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Uragano Trump: la guerra dei dazi spiazza l’Europa

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trump guerra dei dazi

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Nelle relazioni geopolitiche globali tanta è la confusione sotto il cielo sferzato dall’uragano Trump;  la guerra dei dazi lo dimostra.  Quello che sembra vero alla mattina, può non esserlo più al pomeriggio dopo l’ultima esternazione del titolare della Casa Bianca. Facciamo questa premessa pubblicando la video intervista flash di “Fuoco Amico” al professor Giorgio Prodi, registrata lunedì mattina prima dell’ultima giravolta trumpiana che ha risparmiato (pare) l’auto europea, includendo invece farmaci e chip. E  la risposta cinese, con il blocco degli aeromobili Boeing.

Gli avevamo chiesto chi vincerà – o mollerà per primo – nella guerra dei dazi dichiarata dal Presidente americano. E l’ovvia risposta è stata: «E’ tutto è in movimento, è troppo presto per dirlo».

Tuttavia Prodi ritiene che l’Europa non dovrebbe schierarsi, bensì  darsi un obiettivo diverso: riportare il duello Usa-Cina nell’abito dei grandi accordi multilaterali. Nello specifico, entro il quadro regolatorio dell’organizzazione mondiale del commercio, World Trade  Organization (WTO).

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Il professor Giorgio Prodi ha legato la sua carriera accademica alle relazioni economiche tra Europa e Cina. Insegna Economia Applicata all’Università di Modena-Reggio (Unimore)

L’incertezza paralizza gli investimenti: perderemo tutti

Ogni altra opzione, cioè fare squadra con gli Stati Uniti accettandone condizioni capestro ovvero tentare un’asse con Pechino e gli altri Paesi emergenti,  vedrebbe l’Europa in posizione di inferiorità.  E la condannerebbe alla marginalità. Non per dimensioni del mercato e potenza industriale,  che non difettano, ma per la frammentazione politica interna.

Per il momento, aggiunge Prodi, stiamo perdendo tutti: quando l’incertezza regna sovrana qualsiasi iniziativa economica si blocca e gli investimenti si azzerano. Insomma, una guerra dei dazi lunga e sanguinosa con conseguente periodo di recessione globale è lo scenario più plausibile.

La Cina ha il vantaggio di aver predisposto contromisure con largo anticipo. Ha diversificato gli sbocchi commerciali e infatti il peso relativo  dell’export verso gli Stati Uniti è sceso dal 20% del 2018 al 14% odierno. Tuttavia gli Usa importato merci cinesi per 438 miliardi di dollari, contro 143 miliardi appena di esportazioni.

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Satira a ruota libera nel web. Grazie ad Alessandro D. che ci ha segnalato queste due “creazioni”.

I dazi americani fanno più male alla Cina, ma Pechino si è preparata per tempo e non può cedere

Quindi, ragiona, i dazi americani possono fare molto più male alla Cina di quanto quelli cinesi possano fare all’America. E se Trump può  permettersi di piroettare a suo piacimento, il governo di Pechino «non può permettersi di perdere la faccia. Tener testa al rivale americano è anche una questione di legittimazione interna».

Ma più che dazi, quelli del 145% imposti da Trump (mai visti nella storia) sono muri invalicabili. Nemmeno la proverbiale flessibilità dell’industria cinese può superarli. Finchè saranno in vigore, Pechino dovrà cercare nuovi sbocchi per il suo enorme surplus produttivo.

Pensiamo per esempio agli otre 200 produttori di auto, già da tempo in guerra tra loro sul mercato interno. Si riverseranno in massa verso l’Europa? La svalutazione della moneta cinese, lo yuan, è già in atto e li aiuterà a praticare prezzi stracciati sui nostri mercati, dice Prodi.

Le tecnologie green cinesi verso l’Europa? Pechino tenterà la via del dialogo

Tuttavia, sostiene, Pechino non può permettersi, oltre all’America, di avere contro tutto il resto del mondo: «Cercherà un approccio più soft, sia con l’Europa e con il resto del blocco occidentale, sia con le economie  emergenti del Sudest asiatico. Cercherà accordi condivisi, magari con quote di mercato predefinite, scambi di tecnologia e investimenti produttivi delocalizzati. Tutto nel rispetto delle regole del commercio  internazionale, per accreditarsi come la potenza equilibratrice del mercato globale, ora che l’America di Trump l’ha fatto implodere».

Schiacciati fra le lusinghe cinesi e le condizioni capestro americane

Per l’Europa potrebbe essere anche un’occasione. Nell’auto elettrica e in tutta la filiera dell’economia green la collaborazione più stretta con la Cina avrebbe un suo senso industriale. Per il livello di innovazione tecnologica raggiunto dalle sue imprese, per le possibili sinergie con le competenze che anche in Europa non mancano, per le dimensioni e le caratteristiche dei rispettivi mercati.

E sarebbe anche auspicabile per accelerare le politiche ambientali globali, totalmente abbandonate dall’amministrazione Trump. Ciò premesso, però, solo un’Europa effettiva “Terza Forza” potrebbe permettersi di ribaltare alleanze storiche consolidate. Trump non lo consentirà. Porrà anzi la condizione di una presa di distanze europea dalla Cina come viatico per qualsiasi trattamento privilegiato.

E, peggio ancora, Prodi è sempre più convinto che la postura bellicosa dell’America di Trump non sia un fenomeno passeggero: «Temo ogni giorno di più che Trump non sia la causa, ma l’effetto di una profonda e definitiva mutazione della società americana» conclude.

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11 COMMENTI

  1. Il problema dell’Europa è che ha troppi nemici all’interno che puntano alla sua implosione, gente senza arte ne parte (o forse sì, sta dalla parte sbagliata) , AFD, Ungheria, Lapin, per finire con i nostri “sovranisti”.Senza queste zavorre , un’Europa unita e forte sarebbe un bene per il mondo “democratico” da tutti i punti di vista (ed è quello che più spaventa il circo d’oltreoceano).

    • purtroppo l’europa di unito ha poco, alla fine siamo uniti da poco e divisi su tanti fronti (per decenza tralascio la questione ungheria perchè sono vomitevoli)

      sarebbe un sogno gli “stati uniti d’europa” in modo da acquisire un briciolo di credibilità sulla scena mondiale, magari anche un esercito comune visto il disimpegno nella nato del nostro principale oramai ex alleato ma vabbè, utopie.

      • Troppe differenze, abbiamo dentro troppi paradisi fiscali, abbiamo l’est Europa che fa Concorrenza sleale sul lavoro con prezzi bassissimi avendo due diritti in croce. Diritti che comunque Anche alle nostre latitudini sono sempre più schiacciati. Sarebbe straordinaria un’ Europa unita ma non così, non con tutti questi ricatti e non con la strada che sta seguendo di restrizioni di diritti e welfare a favore solo di armi e atteggiamenti fascistoidi anche da chi si proclama di sinistra o comunque di centro. Però la speranza è l’ultima a morire, perlomeno se non ci cade un’ atomica in testa.
        Anche perché avrebbe tanto di cui essere fiera l’Europa e da dare se iniziasse a fare politiche industriali ed economiche sensate e non tarate solo su due paesi in croce tra cui magari pure paradisi fiscali.

  2. Donaldone coi suoi dazzi
    ha scassato troppi cazzi
    quei che tengno i milioni
    già gli girano i coglioni
    quei che tengon poi i miliardi
    (spesso son dei gran bastardi)
    con manovre bizantine
    ed astuzie levantine
    pensan come eliminarlo
    senza ch’altri venga il tarlo
    di accusar come congiura
    quel che pare una sciagura.

    Ma seccare un presidente
    (pur non manca il precendente)
    non è facile di certo
    è un lavoro per l’esperto.

    Vladimiro è già impegnato
    una guerra ha scatenato
    quella testa di gallina
    sta smontando l’Ucraina.
    Ci sarebbe il coreano
    quel ciccione un po’ lontano
    non gli manca la perizia
    però è scarso di furbizia.

    Con Al-Qāʿida fuori gioco
    e l’Iran dentro per poco
    non si sa a chi domandare
    un onesto assassinare.
    Alla mafia catanese?
    Alla ‘ndrangheta cinese?
    Ai narcòs, quei colombiani?
    Agli Zeta Messicani?

    Toccherà tenerci in vita,
    rimandar la dipartita,
    di quel grasso pannocchione
    che si chiama Donaldone.

    • Stephen King aveva dichiarato che per lui Trump era l’incarnazione del personaggio presidente USA populista fittizio del suo romanzo “La zona morta”,
      da cui hanno fatto un film nel 1983, nel film è un personaggio potenziale facilitatore di guerre mondiali

        • mi è venuto in mente per un altra truce analogia con la filastrocca, il film abbastanza noto potrebbe aver ispirato il ragazzo cecchino durante la campagna elettorale, attentato che però ha aiutato il Donaldone a prender voti

  3. Adesso va la Meloni e gliela farà vedere lei.

    E Trump pur di non rivedergliela toglierà i dazi.

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