormente realtà tecnologiche TOGLIENDOLE de facto all’UE.

      Se non erro é Audi che sta valutando di aprire una fabbrica di batterie in USA e sono stati messi in dubbio gli investimenti in Europa dell’EST.

      Quindi in cosa consisterebbe questa collaborazione?

  4. Una collaborazione tra stati uniti e Unione Europea sarebbe auspicabile, visto anche quanto i cinesi sono avanti nella produzione di batterie e nello sviluppo di veicoli elettrici, in parte comunque se siamo arrivati a questo punto è colpa nostra, che abbiamo delocalizzato in Cina perché costava meno e nel contempo abbiamo trasferito la nostra tecnologia, Noi andavamo in Cina ed eravamo costretti a fare Joint venture, mentre quando venivano qua ci accontentavano di prendere i loro soldi, ormai la Cina e un grosso problema, è non solo per le batterie

    • USA-UE sarà comunque una collaborazione asimmetrica con la UE a rappresentare la parte più debole, perché la UE, pur orientata in quella direzione, non è una federazione.

      Purtroppo l’unione politica e fiscale dei 27, seppure sempre all’orizzonte dopo il blocco francese del 2005, è lontana, nonostante le minacce esistenziali come l’invasione di Putin ne abbiano richiamato all’attenzione l’urgenza.

      Questo, oltre a rendere evidente la debolezza della UE come attore politico, economico e militare di livello planetario, mostra quanto egoisticamente miopi siano le opinioni pubbliche e i politici “locali”.

      Opinione pubblica qualunquista e superficiale sempre lì a lagnarsi perché l’Europa NON fa qualcosa e politici profittatori a soffiare sul fuoco per tornaconto nazionale (non cito politici rossi, bianchi, neri, perché gli fischieranno già le orecchie) per questo o quello (in genere banalmente perché alla UE NON è stato trasferito il potere per fare quel qualcosa dagli stati nazionali con qualche trattato).

      Opinione pubblica che però, non appena le si accenna la possibilità di trasferire il potere per fare quel qualcosa a Bruxelles, grida indignata che è sovrana, che vuole che a fare sia il suo governo, il suo esercito e altre fantasie di grandeur alimentate (qui da noi) dai vari attori culturali di massa RAI/Mediaset/La7/politica che promuovono una visione del futuro che, per essere buoni, possiamo chiamare “ombelicale”. Attori tristemente simili ai BBC/Cameron/Farage/May/Johnson che hanno portato alla Brexit.

      Come disse l’allora ministro delle Finanze danese Kristian Jensen “Esistono due tipi di nazioni europee. Ci sono Nazioni piccole e Paesi che non hanno ancora capito di esserlo.”.

      • Questa di Jensen è perfida, ma molto bella: non la conoscevo. Fa il paio con “L’Italia è solo un’espressione geografica…”.

      • Si sono d’accordo con te su tutto, no dimentichiamo poi i politici che strillano che l’Europa ha troppi poteri, salvo poi ciclicamente lamentarsi che l’Europa non fa niente su certe questioni, peccato che siano proprio le questioni su cui l’Europa non ha potere, poi l’Europa serve anche a deresponsabilizzare i governi, vedi quello che e successo non la legge del 35 o quello che sta succedendo con la legge per le case, detto questo credo anche io che sia una collaborazione asimmetrica quella tra Europa e America, proprio perché loro sono una nazione, noi no, ed e stata già un impresa avere il PNRR, PNRR a cui tra l’altro stati come Olanda erano contrari, e molti stati pensano che quando ci sono questo genere di problemi ognuno dovrebbe fare da se, peccato che cosi gli stati che possono permetterselo sarebbero avvantaggiati, mentre gli stati che non possono permetterselo sprofonderebbero sempre di più.

  5. Questo sarà ricordato come il secolo del passaggio dallo sfruttamento dell’energia fossile a quello dell’energia rinnovabile. Da un’energia cioè che acquistavamo all’estero a caro prezzo ad una energia che ci produciamo in casa. Non oso immaginare quanti soldi arriveranno nel lombardo/veneto.

    • Più che “produrre energia in casa”, una descrizione più vicina al vero sarebbe “alzare le braccia e prendere l’energia che ci arriva addosso gratis” (vento, sole, …).

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