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Unità Virtuali e Comunità energetiche: come, dove, perchè

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L'Opel Corsa-e della nostra lettrice e, a destra, il suo impianto fotovoltaico.
Training Academy Varta

L’Energy Market Report di Energy&Strategy (leggi) indica due recenti innovazioni in via di introduzione in Italia _ la nascita di Unità Virtuali (UVAM) e delle Comunità energetiche _  come possibili svolte per lo sviluppo delle rinnovabili e l’elettrificazione dell’economia nel nostro Paese. Vediamole in dettaglio.

Il processo di apertura del MSD: le Unità Virtuali

A febbraio 2021 sono state approvate le proposte di modifica al Regolamento sulle modalità per la creazione, qualificazione e gestione di UVAM sul Mercato dei servizi di dispacciamento. Sono strumenti collettivi di consumatori, produttori e stoccastori di energia elettrica che forniscono, su richiesta, servizi ancillari in suppoerto alla rete. Questi servizi sono indispensabili per mantenere in equilibrio produzione e consumo in presenza di una mix elettrico dominato fonti rinnovabili intermittenti.

Affidabilità ok, aste da rivedere

Tra queste modifiche troviamo l’introduzione del test di affidabilità, che ha incontrato il favore degli operatori perché in grado di far emergere le risorse dotate di flessibilità reale a discapito di quelle che sarebbero in difficoltà nell’assolvere correttamente gli ordini di dispacciamento ricevuti.

Inoltre, con l’approvazione della nuova Procedura per l’approvvigionamento a termine, dal 1° maggio 2021, le aste si svolgono secondo nuove regole. I risultati delle aste mostrano che, anche con il nuovo regolamento, vi è una saturazione quasi totale dei contingenti nelle due Aree di assegnazione, peraltro con primi medi assegnati notevolmente inferiori alle basi d’asta.

Un impianto fotovoltaico di Enel Green Power in Spagna.

A inizio agosto 2021 vi erano 272 UVAM abilitate (173 con contrattualizzazione a termine), il 10,6% in più rispetto alle 246 di luglio 2020. Il 61% delle UVAM è composto da un unico POD, in linea con lo scorso anno. Per il 18% da 2 POD (50 in tutto), ma si assiste alle prime abilitazioni di UVAM con un ampio numero di POD aggregati. Ve ne sono 4 che ne hanno tra 10 e 100. E infine 3 con più di 100 (riferite a impianti di storage elettrochimico, 765 in totale, abbinati a impianti fotovoltaici domestici). Complessivamente, il numero di POD coinvolti è di 1274, quasi il triplo rispetto a luglio 2020.

Aumentano le UVAM, e sono sostenibili

Vediamo l’operatività delle UVAM, da settembre 2020 a luglio 2021 sono stati inviati da Terna 599 ordini di dispacciamento a salire per oltre 6.850 MWh. Hanno interessato 184 UVAM di titolarità di 27 diversi BSP, caratterizzati da una quantità media di circa 11,5 MWh e una massima di 73 MWh. Dai dati emerge come, anche escludendo le chiamate a scopo di test, vi sia un forte incremento delle attivazioni che ci si augura possa continuare: nell’82% dei casi l’ordine di dispacciamento è stato eseguito fornendo almeno il 70% della quantità accettata, mentre si sono verificati circa 695 MWh di inadempimenti, pari al 12% delle quantità accettate.

Sono state effettuate, infine, una serie di analisi sulla sostenibilità economica delle UVAM alla luce della revisione del Regolamento e delle procedure di approvvigionamento a termine: le analisi mostrano che l’accesso al corrispettivo fisso ottenuto grazie alla partecipazione alle aste di approvvigionamento a termine consente al BSP di raggiungere buoni risultati economici (tanto più se riesce a formare un portafoglio di grandi dimensioni gestendo un elevato numero di risorse di flessibilità) e che i risultati sono positivi anche per i titolari degli impianti.

Comunutà energetiche, i prosumer fanno blocco

Nel 2020 è stata avviata in Italia la fase pilota di recepimento della Renewable Energy Directive 2018/2001 (RED II), introducendo per la prima volta nella legislazione italiana le definizioni di «Autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente» e di «Comunità di Energia Rinnovabile» (REC).

comunità energetiche

Nel Rapporto si analizza un campione di casi reali di comunità energetiche e gruppi di autoconsumatori collettivi nati in Italia nel corso degli ultimi mesi.

In complesso il Report ha valutato 33 iniziative – 21 comunità energetiche rinnovabili e 12 gruppi di autoconsumo collettivo – caratterizzate da una potenza media degli impianti di produzione di circa 32 kW per autoconsumo collettivo e di circa 48 kW per comunità energetiche rinnovabili. L’adozione di solare fotovoltaico come fonte di produzione di energia elettrica è predominante (96%) e compaiono nel 37% dei casi delle tecnologie a supporto, come i sistemi di misura e monitoraggio che registrano i consumi elettrici di ciascuna utenza. Inoltre, le infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici e sistemi di accumulo (batterie) compaiono rispettivamente nel 15% e nel 30% dei casi identificati.

Comunità energetiche e rete su tre modelli

Sono emersi tre cluster principali che si stanno sviluppando nel mercato delle comunità energetiche:

-Il Cluster 1 (“Enti pubblici e terzo settore”) è il più diffuso e si basa sulla relazione diretta tra cittadini ed ente pubblico locale, che funge da catalizzatore dell’iniziativa, e sulla possibilità di beneficiare di finanziamenti a fondo perduto o agevolati. Queste iniziative nascono per mitigare la povertà energetica e generare valore economico sul territorio, e sono anche un possibile strumento di riqualificazione di edilizia popolare. Gli impianti vengono posizionati su edifici pubblici e connessi fisicamente alle utenze dell’ente. Il cluster è caratterizzato da limitate competenze tecniche ed energetiche e da una significativa burocraticità che rende poco scalabile il modello.

comunità energetiche-Nel Cluster 2 (“Player energetico”) l’iniziativa nasce invece da un player del settore energy che spesso coinvolge il Comune locale per sfruttare la sua conoscenza del territorio e il contatto diretto con i cittadini.  Gli impianti possono essere posti su edifici messi a disposizione dal Comune o da privati e PMI. Nel primo caso, l’investimento è effettuato in toto dal player energetico. Nel secondo partecipano cittadini e PMI. Le competenze tecniche sono assicurate dal player energetico. La sua presenza può favorire la scalabilità delle iniziative se in grado di trovare un assetto sostenibile da un punto di vista tecnico e finanziario.

-Infine, nel Cluster 3 (“Privati cittadini”) l’investimento è sostenuto in toto da cittadini e PMI, che possono sfruttare detrazioni fiscali e finanziamenti bancari. Questa casistica è teoricamente la meno articolata. Questo a causa del numero limitato di attori in gioco. E’ anche caratterizzata dalla suddivisione dei benefici economici tra i soli membri dell’aggregato. Nonostante ciò, ad oggi risulta essere la configurazione meno diffusa. Infatti richiede che cittadini e PMI accettino di sostenere la totalità dell’investimento e sappiano valutarla opportunamente.

Comunità e autoconsumo collettivo

Per quanto riguarda invece l’autoconsumo collettivo, sono emersi due cluster principali in cui l’impianto di produzione di energia da fonte rinnovabile è sempre installato su un edificio residenziale o di imprese ed è collegato fisicamente alle utenze comuni dell’edificio stesso nel caso di condominio. Le iniziative sono principalmente finanziate attraverso la cessione del credito associato a detrazioni fiscali. Si riscontra anche una contestuale implementazione di interventi di efficientamento energetico dell’edificio.

-Nel Cluster 1 (“Enti pubblici e terzo settore”) l’iniziativa nasce da enti pubblici o cooperative senza scopo di lucro. Esse fungono da catalizzatori. Demandando poi ai membri dell’aggregato il finanziamento delle iniziative stesse. Nascono in genere per mitigare la povertà energetica sul territorio e garantire gli strumenti necessari per favorire la diffusione di risorse rinnovabili.

-Viceversa, il Cluster 2 (“Player energetico”) è caratterizzato dalla presenza di un player industriale che ha le conoscenze tecniche e la capacità finanziaria per promuovere lo sviluppo di iniziative di autoconsumo collettivo, ad esempio un’impresa edile che costruisce nuove unità abitative o ristruttura edifici preesistenti. L’investimento è sostenuto dai condomini, che accedono alle detrazioni fiscali e implementano interventi per l’efficientamento degli edifici. Questa configurazione è oggi la più diffusa.

Le risultanze economiche che emergono dai business case analizzati sono interessanti. Soprattutto per i player energy, perché non si esauriscono con l’investimento in nuovi impianti di generazione rinnovabili diffusi e con la rinnovata spinta sul mercato residenziale, fermo da anni ai soli utenti che vivono in edifici monofamiliari.

Oltre a consumare, accumulare e vendere l’energia autoprodotta, questi nuovi soggetti possono offrire servizi ancillari e di flessibilità, sfruttare altre forme di energia da fonti rinnovabili finalizzate all’utilizzo da parte dei membri, promuovere interventi integrati di domotica ed efficienza energetica, offrire la ricarica dei veicoli elettrici, assumere il ruolo di società di vendita al dettaglio, ed infine, solo per le Comunità Energetiche di Cittadini, distribuire e fornire energia elettrica ed essere aggregatore.

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