Home Nautica Un mito della vela che crede nell’elettrico: Vittorio Malingri

Un mito della vela che crede nell’elettrico: Vittorio Malingri

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La propulsione elettrica piace sempre di più a Vittorio Malingri, uno dei più grandi navigatori italiani ed esponente della famiglia che più ha dato alla vela oceanica. Grandi navigatori, grandi progettisti e costruttori. L’ultima creatura è un catamarano con propulsione ibrida. 

Per il navigatore milanese in futuro navigheremo in elettrico, sicuramente nel diportismo di giornata: “Per chi deve andare a farsi il bagno, per un’escursione di poche ore. Alla fine è l’uso più frequente. Diverso il discorso per le navigazioni lunghe, per quelle oceaniche dove si deve pensare a sistemi ibridi e all’orizzonte vedo l’auto produzione di energia in navigazione”. Parole incoraggianti perché pronunciate da uno dei miti della vela italiana.

Malingri navigatori e costruttori

Vittorio Malingri con il figlio Nico dopo un’impresa velica. Anche in copertina dell’articolo padre e figlio mentre festeggiano un record

Franco e Doi Malingri sono rispettivamente il padre e lo zio di Vittorio, i pionieri della vela oceanica nazionale: nel 1973 parteciparono alla prima edizione della Whitbread Round the World Race ovvero la mitica Volvo Ocean Race di oggi. Stiamo parlando della regata attorno al mondo in equipaggio. I Malingri hanno la passione di fare tutto insieme cosi Vittorio, a soli 16 anni, molla le cime per il giro del mondo con mamma, papà e due fratelli. Due anni di navigazione. Una grande esperienza, ma è solo l’inizio.

Arrivano una sfilata di record, regate vinte, incidenti anche pericolosi, competizioni tra le onde insieme al mitico Giovanni Soldini. Tanta roba. Compresa la partecipazione, primo italiano, al Vendée Globe, il giro del mondo in solitario, senza scalo e senza assistenza. Per l’impresa disegna Moana 60, primo 60′ Open italiano, costruito nel cantiere di famiglia.

“Partire dal progetto, curare la carena”

Unlimited C53,l’ultima creatura di Vittorio Malingri

Ma torniamo all’elettrico dove i progressi sono chiari: “Oggi ci sono più soluzioni, una ricca offerta di sistemi full electric  e una varietà della componentistica che permette una scelta personale delle singole parti. Ricorro alla metafora dello stereo che ti costruisci scegliendo i diversi pezzi” spiega Vittorio che ci tiene a dire: “Tutti pensano al sistema di propulsione, ma mancano le barche. In altre parole partire dalla progettazione: si deve lavorare sulla carena e non adeguarsi agli scafi già esistenti. E’ necessario fare delle barche per quel mondo, funzionali a quelle esigenze. Per il momento ne ho visto pochi buoni”.

Il catamarano Unlimited 53 

Vittorio da circa un anno e mezzo lavora al cantiere Adria Sail fondato dall’architetto Maurizio Testuzza – un lungo e prestigioso curriculum, ha lavorato anche al Moro di Venezia di Raoul Gardini –  dove c’è la sua mano su Unlimited 53, un veloce catamarano da crociera. Un modello che supera la classica concezione da houseboat. E soprattutto una motorizzazione ibrida per far diminuire i consumi. Gli scafi sono stretti e profondi sotto il galleggiamento per avere una navigazione dolce in ogni condizione di mare.

Occhio ai consumi, elemento che secondo Vittorio può giocare un ruolo importante nell’affermazione dell’elettrico: “Rispetto all’automotive il carburante qui rappresenta un peso/costo importante e significativo nell’economia del mezzo. Poi con l’elettrico puoi navigare anche in alcune zone delle aree marine“. Insomma c’è una platea interessata, per questo gli incentivi statali: “Si potevano pensare anche per le barche”, non solo per le auto.

La tradizione dei motori elettrici da recuperare

Ad Adria Sail stanno lavorando ad un altro gioiello nautico è Scuderia 65 (nella foto sotto) dove è prevista, come opzione anche la propulsione ibrida. Qui si vede la forza della cantieristica navale. Ma il nostro Paese secondo Malingri può giocare un ruolo anche nella cantieristica elettrica “recuperando ed utilizzando la tradizione metalmeccanica e dei motori elettrici. Alla fiera di Dusserldolf ho visto i prodotti Transfluid, loro pensano a soluzioni per tutti. Bello perché sono italiani”. C’è il tricolore da far sventolare nelle imbarcazioni a emissioni ridotte.

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