Home Scenari Un ACI degli automobilisti elettrici, questo serve

Un ACI degli automobilisti elettrici, questo serve

33
CONDIVIDI
Angelo Sticchi Damiani, presidente dell'ACI, con la sua Mercedes EQA, elettrica. Ma sul futuro...

Un ACI degli automobilisti elettrici. Quello che esiste ha fatto una precisa scelta di campo a favore delle auto tradizionali, con prese di posizioni discutibili.

Un ACI degli automobilisti elettrici, quello che c’è…

Un ACI degli automobilisti elettrici
Il titolo dell’intervista pubblicata nei giorni scorsi da Libero al presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani.

Da ultimo ha fatto rumore l’intervista rilasciata dal presidente dell’Automobil Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani, a Libero. Lo spunto era dato dalle scadenze dettate dalla UE per il progressivo passaggio alle emissioni zero, il 2030 e il 2035. Il ragionamento del n.1 dell’ACI è stato riassunto in un titolo eloquente: “L’auto verde inquina come le altre“. Ovvero: non c’è nessun bisogno dell’elettrico, basta passare tutti a modelli Euro 5 e 6 e il gioco è fatto. Il pianeta è salvo e l’industria dell’auto pure. Ora, si può discutere sulla tempistica tracciata da Bruxelles e sicuramente lo si farà a lungo. Ma continuare a dire che le auto elettriche inquinano come le altre è un falso imperdonabile che avvelena tutto il dibattito. Per di più facendolo su un quotidiano apertamente negazionista come Libero.

Un ACi degli automobilisti elettrici
Pericolo di restare fulminati con le batterie di un’auto elettrica? Lo dice il presidente ACI, aii Vigili del Fuoco non risulta ed escludono criticità

Un ACI degli automobilisti elettrici, contro le bugie

Per valutare il potenziale inquinante di un veicolo non bisogna limitarsi a calcolare le sue emissioni quando circola”, sostiene il n.1 dell’ACI. “Va fatta una comparazione totale, dalla costruzione alla rottamazione. L’auto verde è più inquinante in fase di produzione e soprattutto di smaltimento, a causa delle batterie, le quali peraltro possono diventare mortali in caso di incidente. Se qualcuno ci mette le mani può restare fulminato per un cortocircuito. Serve molta accortezza”. Un signore che fa il presidente dell’Automobile Club d’Italia dovrebbe sapere che comunque l’auto elettrica nell’intero ciclo di vita ha un bilancio ecologico migliore. Lo hanno confermato decine di studi indipendenti, lo ha confermato la stessa UE con i report dell’AEA, l’Agenzia per l’Ambiente. Quanto al riferimento velenosissimo sulla possibilità di restare fulminati, a smentire Sticchi Damiani hanno provveduto più volte i Vigili del Fuoco, negando l’esistenza di criticità particolari.

Pensa ancora che l’elettricità venga da carbone e petrolio

Ma non finisce qui: “Anche l’energia elettrica ha una produzione poco sostenibile“, continua il nostro, “almeno fino a quando non riusciremo a ricavarla totalmente da fonti rinnovabili. La gente dimentica che oggi la otteniamo anche da carbone, gas e petrolio. E per produrre più energia elettrica, stressiamo le centrali. In sostanza questa rivoluzione verde delle quattro ruote per ora si traduce soprattutto in uno spostamento delle fonti di inquinamento”. Anche qui spiace deludere il presidente, ma la produzione da rinnovabili sta aumentando anno dopo anno in tutta Europa e in tutto il mondo. E l’Italia ha la fortuna di essere uno dei Paesi più virtuosi, ma questo nessuno lo ha mai detto a Sticchi Damiani. Che forse ha in mente la Polonia, l’ultimo Paese europeo rimasto ancorato a una pressoché totale dipendenza dal carbone.

serve un ACI degli automobilisti elettrici
 Angelo Sticchi Damiani, presidente ACI.

L’ACI non se ne occupa? Lo farà qualcun altro…

Qualcuno dovrebbe spiegare al presidente che è in corso una rivoluzione epocale nell’industria dell’auto. Dei cui destini, cosa che colpisce, sono più preoccupati all’ACI di quanto lo siano ai vertici di grandi Case auto come la Volkswagen o la Renault. Lo voglia o no, l’elettrico sta uscendo dalla nicchia di mercato del decennio scorso e  diventa un fenomeno di massa. Lo è già nei Paesi del Nord Europa, lo sarà presto anche in Italia. Nostro parere è che questi automobilisti, che scelgono auto a batterie e se ne dicono anche molto soddisfatti, avrebbero diritto di avere qualcuno che li tuteli. Una cosa del genere esiste già per le imprese del settore, e funziona anche bene: si chiama Motus-e. Servirebbe un “sindacato” anche per gli utilizzatori di EV, per fare proposte e chiedere per esempio misure che facilitino il processo di ricarica. All’ACI tutto questo non sembra interessare. Poco male. Se ne occuperà qualcun altro. Non per andare contro qualcuno, ma per accompagnare un processo che, lo so voglia o no, è inarrestabile.

Apri commenti

33 COMMENTI

  1. Non capisco perché in Italia si debba fare di tutte le questioni importanti che coinvolgono la collettività una guerra di religione.
    Con un minimo di intelligenza si capisce che un parco auto elettrico permette la transizione verso una quota sempre maggiore di sfruttamento delle rinnovabili. Se il parco auto rimane alimentato a combustibili fossili possiamo costruire tutte le alternative che vogliamo al carbone petrolio a gas, ma le auto continueranno a bruciare petrolio.
    Sicuramente vi saranno problemi legati alla transizione della produzione dei motori e alla relativa supply chain, sarà necessario impostare una seria politica e regolamentazione di riutilizzo e riciclo delle batterie. Non sono problemi semplici ma sono gestibili.
    Ovviamente tutto questo ha senso se parallelamente la quota di rinnovabili nella produzione di energia continuerà a crescere.
    Si parla tanto di idrogeno ma non credo che riusciremo a produrne abbastanza ed in modo efficiente per alimentare il parco auto. Eventualmente una scelta intelligente potrebbe essere quella di dedicare l’idrogeno green per il trasporto aereo dove oggi non abbiamo altre opzioni tecnologiche per i viaggi intercontinentali.
    Le opzioni tecnologiche le abbiamo, il livello della polemica è molto elevato e purtroppo la politica ha paura di perdere consenso e non agisce. Questo è il problema.

    • Lei, Riccardo, merita un applauso. Il suo ragionamento è talmente lineare che lo capirebbe anche un bambiono. Eppure sembra che a Palazzo Chigi non ci sia arrivato ancora nessuno.

      • Il ragionamento è troppo lineare.
        Purtroppo però non tiene conto di ciò che avviene nel mondo reale.
        Lobby, politica e multinazionali influenzano fin troppo questo settore e il singolo cittadino conta ben poco nelle decisioni

        • nel mondo reale quando le batterie al PIOMBO ,più di 30 anni fa , sono diventate un problema
          in italia è stato fatto un consorzio che le raccoglieva e le riciclava ..
          si chiama COBAT ed esiste ancora e pensi un pò sis sta già preparando per il problema “litio” automotive
          che con le auto sarà molto più semplice di quello collegato all’elettronica di consumo affidato al RAEE

          il COBAT insieme al CNR ha già depisitato un brevetto per il riciclo completo delle batterie al litio , a fine seconda vita , tra una decina d’anni

          IL COBAT è parte di un sistema industriale Europeo di cui fanno parte altre aziende analoghe degli altri paesi

          quindi , non si preoccupi , quando ci sarà una massa critica di batterie da riciclare
          ci saranno gli impianti per trattarle correttamente in tutta Europa a costi convenienti ..
          è la bellezza delle economie di scala
          è la bellezza dell’economia circolare

    • Riccardo sono d’accordo con te su tutto tranne che sull’idrogeno.
      Su questo devo spezzare una lancia a favore della Comunità Europea. Meno male che l’Europa c’è!!
      Ebbene se fosse per l’Italia non si sarebbe parlato di idrogeno in questo momento se non grazie all’iniziat Europea del New Green Deal del 8 luglio 2020 data Epocale. Mentre continuiamo a parlare di questioni effimere, l’otto luglio scorso con una presa d’atto senza precedenti nella storia, la Comunità Europea ha detto NO agli IDROCARBURi, provocando una forte irritazione delle più grandi compagnie petrolifere, che con una missiva firmata da 33 compagnie di idrocarburi con in testa ENI, invitavano la commissione a rivedere tale misura per renderla meno rigida. La Commissione Europea non ha ceduto di un millimetro la susua posizione. Non accadeva dai tempi di Nikola Tesla. La misura del New Green Deal insieme a quella dello scorso 14 luglio “Fit For 55” pone quale priorità assoluta serie misure di mitigazione sul cambiamento climatico. Inoltre il Green Deal prevede la realizzazione di 80 GW di impianti di elettrolisi di acqua per la produzione di idrogeno verde entro il 2030.
      Non è vero che non sapremo da dove l’idrogeno arriverà, anzi se non provvediamo a produrlo da soli con fotovoltaico residenziale, su aree industriali dismesse e non, eolico off shore, fotovoltaico offshore, energia Marina, ed altro, saremo sommersi da idrogeno proveniente dai paesi che hanno il migliore irraggiamento del pianeta. L’Australia si accinge a diventare il primo esportatore mondiale di idrogeno verde. E questo è solo una piccola parte del cambiamento in atto, il resto te lo racconterò in una prossima occasione.
      Saluti

      • Caro Antonio,
        Io spero che lei abbia ragione. Ho lavorato per 20 anni in una azienda di impianti fotovoltaici. Ho seguito come leader tecnico un progetto di R&D finanziato dalla comunità Europea che prevedeva di mettere a punto un sistema di conversione della energia solare in idrogeno.
        Abbiamo realizzato un prototipo dimostratore impianto FV-elettrolizzatore-serbatoio-fuel Cell.
        Anche impiegando lo stato dell’arte della tecnologia del tempo ( era il 2004) abbiamo raggiunto a malapena una efficienza di accumulo solo del 40% circa. Il 60% se ne andava in perdite principalmente sull’elettrolizzatore e sulla fuel Cell.
        Magari facendo oggi lo stesso sistema si potrebbe raggiungere e superare il 50%, ma questo comporterebbe comunque un costo molto elevato di questa tecnologia rispetto ai combustibili fossili.
        Spero tantissimo di sbagliarmi ed essere contraddetto, ma tant’è….

        • Esatto. Come commentavo qui sotto, qual è lo scopo di tutto ciò? Semplice: la riduzione delle emissioni di CO2 (e, IMHO, anche di NOx).
          Questo implica un uso ragionato, intelligente, efficace ed efficiente delle risorse. La stessa energia elettrica usata per produrre idrogeno sarebbe molto molto meglio usata per ricaricare una batteria di una BEV: semplicemente, è più efficiente (BEV > FCEV).

    • Riccardo avresti comprato una lavatrice a+++ se avesse lavato i panni meno bene rispetto alla tua lavatrice a+?

      Tu forse lo ignori, ma ci fu un momento in cui il mercato immise sul prodotto degli elettrodomestici a risparmio energetico (vista la “markettabilità” del prodotto) senza essere pronto. Accadeva così (ne troverai memoria su diversi forum) che alcuni televisori offrissero livelli di contrasto e luminosità inadeguati, che alcune asciugatrici lasciassero i panni ancora umidi o che alcune lavatrici, per vantare un basso consumo d’acqua, lasciassero i capi ancora parzialmente insaponati (c’è traccia di questi “danni” su alcuni modelli che ancora offrono il tasto “extra risciacquo” per quegli utenti “traumatizzati” da quell’infausto periodo). Eppure, senza una legge che obbligasse alcuno, senza guerre di religioni, oggi tutti abbiamo in caso elettrodomestici efficienti che funzionano benissimo. Nessuno vieta di vendere elettrodomestici in bassa classe energetica ma nessuno sente l’esigenza di preferirli a quelli più efficienti: perché non dovrei voler rispettare l’ambiente se posso farlo senza stravolgere la mia vita?

      Qui la prospettiva è un po’ diversa: a chi oggi acquista con 10000 Euro un’auto tuttofare gli si vuole imporre l’acquisto di un’auto che costa il doppio o il triplo che, per alcuni soggetti, ha molti talloni d’Achille. Un prodotto da early adopters che sarà già vecchio tra 4 o 5 anni e che si svaluta più velocemente. Non esiste un governo di pochi, esiste un governo di tutti e ad esigenze differenti vanno dato risposte differenti, utilizzando approcci differenti e adeguando gli stessi all’evoluzione tecnologica. Altrimenti la soluzione perfetta l’avrebbero individuata i ciclisti già il secolo scorso: tutti a pedalare, che fa anche bene alla salute (e la bici inquina mooooolto meno di un’auto elettrica) …

      • “a chi oggi acquista con 10000 Euro un’auto tuttofare gli si vuole imporre l’acquisto di un’auto che costa il doppio o il triplo che, per alcuni soggetti, ha molti talloni d’Achille.”

        Non oggi, fra 15 anni. Mi pare ci sia una bella differenza, parlando di una tecnologia che 10 anni fa era praticamente inesistente, e che ha avuto un’impennata nella quota di immatricolazioni solamente negli ultimi 4 anni (a livello mondiale, intendo).
        Hai ragione; ad oggi nessuno, pur considerando cospicui incentivi, riesce a comprare con 10k€ un’auto di segmento A o B con autonomia adeguata, in abbinamento a una rete di ricarica fast, a non far rimpiangere una pari segmento termica.
        Chi può permettersi come unica auto una citycar, ma anche una compatta con prezzo finale sotto i 25k€, non ha possibilità di caricare a casa, non vuole o non può permettersi le pause necessarie per le frequenti ricariche fast nei viaggi lunghi (ovviamente posto che ci siano le colonnine), non trova oggi una elettrica adatta alle sue necessità. Molto probabilmente la maggioranza delle persone è in questa situazione, ciò non toglie che ci sia una buona fetta di guidatori che già oggi potrebbe passare, almeno in parte, alla spina (specialmente chi può caricare agevolmente tutti i giorni a casa o al lavoro e può contare su due auto).
        Ci sono però ottime probabilità che le cose evolvano rapidamente, soprattutto se le istituzioni ai massimi livelli garantiscono, attraverso scelte politiche nette e chiare, il supporto a scelte tecnologiche che necessariamente richiedono enormi investimenti per le riconversioni industriali e per la ricerca.
        Anche le auto termiche per tutti sono arrivate dopo un lungo periodo di auto termiche per pochi, quando l’evoluzione e gli investimenti di grandi gruppi industriali (con più o meno incentivi pubblici) hanno permesso una riduzione dei costi industriali. Prima, chi non poteva permettersi l’auto si arrangiava con il carro, la bicicletta, i piedi.
        Oggi siamo in una situazione diversa. Da una parte finché la tecnologia elettrica non sarà pronta per il grande balzo (e io ho il sospetto che avverrà in maniera naturale per semplice domanda da parte del mercato ben prima del 2035) rimarranno comunque le alternative termiche, per cui nessuno resterà a piedi. D’altra parte il nostro pianeta se ne fa un baffo dei nostri piani di riconversione industriale. Abbiamo solo due scelte: facciamo in fretta, oppure facciamo in fretta.
        Se posso concludere con una battuta amara, se le cose non cambieranno rapidamente non mi preoccuperei poi molto della vita utile di un veicolo, sia termico che elettrico; il valore nel tempo dipenderà più da quando (e non “se”) si beccherà l’evento estremo che distruggerà l’auto (e si spera solo quella) che da altro.

  2. so di contraddire tutti i superelettrici. Ma non vedo grandi cavolate in questa intervista.
    Premesso che ACI e PRA, enti quasi inutili e doppioni, andrebbero eliminate e fuse, operazione mai riuscita e nemmeno provata da molti politici, altro che farne una seconda!!
    -l’ auto elettrica inquina più alla costruzione, è vero, poi nel ciclo di vita inquina meno, ovvio, altrimenti non saremmo nemmeno qui a scrivere….
    -le ns industrie….perché bisogna perdere i ns posti di lavoro se la Poloni, la Cechia e non ultima la grande Germania , ( ricordo lo studio tedesco di pochi mesi orsono che dimostrava che con l’attuale produzione di energia elettrica tedesca l’auto elettrica è più inquinante della termica), vanno in gran parte con i fossili?
    Perché dobbiamo essere noii i primi a pagare per i ritardi degli altri?
    A me pare buonsenso, tanto la strada è comunque segnata, nessuno la può cambiare, così come i tempi che sono già stati stabiliti per tutta l’ Europa.

  3. Comunque l’intervista, se si fa lo sforzo di andare oltre il titolo, contiene altre riflessioni, non tutte da gettare, sulla quale il mondo dei sostenitori dell’elettrico ad oggi nicchia e finge di non vedere. Eliminando le esagerazioni al limite della disinformazione sull’inquinamento dell’auto elettrica, riporto i punti critici che comunque meritano una riflessione:

    – Il 20% del pil italiano e l’11% della manifattura italiana gira intorno all’auto com’è oggi, parliamo di 5500 imprese. Riuscirà a riconvertirsi per il 2035 o serve più tempo? Che danni ci saranno? Lecito chiederselo anche perché ricordo che il rating dei titoli italiani è BBB- e al prossimo declassamento arriviamo a C. Se pensate che C sia solo una lettera, vi ricordo che con C la BCE non potrà più impanciare i nostri BTP. Al prossimo declassamento è default e Troika, come in Grecia. Auguri Italia. Nota a margine: avete visto com’è finito l’ultimo incontro a Napoli sul cambiamento climatico, con Cina, India e Russia che non hanno accettato di fare i nostri stessi sforzi per il cambiamento climatico?

    – il contenuto dell’articolo non riflette il titolo. Cito: “«[…] Io faccio un discorso pratico: la lotta all’inquinamento è un dovere di tutti, ma va programmata nel tempo. Ci sono modi efficaci per ridurre le emissioni inquinanti delle auto senza provocare calamità sociali». Il discorso del presidente dell’Aci è semplice: una vettura euro 6 di seconda generazione, soprattutto se alimentata con carburanti ecologici, inquina poco più di un’auto elettrica, costa meno, al momento resta più funzionale e garantisce posti di lavoro”. Che vi piaccia o no, scritta così è una tesi che secondo me si ha il diritto di sostenere o di criticare, ma non è campata in aria

    – c’è un rischio per la motor valley italiana? Secondo Cingolani, Giorgetti ed altri sì. Secondo il presidente dell’ACI: “con un motore elettrico la Ferrari perderebbe quasi tutto il suo fascino”. E sono d’accordo con lui, l’ultima nata ibrida, la 296 GTB, ha fatto storcere il naso a tanti (a partire dal sound).

    – le sue previsioni di vendita: “Nel mese di dicembre l’auto elettrica ha toccato il 6% del venduto; nel 2030 sarà il 20%”. Tutte falsità? In realtà Motus-e è stata ancora più cattiva: secondo Motus-e in Italia nel 2030 ci saranno solo 4 milioni di veicoli totalmente elettrici, pari al 10% del parco circolante

    – alla domanda se detesta l’auto elettrica, dichiara di possederne una, di amarla (parole sue) e di apprezzarla perché scattante e silenziosa ma che non è funzionale per tutti perché lo è solo per le tratte brevi, come una city car. Dopotutto è quello che discutiamo anche qui con VaiElettrico, dove, anche con i racconti dei lettori, emerge un “diverso modo” (eufemismo) di fare viaggi più lunghi

    • > soprattutto se alimentata con carburanti ecologici, inquina poco più di un’auto elettrica

      della serie: “chiediamo all’oste se il suo vino è buono”. Come vengono prodotti questi carburanti ecologici? Non mi risulta sgorghino da fonti alpine.

      Questo porta alla riflessione di fondo: perché si incentiva e si spinge molto sulla mobilità elettrica? Questa domanda ha sempre diverse rispose, e ciò è male. Quando si parla di BEV, si citano sempre i punti “eh ma la produzione e smaltimento delle batterie, eh ma la corrente prodotta unicamente a partire dal carbone, eh ma si incendiano, eh ma i bambini del Congo usati per estrarre terre rare…” ecc ecc. Poi invece entrano in gioco anche idrogeno e carburanti sintetici, e qui la risposta diventa: i carburanti sintetici inquinano di meno, mentre con l’idrogeno faccio il pieno in 2 minuti, proprio come se fosse una vettura diesel/benzina.

      Dunque: per le BEV, come già detto in un altro commento, si considerano anche le emissioni di CO2 contenute nelle flatulenze dell’operatore in catena di montaggio che assembla le batterie, mentre per idrogeno/carburanti sintetici si guarda *unicamente* ai tempi di rifornimento e all’inquinamento dal tubo di scarico.

      Beh, la risposta alla domanda di cui sopra c’è ed è unica: si spinge e si incentivano le BEV per
      1) diminuire emissioni di CO2 (e aggiungerei NOx – che è “solo” cancerogeno…) durante tutto l’intero ciclo di vita del veicolo (produzione, uso e smaltimento)
      2) la produzione di energia elettrica tenderà a virare sempre più verso fonti rinnovabili

      Bene: la questione “quanto impiego a fare il pieno” non è considerata affatto.

      Per la cronaca, la produzione di idrogeno è terribilmente inefficiente (e l’idrogeno verde una semi-chimera a oggi), i sistemi propulsivi a idrogeno sono complicati (andatevi a vedere uno spaccato di una Mirai…) ed inefficienti. Ok, più efficienti di un ICE, su questo non ci piove, ma se consideri l’energia usata per produrre idrogeno, quella sarebbe molto meglio usata (efficienza) per far muovere una BEV.
      Simil discorso per i carburanti sintetici: come si producono? Che impatto ha la loro produzioni in termini di uso di energia ed emissioni CO2?

      Ripeto: chissà come mai, per idrogeno e carburanti sintetici si pensa sempre arrivino a gratis, mentre la corrente per ricaricare le batterie, a differenza di quella che si usa es per gli elettrodomestici, arriva *unicamente* dal carbone.

      > c’è un rischio per la motor valley italiana
      Ovvio: tutta l’Europa (specialmente la Germania) si sta muovendo, mentre l’Italia ronfa sugli allori e sta nel proprio metro quadro di zona di comfort. Poi arriveranno i termini imposti dalla EU e qui IMHO si arriverà alla solita moda italiana “paga pantalone”, ergo lo stato butterà fuori sussidi a pioggia.

      > non è funzionale per tutti perché lo è solo per le tratte brevi
      ah, questa è da aggiungere a:
      * eh ma la produzione e smaltimento delle batterie
      * eh ma la corrente prodotta unicamente a partire dal carbone
      * eh ma si incendiano
      * eh ma i bambini del Congo usati per estrarre terre rare…
      * rosso si sera, bel tempo si spera
      * si stava meglio quando si stava peggio

        • Ti ringrazio per il link. Ciò è una cosa molto buona. Di volata, vedo molte imprese nuove, nel mio intervento di cui sopra mi riferivo ai soliti noti: che ricordi (felice di essere smentito), Ferrari se la sta dormendo bellamente sugli allori, mentre Lamborghini ha già le idee un po’ più chiare.

          Se poi salteranno fuori nuove imprese con una mentalità più orientata al futuro, ben vengano!

    • Se tutto il mondo si attacca a motivazioni più o meno valide (per me la motor valley si deve convertire all’elettrico per competere con gli altri se no finisce per essere una nicchia per i nostalgici) per non fare nulla si finisce che per salvare l’uovo uccidiamo la gallina.

      A me a volte sembra di vedere persone cieche e sorde che continuano a vedere nella diminuzione (o sparizione) dei profitti dell’economia basata sul petrolio la fine del mondo.

      Ma è l’esatto contrario, nessuno vede i nuovi posti di lavoro generati dall’economia green.

      Se qui ognuno dice che ci rimette troppo e devono essere gli altri a cambiare finisce che cambiamo tutti.. ..pianeta (se va bene) oppure stato.. .. da vivo a morto.

  4. Certo che alla luce di quanto accaduto (solo in quest’ultimo periodo) in Canada, Germania ed ora nelle colline del nord italia bisogna avere un bel coraggio a promuovere ancora il termico….

      • Hai ragione, però tu come classificheresti persone che sanno perfettamente che le loro dichiarazioni/decisioni contribuiranno a danni ambientali, materiali e perdite di vite di vite umane eppure lo fanno lo stesso.

        Oggi non esiste neanche più il beneficio del dubbio, tutto quello che succede ha una sola causa: CO2 che arriva nella stragrande maggioranza dei casi dalle combustioni, promuovere, ancora il termico è come gettare benzina sul fuoco.

        Ma io mi chiedo, ma questi qua hanno una coscienza?

  5. In Norvegia un’ACI per automobilisti elettrici esiste da parecchio (Norsk ElBilForening) e fa molto per promuovere e tutelare i suoi iscritti, ma anche la mobilità elettrica in generale. Una delle iniziative più interessanti è quella di rilasciare agli iscritti un rfid compatibile con quasi tutti i gestori di ricariche per auto elettriche.
    Direi che la tua proposta, Mauro, meriterebbe di concretizzarsi senza ombra di dubbio.

  6. Ma ancora esiste l’ACI? Ho un’auto elettrica da 6 mesi e sono agente di commercio, ciò che serve è un ministro che prenda sagge decisione, qualche esempio? Circolazione in ZTL e parcheggi blu gratis in tutto il paese senza pass o altre menate, abbiamo la targa! Invece ogni volta che vado in una città diversa devo chiamare e a volte i vigili non lo sanno! E poi sconti fortissimi sulle Autostrade, una delle più grandi follie del nostro paese, possibile spendere € 3.000 all’anno?! Poi bisognerebbe regolamentare le colonnine di ricarica e obbligare a mettere il bancomat per pagare.

    • Ti sfugge il fatto che tutto ciò che elenchi sono concessionarie o aziende statali….quindi lo stato dovrebbe decidere di guadagnare di meno???? Tu ti ridurresti lo stipendio????

  7. Forse mi prenderò (a ragione) dell’ignorante ma io non ho mai capito a che diavolo serve l’ACI. Spero abbia anche funzioni utili oltre a dire fregnacce

  8. A questi signori anche post 2035, farei girare centinaia di auto diesel (ma euro 5 e 6 eh) attorno solo casa loro e dei loro cari….in modo che, rsggiunti i 300-400 km, i fap scarichi o tutto e si rigenerino facendo respirare tutto a loro.
    Chissà se poi smetteranno di sparare fesserie epiche.

  9. o mamma … è veramente difficile commentare …. oltre tutto basta guarda la foto di questo Sticchi per percepire l’ignoranza che puo sprigionare un tizio del genere … bhe ma è l ACI

  10. No ma veramente uno così viene pagato, neanche a zappare un giardino lo metterei, mandatelo a casa farà bene al nostro portafoglio e soprattutto al nostro povero pianeta

  11. I danni causati al paese da parte di questi signori dello sguardo fermamente volto all’indietro li pagheranno i nostri figli ma siamo colpevoli quali padri, per disattenzione e superficialità.

  12. Vorrei suggerire alSig. Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’ ACI, di leggere attentamente l’ultimo rapporto fresco di stampa dell’icct “ Tre International Council On Clean Transportation” sulla comparazione del ciclo di vita dei gas serra emissivi prodotto da autoveicoli con motori a combustione interna (ICE) e da autoveicoli elettrici a batterie (BEV).
    In questo rapporto, il presidente Damiani troverà certamente tutte le spiegazioni utili al cambiamento delle proprie convinzioni, su tale argomento.
    Al presidente, un augurio di buona lettura.

      • Caro Nic, non vi è modo migliore di contribuire al cambiamento delle opinioni di una persona se non attraverso mirate, esaurienti e veritiere informazioni. Ciò è possibile solamente attraverso una sana e paziente lettura.
        Sono fiducioso che il presidente dell’ACI Damiani, dopo il doveroso aggiornamento, possa pubblicamente ammettere di aver cambiato opinione sul ciclo di vita delle emissioni prodotte dagli autoveicoli elettrici a batteria (BEV).
        Se ammettesse ciò, non farebbe altro che ripristinare la sua credibilità messa a rischio dalle sue stesse precedenti affermazioni.
        buona giornata

  13. Chissà come mai, quando parlano di auto elettriche, l’energia elettrica è sempre e totalmente prodotta a partire dal carbone. Invece, quando si parla di treni, condizionatori, elettrodomestici, arriva invece da fonti rinnovabili.
    E chissà come mai ancora, per le vetture elettriche si va a considerare anche la CO2 contenuta nelle flatulenze dell’operatore che, col muletto, sposta le batterie dalla linea di produzione al magazzino, mentre per le ICE, guardacaso, sembra che il carburante sgorghi dalle fonti alpine e arrivi direttamente ai rubinetti in ogni casa.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci qui il tuo nome