Secondo il deputato e responsabile Energia di Forza Italia, Luca Squeri, la Ue “sta imitando le politiche industriali dell’Unione Sovietica, pensando che il mercato dovesse piegarsi a una scelta univoca, quella dell’elettrificazione dell’automotive“.
Non si saprebbe proprio da che parte prendere simili dichiarazioni. Pur di difendere le posizioni del governo italiano che ha proposto di rivedere lo stop al 2035 per i motori a benzina e diesel, gli esponenti della destra si stanno inventando di tutto.
L’ultimo in ordine di tempo è stato Luca Squeri, non proprio un deputato di seconda fila, visto che del partito fondato da Silvio Berlusconi è il responsabile Energia. In poche righe, sul tema della politica europea a favore dell’auto elettrica ne è uscito con uno zibaldone in cui ha infilato di tutto, da Sergio Marchionne ai motori biodiesel. Fino ad accusare Bruxelles di comunismo in campo economico.
Ma aveva ragione veramente Marchionne?
Ma andiamo con ordine, con le dichiarazioni di Squeri, seguite da un breve fact checking. “La scadenza del 2035 – ha esordito – va ripensata. Il guru incontrastato dell’automotive mondiale, Sergio Marchionne disse che l’elettrificazione totale, dunque anche della mobilità, sarebbe stata una sciagura per l’umanità se non si fosse risolto prima il problema di come produrre l’energia elettrica“.
Ora bisognerebbe ricordarsi che Marchionne proprio non credeva all’auto elettrica. Perché non voleva impegnare ingenti risorse nella ricerca e nei nuovi modelli. A suo tempo, aveva preferito rilevare Chrysler per fondervi la Fiat. Inoltre, il mondo sta già andando in una direzione precisa: le rinnovabili e l’elettrificazione dell’economia. Con il gas e un pò di nucleare in posizione ancillare. Il problema, semmai, è rappresentato dalle reti elettriche. Bisogna investirci perché al momento non sarebbero in grado di reggere la quantità crescente di elettricità prodotta dalle rinnovabili.
“Usiamo i biocarburanti per i motori endotermici”
Per l’esponente di Forza Italia ci sono alternative ai motori elettrici. Che – a suo dire – così green non sono. “Ricordiamoci che anche le auto elettriche attualmente in circolazione sono alimentate al 60-70% con il fossile, perché la corrente elettrica nasce dal gas. Alternative? In Italia abbiamo già su centinaia di impianti di distribuzione di carburante in cui si può fare rifornimento con biocarburante al 100%“.
Intanto, la quota di alimentazione green crescerà anno dopo anno. E in ogni caso, ogni punto di percentuale in più corrisponde a meno CO2 nell’atmosfera. Inoltre, solo l’Italia e pochi altri Paesi spingono sui biocarburanti. La Germania, per esempio, colosso dell’automotive ha chiesto alla Ue di considerare gli e-fuel che possono essere prodotti con le rinnovabili.
“Le scelte sulla mobilità elettrica dell’Europa ricordano le politiche industriali dell’Unione sovietica”
Ma il giudizio più singolare di Squeri riguarda le politiche economiche di Bruxelles. “La Ue ha preferito imitare le politiche industriali dell’Unione Sovietica, pensando che il mercato dovesse piegarsi a una scelta univoca, quella dell’elettrificazione dell’automotive“.
E’ singolare soprattutto che il deputato di Forza Italia pensi di vivere negli anni Cinquanta del secolo scorso, quando il riferimento ai piani quinquennali del Pcus avrebbe avuto senso. Negli anni Venti del secondo in corso, poteva magari fare riferimento alle scelte del capitalismo di Stato in Cina. Dove il governo di Pechino viene accusato (da Bruxelles, tra l’altro) di sostenere economicamente la produzione di auto elettriche per conquistare quote di mercato in tutto il mondo.
E, in ogni caso, a sostenere che bisogna accelerare il passaggio alla mobilità elettrica e alle rinnovabili è stato anche Mario Draghi. Lo ha fatto nel suo rapporto consegnato alla Commissione Ue sulla competitività europea. E l’ex presidente della Bce non può certo essere accusato di essere un pericoloso bolscevico. E di non essere un liberista in campo economico. Non solo: proprio i vertici europei sono accusati di essere troppo liberisti e aperti agli investimenti stranieri.
La vera ideologia da regime totalitario è la loro: “o fossili o niente”.
Si, subdolamente parlando dell’indotto dell’auto termica, ma a loro dei posti di lavoro degli operai del termico non gliene frega nulla, altrimenti investirebbero nella loro conversione all’elettrico.
Sono contro l’auto elettrica (che non brucia petrolio);
Sono contro l’efficientamento degli immobili (che se efficientati brucerebbero meno fossili);
Sono a favore dei biocarburanti (con 1mq coltivato a vegetazione pro biocombustibile in un anno ci fai 6-7 km, con 1 mq di fotovoltaico ci fai 600 – 700 km);
Sono contro l’utilizzo di campi coltivabili per il fotovoltaico, ma sono favorevoli ad utilizzare i campi coltivabili per biocombustibili (ovvio, il primo non fa lavorare le raffinerie il secondo si);
Sono contro l’eolico off shore (che ha un inquinamento prossimo allo zero) ma sono favorevoli alle trivelle petrolifere;
Parlano pure degli e fuels, ma dall’altra parte cercano di affossare tutti i progetti relativi alle vere rinnovabili.
In sintesi: sono loro che imitano l’Unione Sovietica cercando di favorire in tutti i modi solo ed esclusivamente l’indotto petrolifero.
E qui mi fermo per non incorrere in denunce.
Come dico da tempo, questo governo vuole i nostri figli e i nostri nipoti morti. Di noi non gli interessa poi molto, basta che obbediamo e paghiamo il pizzo ai suoi amici.
Condivido quello che hanno commentato in molti.
Mi sorge un dubbio: ma chi mai ha detto che bisogna elettrificare tutto, mi pare che le direttive siano ‘emissioni 0’, se qualcuno trova un altro modo è bene accetto… Ad oggi nessuno, ma invece di inveire contro le elettriche, trovate un’altra soluzione, sempre che sia semplice, altrimenti tacete! Finitela. Basta!
il problema è il tempo ..
l’elettrificazione si può fare in decenni a partire da ORA
a costi accettabili , le rinnovabili oramai producono elettricità a prezzi inferiori del carbone ..
l’alternativa , a prezzi ragionevoli ?
la fusione?
cos’altro ?
forse in secoli ?
ce l’abbiamo questo tempo per non arrivare un punto di non ritorno ?
Io vorrei condividere il mio pensiero sulla caduta delle vendite auto .
Una volta l auto era la libertà, e andavamo ad Amsterdam con la 500 , oggi ci prendiamo una low cost .
I giovani oggi dell auto bella interessa poco .
L aggiunta di Adas ha fatto esplodere il costo delle auto piccole , difatti scomparse .
I salari non aumentati .
Per invece gli appassionati sono stati sviluppati dei motori 3 cilindri magari montati su BMW e ALFA .
L aggiunta di cinghie distribuzione a bagno d olio che si distruggono , serbatoi di AD Blu che cristallizzano e Dieselgate hanno portato alla caduta delle vendite.
Su elettrico invece siamo oggetto della disinformazione più becera , da politica , riviste,giornalisti,televisioni e politica .
Domanda , quanti sono d accordo con la mia visione ?
Sull’elettrico siamo d’accordo, sulle vendite calate il prezzo è la causa maggiore secondo me, il dieselgate non se lo ricorda nessuno, la memoria media di un italiano è simile a quella di Dory del film Nemo ( ed è su questo aspetto che giocano i politici).
un motore 3 cilindri non è che si possa dire proprio da appassionati; poi una BMW con il tre cilindri … abòrro!!! BMW per me è 6 cilindri un motore fantastico….. l’auto è ancora libertà , libertà di sceglierla . modificarla e personalizzarla secondo i propri gusti , di andare da A a B anche con un mezzo irrazionale che non si sposa con il traffico cittadino, con un mezzo non limitato come se ne vedono molti perchè costruito con tecnologia “povera” ma fatta pagare a caro prezzo , che non ti obblighi ad andare solo dalla concessionaria ufficiale per un check che spesso nemmeno loro sanno fare. almeno dalle mie zone vedo un forte ritorno dei giovani alle moto ed alle auto sportive e fuoristrada e se si vedono auto di piccola cilindrata è solo perchè ai 18 neopatentati non ti lasciano guidare altro (per il primo anno)
A ..
se lo dice A.Tajani
in politica da prima del 1994
lui si che se ne intende della decadenza più che trentennale del paese
Se l’Europa sovietica (lui è stato parlamentare Europeo dal 1999)..
l’Italia è mafio-fascio-sovietica-fantozziana
Cosa manca all’Europa per avere una filiera per l’elettrico credibile ?
una raffineria di idrossido di litio !
la prima occidentale è quella in Texas , annunciata l’anno scorso dovrebbe entrare in funzione quest’anno
la seconda è stata annunciata in Germania un mese fa che sembra già aperta
per le auto popolari non serve “altro” , dato che il litio ferro fosfato e il litio manganese fosfato , sembrano le chimiche più adatte per le auto di massa per i prossimi decenni, con sufficienti margini di sviluppo
anodo al silicio ecc..
quanto costa una raffineria di idrossido di litio ?
POCO
almeno quella tedesca sembra che è costata 140 milioni di eur ed è stata realizzata in due anni
non è mica una fabbrica di semiconduttori ,
una fabbrica di chips a 7 nanometri è stimato che costi 10 miliardi di dollari
A Taja ..
la tecnologia del litio è alla portata anche di un paese con le p. al c. come il nostro ..
siamo ancora agli inizi,siamo ancora in tempo e in gara !!
BASTA VOLERLO !!
ed essere SERI !
il nobel per la batteria al litio è stato assegnato praticamente ieri 2019
my due cent in memoria di Alessandro Volta
Diciamo che MArchionne aveva altri problemi che pensare alle auto elettriche, doveva capire se portare i libri in tribunale o meno .
E loro imitano alla perfezione il PSI degli anni 80.
Mi sembra un brutto segnale: dare addosso alla mobilità elettrica fa prendere voti. Sarà dura convincere gli elettori di forza italia che il problema sono le auto termiche e non le auto elettriche. 🙁
Come si fa a convincere la gente se gira una disinformazione infinita?
Stasera poco dopo le 18.30 sono in auto e mi sintonizzo su Radio1.
Parlano di Stellantis e della brutta crisi che sta attraversando.
Tre ospiti, fra cui un sindacalista, ed il conduttore.
Uno spiega che la crisi arriva soprattutto dal nord america, mercato primario per la marca e, prende corpo dal 2001 (se non ricordo male), allorquando fatto il record di utili da 18 miliardi, hanno pensato bene di aumentare di parecchio il listino delle auto. Vendite in fragorosa discesa e “Casa” in crisi.
Questo il contesto.
Dopodichè escono le solite considerazioni sull’EV, sull’europa, sull’imposizione, sui prezzi, sulle colonnine che mancano… fino all’apoteosi ormai tristemente famosa quando uno degli ospiti se ne esce con: ” ma come si fa a compare un’auto elettrica se per fare la tratta Roma-Reggio Calabaria” servono 24 ore?
Uno pensa, vabbè… un idi… un disinformato si trova ovunque, vedrai che ora gli altri lo riprendono e lo correggono.
Macchè!!!
Rai – servizio pubblico… è a questo che servono?
“a sostenere che bisogna accelerare il passaggio alla mobilità elettrica e alle rinnovabili è stato anche Mario Draghi”: in realtà, l’opinione espressa da Draghi è più articolata.”Draghi riprende nel suo documento per la Commissione UE i numerosi allarmi lanciati dal settore, in particolare per quanto riguarda l’approccio alla decarbonizzazione e l’incoerenza tra le iniziative legislative e gli obiettivi imposti alla filiera. “Il principio di neutralità tecnologica non è sempre stato applicato nel settore automobilistico”, avverte Draghi. “L’ambizioso obiettivo delle zero emissioni allo scarico entro il 2035 porterà di fatto all’eliminazione dei veicoli con motori a combustione interna e alla rapida penetrazione sul mercato dei veicoli elettrici. Tuttavia, l’Europa non ha dato seguito a queste ambizioni con una spinta sincronizzata per convertire la catena di fornitura”. La Cina, al contrario, si è concentrata sull’intera catena di fornitura dei veicoli elettrici dal 2012 e, di conseguenza, si è mossa più velocemente e su larga scala e ora è una generazione avanti nella tecnologia dei veicoli elettrici in praticamente tutti i settori, producendo anche a costi inferiori: la concorrenza cinese, sempre più intensa grazie a un “potente combinazione di massicce politiche industriale e agevolazioni, rapida innovazione, controllo delle materie prime” ed economie di scala, rischia di trasformarsi in “una minaccia per l’industria europea senza piani di coordinamento trasversali”.
Serve un piano industriale. Nel quadro di una più ampia strategia per la decarbonizzazione, Draghi ritiene che l’Ue debba sviluppare un piano di azione industriale specifico per il settore. Nel breve termine, bisogna “evitare una radicale delocalizzazione della produzione” e “la rapida acquisizione di stabilimenti e aziende da parte di produttori esteri sovvenzionati dai loro Stati”: In tal senso, la politica dei dazi potrebbe anche “contribuire a livellare il campo di gioco”. Tuttavia, nel lungo termine è necessario definire una “tabella di marcia industriale che tenga conto della convergenza orizzontale (vale a dire elettrificazione, digitalizzazione e circolarità) e della convergenza verticale (ossia materie prime critiche, batterie, infrastrutture di trasporto e ricarica) nelle catene del valore dell’ecosistema automobilistico”. Come si vede, non si tratta semplicemente di “accelerare il passaggio alla mobilità elettrica a alle rinnovabili” se leggiamo il documento con la dovuta attenzione
Però da quello che hai riportato non c’è nemmeno scritto che bisogna bloccarla. Hai solo riportato che Draghi propone che dai governi all’intera filiera è necessario collaborare ed investire tutti (non solo gli Stati con le tasse dei cittadini) per costruire tutto quello che serve per l’industria automobilistica elettrificata. Ad esempio da come ho potuto capire gli Stati dovrebbero legiferare anche sui possano avere condizioni favorevoli ad esempio per produce di elettricità da rinnovabili e facilitare gli investimenti per migliorare la rete di distribuzione elettrica. Peccato che il governo abbia legiferato per rallentare le FER.
Stigmatizzavo il fatto che nell’articolo si riportava semplicisticamente che ” a sostenere che bisogna accelerare il passaggio alla mobilità elettrica e alle rinnovabili è stato anche Mario Draghi” quando invece le sue indicazioni sono molto più articolate e complesse, in particolare sull’esigenza di mettere in campo grossi investimenti. Non si tratta semplicemente di legiferare, ma di intervenire attivamente. Invece la Commissione ed il Parlamento europei hanno pensato di risolvere il problema semplicemente con leggi e direttive, scaricando gli oneri su imprese e consumatori
Allora, i soldi è chiaro che da qualche parte dovranno uscire. Chiederli alla UE significa chiederli ai singoli Stati, ovvero ai cittadini con maggiore tasse.
Penso che su questo punto siamo tutti d’accordo.
Ora prendiamo il caso stellantis che chiede soldi allo stato italiano. Okay, mettiamo che lo vogliamo fare, però a mio avviso dovrebbe essere fatto permettendo allo stato italiano di ricapitalizzare il gruppo, ovvero acquisendo una quota con l’emissione di nuove azioni. I soldi entrano in stellantis ma lo Stato italiano nel tempo rientrerà con la ridistribuzione degli utili oltre a potere influenzare le scelte come azionista. Questo governo di dx che io non ho votato ha i così detti per fare una simile azione?
Secondo, legiferare, significa anche creare le condizioni per favorire certi investimenti privati senza che lo Stato metta un euro, cosa quantomai importante visto che nei scorsi giorni è stata approvata una norma che ci obbliga a ridurre il nostro deficit. Investimenti quantomai necessari per ridurre il costo dell’elettricità in Italia non al 2035 ma già l’anno prossimo. Qual’è la via più breve se non le FER! Come ha anche suggerito Draghi sempre questo governo dovrebbe sganciare il più presto possibile la quotazione dell’elettricità prodotta da FER da quella prodotta da centrali termiche. D’altra parte la strada di eliminare i sussidi pubici ai combustibili fossili è il modo più semplice per diminuire il consumo e spingere il mercato a cercare altre strade, che possa essere l’elettrico puro o altro che però non vedo almeno nel brevissimo tempo (ovvero da qui ai prossimi 5 anni). In ogni caso parte del costo da sostenere per eliminare gli idrocarburi fossili ricadrà sui singoli cittadini. Quello che può essere fatto è predisporre un impianto normativo che lo riduca il più possibile favorendo la riconversione del nostro sistema industriale senza mettere un euro da parte dello Stato. In poche parole la politica della carota e del bastone.
Cosa fondamentale a mio avviso, dovrebbe essere favorita la riqualificazione delle abitazioni permettendo la detrazione delle spese a mo di ammortamento degli immobili per le aziende, ovvero al 100% senza cessioni del credito d’imposta (con un importo massimo) in un minimo di 10 anni fino a 20 in base alla capienza del contribuente. L’IVA ovviamente non dovrà essere detraibile ma la metterei al 4% sulla 1ª casa e al 10% sulla 2ª casa. Questo solo per lavori di efficientamento, no pavimenti, no pitture, no arredi bagno. Su quelle spese nessuna detrazione e aliquota IVA standard. Perché questa pippa sulle case? Semplice, perché permetterebbe una forte riduzione dei consumi energetici nazionali, più dei trasporti.
Guardi che le sue proposte sugli immobili hanno comunque un costo, in termini di minori entrate per i bilanci statali, tanto per le imposte sui redditi quanto per l’IVA. Quindi lo Stato ci metterebbe degli Euro, eccome. Probabilmente, se vuole evadere dal settore delle chiacchiere da bar, dovrebbe approfondire le sue conoscenze in materia economica
I comici del venerdì.
Grande palestra umoristica è Forza Italia di Silvio eredità.
Visto che si parla di Unione Sovietica direi che la soluzione potrebbe essere : tutti quelli che amano il fossile nella stessa città, tutti quelli che rispettano l’ambiente da un’altra parte. Molto distanti tra loro.
E vissero felici e contenti.
Chiederei a Luca Squeri se qualche volta corre in bici e si trova davanti un’auto a gasolio o benzina come si trova, poi se davanti a se ha una ev se sente la differenza il bello è che dicono che le auto elettriche inquinano? Mai visti i film con la canna di scappamento nel finestrino ? Si guarda al mercato e non alla salute.
Il mercato può essere modificato la salute serve preservarla sopratutto per i nostri figli e le prossime generazioni. Fino a prova contraria non c’è un’altra terra pronta ad accoglierci. Ma sembra che la priorità sia la contingenza non il futuro prossimo
assai vicino.
I politici devono capire che qualche sacrificio è necessario e visto che il tema merita attenzione serve cavalcare il cambiamento non indietreggiare.
Cambiare le filiere dell’automotive e aggiornarle è più facile che rimanere fermi, restare fermi significa scavarsi la fossa, lasciare il campo libero agli altri.
Quì c’è solo da rimboccarsi le maniche e investire risorse.
Vedi Energica Motor Company nel modenese un fiore all’occhiello si preferisce farla saltare piuttosto che trovare una soluzione per non perdere tutte quelle competenze, mi sarebbe piaciuto un politico che trova una soluzione non uno che chiude le porte anzi fa marcia indietro.
Secondo me i politici sono pienamente consapevoli della necessità di fare sacrifici. È il loro datore di lavoro, i cittadini elettori, a non esserlo affatto. E il datore di lavoro ha sempre ragione…
Ma i datori di lavoro sono spesso la causa di fallimento della loro società!
sicuro che è il cittadino il loro datore di lavoro ?
non è possibile che siano escort degli idrocarburi ?
visto l’ammmore che hanno per il Gas da troppi decenni ?
Le competenze verranno acquisite dai cinesi per due euro