Un black out per capire quanto dipendi dall’elettricità

 

Un black out per capire quanti dipendi dall’elettricità.  Dopo 7 ore, scollegati dalla rete, in inverno, abbiamo sperimentato quanto cose sono legate alla “luce”.

                         un black out per capiredi Marcello Nizzoli*

“Una giornata davvero poco… elettrizzante. Non ci rendiamo conto di quanto siamo già dipendenti dalla rete elettrica. E nella mia città, Reggio Emilia, lo abbiamo vissuto nelle settimane scorse sulla nostra pelle (raffreddata). E val la pena di rivivere quella esperienza, a mente fredda, nei giorni in cui le notizie in arrivo dall’Ucraina fanno pensare a possibili scenari complicati sul fronte-energia.

un black out per capireUn black out per capire: si ferma tutto e la doccia è fredda

Pur essendo stati informati, in largo anticipo, abbiamo provato a vivere per 7 ore, dalle 8 e 30 alle 15 e 30, senza elettricità. A casa e in ufficio. La prima preoccupazione è stata quella, irrisolvibile, del possibile scongelamento del frigorifero. Poi, con il passare dei minuti abbiamo realizzato che anche il riscaldamento a gas metano non può funzionare senza elettricità, così come la doccia è fredda! … neppure il piano cottura a gas, si accende senza la presenza di un fiammifero od accendino a gas. Il climatizzatore elettrico con pompa di calore lo possiamo dimenticare… Veniamo alle funzionalità tipiche dello smart-working: il PC portatile alle 13:30, circa, è ormai senza batteria … Così anche il router internet a “saponetta”, a batteria, è ormai stanco. Noi però siamo tranquilli, avendo tre piccole power-bank tascabili per smartphone che permetteranno di arrivare tranquillamente alle 15 e 30. Confidando che l’energia tornasse puntualmente, come del resto è stato

un black out per capire
NON SOLO AUTO / Tesla produce anche i Powerwall, per l’accumulo domestico di energia da fotovoltaico..

Rimedi? Fotovoltaico con accumulo. E con la tecnologia V2G

Che cosa insegnano 7 ore senza elettricità, d’inverno? I veicoli elettrici sono sicuramente il futuro, l’unico mezzo oggi rifornibile da una fonte energetica prodotta a km zero, in loco, grazie al  fotovoltaico. Tuttavia avere a disposizione un adeguato impianto “solare” permette, oltre che di produrre e vendere energia, di avere una fonte indipendente di elettricità che è già indispensabile per la vita domestica. Se ai pannelli fotovoltaici aggiungiamo poi un adeguato ed ormai comune, accumulo, anche solo di sicurezza, le nostre case potrebbero funzionare a lungo. Indipendentemente dalle forniture esterne di gas e d’indispensabile elettricità. L’esperienza di quel giorno è semplicemente tragica: senza elettricità non funziona più nulla. Senza riscaldamento, senza computer, senza TV, senza acqua calda, …Con le nuove tecnologie V2G, dal veicolo alla rete, avere un’auto elettrica carica, che funga anche da accumulo per fornire energia va vista come una grande opportunità per tutti

un black out per capire
La Nissan è stata tra le prima Case a sperimentare il Vehicle-to Grid V2G .

Un black out per capire che l’indipendenza non ha prezzo

Avere grandi batterie su 4 ruote in grado di raggiungere edifici, aree privi d’energia, potrebbe avere un grande valore. Veicoli elettrici collegati in rete possono servire, anche in momenti di emergenza e vanno visti come una risorsa per la crescita energetica. Anche solo per stabilizzare la rete durante i picchi di domanda. L’esperienza delle 7 ore “senza luce” insegna molte cose: essere collegati alla rete del gas od avere una moderna stufa a pellet, non elimina dalla dipendenza dall’elettricità. La transizione elettrica, con pannelli solari e batterie d’accumulo privato, deve essere favorita ed avvenire il prima possibile diffusamente. Per motivi etici, ambientali, di calmieramento delle tariffe, di maggiore efficienza energetica. Avere nelle case un fotovoltaico ed un accumulo significa indipendenza dalle forniture energetiche esterne, che potrebbero interrompersi per vari motivi. Questo energia, anche senza rete, non ha prezzo … in tutti i sensi!“.

* Marcello Nizzoli è un marketing manager del settore automotive, specializzato nel settore nei veicoli per la mobilità sostenibile, veicoli elettrici, autobus, mezzi commerciali.

Visualizza commenti (26)
  1. Io invece ho una domanda, ma se mi scollego fisicamente dalla rete, e solo in caso di bisogno mi collego alla rete, nel senso scollego fisicamente, con una presa trifase da 32A
    È solo un idea ma quando non necessito di energia dalla rete si potrebbe essere indipendenti o sbagliato ragionamento 🤔🤔

    1. Provo a darti la risposta, il sistema fotovoltaico è connesso direttamente al contatore principale e l’assenza di tensione inibisce il sistema. Per fare quello che dici ad esempio Huawei vende un dispositivo che fà esattamente quello che chiedi integrato con il sistema e garantisce la disconnessione fisica dell’impianto di casa dal fornitore di energia, peccato che non sia commercializzato nel nostro Paese per il motivo legato alla possibilità di avere impianti a isola (per ora, in Germania ad esempio è possibile)

      1. Nello Roscini

        basta un contattore di quelli cche si usano per i gruppi elettrogeni

        quando parte il gruppo elettrogeno il contattore stacca la rete enel dalla rete domestica
        e collega il gruppo elettrogeno alla rete domestica
        la rete elettrica rimane scollegata , come se fosse staccata da un magneto termico
        se sostituite il gruppo elettrogeno con l’impianto fotovoltaico ..
        dal punto di vista tecnico è la stessa cosa
        ovviamente lo switch andrebbe fatto con meno carico ,utenze,possibile
        per evitare di stressare eccessivamente i contatti e l’inverter
        non lo farei con una pompa di calore o piastre a induzione accese
        ne tanto meno con l’auto in carica
        magari invece del semplice contatore , metterei un deviatore manuale
        o uno asservito a una logica che farebbe entrare il solare solo quando le potenze in gioco sono basse

        il problema Fotovoltaico potrebbe essere SOLO burocratico
        io chiesi un permesso per un impianto a isola per luci giardino e cantina al comune
        me l’hanno dato

        1. Emiliano 16 Marzo 2022 at 10:28
          era una domanda, ma siamo in Italia il paese della burocrazia 🤦🤦

          Nello Roscini 16 Marzo 2022 at 13:32
          sapevo anche io quella dei generatori , come a detto lei potrebbe essere la strada giusta.

  2. Visto l’interessante discussione vorrei lasciare anch’io il mio contributo, sono da sempre un sostenitore di fonti rinnovabili, l’anno scorso ho installato un impianto fotovoltaico da 6Kw con sistema di accumulo da 15Kw più wallbox per il caricamento dell’auto elettrica. Quando si pensa che con un sistema di accumulo si è al “riparo” da eventuali black-out è sbagliato in quanto il sistema fotovoltaico nel caso si interrompa la fornitura di energia elettrica si “blocca” questo per proteggere eventuali attività di manutenzione fatta dal gestore. Ho chiesto al mio fornitore di installarmi un dispositivo che scollegasse fisicamente il mio impianto dalla rete in caso di black-out ma mi è stato detto che la normativa del nostro Paese non permette ancora i cosi detti impianti a “isola” e quindi per ora in caso di assenza di energia elettrica dal fornitore pur avendo le batterie “cariche” non potrò essere autosufficiente. 🙁

    1. Uno dei preventivi che però hanno fatto a me citava esplicitamente la possibilità dell’impianto di funzionare “ad isola”… Interessante, chiederò anche all’installatore su cui invece stavo puntando, il quale ad oggi non me ne ha parlato.

  3. Io ho un impianto fotovoltaico e un’auto elettrica, quando è venuto il momento di installare una wallbox pensavo di usare una bidirezionale per utilizzare gli accumulatori dell’auto come accumulo della casa, la l’auto una Leaf l’ho permette, ma dalle
    informazioni che ho recuperato la’ENEL permette questa possibilità solo per aziende con parco auto elettrico. In altre nazioni, es. Giappone, viene permesso proprio per fare fronte ad eventuali black out o calamità. Non so se ho raccolto tutte le informazioni in materia.

    1. Nello Roscini

      la differenza tra Giappone e Italia è che con l’Italia è stato sperimentatto il V2G
      Veicolo collegato alla rete
      in Giappone invece quello che servirebbe a te il V2H vehicle to home
      Veicolo collegato a casa , che in Giappone serve a tamponare i frequenti blackout
      oltre al veicolo serve una wallbox intelligente che dialoga con la rete o con la casa
      interpretando le sue esigenze

      in realtà ci sono due auto in commercio che MANUALMENTE potrebbero fare quello che serve a te
      Hyundai Ioniq 5 e Kia ev6 , hanno un adattatore per usare l’auto come un generatore AC
      è possibile attaccarci carichi fino a 3kW

  4. Concordo sull’opportunità di dotarsi di un impianto fotovoltaico con accumulo, motivi economici ed etici lo consigliano; inoltre, in caso di blackout, permette di ovviare agli inconvenienti enunciati nell’articolo.
    C’è un ma: gran parte dei sistemi di accumulo collegati ad un impianto fotovoltaico, disponibili sul mercato, non sono in grado di trasformarsi in un generatore di tensione indipendente dalla rete pubblica in caso di blackout. In pratica, non sono in grado di funzionare come un normale UPS, senza aver richiesto (e pagato) l’opzione!
    I sistemi di accumulo possono fornire energia, in caso di assenza di rete, secondo due diverse modalità:

    a) Tramite una presa di emergenza, distinta dalla connessione “standard” alla rete, in grado di fornire energia. In altre parole esiste una presa, di solito monofase, su cui collegare (ad esempio con un commutatore manuale) i carichi critici, ad esempio il congelatore, l’alimentazione modem ecc. Questa funzione, anche se dal costo ridotto, solo in pochi casi è fornita con il sistema di accumulo standard.

    b) Commutazione automatica rete/accumulo. Questa connessione non può, in nessun caso, essere realizzata con automazione casalinga (ad esempio con un banale relè di scambio). Bisogna tassativamente (norma CEI 0-21 docet) utilizzare una protezione di interfaccia approvata e certificata. La protezione di interfaccia ha una funzione di sicurezza nei confronti di persone che lavorano sulla rete elettrica… in caso di blackout; quindi ha la funzione di disconnettere, con certezza, il generatore locale dalla rete pubblica. Questi dispositivi devono essere verificati alla prima installazione, e periodicamente nel tempo. Nessuno dei principali sistemi di accumulo installati in Italia incorpora una protezione di interfaccia.
    Conclusione: Conviene senz’altro valutare la funzione blackout (del costo di alcune centinaia di Euro, se opzionale) e la soluzione b) solo se è indispensabile una commutazione rapida ed automatica del generatore. I costi della seconda soluzione sono decisamente più elevati della prima e richiedono costi periodici di verifica.

  5. Alberto Spriano

    Nel frattempo abbiamo scoperto che la legge 30 dicembre 2021 n. 234 recante il “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024”, in vigore dal 1° gennaio 2022, sono state previste misure insufficienti in materia di energia ed efficienza energetica.

    Abbiamo scoperto che:

    – il 52% di energia elettrica che viene prodotta da impianti termici, il 31% da fonti energetiche rinnovabili, il 5% da biomasse e il 12% che viene importato dall’estero;
    – il 52% di energia elettrica prodotto da impianti termoelettrici vede protagoniste le centrali turbogas con il 43% che bruciano gas proveniente al 40% dalla Russia e al 30% dall’Algeria attraverso gasdotti;
    – non abbiamo rigassificatori in misura adeguata da poter scegliere dove e da chi comprare gas;
    – il misero 31% prodotto dalle fonti energetiche rinnovabili è sostanzialmente fermo al 2012, dieci anni fa e viene prodotto dall’eolico 6%, dal fotovoltaica 8%, dall’idroelettrica 16% e l’1% dal geotermico;
    – non siamo in grado di sfamare gli italiani con la nostra agricoltura.

    È l’ora di approvare un nuovo piano energetico efficace, efficiente e tempestivo accluso alla legge di bilancio.

    Vedremo:

    – quali misure sono previste per sviluppare le tecnologie che utilizzano sole, vento e mare per produrre energia elettrica;
    – se impiegheranno il solare termodinamico per produrre energia elettrica anche di notte;
    – la consistenza degli incentivi destinati alla produzione di energia elettrica nella casa per la casa e per la mobilità;
    – se verrà costituita una filiera italiana ed europea per produrre tecnologie che sfruttino le rinnovabili senza rivolgerci al made in china;
    – se verrà riorganizzata ed efficientata l’attività agricola e l’agrovoltaico per coltivare e trasformare prodotti alimentari favorendo tante piccole aziende agricole italiane.

    Vedremo.

    1. Se non comincerà a piovere seriamente sulle Alpi temo che il 16% dell’idroelettrico calerà notevolmente, oltre a tutti gli altri danni che la mancanza d’acqua possono procurare.

  6. In realtà non serve un blackout per capirne la dipendenza al energia elettrica, e nel futuro sarà sempre più importante, visto che le case stanno puntando al 100% elettiche, per questo dobbiamo fare impianti fotovoltaici a backup, in modo che se c’è un blackout dalla rete le case restano attive.

  7. Concordo con quanto scrive ma temo che finché la decisione di migliorare gli edifici per renderli meno energivori e d’installare il fotovoltaico è delegata alla volontà dei singoli proprietari non faremo molti passi avanti. Vivo in una cittadina del nord, in un condominio con 15 appartamenti, 13 condomini hanno votato contro i lavori finanziati col 110%, con ragioni che evidenziano il totale disinteresse per i temi ecologici ed energetici, e nel quartiere ad oggi solo un condominio sta facendo lavori, tutte le villette, e sono la maggior parte delle costruzioni, non hanno subito interventi e guardando dall’altro com Google maps i tetti fotovoltaici sono pochissimi, se estendo la vista sull’intera cittadina il panorama è desolante, Kmq di tetti esposti correttamente sono lasciati a scaldarsi sotto il sole ma non penso che il mio sia un caso isolato.

    1. Il discorso 110 però è un discorso a parte. Il problema per molti è trovare chi è disposto a farti i lavori, soprattutto per le villette, perché le imprese danno la precedenza ai condomini (dove c’è più da spremere). Senza contare le complicazioni ed i rischi legati alla cessione del credito, che è condizione imprescindibile per molti per poter fare lavori di una certa entità.

    2. Marcello Nizzoli

      Concordo che la situazione non è buona: anche ieri ho fotografato un’area industriale dall’alto ed è oggettivo che solo una minoranza dei capannoni ha la copertura fotovoltaica.
      Proprio per questo, credo che siamo in una situazione anche con il caro bollette, dovrebbe essere favorevole a convincere molti al cambiamento.
      Einstein diceva che ci sono due cose infinite: l’universo e la stupidità umana … la gestione della maggior parte dei condomini non esula dalla seconda cosa infinita …
      I 13 condomini che hanno votato contro i lavori finanziati col 110%, hanno mai provato la sensazione di un terremoto?
      Vorrei capire oggi, con la crisi energetica in atto, se c’è ancora il totale disinteresse per i temi ecologici ed energetici.
      In Italia c’è poi anche il terzo incomodo, la burocrazia: ho amici che avrebbero volentieri investito in fotovoltaico ma c’è stato il diniego del Comune con motivazioni futili, non certo lungimiranti in tema ambientale ma anche di indipendenza energetica.

      1. Dario Ferrari

        I capannoni, che utilizzano l’energia di giorno quando viene prodotta, dovrebbero essere i primi a mettere su il fotovoltaico.
        Mi chiedo perchè non lo fanno.
        Non è conveniente economicamente?

        1. Da noi lo hanno installato un decennio fa, ora è già programmato da l’anno scorso di triplicare la potenza, mentre sul nuovo capannone è già stato provvisto di copertura al 100%
          Purtroppo sono pochi i titolari lungimiranti sulle rinnovabili, e sul inquinamento ambientale.

        2. Da me i capannoni sono quelli messi meglio, ma non mi stupisco, ciò che scoraggia sono i tetti delle case, coi costi attuali e gli incentivi si rientra dall’investimento in poco tempo per un impianto domestico adatto ad un villetta, e visto le villette non dovrebbero nemmeno avere troppi problemi economici …

          1. Ho imparato con gli anni a non fare i conti in tasca agli altri, perché non è detto che chi vive in villetta abbia potere economico da investire 🤷

          2. Il fatto è che, checché ne dicano gli installatori di fotovoltaici, fino a prima che succedesse quel che è successo quest’anno installare il fotovoltaico era comunque un investimento il cui rientro non era affatto in “poco tempo”, perlomeno se non si può usufruire dal 110% ma solo del 50%. Mi sono fatto tutti i calcoli accurati, scindendo i costi in fissi e variabili, considerando il costo al kWh acquistato, il costo presunto per kWh scambiato, la presunta percentuale di autoconsumo che si potrebbe ottenere con lo scambio sul posto e con l’accumulo, ragionando su un impianto ben dimensionato per le mie esigenze, in modo che il rendimento medio copra il mio consumo annuale (ed anche lì, non è detto che per tutti sia fattibile, dipende anche da quanto spazio c’è sul tetto e dall’esposizione). Ebbene, con i costi che io ho sostenuto per l’energia elettrica negli ultimi 2,25 anni (tenendo conto che io faccio molta attenzione nello scegliere i fornitori) ho calcolato che optando per lo scambio sul posto rientrerei dell’investimento in 8,25 anni, con l’accumulo addirittura in 13,81 anni!!! E da notare che sto parlando di una casa 100% elettrica, con pompa di calore, induzione, no gas, ipotizzando i consumi che avrò quando prenderò anche l’auto elettrica: quindi uno scenario da cui col fotovoltaico ne ho solo da guadagnare.
            Ragionando invece su un aumento dell’energia elettrica del 131% (come parrebbe essere successo dal 2019 ad oggi – comunque difficilmente prevedibile fino a qualche mese fa), allora quei due valori diventano rispettivamente 3,57 e 5,98 anni. Comunque tanto, soprattutto per l’accumulo, per il quale comunque la batteria ha una garanzia in genere attorno ai 10 anni in cui ti garantiscono il 60-70% di efficienza del nuovo. Sto parlando di un impianto fatto bene, con 16kWh di accumulo, con i migliori componenti sul mercato, con detrazione 50%. Ovviamente si può andare al risparmio, magari montando componentistica cinese, batteria più piccola… però ecco, orientarsi non è così banale e se il lavoro fatto è scadente il risultato finale potrebbe essere deludente (poco autoconsumo, scarsa produzione in rapporto alle esigenze, guasti, ecc.). Purtroppo ci troviamo sempre in una condizione in cui quando una cosa può diventare vantaggiosa, ecco che scattano gli aumenti selvaggi anche sui pannelli, sulle batterie, poi ti riducono il vantaggio fiscale, adesso pare vogliano togliere pure lo scambio sul posto, ecc. ecc.. Ce n’è sempre una! Per cui il discorso non è così semplice “che scemi quelli con le villette se non hanno montato i pannelli”… A meno che, chiaro, uno non abbia un pozzo di San Patrizio, ma a quel punto probabilmente gli interessa anche poco risparmiare qualche centinaia di euro sulle bollette della luce…

          3. Una cosa non la capisco. Considerando che i pannelli hanno ormai una vita media di 30 anni, e si ripagano in 8-10, come fa a dire che non è tanto conveniente un investimento che ti garantisce una rendita a costo zero per 20 anni? Quali altri investimenti, immobiliari, industriali o finanziari, le garantiscono un rendimento simile?

          4. @Massimo Degli Esposti: perché 8 anni (e più) non è comunque un orizzonte temporale breve. Lei ha ben chiaro da qui ad 8 anni cosa farà? Se magari non cambierà casa? O magari è in affitto? Senza contare che tutto ciò vale nell’ipotesi di fare detrazione al 50%. Il che significa che innanzi tutto devo sborsare di tasca mia la cifra completa (adesso un FV senza accumulo si aggira tranquillamente sui 15.000 euro) e poi, con molta calma, in 10 anni recupererò la metà della detrazione. È comunque un investimento che uno deve avere la disponibilità e la propensione a fare. Attenzione, non sto dicendo che non sia comunque un buon investimento, dico solo che non è una cosa che si fa così a cuor leggero.
            Senza contare, altro problema non da poco, che bisogna trovare chi te lo fa. Io mi sto facendo fare preventivi proprio ora, dopo che sto rincorrendo le azienda da dicembre 2021. Bene, uno dopo tre mesi che lo inseguivo, quando avrebbe dovuto fornirmi il preventivo, mi fa: “abbiamo disponibilità per farle il lavoro a partire dall’anno prossimo, 2023″… Il mercato edile da un paio d’anni è letteralmente in preda alla follia più totale!

          5. Nel mio commento precedente intendevo dire “recupererò la metà della spesa”, chiaramente.

          6. Massimo Degli Esposti 14 Marzo 2022 at 18:55
            le variabili sono molteplici, se guardo la mia situazione non è fattibile perché sono in affitto, ora che sto seguendo il superbonus 110% è diventato fattibile anche per gli inquilini, per i proprietari con appartamenti in affitto poco importa, ovvero, ora diventa molto importante perché un abitazione autonoma dalla rete elettrica e no gas ora è molto appetibile, peccato che i tempi siano scaduti o quasi se l’abitazione non ha nulla da condonare, ma le aziende ora sono tutte sature, quindi anche questo è sfumato.
            I condomini che avrebbero vantaggio la maggior parte è contraria a prescindere.

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