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Un’idea per le città: la “fabbrica della ricarica pubblica”

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ricarica pubblica

Se si parla di ricarica pubblica, oggi va per la maggiore il “modello diffuso”, fatto di colonnine “sparse” e piccole stazioni più potenti. Ma quando il gioco “si farà duro” sarà ancora sufficiente? Forse si potrebbe iniziare a pensare ad una specie di “modello industriale”. Ecco l’idea di uno dei nostri più assidui lettori (e commentatori).

                                         di Alessandro D’Aiuto

E’ ormai accettato che uno degli scogli più o meno “psicologici” nei confronti della mobilità elettrica sia dato dalla diffusione capillare di una rete di ricarica pubblica. La domanda “Si, ma dove la ricarico se non ho un box?” va a braccetto con l’altrettanto noto quesito “Come faremo a ricaricare migliaia di macchine posteggiate in strada?”.

Le soluzioni si stanno manifestando all’orizzonte, inutile rifare l’elenco di quanto già letto ed apprezzato. Fra queste, però, non ho quasi avuto modo di trovare riscontro in merito ad una mia idea, salvo forse un’interessante “assonanza” con il progetto relativo alla stazione Metropadana di Reggio Emilia (leggi)

Tale idea, maturata un po’ per diletto e un po’ per “deformazione professionale”, non escludo che possa essere del tutto bislacca. Nondimeno ve la propongo sperando possa interessare i lettori e (perchè no) magari qualche operatore del settore.

Giova far subito presente che questa non deve essere pensata come “in concorrenza” rispetto a quanto già proposto o conosciuto. Bensì complementare.

La fabbrica della ricarica nelle aree dismesse

Di base il concetto verte attorno al principio di “centro di ricarica”. Un centro di ricarica altri non è che un parcheggio più o meno grande, specificamente pensato per ricaricare in contemporanea (e magari principalmente di notte) un numero più o meno elevato di veicoli. Detto così, il “cosa” è abbastanza banale. Ciò che forse è un po’ meno immediato è tutto il ragionamento che verte attorno al “come”.

Innanzitutto tali centri a mio avviso andrebbero quasi tassativamente pensati in virtù di un recupero di aree dismesse. Non facilissimo a dirsi, anzi… Ma sappiamo tutti che nel nostro paese, quasi in ogni città di medie dimensioni, abbiamo quasi tutti la nostra brava ditta “ex-qualcosa” che sta serenamente a marcire da decenni.
Ciò non vuol dire che non si possa operare anche altrove, ma ritengo che il recupero di superfici già utilizzate sia una carta importante da mettere sul tavolo.

Una struttura semplice, prefabbricata e poco costosa

Individuata l’area, che generalmente una volta stava ai margini dell’abitato e oggi sovente è stata inglobata dal medesimo, la cosa più semplice è quella di procedere all’assemblaggio di un parcheggio multipiano prefabbricato. In Italia abbiamo eccellenze in merito. Tale tipo di struttura, che non si monta come se fosse fatta di Lego ma poco ci manca, permette in tempi brevissimi e a costi davvero concorrenziali di realizzare delle opere quasi senza fondazioni e in grado di contenere centinaia di veicoli (anche elettrici,
che pesano di più…via il dente via il dolore).

ricarica pubblica

Gli esempi non mancano presso centri commerciali, aeroporti e poli fieristici. Si tratta di strutture basate su moduli fissi, che si ripetono “a necessità” e che concorrono a creare una struttura completa e funzionale, in grado di elevarsi anche su tre livelli e a volte di più.
Le fondamenta sovente sono costituite da una semplice “piastra” di cemento, opportunamente attrezzata, su cui si montano “con lo stampino” i singoli moduli.
Il prezzo di tali strutture, posto che nulla è gratis, è sicuramente concorrenziale rispetto a costruzioni “finite” in calcestruzzo armato. Rispetto poi a queste ultime, non è da trascurare il fatto che tali prefabbricati possono essere pensati già in origine come “ampliabili”.

Soluzione modulare che può crescere nel tempo

Un comune di medie dimensioni potrebbe per esempio procedere ad un primo invsentimento utile per qualche anno, ed aggiungere in seguito un ulteriore piano quando la domanda di ricarica pubblica dovesse farsi più consistente.
Superfluo aggiungere che in sede di progetto vanno aggiunte tutte le necessità specifiche relative alla ricarica (cabine di media tensione, rete di cablaggi e wallbox, etc), cosa di cui parleremo più nel dettaglio in seguito.
Fin qui la parte facile, e tutto sommato poco originale. Quello che può far la differenza è pensare nel dettaglio a come inserire tale soluzione nel “tessuto urbano”.

Parcheggio e ricarica notturna: via le auto dalle strade

In primis, queste strutture per avere successo non possono prescindere da una qualche forma di trasporto pubblico locale. L’idea è che il nostro “automobilista elettrico” alla bisogna si reca al parcheggio, lascia il veicolo in carica, prende una qualche sorta di navetta (ovviamente elettrica…) e più o meno rapidamente se ne torna a casa o dove deve andare fino al giorno dopo o al termine della sua giornata. Se per esempio la sosta è stata notturna, il mattino seguente riprende la navetta e va a recuperare il veicolo carico.

 

ricarica pubblica

Ciò implica alcune cose fra le tante:
a) Al di là delle necessità che si vivono di giorno, la sosta deve essere pensata in primo luogo come “notturna”. Non si può chiedere a nessuno di recuperare il veicolo ad ore antelucane per evitare aggravi o extra-pedaggi.
b) il percorso della navetta (o delle navette….) deve essere progettato assieme alla stuttura al fine di allargare il più possibile il bacino di utenza.
c) le navette devono essere il più possibile prossime all’ “H24-7/7” (ci aiuterà in questo la guida autonoma?), quantomeno nei centri di medie/grandi dimensioni, dove però si presuppone anche un forte utilizzo diurno di tali aree.
d) ove possibile, valutare come prioritaria la presenza di stazioni ferroviarie o fermate/capolinea di metropolitane o principali linee di autobus nel caso si preveda un forte uso anche nelle ore diurne. (vedasi Stazione Metropadana).

Quindi: recupero delle aree dismesse, intermodalità e sosta notturna. Altimenti il rischio è quello di fare una piccola e inutile cattedrale nel deserto.

ricarica pubblica

Tante wallbox a ricarica lenta ma allacci in alta tensione

Sulla carta i vantaggi di questa soluzione, oltre a quello autoevidente di ampliare la rete di ricarica pubblica, possono essere molti.
Me ne vengono alla mente alcuni:
a) la presenza di molti veicoli in ricarica giustifica non solo l’investimento architettonico, ma anche quello “elettronico” che vien di conseguenza. Predisporre per esempio una cabina di media tensione per alimentare decine di wallbox ha ovviamente più senso rispetto al farlo per pochi stalli magari ad alta potenza.
b) qualsiasi operatore del settore energetico non potrebbe che essere interessato a partecipare a dei progetti che si preannunciano redditizi e, almeno sulla carta, per loro stessa natura di più facile gestione rispetto a migliaia di colonnine sparse sul territorio (colonnine che ci vorrebbero comunque, ribadisco).
c) da un punto di vista urbanistico è sempre più urgente pensare il recupero delle (troppe) aree dismesse che ormai stanno quasi a ridosso del centro di molte città.
d) La presenza di tali strutture può essere d’aiuto al “decongestionamento notturno” delle aree urbane, spesso adibite a “parcheggio indiscriminato” specie nelle grandi città.
e) il fatto che tali strutture vengano pensate ab origine come luighi dove la sosta si protrae per tempi medio-lunghi permette di ipotizzare un numero quantomeno preponderante di stazioni di ricarica a bassa o addirittura bassissima potenza (16/20 ampere… non di più).

Fino a 6 MW per 200-300 vetture elettriche

f) Se prendiamo per buono che (salvo mio errore) in Italia si può “lavorare” in media tensione fino ad una potenza installata di circa 6 MW, la presenza di un impianto in grado di gestire una così grossa potenza complessiva teorica in un parcheggio da es. 200/300 vetture permette comunque senza grossi ulteriori problemi la posa di un numero più o meno limitato di postazioni HPC (5/10 stalli a 250/300 kw per dire) e magari una ulteriore ventina di postazioni da 50 kW.
g) tali strutture, sicuramente energivore, potrebbero però essere alimentate direttamente in alta tensione (qualora possibile) o comunque collegate il più possibile “a monte” rispetto alle utenze civili
h) A livello architettonico l’utilizzo di strutture prefabbricate “standard” permette di immaginare con più facilità un numero più o meno elevato di “progetti fissi” da adottare a seconda delle più comuni esigenze, a tutto vantaggio dei costi. (a parità di superficie e di condizioni, un tale parcheggio potrebbe essere identico a Bergamo piuttosto che a Lecce…).

Dove i parcheggi ci sono già, basta elettrificarli

Si tratterebbe insomma di progettare delle “fabbriche della ricarica pubblica”, dove tale processo viene svolto secondo principi per così dire “industriali” in strutture specificamente pensate per coprire il maggior numero di necessità.
Ricarica velocissima per chi ha fretta di ripartire, ricarica “veloce” per chi vuole fermarsi massimo un’oretta se i dintorni offrono qualcosa di utile o interessante, ricarica notturna per chi vuole tornare il giorno dopo o alla fine della giornata lavorativa a recuperare il veicolo.

Ovviamente questo tipo di soluzione si sposa bene anche con strutture già esistenti.
A mia conoscenza, sarebbero perfetti per questo discorso i parcheggi di intersambio che circondano Milano e che molto spesso sono adiacenti a delle fermate della metropolitana.

Difetti? Problemi? Controindicazioni? Sicuramente non mancano. In primis si tratta di strutture decisamente energivore e non mi nascondo che qualche pannello fotovotaico
sul tetto possa contribuire in un modo poco più che simbolico. Inoltre merita particolare attenzione la cura finale dell’aspetto estetico perchè da quel punto di vista il rischio è quello di posare metri cubi di orribili ponteggi.

Ma quello delle necessità di ricarica è un discorso che in linea di principio si amplierà talmente nei prossimi anni da richiedere un numero elevato di interventi e “nuove idee”.
A grandi linee ve ne ho esposta una. Che fino ad ora non ho mai visto altrove… E che può essere interessante o completamente sbagliata. Sicuramente meritevole di emendamenti e consigli, che vi invito ad esprimere senza meno nei commenti.
Sarei curioso di sentire il parere di qualche operatore del settore ma non saprei come fare a sottoporla alle persone “giuste”.
Forse la redazione avrà il modo di farlo?

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Apri commenti

23 COMMENTI

  1. è anche vero che l’articolo parla di aree industiali/commerciali dismesse

    date un’occhiata su google maps a “fiera di roma” vista satellitare
    quell’area allestita 20 anni fa oramai, è stata coperta in parte con pannelli fotovovoltaici,
    in maniera intelligente secondo me , peccato che ancora non c’erano le auto elettriche e ad oggi ci sono pochissime colonnine ..
    all’epoca era uno degli impianti fotovoltaici più grandi d’Europa e lo inaugurò il sindaco Alemanno (di destra mi sembra )
    sono aree industriali dismesse gigantesche da 3 kmq in su , di cui l’Italia è piena
    se anche solo un decimo dossero usabili da fotovoltaico sono 300000 mq
    trecentomilia , facciamo un ventesimo ?
    150.000 mq
    200 Wp a mq
    fanno una centrale da 30MW picco ogni 3 kmq di area industriale/commerciale

    abbiamo centri commerciali con pacheggi immensi semivoti in tutta Italia
    non serve la potenza di picco necessaria per ogni posto auto

    l’energia mancante potrebbe arrivare da un altro pacheggio semi vuoto a decine di km di distanza

    comunque io ho ralizzato una tettoia fotovoltaica per l’auto nel mio piazzale
    ha un’area di 30 mq e ha 4kW di picco con pannelli CIS,che come potenza di picco non sono il massimo, i 10 kwh li produce anche d’inverno

    divertitevi a calcolare la produzione del fotovoltaico
    con questo strumento fornito dall’ unione Europea vi da un’idea di quanta energia si può produrre in base all’esposizione e all’area geografica
    https://re.jrc.ec.europa.eu/pvg_tools/it/

    insomma , 20 anni fa facevano impianti fotovoltaici immensi
    oggi solo colonnine un po dove capita

    ma non si possono mettere insieme le due cose ,
    magari con qualche MegaPack , copressore di co2 come accumulo ?

    troppo complesso ?
    e se l’autostrada del sole
    diventasse l’autostrada solare ?

    troppo belo e veloce il cambiamento ?

    my 2 cent di progresso sostenibile

    my 2 cent

  2. Leggo solo oggi, con estremo interesse, la proposta di Alessandro D.
    Credo ottima ed integrata/integrabile da diversi commenti, non ultimo senz’altro quello di Paolo Perotti per il profilo tecnico.
    Ritengo che sarebbe opportuno venisse anche proposta (e ben spiegata) ai nostri amministratori civici perché simili scelte andrebbero studiate ed inserite nei piani di sviluppo urbanistico e di trasporto pubblico con una visione che abbracci molti anni, in primis per quanti sono soggetti a pendolarismo (parcheggi vicini alle stazioni o ai grandi svincoli autostradali) con adeguati mezzi di trasporto locali.
    Faccio riferimento a simili esempi perché esistono già, nella città di Torino, realtà di parcheggi estremamente “poveri” ubicati nelle adiacenze della stazione Lingotto o dello svincolo autostradale di Stupinigi che potrebbero essere dotati di nuovi parcheggi modulari multipiano ma che dovrebbero essere meglio collegati alla rete di trasporto pubblico. E ritengo che, con un minimo sforzo da parte dell’amministrazione civica, potrebbero essere molte le situazioni analoghe, pensate non solo per i veicoli elettrici ma utili in generale a limitare il traffico veicolare interno al reticolo urbano per quanti provengono dall’esterno.
    Estendendo poi tale discorso anche alle aree industriali dismesse, ciò renderebbe possibile anche il ricovero e la ricarica a chi il box non lo possiede ma ovviamente con maggiori limitazioni alla fruibilità della soluzione (vicinanza con le aree residenziali e trasporti pubblici efficienti).
    Detto ciò, visti i notori limiti di vision della nostra classe politica (orizzonte temporale fissato alla scadenza elettorale) e considerati i budget normalmente spendibili per tali iniziative, non nutro grandi speranze nel vedere applicata su larga scala una simile proposta; mi piacerebbe almeno sapere che da qualche parte ne venga realizzata qualcuna.

    • implemento la risposta: direi che nei commenti ci si è soffermati più che altro sul discorso potenza di ricarica che nell’idea in generale.
      io, ad esempio, trovo che sia buona, sia come costi che fattibilità. inoltre, si presta meglio anche a parcheggi ipermercati vari, dove con metà spazio occupato (rispetto al normale) si ha lo stesso numero di stalli. senza dimenticare la cosa più importante, la semplicità di elettrificazione: c’era un articolo dove un supermercato ha posto colonnine a ogni stallo, con conseguenti scavi, cementificazione e messa in posa. facciamo 10000 mq di area: con questo sistema lo spazio occupato sarebbe la metà o quasi e portare i cavi alle colonnine un gioco da ragazzi.. ☠☠
      l’idea di fondo è di utilizzare spazi dismessi, ma niente vieta di utilizzarla anche altrove.
      poi tutto è ovviamente perfezionabile..

      • Grazie ernesto, gli aspetti che hai sottolineato sono assolutamente in linea con la logica del mio discorso. Quindi confermo la tua analisi e ti ringrazio per il contributo

        • non avevo letto la tua risposta di ieri, altrimenti mi risparmiavo lo sfruttamento dei diti.. 😁

  3. L’idea, Alessandro, è valida: questa soluzione può offrire un contributo al problema delle ricariche. A mio avviso, però, servirà bene solo per coloro che abitano nelle immediate vicinanze: l’idea del pulmino funziona male, penso d’inverno a quanto diventa scomodo trovare lo stallo libero, avviare la ricarica, farsela a piedi fino alla stazione del pulmino, aspettare fino a 10 minuti che arrivi il pulmino, poi aspettare di giungere alla fermata, scendere, farsela a piedi e tutto questo con l’ombrello, il freddo e la ventiquattrore in mano. Le Corbusier non sarebbe soddisfatto …

    Inoltre sarebbe critico proprio dove è più necessario, nelle grandi metropoli, Napoli, Milano, Roma che non ospitano al centro grandi area industriali dismesse ma strade straaffollate all’inverosimile da cittadini che non hanno box auto e lasciano l’auto parcheggiata lì la notte sperando che un ubriaco o un vandalo non gliela danneggi.

    Io la vedo da un punto di vista differente, ovvero: se dobbiamo pensare a un modello universale che funzioni per tutti e dobbiamo placare le ansie sacrosante di tutti, dobbiamo dare risposte che funzionano sempre. Ad oggi, guardando all’orizzonte temporale del 2035, i 3 modelli di fcev, bev con battery swap e bev con ricarica a 500 kW (purché accessibili solo da auto con batterie a ricarica da 500 kW) sono più convincenti: non dobbiamo progettare la città del presente (anche perché nel presente le elettriche vendute in Italia sono 45000/anno, nulla) ma la città del futuro. 12 anni fa il massimo delle elettriche era la i-Miev, tra 12 anni è lecito aspettarsi auto con 1000 km di range, batterie a stato solido, ricariche da 500 kW in su, addirittura eVotl (in Cina XPeng ha appena ottenuto il permesso di volo per la sua eVotl X2) quindi come sistema Paese dobbiamo ragionare pensando a soluzioni che funzionino per tutti e che siano pronte per le tecnologie di domani. Oggi noi siamo “affezionati” alle ricariche AC anche perché le DC sappiamo che vanno limitate per non danneggiare le batterie, ma a meno che non scoppi la terza guerra mondiale tra 12 anni mi aspetto di avere batterie capaci di fare 500000 km col 100% di ricarica in DC senza perdere più del 10% del soc.

    In sintesi, la scommessa che faccio con te ma con tutta la community di VaiElettrico è che nel 2035, al più nel 2040, la ricarica delle auto avverrà sempre con tempi paragonabili a quelli dell’auto a benzina. Con quale delle 3 tecnologie citate non lo so, ma una o più di queste si affermeranno ed è in quella direzione che noi dovremmo correre.

    • “… nel 2035, al più nel 2040, la ricarica delle auto avverrà sempre con tempi paragonabili a quelli dell’auto a benzina”.
      Oltre a sperarlo lo credo anche io.
      A parere mio, quindi, sarebbe valido puntare anche sugli spazi dei distributori di carburante.

      • Hai ragione Ambro e infatti il governo italiano ci pensa, finanziando proprio la nascita di colonnine nei distributori. E lo stesso (puntare ai distributori di carburante) ha fatto anche la Germania, all’interno comunque di un programma molto più complesso e meglio strutturato.

    • Ma ci mancherebbe, sarebbe una tra le tante soluzioni.

      -l’idea del pulmino funziona male… e la ventiquattrore in mano-

      E ci sta. Ma sono anche cose che succedono. Non è che i milioni di persone che gravitano su una grande città, prendono la metro e i mezzi pubblici e via discorrendo facciano una vita molto differente. Diciamo che tu non ci sei abituato 🙂

      -Inoltre sarebbe critico proprio dove è più necessario, nelle grandi metropoli,-

      Può darsi anche questo. Indubbiamente il trasporto pubblico da un lato deve essere potenziato, d’altro canto è anche un po’ quello a cui si sta puntando.
      La questione richiede un approccio multi-mezzo. Paradossalmente tùuna soluzione come quella che ho esposto rischia di privilegiare le periferie rispetto al centro. Dove però si potrebbero usare altri sistemi e (diciamolo) dove spesso vi è già di per sè più disponibilità economica. E’ tutto un cantiere di idee.
      Poi chiaro che ogni città è una storia a sè. Posto come Milano, Torino, Bologna, mi vien da dire anche Bari, Cagliari, se vogliamo anche Firenze e tutte le città che per forza on sono appese a una montagna possono essere più agevoli da considerare.
      A Livorno vedevo con Google Maps che c’avete a nord tutta una serie di gasometri più o meno abbandonati, ma tanti, e grossi… Ne demolite uno o due e siete tutti a posto.
      Da lì al centro di Livorno cosa sarà con un autobus studiato bene? 10 minuti?

      Chiaro: prendi Genova e un po’ le mani nei capelli te le metti.

      Per quanto riguarda Napoli, sappiamo che è un mondo a parte. Ma senza voler offendere nessuno, al di là dei problemi strutturali oggettivi e indiscutibili che nessuno nega, sarebbe anche un po’ ora che anche Napoli e più in generale il meridione una micro svegliatina se la dessero. L’Italia li aspetta, di cuore e lieta di farlo. Il resto del mondo molto meno. E se sta cosa prende davvero piede in tutta Europa…

      -ricariche da 500 kW in su-

      e ci sta pure quello ovviamente. Ma anche lì, le necessità della stessa persona (che per inciso una automobile ha) possono variare in maniera radicale dal Lunedì al Martedì.

      Senza poi scordare che il “giochino” non vuole solamente ricaricare le automobili, ma se possibile anche levarle dalle strade quando stanno ferme.
      Cercando di offrire, anche a chi un box non ce l’ha, la stessa “esperienza di ricarica” che avrebbe se potesse ricaricare a casa.

      Poi ribadisco di nuovo: tutto concorre.

      -la ricarica delle auto avverrà sempre con tempi paragonabili a quelli dell’auto a benzina-

      E sarebbe una figata. Ma diciamlo: ha sempre senso? E soprattutto sarà sostenibile quando i numeri saranno davvero importanti? Soprattutto tenendo conto che un sacco di automobili passano ore ferme?
      Ma colonnine da mezzo megawatt, al i là di tutto, sono sberle sulla rete mica da ridere. Sarebbe sostenibile “per tutti”? onestamente non lo so.

      Sto jolly me lo terrei per i viaggi. Anzi, se è vero ditemi dove si firma. Visto che faccio tanta autostrada, l’idea di stare mezzoretta ogni 250 km a guardare le rustichelle in qualche autogrill aspettando di ricaricare le pilette a pur onestissimi 120 kwh… Insomma non è che mi veda molto felice. 😀

      • E’ vero quello che dici delle città e delle persone abituate alle “coincidenze” però è anche vero è che se queste sono abituate all’auto a benzina che parcheggiano “vicino casa” (o in qualche traversa vicina) difficilmente, proprio perché già “stressati” di loro, andranno a complicarsi la user experience. Quindi la soluzione pulmino la vedo circoscritta a coloro che già oggi fanno così, ovvero parcheggiano l’auto presso un “parcheggio scambiatore” e poi prendono il bus per tornare a casa o andare a lavoro (ma quasi sempre quest’ultima, motivo per cui la soluzione funzionerebbe più di giorno che di notte, sempre evitando stupide multe per questi casi).

        La ricarica HPC in città è la svolta. Chiaro che serve in autostrada come il pane (ricaricare con le storedot in 5, 3 o 2 minuti senza danni alla batteria sarebbe una goduria e visto che le storedot potranno farlo …) ma queste ricariche servono anche in città proprio per replicare la user experience del benzina. Altrimenti chi fa molti km in città avrà sempre la “rogna” di dover ricaricare una o due volte a settimane e deve incastrare impegni e tempi per rabboccare abbastanza energia.

        Chi non ha il box auto infatti più che replicare l’esperienza di chi ce l’ha (che mi sembra difficile, a casa mia parcheggio l’auto, faccio 3 cm a piedi e sono in casa) vorrà mirare a mantenere il comfort della sua vecchia auto a benzina che, diversamente, non cambierà (e nessuna legge gli impone di farlo, anche dopo il 2035, per cui rischiamo di non liberarcene mai più), ovvero vorrà in 5 minuti (e già 10 mi sembrano troppi!) chiudere la questione ricarica. Tu hai ragione quando dici che non è uno scherzo portare tanta potenza ad una colonnina in città [ https://www.vaielettrico.it/arriva-electra-ricariche-hpc-da-citta/ ] ed è per questo che è difficile scegliere quale delle 3 soluzioni vincerà, se le colonnine HPC (magari sfruttando la futura smart grid?), il battery swap (che non ha questo problema) o le auto fcev (anche queste immuni dal problema).

        Io credo che l’utente medio, davanti a una soluzione sub ottimale, continuerà a guidare l’auto a benzina. Ne sono convintissimo. Se gli chiedi anche un piccolissimo sacrificio non lo farà. Veniamo da anni in cui in tutti i modi si è cercato di convincerli a passare a gpl o metano con auto bifuel (quindi sempre anche col serbatoio a benzina) e siccome le performance erano un filino inferiori (a volte addirittura superiori!) o i distributori un po’ meno capillari queste soluzioni sono state snobbate, nonostante il gpl garantisse la metà dei costi di rifornimento e il metano ben un terzo rispetto al benzina. Ma ancora oggi, col caro benzina, appena l’11.3% del nuovo è a GPL. Poi qualcuno chiede come mai davanti al diesel a 2 euro non passano in massa all’elettrico … evidentemente è la domanda sbagliata visto che il risparmio anche di centinaia di euro l’anno non serve a convincere gli utenti che hanno ben altre esigenze, a partire dal comfort delle abitudini anche per la ricarica.

        Quindi serve una soluzione convincente sempre, che funzioni sempre, confortevole sempre e non sub ottimale ma ottimale: l’utente deve ritrovarsi in una condizione pari o migliore all’attuale altrimenti non cambierà abitudini neanche con una pistola alla tempia. Tra l’altro, ricordiamocelo, avere un sistema di rifornimento veloce smantella l’ansia da ricarica e consente batterie più piccole, con un bel vantaggio sia per la guida, sia per la sicurezza (auto meno pesanti = miglior frenata e minor inerzia) e sia soprattutto per l’ambiente (meno co2 in fase di costruzione delle batterie), con ulteriori vantaggi su prezzo d’acquisto inferiore (e quindi miglior diffusione) e maggior rivalutazione dell’usato (meno ansia da ricarica e alla peggio la sostituzione della batteria costa meno se è più piccola).

        Il governo cinese il problema se l’è posto. Massimo scrive: “in Cina la sostituzione rapida delle batterie fa parte di una scelta fortemente caldeggiate dal governo di Pechino, un governo che ha argomenti “molto convincenti” per mettere sotto pressione i costruttori”. A me sembra grandissima lungimiranza, capacità di affrontare il problema con anni di anticipo e avere una vision. Puntando sul battery swap il governo cinese sceglie una delle 3 soluzioni da me indicate e così al 2035 ci arriva sereno e tranquillo: l’utente “problematico” senza box auto potrà scegliere un modello con battery swap e risolvere il suo problema. Tra l’altro, nota a margine, la Cina presto farà la parte del leone anche su fcev e idrogeno: nei prossimi anni lo vedremo. Quindi offrirà nel 2035 ben 2 alternative ai “problematici”: idrogeno o battery swap. Bene, bravi, bis.

        Qui in Europa, invece, i nostri politici non riescono a individuare una via (eppure impongono il ban al 2035!) e danno incentivi a pioggia per costruire colonnine. Ma il problema non l’hanno risolto tant’è che tu sei qui a proporre un parziale rimedio alla loro incapacità e mancanza di visione. L’Europa avrebbe dovuto individuare una o più tra le 3 soluzioni da me citate e avrebbe dovuto spingere forte e invece non sta facendo niente. Questo comporterà che col “federalismo delle ricariche” ogni paese andrà per fatti suoi. Magari i Paesi Bassi (paese a caso) avranno una rete forte di battery swap, altri avranno colonnine AC sparse qua e là, malfunzionanti, che non soddisfano le esigenze degli utenti.

        Questa sfida o la sappiamo gestire o saremo destinati a un fallimento.

        • Enzo ci mancherebbe. Il bello della situazione, diciamo così, è che in questo momento tutte le soluzioni possono essere valide. e in prospettiva tutto sommato anche un domani. Perché secondo me, visto che le esigenze possono essere completamente diverse, alla fine c’è spazio quasi per ogni tipo di proposta. E, tanto per dire, non è che se una vettura è pensata per il battery swap poi non si possa anche ricaricare normalmente. Tanto per darti un numero indicativo, calcola che linea di massima sulla superficie di un campo da calcio si possono posteggiare teoricamente 200 vetture circa. togli le rampe, togli la struttura… possiamo dire in via prudenziale che per ogni piano di un teorico parcheggio potremmo posteggiare cento vetture. Se parliamo di una superficie pari a quella di un campo di calcio, tutto sommato non stiamo parlando di chissà cosa. Ripeto, solo per darti un’idea di massima di quello che potrebbero essere le dimensioni. Chiaramente con la calcolatrice puoi divertirti a fare tutti i conti che più ti piacciono. Perché in ultima analisi il riassunto dei riassunti è che con questo cambio tecnologico a mio avviso bisogna fare una piccola rivoluzione copernicana in materia e passare dal pensare alla ricarica in funzione del parcheggio all’esatto contrario, e cioè il parcheggio in funzione della ricarica. Poi nulla vieta di mettere anche milioni di colonnine per le strade e impianti HPC da 3 MW cadauno. E battery swap come se piovesse 😂

          Piuttosto: segnalare l’articolo a chi di dovere per sentire anche il parere di qualche operatore del settore?😇😇😇😇 Perché suonarcela e cantarcela tra di noi è anche bellissimo, però rischiare di capire se le nostre idee possono cambiare anche qualcosa di piccolissimo potrebbe essere ancora più bello. 😇

        • Enzo l’user benzina a chi serve , le auto stanno ferme 8 ore quando lavori e altrettanto quando dormi, lo so che tu non lavori e non dirmi e sei sempre in giro, ma la maggior parte della gente fa 8 e 8 minimo, quindi meglio 1.000.000 di colonnine da 5/7kw che 100 da 500kw per il solo discorso che con auto ferma tante ore non ha nessun senso una colonnina super veloce, tranne nei tratti di spostamento, e ovviamente uscite/ingresso città/paesi così abbiamo al ingrasso di ogni città/paese le colonnine ad alta potenza nei tragitto di trasferimento, e in città le cariche lente e molte così si può coprire il 100% dei posti auto, una premessa ( io pago il mio posto auto, chi parcheggia in strada lo pago sempre io e la collettività) ci sarebbe da trovare una situazione equa.

  4. Io ho competenze agricole ma esprimo la mia opinione: come in tutti i settori questa soluzione è valida in contesti ben precisi, poi vedendo la situazione del trasporto pubblico la vedo dura in un paese come il nostro. Credo che almeno nel breve periodo convenga sfruttare le stazioni di servizio ( come si è già cominciato a fare) così come dove si fanno lavori di riqualificazione prevedere lampioni con ricarica e anche a lato dei marciapiedi per chi parcheggia davanti casa.Poi sarebbe ora di inventarsi un’icona magari europea ( come la m del metano ) per segnalare la presenza di stazioni di ricarica in ogni luogo come avviene appunto con il metano e gpl.

    • -questa soluzione è valida in contesti ben precisi-

      Senza dubbio. Come può leggere fin dal titolo l’idea è pensasta per servire in contesti urbani più o meno grandi, a complemento di altre soluzioni tra cui quelle che giustamente riporta.

    • Tra l’altro, a causa della mia più totale ignoranza in materia, nell’articolo ho accuratamente evitato di citare “a sproposito” qualsiasi implicazione relativa al discorso V2G.
      Se lei avesse modo di integrare questa mia lacuna, forse potremmo trovare un’altro spunto interessante.

    • Quella di elettrificare i parcheggi è una buona idea, e un’altra idea molto buona è coprirli di pannelli solari, ottenendo tutta una serie di benefici: non sottrai terreno ad altri usi, non devi trasportare per tanta distanza l’energia prodotta, eviti il problema NIMBY visto che i parcheggi già di per se non sono “estetici”, tieni le auto al fresco in estate e al riparo in inverno, e i veicoli elettrici possono ricaricare direttamente in loco. Sommando il solare installabile su tetti e parcheggi delle zone urbane e industriali, in California stimano che potrebbero generare da 3 a 5 volte il fabbisogno energetico totale. E in Francia vogliono rendere la copertura fotovoltaica dei parcheggi un obbligo di legge oltre certe dimensioni, con tempi diversi in base alle suddette. Ne parla proprio oggi Wired: https://www.wired.com/story/france-solar-panels-parking-lots/#intcid=_wired-verso-hp-trending_2a501c78-c4da-4c1c-b366-5600ea7bbc8b_popular4-1

  5. Ottima idea da sviluppare e ,secondo me da ampliare con la possibilità di usufruire di servizi di noleggio per prevedere, oltre alla ricarica delle macchine di proprietà, anche l utilizzo temporaneo della mobilità elettrica per esempio nei centri storici.
    Chissà i nostri amministratori …!!

    • -per prevedere, oltre alla ricarica delle macchine di proprietà, anche l utilizzo temporaneo della mobilità elettrica per esempio nei centri storici.-

      Ottima aggiunta.
      Teniamo presente che, ampliando il ventaglio di servizi che possono essere collegati a questo discorso, si amplia la potenziale platea di soggetti che potrebbero essere interessati a partecipare a questo tipo di investimenti 😉

  6. caro Alessandro mi permetto intervenire solo dal punto di vista elettrico, che il mio settore di competenza.
    1) Il Fotovoltaico sul tetto e sulle pareti ben esposte sarebbe comunque da valutare con attenzione: ogni auto parcheggiata richiede almeno 25-30 m2 tra area di parcamento e corselli e rampe. Quindi 20 auto = 550 m2: su cui si può istallare comodamente un impianto da 70 – 90 kWp di potenza, con una produzione annua di circa 65’000 – 95’000 kWh
    2) Per la ricarica bastano normali colonnine da 22 kW trifase in AC collegate a gruppi di 4: se è collegata una sola auto può assorbire tutta la potenza, se sono collegate più auto si dividono la potenza.
    Questo limita la potenza impegnata ma garantisce comunque come minimo 44 kWh di ricarica (per ogni auto) in 8 ore, con una potenza impegnata di soli 110 kW fornibili anche in bassa tensione
    3) Nelle immediate vicinanze, ma non dentro il parcheggio, infine l’istallazione di 2 – 4 colonnine da 150 – 200 kW effettivi che permettono la ricarica completa di auto in soli 20 minuti.
    4) Transitoriamente si potrebbe pensare anche a delle colonnine più limitate (ad esempio 22 kW divisi tra 8 auto) utili per ricaricare le ibride plug-in.

    • La ringrazio per le sue aggiunte puntuali e competenti. Lasciando stare la mia “vita precedente” dove mi occupavo di motori, annessi e connessi, oggi sicuramente sono più pratico di costruzioni, “ideazione di servizi” e in misura decisamente minore di “urbanistica”. Quindi i suoi rilievi giungono benvenuti e se vogliamo necessari. Mi piace pensare che se una persona pratica di queste cose come lei non ha “bocciato” in pirma istanza la mia idea, ciò voglia dire che nei suoi fondamentali forse è valida.

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