Tutti contro Tavares, sorvolando sui costi di ricarica

Tutti contro Tavares, politici e industriali, attaccando la richiesta di nuovi incentivi del n.1 di Stellantis e sorvolando sui costi esorbitanti della ricarica. 

tutti contro Tavares
Il n.1 di Stellantis, Carlo Tavares, durante l’audizione.

Tutti contro Tavares, politici e industriali: “Una follia le sue richieste di bonus”

Già in Parlamento l’attesa audizione del top manager portoghese aveva suscitato critiche piuttosto serrate. Al punto di indurre lo stesso top manager a parlare di “rabbia e livore” nei suoi confronti.

Ma le reazioni successive sono state ancora più accese, a partire dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che ha definito “una follia” la richiesta di nuovi bonus per l’elettrica. Ancora più duro il vice-premier Matteo Salvini: “Tavares non è più in condizioni di chiedere niente per come ha mal gestito e male amministrato un’azienda storica italiana. L’amministratore delegato e la dirigenza di Stellantis dovrebbero chiedere scusa agli operai, agli ingegneri, ai tecnici, agli italiani e alla storia dell’auto italiana“. E parole molto dure sono arrivate anche dal leader di Azione, Carlo Calenda, e dallo stesso ministro delle Imprese, Adolfo Urso.

tutti contro Tavares
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini.

A Confindustria non interessa il costo dell’energia?

Un coro che ha definito irricevibili le richieste di nuovi incentivi per rendere l’elettrico più competitivo in termini di prezzo. Svicolando sull’altro tema sul quale Tavares ha insistito con forza: il prezzo inaccettabile della ricarica in Italia, pari al doppio di Paesi vicini a noi come la Spagna. E ancora meno competitivo rispetto alla Francia. “In Italia il costo dell’energia è molto elevato, per esempio, è doppio rispetto a quello della Spagna, e questo è uno svantaggio notevole. Non so perché succeda, ma è un fattore che dobbiamo considerare“.

Queste le parole esatte di Tavares, sulle quali dovrebbe dare una risposta un governo che controlla i due principali attori della ricarica, Enel X e Eni Plenitude (l’ex Be Charge). Un tema, quello del costo dell’energia, che dovrebbe premere al leader degli industriali, che invece glissa. Preferendo l’attacco frontale a un’azienda che già ai tempi di Sergio Marchionne sbatté la porta e se ne andò da Confindustria.

Visualizza commenti (42)
  1. roberto guidetti

    Mi sembra che l’estensore dell’articolo non abbia ben compreso il senso delle dichiarazione di Tavares durante l’audizione. Questi ha sollevato il problema dei costi energetici per le aziende, non per i consumatori. . Secondo Tavares, su questo fronte l’Italia rischia di ritrovarsi in una posizione deficitaria rispetto ad altri Paesi come la Spagna, a causa di “un costo dell’energia molto elevato” parlando della necessità, per le aziende, di agire sul fronte della riduzione dei costi

  2. Panizzo Bernardo

    E’ tutto un mondo che gira attorno alle auto termiche che viene scosso dalle fondamenta e chi ha goduto fino ad adesso di rendite di posizione è in difficoltà, si i costruttori, ma ci sono anche i concessionari, le officine, chi costruisce apparecchiature diagnostiche per officine, le revisioni con analisi gas di scarico, i benzinai, i raffinatori del petrolio, chi estrae il petrolio, normative antiinquinamento e conseguente invecchiamento precoce degli autoveicoli, negli anni scorsi hanno fato soldi a palate, ma la festa sta finendo

  3. ma Tavares ha parlato dei costi di energia per produrre le macchine. Poi ovvio che costi di ricarica alti scoraggiano i potenziali acquirenti

  4. Non ho ben capito ma davvero vogliamo paragonare la gestione fallimentare di Tavares di un’azienda come la Fiat & Co. e gruppo Stellantis con il problema dei costi di ricarica?
    I fondi li devono chiedere alla UE per la sua strabiliante programmazione di transizione green senza un minimo di pianificazione industriale comunitaria, di produzione di batterie (ovvero il componente che vale il 50% di una BEV) comunitaria, di costi dell’energia per ricarica calibrati e tutto il resto.
    Una UE che va per i fatti suoi senza capire o esaminare le diverse realtà dei paesi che la compongono, decide in proprio e poi demanda agli Stati, per non parlare dei rappresentanti che su quei posti siedono, immagino il grande valore aggiunto che può dare una come la Salis.
    È una Unione nel nome ma non di fatto e la miopia con cui si sta demolendo un settore strategico per l’Europa come l’automotive senza avere il polso di ciò che sta accadendo nel concreto ma continuando ad idealizzare ne mostra tutte le sue debolezze e distorsioni.
    Tavares è un incompetente ma i vertici dell’UE non sono certo meglio.
    Attenzione poi a non dimenticarci dell’altro finto industriale di John Elkann che altri non è che un faccendiere/finanziere che mira spudoratamente ad aumentare introiti e valore della sua controllata e del resto gliene frega ben poco.
    Quasi mi sono commosso sulla golden stare su Comau, cosa che un governo è obbligato a fare per i suoi gioielli.

    1. Già, poverini, hanno avuto almeno 15 anni per pianificare ma non ci sono ancora riusciti.
      Che si diano una mossa o abbandonino, sono loro al comando delle loro aziende e sono affari profumatamente proprio perché dovrebbero saperlo fare, se non sono capaci di farlo, fuori dai piedi e lascino il posto a gente capace.
      La UE che va per i fatti suoi? Ma chi credi che sia la UE? Se la maggioranza politica europea ha deciso così, evidentemente un motivo ci sarà.
      Il mercato produttivo lo hanno demolito gli stessi imprenditori, o forse dimenticate che fiat andò a produrre in Polonia, Turchia, Jugoslavia, Brasile ( la Palio era prodotta là e la vendevano anche qua ), ma di questo non ci si lamentava?
      Piuttosto, se il settore era così strategico, lo stato italiano dov’è stato? Perché non si è mosso per tempo?
      Lo stato francese ha acquistato quote sia di PSA che di Renault proprio per aver voce in capitolo.
      Perché non abbiamo fatto altrettanto?

      E che smettano di piangere.
      Tesla costruisce la Model Y in Germania, e la vende ad un prezzo più basso di auto simili delle altre case europee, segno che evidentemente si può.
      E non mi pare che Musk vada ad elemosinare incentivi o lanciare minacce occupazionali.

      E per finire, quando abbiamo delocalizzato la produzione di TUTTO, elettrodomestici, vestiti, telecomunicazioni, etc etc, non mi pare che ci sia stato un sollevamento popolare.
      Eppure quei posti di lavoro sono stati persi.

      1. Ma pianificare cosa! Ma ancora siete convinti che produrre auto e caramelle siano la stessa cosa? Oppure c’è una netta differenza e dimensione di vedute tra il Governo cinese e la UE, che invece vuole produrre auto che necessitano di batterie cinesi senza strutturarsi? I marchi europei le stanno producendo le BEV ma a costi europei mica cinesi e senza aiuti di stato, poi la gente non le compra ed i volumi non soddisfano gli investimenti ma di questo la UE fa orecchie da nercante. Bravi i cinesi? Dipende, se la UE continua solo a fare burocrazia e regole mentre la Cina le regole le adatta ai propri obiettivi e difficile fargli concorrenza.
        Non mi sembra ci sia nessuna normativa europea che vieti delocalizzazioni all’interno dell’UE, quindi se al tempo in Polonia conveniva produrre per costi e salari più favorevoli Fiat lo ha fatto, e non è che l’Italia poteva impedirlo vista che al tempo non veniva infranta nessuna normativa a parte buonsenso e senso di identità!
        Poi mi spiegherete in quale casa automobilistica contemporanea il CEO viene pagato 54 miliardi di dollari come Musk ribadendo poi per l’ennesima volta che un produttore che ha 4 modelli solo elettrici non può essere paragonato ad uno che ne ha svariati e svariati e di più alimentazioni. Questo significa avere un’estrema ottimizzazione nella produzione.
        Anche se poi a vederla bene Tesla non è questo mostro sacro di affidabilità e i problemi non mancano, di fatto Tesla ha assottigliato sempre di più il profitto per rispondere alla stagnazione delle vendite, né si può pretendere che un acquirente possa scegliere esclusivamente Tesla come auto.

        1. La Cina è partita anni fa, i nostri CEO dov’erano?
          Ah, sì, Fiat partorì la Panda Elettra, vendite zero per un catorcio su 4 ruote che venne finanziato con 600 milioni di lire negli anni 80.
          Le batterie cinesi?
          Sveglia, le Tesla americane montano batterie Panasonic costruite in America ed erano importate anche in Europa prima che aprisse la fabbrica di Shangai, quindi si possono costruire anche al di fuori della Cina a costi evidentemente sostenibili.

          Per quanto riguarda l’ottimizzazione della produzione, hai mai guardato quanti modelli vengono spinti dallo stesso motore anche tra case diverse?

          Prova anche a guardare sotto il vestito per vedere quanti componenti in comune hanno i vari modelli.

          Tesla non è certamente un mostro di affidabilità, ma credo che le altre siano meglio? Giapponesi a parte.

          Poi non capisco una cosa, se il problema è che non si riescono a produrre EV in Europa a costi inferiori ai cinesi, perché lo stesso problema non dovrebbe porsi anche per le termiche? In fin dei conti, se il costo edel quello di manodopera è di energia, non abbiamo scampo, quindi, il vero problema qual’é?

    2. Mi fa sempre ridere un sacco questa visione della UE come di una entità esterna a cui noi non partecipiamo (salvo poi auto-contraddirsi citando la Salis) e che ci prende le decisioni in testa:
      – i parlamentari sono eletti da noi con le elezioni europee
      – i membri della Commissione sono nominati in accordo con il nostro Governo (Gentiloni e Fitto gli ultimi due esempi)
      – il Consiglio è partecipato dal ns Governo pro-tempore

      Se poi noi ci mandiamo, per l’appunto, la Salis, Vannacci, e Gentiloni, e Fitto, sarà mica colpa dell’UE…

      1. Mi pare sempre risaputo che a Bruxelles vengano mandati gli scartini o i più incapaci (il che è tutto dire) del sistema politico…una sorta di epurazione o di magazzino delle parti che non servono !
        Quindi cosa vogliamo pretendere ?!?

      2. Mai scritto che è un’entità esterna ma non è di certo un’unione.
        Sono 27 paesi che convivono in uno stanzone ma ognuno si fa i propri interessi e non c’è al vertice uno che guida ma a sua volta si fa i suoi di interessi.
        Di vaccate l’UE ne ha fatte (farina di grillo, insetti, carne coltivata e coltivazioni in genete) e continuerà a farne.
        Non mi meraviglia infatti che piuttosto che predisporre un serio piano industriale per la transizione abbiamo partorito una data a scadenza in stile yogurt e poi cosa farai a quella data butteri ne cexxo un intero settore che deve contrapporsi a quello cinese gestito dal governo di Pechino?

        1. È sempre quel singolare femminile (la UE) che mi stona. La UE ne ha fatte, la UE non ha predisposto, la UE ha partorito? Proviamo con: Francia, Germania, Italia, Spagna, Olanda *ne hanno fatte*, *non hanno predisposto*, *hanno partorito* (plurale femminile, del resto per partorire bisogna essere femmine). Perché Ursula non sarebbe lì, se non andasse bene a Francia, Germania, Italia, Spagna, Olanda…

      3. Sono anni che lo dico.

        Gli italiani non sanno neppure dove sono, figuriamoci se possono pianificare il futuro (industriale, o meno), o almeno votare consapevolmente.

        Sono bambini in preda a miraggi che sbattono la testa a sinistra e a destra senza capire né imparare mai nulla.

        Provinciale e sciatto – solo per fare un esempio – che giornalisti Rai, Mediaset e perfino siti istituzionali continuino a usare l’aggettivo “comunitario” per riferirsi a decisioni, norme, pratiche dell’Unione quando la Comunità europea ha cessato di esistere legalmente nel 2009.

        Siamo un popolo “leghista” nel DNA come un Bagnai qualsiasi che sogna il ritorno al sesterzio. Siamo un popolo che si succhia il dito in attesa che ritorni la mamma a toglierci dagli impicci.

    3. Mi spiace il settore automotive è stato demolito da chi ha fatto resistenza all’elettrico NON da chi lo ha promosso.

      Il megaflop del diesel ha un costo ed I produttori europei si sono trovati appoggiati ad una tecnologia di punta che nessuno vuole, nemmeno in EUropa figurarsi fuori.
      Invece chi ha puntato su batterie e motori elettrici vende a fiume. Vedere Toyota che ha visto un boom di HEV in USA (il 50% delle cendite USA sono ibride). In USA il clean diesel invece ha generato mld e mld di multe.
      E che si sperava che gli altri aspettassero i nostri comodi? In Cina le tedesche sono in calo importante proprio perché le termiche NON le comprano i cinesi (ma possiamo fargli causa).
      I nodi vengono al pettine, tecnologie superate, costi energetici elevati, stipendi ben oltre quelli di altri posti stanno portando il deserto industriale in Europa.

    4. Omar, guardi che la UE non è affatto andata “per i fatti suoi”.
      Sono ormai più di trent’anni che, tra audizioni dell’intera filiera automobilisticha e di tutte le parti in causa, congressi, dibattiti, discussioni parlamentari e votazioni di tutti gli organi comunitari di tutti i livelli, si parla di riduzione delle emissioni di CO2, prima con l’introduzione delle normative Euro x e poi con la transizione alla mobilità elettrica.
      Il vero problema è l’ottusità dell’industria automobilistica europea, da sempre riottosa contro qualsiasi cambiamento che disturbi il loro tranquillo macinare utili e distribuire lauti dividendi e chissene dell’ambiente e della salute pubblica.

      1. Omar è l’avvocato di Pierino che aveva tutto il tempo per studiare, ma si è ridotto la domenica sera a preparare l’interrogazione programmata per lunedì mattina e impreca contro la scuola e i professori che prendono queste decisioni all’improvviso, senza avvisare…

  5. Domenico Cantarelli

    Ho sentito l’intervento di Tavares. Dalle sue parole non è così chiaro che riferisse al prezzo delle ricariche. A me sembrava più che si stesse riferendo all’impatto che il prezzo dell’energia ha sul costo della produzione del veicoli.
    Poi è chiaro il prezzo dell’eneria impatta sul costo delle ricariche ma mi sembra che da un anno a questa parte sia aumentato il moltiplicatore tra i due e che il governo non sia intervenuto per ridurli.
    Questo è grave perché chi oggi non può ricaricare da casa o al lavoro non ha nessuna convenienza a passare all’auto elettrica, anzi deve pure scontare un aggravio nei costi di esercizio. A chi si trova in questa situazione l’incentivo all’acquisto elettrico oggi serve poco.
    Per concludere, incentivi, diffusione delle colonnine e costi di ricarica pubblica devono essere pianificati e sviluppati in modo organico.
    L’attuale governo, consapevolmente o inconsapevolmente non lo sta facendo con il risultato, come hanno già in tanti evidenziato, di favorire il consumo di prodotti petroliferi.

  6. Il costo dell’energia di cui ha parlato Tavares era riferito all’industria, mica alle ricariche dei possessori di Bev.

  7. Marcello Adelfio

    Ma dite davvero? Quanti modelli fiat sono scomparsi e quanti sono prodotti all’estero? Tavares ha distrutto l’auto italiana, delocalizzato, sfruttato all’inverosimile la cassa integrazione, chiesto sempre senza mai mantenere nulla di quanto prometteva. Adesso se la prende con il costo dell’energia? Abbiamo fatto scelte sbagliate che ormai risalgono alla prima Repubblica, e adesso qualcuno pretende la bacchetta magica per avere costi paragonabili a Francia o Germania, dove peraltro non è che l’auto elettrica se la passi meglio? Colpa del Governo? Perché prima le cose andavano meglio? Non che mi interessi più di tanto, ma se la soluzione è cambiare governo, beh, allora tanti auguri! Qui ormai è il deserto industriale, e dobbiamo ringraziare gli Elkann. Possibile mai che un semisconosciuto imprenditore come De Riso sia riuscito là dove il colosso Stellantis è miseramente fallito? Già sento le obiezioni, lui monta auto cinesi, ma intanto ha creato una realtà industriale in Italia, produce PIL senza lucrare sugli ammortizzatori sociali e non chiede sovvenzioni ogni due per tre. E magari fra qualche anno costruirà auto made in Italy anche elettriche. Preferisco mille volte scommettere su di lui che su Tavares. La Fiat è fallita non solo come soggetto industriale, ma come soggetto imprenditoriale avendo perso reputazione e credibilità.

    1. Marco Matteagi

      Peccato che poi se parliamo di assistenza le fantomatiche DR fanno acqua da tutti le parti. E basta guardare in giro come se ne parla, se devi aprire un’azienda così e poi fregartene del post vendita…..

      1. Marcello Adelfio

        Non è che Stellantis brilli. Basta pensare agli ultimi problemi che ha avuto con la cinghia di distribuzione del 1.2 che la Fiat sta adottando sui suoi (Sic) nuovi modelli e agli airbag made in China. Di che parliamo? Hanno fatto sparire i motori fiat per mettere i Peugeot, sui diesel peggio che mai con i problemi dei serbatoi ADblue, almeno quelli la fiat se li è risparmiati.

    2. Dire che l’Italia è “un deserto industriale” e dare la colpa agli Elkann è autocontradditorio, a meno di sostenere che l’intera foresta precedente alla desertificazione era della Fiat. Ed è evidente che non sia così. Tutti hanno delocalizzato, quindi o sono tutti cattivi, oppure la colpa non è di chi delocalizza.

  8. Non ci vuole molto a capire che l’auto elettrica non decolla principalmente perché chi la compra diventa ostaggio di chi vende corrente. Soggetti assai poco raccomandabili, perché fissano i prezzi a capriccio.

    1. La maggior parte di chi acquista una EV ha la possibilità di ricaricarla a casa, per cui del prezzo della ricarica pubblica se ne infischia abbastanza.
      Per quelle poche volte che la deve usare, ci sono i sistemi per evitare di pagarla a prezzo pieno, uno di questi è utilizzare i supercharger di Tesla dove costa la metà.

      1. antonio gobbo

        si ma stiamo parlando del 5% di chi acquista auto … possibile che tutti quelli che la potrebbero ricaricare a casa (ISTAT dice che il 38% degli italiani abita in unità abitative singole e non in appartamento) sino tutti cerebrolesi col conto corrente straripante di soldi?
        Fatti 4 conti probabilmente il delta costo iniziale incide ancora parecchio (soprattutto per i pochi km percorsi ogni anno) anche perche altrimenti non si spegherebbe come mai 4 auto su 5 sono acquistate usate.

        1. Si parla di costo di ricarica, non di costo d’acquisto.
          Del resto, io sto risparmiando 2000€ all’anno per una citycar EV confronto quella a benzina.
          Costa di più all’acquisto, certo, ma i conti li faccio su tutto il tempo di possesso del bene, non sul mero costo d’acquisto non considerando il suo mantenimento.

          1. antonio gobbo

            ok tu risparmj io invece ci perderei parecchui .. ognuno ha la sua realta e alla fine come tutti dicono(comoreso Paolo sui videi di caielettrico in youtube) l’auto elettrica non è per tutti, per ora è solo per alcuni fortunati che hanno quanto serve pr poterla gestire al meglio.

          2. Altra indebita mistificazione. Paolo Mariano (e Vaielettrico) sostiene che l’auto elettrica non è per tutti, ma è per molti. La smetta di falsificare anche il nostro pensiero.

          3. antonio gobbo

            Massimo sia più preciso per lei (o per Paolo) molti cosa significa? il 50% in più di adesso? il 100%? o magari qualcuno spera di centuplicare le % come le azioni di Nvidia?
            Cosi almeno nessuno più mistificherà più nulla e potremo veriifcare queste previsioni con dati e non con opinioni.

        2. @gobbo
          Credo che la campagna negativa sulle Ev abbia influito molto sulle scelte, oltre al prezzo di ingresso ovviamente.
          Mi piacerebbe avere una statistica delle professioni di chi ha comprato l’EV.
          A parere mio la stragrande maggioranza sono imprenditori/professionisti (direi Tesla)… utenti con maggiore capacità di spesa e capacissimi di fare il proprio interesse economico (anche se poi sono sempre a frignare che vivono sotto i ponti).
          Poi ci metterei dirigenti, funzionari, commerciali con i giusti tragitti, impiegati… che per i motivi o per l’altro hanno dimestichezza con pensieri di tipo economico più articolati.
          Naturalmente molto incide la possibilità di ricarica casalinga (non è un obbligo ma una grossa agevolazione certamente) ed in parte anche se dovrebbe essere il primo motivo una certa sensibilità a tutto il discorso ecologico.

        3. Che gli italiani abbiano scarse competenze in economia e finanza si sa.

          Altrimenti non sarebbero arrivati a 3000 miliardi di debito pubblico: avrebbero defenestrato da tempo i politici che, sorridendo, hanno sottoscritto mutui a loro nome per decenni.

    2. Antonio anche chi acquista auto termiche è ostaggio dei petrolieri
      Una differenza c’è, ma è a favore di chi acquista auto elettriche. C’è una fetta di possessori che si produce da soli l’energia per le BEV che posseggono e questi possessori sono privati cittadini o aziende con impianti fotovoltaici. Questo è precluso a chi ha una termica a meno di possedere pozzi e raffinerie.

  9. Alessandro Margutti

    Faccio una domanda. Il problema #1 alla diffusione dell’elettrico è il costo della ricarica o il costo delle auto elettriche? Perché elettrica = ice + 10k€??? Non dite tutti che elettrica è più semplice da costruire? Davvero 52 kwh di batteria di una 600e valgono / costano più di 10 mila??

    1. Se le batterie di cui sopra sono assemblate in Italia con le DURACELL a mano e non con processi meccanizzati a grandi volumi, ci credo che i prezzi sono quelli.

    2. La tua idea che il pacco batteria costi 10k € a me non torna. A giugno diverse fonti riportavano il costo industriale delle batterie LFP a circa 53$/kWh circa 49€/kWh e pertanto dovrebbero essere circa 2.6k€. La domanda da farsi è forse quanto costa produrre in toto un pacco batteria. Se guardi in ambito accumulo per impianti fotovoltaici ci sono prodotti da 15 kWh venduti a 6.6€ circa ovvero 440€/kWh, che ci porterebbe a pensare che un pacco batteria da 52 kWh costerebbe 23k€. Ne segue una riflessione, quanto ci costa la filiera? Perché da circa 50€/kWh possono arrivare a valori x9 al consumatore finale? Non difendo Tavares ma dalle sue parole ho capito che al momento le economie di scala per la produzione di BEV in Europa non permettono di produrre auto a costi paragonabili alle termiche e questo è comprensibile visto che non c’è lo stesso mercato nemmeno lontanamente. Almeno in Italia su 100 vetture vendute al massimo 4 sono elettriche. In tutta Europa il rapporto passa a circa 1,5 su 10 (di cui un 0,5 o anche più prodotte fuori dall’Europa). In poche parole ha detto che se non aumentano i clienti questi extra costi non saranno assorbiti e che qualcuno o più attori devono accettare di metterci dei soldi, ovvero chi produce componenti, chi assembla auto e chi vende accollandosi parte dei costi, i consumatori pagando ora le BEV di più e/o i governi mettendo soldi pubblici (da tasse di imprese e cittadini) per limare il prezzo di vendita finale per le auto della classe media ovvero dei segmenti A, B e C. Condivisibile o no questa è la situazione prospettata da Tavares. In ogni caso ha anche affermato che in 7 anni questi costi dovrebbero essere assorbiti se il mercato gira verso le BEV, cosa che non potrà accadere se si rallenta il passaggio e si punta sulle ibride e che comunque loro sono pronti anche a questa evenienza (vedi nuova 500e che verrà proposta con motorizzazione ibrida).

      1. Aggiungo le mie ultime riflessioni. Una semplice batteria LFP da 12,8V per 100 Ah (ovvero 1,28 kWh) la trovi su Amazon a 220€ ovvero 172€/kWh quindi 3,5 volte in più dei 49€/kWh, non il il 40% in più (69€/kWh). Ripeto quanto ci costano i passaggi di mano da produttore a consumatore?
        Ultimo appunto sui prezzi finali delle auto. Se volessero limare i prezzi uno dei modi è accontentarsi di una percentuale inferiore di guadagni. Mi spiego potrebbe ricaricare la stessa cifra che caricano sulle ICE e non pensare in percentuale che ovviamente fa alzare ancora di più il costo delle BEV, visto che dire 16% di utili su 10k€ sono 1,6k€, ma dire 16% su 14k€ significa 2,24k€. Caricare solo 1,6k€ equivarrebbe a dire che ci si limita ad una redditività dell’11% circa e non più 16%.

    3. L’una e l’altra.
      Perchè all’estero l’energia costa meno che in Italia ? (ops… scusate prezza meno, a meno che non vogliamo pensare che i geniali dirigenti italiani paghino l’acquisto di più dei rispettivi colleghi).
      Poi c’è il discorso del prezzo alle colonnine che sicuramente erogano poco per ammortizzarle (però ne hanno installate a bizzeffe “ad catzum”), ma sappiamo benissimo anche che c’è dietro tutta un’idea politico-industriale perdente.
      Perdente per i cittadini ovviamente.

      Prezzo delle auto.
      Credo che in generale il prezzo del prodotto si formi sommando tutti i costi ed aggiungendo un ricarico (lasciamo perdere per il momento quanto il risultato finale sia socialmente etico).
      Per l’EV secondo me non funziona così.
      Prendono il costo di una termica completa rispetto alla quale già hanno risparmiato sulla minore complessità, dopodichè aggiungono la batteria sulla quale mettono un ricarico probabilmente vicino al 100%… come fosse un ricambio ex-novo… quasi fosse un qualcosa in più che rivendono dopo averlo prodotto e non un semplice componente del prodotto automobile.

      Per carità non voglio minimizzare che le “Case” devono fare dei grossi investimenti ma, è il loro lavoro, fa parte dell’attività imprenditoriale che non solo dovrebbe essere pianificata per tempo ma che va ammortizzata negli anni e non sulla pelle del “primo milione di deficienti che si compreranno l’auto”.

      Purtroppo nel mondo alla rovescia non ci sono più, o quasi, industriali con una visione del futuro, appassionati del loro lavoro (scusate ma qua per motivi di esperienze personali mi scappa una risata), ma CEO o investitori che i soldi li vogliono tutti, subito… e tanti.

  10. Il governo e Confindustria potrebbero mettersi d’accordo e parlare uno solo, tanto ormai dicono le stesse cose. Del resto la destra è da sempre la “voce del padrone” quindi niente di strano.

    1. antonio gobbo

      vero però va detto che manco prima quando la destra era all’opposizioni si è visto un grande slancio verso l’elettrico, direi che siamo solo passati dalla padella alla brace.

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