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Una ricarica, due passi, evway!

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E’ una start up, non ha alle spalle grandi investitori o grandi gruppi, non vende energia né impianti e nemmeno produce veicoli elettrici o colonnine di ricarica. Tuttavia Route220 è l’unico operatore in Italia ad avere in testa, e in parte aver realizzato, l’embrione di una rete globale “aperta” di stazioni per la ricarica di auto e moto elettriche.

L’ultimo tassello l’ha piazzato il 19 settembre a Torino, inaugurando 10 stazioni veloci a 22 Kw, per 20 stalli di ricarica. Si aggiungono alle 75 già installate da Ruote220 in Alto Adige, Trentino e nel mantovano. Il network si chiama evway e nasce in funzione degli utenti italiani, per ora pochi, ma soprattutto dei turisti stranieri che sempre più calano nel Bel Paese, dalla Francia, dalla Germania o dai Paesi Bassi, con i loro mezzi ad emissioni zero.

Qui trovano spesso il deserto, cioè aree prive di infrastrutture, oppure la jungla, vale a dire una miriade di impianti frammentati fra decide di diversi operatori, incompatibili fra loro e incompatibili con i rispettivi fornitori di energia, d’oltre confine o di altre città. La piattaforma evway di Ruote220, invece, è perfettamente interoperabile, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello gestionale. Fornisce un sevizio che equivale al roaming per i cellulari, o, per i Bancomat, al sistema informatico di connessione della Sia.   “La nostra piattaforma _ spiega il fondatore Franco Barbieri _ fa parte di un network intereuropeo che connette più di trenta operatori, con 100 mila prese di cui 3700 in Italia, 18 mila prese in tutta Europa attivabili via App o Key Hanger. Per 65 mila utenti di tutta Europa le nostre colonnine sono immediatamente accessibili senza la necessità di attivare nessun nuovo contratto, come fossero quelle del loro operatore nazionale”.

Barbieri ha alle spalle un ricco curriculum da top manager: prima di fondare con Carolina Solcia Ruote 220 nel 2014 è stato vice presidente di Fiat auto e dirigente di Moto Guzzi. Crede fermamente nelle prospettive della mobilità elettrica, ma è convinto che potrà decollare solo quando gli operatori avranno ribaltato il loro approccio. Dice: “Non capisco, per esempio, come le case automobilistiche possano pensare di vendere auto elettriche attraverso la stessa rete e gli stessi uomini che vendono auto a benzina o diesel. E’ tutt’un altro mondo, altri clienti, altri bisogni di soddisfare. L’ossessione della ricarica, per dire, è un’ansia che un concessionario tradizionale non potrà mai capire”.

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