Eolico: balle continue in Sardegna. Costruite maldestramente dal partito del gasdotto (leggi qui) e dell’energia sporca e cancerogena di carbone e scarti del petrolio. Alla bugia sul non riciclo delle pale risponde con numeri e studi scientifici Anev (‘associazione nazionale energia del vento).

Eolico: 94% riciclo, zero discarica
L’associazione dopo il fango delle fake news, spesso ed evidentemente ridicole anche per chi non conosce il tema, offre i numeri a chi parla di pale eoliche destinate ad essere abbandonate. «L’Italia è leader per livello di riciclo dei materiali avendo raggiunto il 72% contro il 58% di media europea».
Ma il vero record è sul riciclo nell’eolico: «Qui viene il bello. La percentuale di riciclo degli aerogeneratori è del 94%».
Bene ma quel 6% non è poco. Ecco la risposta di Anev. «Una parte viene riparata e riutilizzata nella stessa funzione (eolico), un’altra viene avviata a riuso triturato per realizzare pannelli isolanti, per produrre prodotti sanitari o di arredamento. Infine viene usata per realizzare arredi urbani. Quindi già oggi nessun rottame eolico va a finire in discarica».
Eolico oggi è tutto riciclabile
Sia riciclo che riuso rendono sostenibili gli impianti, ma già oggi ci sono sul mercato aerogeneratori completamente riciclabili. Si può dire altrettanto per tanti altri prodotti?

Ecco cosa scrive l’associazione Anev in un post su Facebook sul tema eolico: «Se considerassimo i nuovi modelli di aerogeneratori attualmente in vendita il livello di riciclo sale molto ma molto vicino al 100% in quanto già esistono delle turbine in produzione completamente riciclabili».
Già nel 2020 è stato pubblicato lo studio “Accelerating Wind Turbine Blade Circularity” elaborato da WindEurope, Cefic ed EuCIA – rappresentano rispettivamente l’industria dell’energia eolica, della chimica europea e l’industria europea dei compositi – dedicato alle modalità di riciclo delle pale che potete scaricare qui.
Ebbene già quattro anni fa stimavano il recupero del materiale nell’85-90% dei casi. Nel frattempo la ricerca ha portato altri risultati.

Alcuni estratti del testo del 2020: «Oggi circa l’85-90% della massa totale delle turbine eoliche può essere riciclato. Per la maggior parte dei componenti di una turbina eolica – la fondazione, la torre e i componenti della navicella – sono state individuate pratiche di riciclaggio».
Le criticità: «Le pale delle turbine sono più difficili da riciclare a causa dei materiali compositi utilizzati nella loro produzione».
In campo le soluzioni
Si tratta più di un problema economico che tecnologico. «Esistono varie tecnologie e un numero crescente di aziende offre il riciclaggio dei compositi; queste soluzioni non sono ancora ampiamente disponibili e competitivo in termini di costi».
Così si leggeva quattro anni fa. Oggi si sono fatti passi avanti. Uno studio di ricercatori della Lituania è dedicato ai materiali compositi e alle pale dei generatori – si può scaricare qui – indica alcuni percorsi.
Le pale sono realizzate «con materiali compositi, come strati di fibra di vetro o fibra di carbonio rinforzata con resina epossidica o poliestere e possono essere utilizzate per 20-25 anni».
Più nel dettaglio il procedimento consiste «nella scomposizione di vecchi materiali compositi, come i compositi in resina epossidica rinforzati con fibra di vetro, in un processo di pirolisi utilizzando uno speciale catalizzatore. In tal modo c’è la separazione tra componenti preziosi per il riutilizzo e il riciclo di materiali compositi in energia».
Sono diverse le ricerche, diverse le proposte industriali di riciclo e secondo la Coalition for Wind Industry Circularity saranno decine di migliaia i posti di lavoro che si potranno creare in questa filiera dell’economia circolare.
a forza di discutere ho letto qualcos’altro a tema sullo smaltimento dei materiali compositi
– in europa si incentiva di più il riciclo come prima opzione, rispetto all’america (già a partire dai costi alti per il conferimento in discarica in europa), in tutti i settori, è il concetto alla base di questa direttiva del 2008
https://environment.ec.europa.eu/topics/waste-and-recycling/waste-framework-directive_en
– un sistema semplice di riciclo delle vetroresine, che era sfuggito alla discussione, è come co-processo nei forni per fare il cemento; i polimeri delle resine fanno da combustibile, mentre le fibre minerali diventano alluminio e calcio utili come addittivi per il cemento; metodo disponibile per le pale eoliche esauste es. dal 2022 tramite ditta Veolia in Nord America, o dal 2023 ditta Enva in Europa
https://enva.com/news-pr/enva-launches-wind-turbine-blade-recycling-service
– un altro sistema semplice, questo già citato, è la triturazione meccanica per poi usarli in pannelli per edilizia o simili; anche questa filiera si è organizzata nel 2023 (in previsione dell’arrivo di molte più pale esauste) ad es. ditta Continuum Group ApS che sta aprendo in più punti di Europa i centri di raccolta, triturazione e realizzazione dei pannelli per edilizia
https://reneweconomy.com.au/six-factories-planned-to-recycle-end-of-life-wind-turbine-blades-in-europe/
– poi ci sono i sistemi di riciclo più raffinati, che cercano di conservare il più possibile le fibre, per poterle riusare come tali, ma non erano usati perché più costosi, come la pirolisi, il letto fluido, la solvolisi; di recente le pale eoliche crescendo di taglia hanno iniziato a integrare anche fibre più pregiate e di maggior valore, come il carbonio, e allora l’industria si sta ingegnando per estrarre più valore dal riciclo, rispetto ai metodi citati sopra in cui sarebbero sprecate, e poterle riusare, magari anche direttamente in nuove pale eoliche (alcuni modelli di turbine oggi hanno già materiali modificati per essere scomponibili più dolcemente a fine vita, come le recyblade di Siemens-Gamesa)
== qui c’è uno schema dei diversi metodi di riciclo:
https://www.assocompositi.it/wp-content/uploads/2022/03/3_Processi-Riciclo-Materiali-Compositi-1024×374.png
== qui i metodi sono distinti in base ai costi, e al valore della fibra che viene riciclata (vetroresine oppure carbonio), che fa capire le varie scelte:
https://www.assocompositi.it/wp-content/uploads/2022/03/13_Processo_Depolimerizzazione_Termochimica-768×466.png
sono schemi presi da un articolo del 2022:
https://www.assocompositi.it/circolarita-dei-materiali-compositi/
– i costruttori di pale eoliche chiedevano già nel 2021 di formalizzare ed estendere entro il 2025 a tutta europa il divieto, già in vigore in Austria, Finlandia, Germania, Olanda, il divieto di smaltimento in discarica delle pale, sapendo di poterle riciclare se non altro almeno con i primi due metodi a basso valore citati sopra e volendo velocizzare la preparazione della fliera; pagina del 2021:
https://windeurope.org/newsroom/press-releases/wind-industry-calls-for-europe-wide-ban-on-landfilling-turbine-blades/
vedo che si fa fatica a seguire un filo logico, caro nieddu:
1) il discorso gomme (che vi ha messo così in crisi) è solo un esempio di come agisca l’uomo. l’ho messo in relazione al seppellimento pale. pensavo si capisse, mea culpa.
2) lo dice lei stesso nell’articolo che le pale (e io ho parlato solo di quelle) sono ancora critiche da smaltire.
qui un articolo di Facta dove se ne parla:
-Non è vero che le pale eoliche non si possono riciclare
Feb 09, 2024 0 Comments
Il 7 febbraio 2024 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare un post pubblicato su X lo stesso giorno contente due immagini che mostrano un centinaio di quelle che sembrano delle lamiere dentro a grandi buche e che vengono ricoperte con la terra. Secondo l’autore del post, «In questa immagine possiamo vedere le ecologiche pale eoliche che vengono “smaltite”» e che sarebbero state «Seppellite sottoterra perché non si possono riciclare, dove vi resteranno per secoli.».
Si tratta di una notizia imprecisa.
Le due foto sono state scattate dal fotografo americano Benjamin Rasmussen a gennaio del 2020 nella città di Casper, nello Stato del Wyoming (Stati Uniti). Secondo quanto riportato nella didascalia, gli scatti mostrano pezzi di pale eoliche che vengono seppellite nella discarica di Casper. Negli Stati Uniti, si legge ancora, ogni anno circa 8mila pale eoliche vengono rimosse e smaltite, ma non essendo facilmente riciclabili vengono seppellite in discariche come quella di Casper, dove 870 pale sono state ammucchiate in buchi profondi circa 9 metri.
Le foto in questione sono state utilizzate nell’articolo del media statunitense Bloomberg pubblicato a febbraio 2020 e intitolato “Wind Turbine Blades Can’t Be Recycled, So They’re Piling Up in Landfills” (in italiano, “Le pale delle turbine eoliche non possono essere riciclate, quindi si accumulano nelle discariche”).
Nell’articolo, che riprende quanto già detto dal fotografo Rasmussen, si legge che circa l’85 per cento dei componenti di una turbina eolica – tra cui acciaio, fili di rame, elettronica e ingranaggi – può essere facilmente riciclato o riutilizzato. Ma le pale, che sono in vetroresina, possono essere più difficili da smaltire, e quindi vengono smaltite nelle discariche dove «rimarranno lì per sempre», ha raccontato a Bloomberg Bob Cappadona, direttore operativo dell’unità nordamericana della società Veolia Environnement.
L’associazione di categoria del settore eolico American Clean Power Association (ACP), contattata da Bloomberg, ha precisato che le pale sono un rifiuto non tossico e sicuro anche interrato, e rappresentano una piccola percentuale dei rifiuti solidi urbani degli Stati Uniti: il numero di pale che verranno seppellite nelle discariche fino al 2050 corrisponde allo 0,15 per cento dell’insieme dei rifiuti presenti nelle discariche nel solo anno 2015, ed è 10 volte minore rispetto alla plastica lasciata nelle discariche nel 2018, come riportato dai colleghi di Usa Today.
In ogni caso, diversi ricercatori stanno cercando di trovare modi migliori per separare le resine dalle fibre nelle pale, o per dare loro nuova vita e riutilizzarle in altri contesti. Nell’Unione europea, ad esempio, spiega sempre Bloomberg, «alcune pale vengono bruciate in forni per la produzione di cemento o in centrali elettriche. Ma il loro contenuto energetico è debole e disomogeneo e la fibra di vetro bruciata emette sostanze inquinanti».
Karl Englund, direttore tecnico di Global Fiberglass Solutions e professore alla Washington State University, ha dimostrato in diversi studi che è possibile riciclare le pale eoliche e utilizzare il materiale per creare nuovi prodotti. L’azienda danese Miljøskærm, ad esempio, ha messo in commercio barriere antirumore realizzate con pale di turbine eoliche riciclate. La start-up americana Global Fiberglass Solutions, invece, avrebbe trovato un metodo per smaltire il 99,9 per cento di una pala, e lavorarne circa 6-7mila all’anno per impianto.
Wim Rebbertesen, amministratore delegato di Business in Wind, ha raccontato a Euronews che «circa l’ottanta per cento delle turbine che smantelliamo viene riutilizzato in qualche altro Paese. Possono essere riassemblate in Italia, nel Regno Unito, in Danimarca, in Svezia». Il restante 20 per cento viene invece riciclato perché non è economicamente redditizio riutilizzarle, anche se questa situazione in futuro cambierà perché «ci sarà meno spazio per le turbine usate e quelle di nuova generazione saranno molto più competitive». Infatti, come si legge su Usa Today, ricercatori e aziende del settore eolico hanno iniziato a studiare e creare prototipi di pale più facilmente riciclabili.
In conclusione, esistono diversi modi per riciclare le pale eoliche, anche se questa tecnologia non è stata ancora implementata su larga scala, e le discariche sembrano essere, in alcuni casi, la soluzione più conveniente a livello di costi.-
come si può vedere, se da un lato si parla di riciclo in divenire (tramite pirolisi o altro), dall’altro si afferma tranquillamente che si, vengono sepolte.
ora, io mi sono preso del bugiardo e credulone, del troll, di non sapere di cosa parlo ecc da lettori e membri della redazione, adesso immagino chiamerete in causa pure quella bloomberg che sovente citate a favore, per tacciarli di spargere fake news
Scusi, partiamo sempre dal mio articolo dove si fa riferimento a una ricerca (ho postato il link) dedicata alla pirolosi dove attraverso un “processo termochimico che consente di separare i materiali compositi attraverso il calore in assenza di ossigeno” ovvero “separare i materiali di valore che avrebbero potuto essere riutilizzati da quelli da avviare invece alla produzione di energia”.
“L’obiettivo principale della ricerca – aggiunge Yousef – era trovare un modo per estrarre le fibre di carbonio e la resina dalle vecchie pale delle turbine eoliche, che sono difficili da smaltire perché contengono sostanze tossiche e non sono biodegradabili”.
Grazie al lavoro del team di ricerca è stato possibile recuperare e purificare le fibre, di carbonio e di vetro, che hanno potuto essere riutilizzate come materiale di riempimento sostenibile per migliorare le proprietà meccaniche dei materiali compositi.
Questo per quanto riguarda il riciclo e poi il riuso, testimoniato nel mio articolo dalle foto, con materia prima seconda da usare per sottofondi stradali, pannelli per isolamento termico o acustico, mobili, manufatti per arredo e oggetti di design.
Insomma si conferma la posizione, riportata nell’articolo, da Anev. In discarica oggi le pale in Italia non si portano. Punto. Questo il tema dell’articolo. Poi di materia prima non riciclata e non riusata è pieno il mondo, purtroppo, ma non per questo non si devono realizzare i parchi eolici. Questa la contestazione che gli è stata fatta nella sostanza.
altra caciara:
Cristiano hai fatto copia incolla di una pagina web pubblicata nel 2024
che però discute una foto americana del 2020, con relativo articolo di Bloomberg del 2020 e risposta delle associazioni del 2020; e ci unisce una citazione di Euronews del 2021
che ci azzecca con l’europa del 2024?
Il Fact-checking di Cristiano è abbastanza sui generis. Come ho risposto nel suo primo commento, guarda al passato per contestare il presente e influenzare negativamente il futuro.
mamma mia quante persone fuori dal mondo..
c’è uno (rs) che è tutto copia/incolla (senza tra l’altro mai citare da dove) e accusa me che ho riportato per intero un solo articolo (con provenienza) a dimostrazione di quanto avevo commentato in precedenza.. ci sarebbe da ridere se non fosse che c’è gente (leggendo i commenti) che gli da credito senza nemmeno verificare: ricordo una tiritera sui pneumatici dove a suo dire conta solo la mescola..
nieddu, partiamo dal suo assunto che oggi in europa la vetroresina non va in discarica (scritto lei, non io):
nella sola italia sono da smaltirne 100.000 tonnellate ogni anno.
mi dica con numeri veri dove/come finiscono..
che poi io non ho contestato l’articolo, il mio intento era solo quello di rimarcare che tra “studi, se, in futuro, ecc” e il mondo vero, fatto di persone e spese continue, la realtà può essere (E’) molto diversa.
e di questo non ne volete tener conto, tutto lì.
ora potete tornare al mondo fatato dove tutti sono bravi, ligi e con l’arcobaleno negli occhi.
non vi disturberò più.
Per iniziare Anev non ha diffuso un comunicato stampa, ma scritto un post che non è stato ripreso integralmente e nell’articolo si citano e si utilizzano i due studi citati. Anev poi è citata alla quarta riga.
Vedo sempre in azione il suo benaltrismo: dalle pale ai pneumatici e ora dai componenti delle pale che non vanno in discarica come dice Anev alle vasche da bagno.
Ha citato 100mila tonnellate da smaltire. Di cosa parliamo? Di vasche da bagno, barche… Insomma l’articolo era una risposta a chi sostiene che le pale inquinano e lei sposta il discorso su altri temi. Perchè non chiede di smettere di fare le vasche in vetroresina?
Grazie, promesso?
su basta con la caciara, mai detto che in passato in texas non si facesse; ho spiegato però che è un quantitativo “piccolo” in proporzione all’uso, e che in europa non si fa
da circa fine 2023 hanno iniziato a tritare le pase esauste accumulate nei depositi, è anche più conveniente; ora c’è anche un report di associazione di categoria che lo dichiara mettendoci la faccia, su una filiera che è tracciabile
se lei da anonimo troll gli da dei bugiardi, ma non produce un documento su questo, la archiviamo tra i disinformatori
(scusate credevo di aver postato sotto al messaggio di Cristiano)
Uso i messaggi di Cristiano per approfondire il riciclo degli impainti eolici;
sorpres che in texas in qualche hanno passato abbiano sotterrato delle pale;
male, ma non così strano, perché la quantità è “poca”, vedi la spiegazione qui sotto
e sappiamo che in europa oggi non si fa, le pale a fine vita che non vengono ripristinate, vengono triturate, ad es. per fare pannelli isolanti e protettivi per facciate edifici e interni, a loro volta riciclabili infinite volte; questo in attesa dei nuovi modelli, riciclabili direttamente per via chimica dai produttori
la triturazione (a circa 500e a tonnellata, e poi c’è il guadagno rivendendo la materia prima) è meno costosa dello smaltimento in discarica o spedizioni a lunga distanza; immagino che la pratica si sia diffusa anche fuori dall’europa
======= quantificare le cose
quanti rifiuti sono prima di essere triturati per il riuso? suddividendoli sulle persone che hanno usufruito dell’elettricità delle turbine eoliche per 25 anni, sono pochi kg
non esiste altra fonte energetica con una filiera così “leggera”, ne nuculare ne termica, come dettagliato nello studio LCA che ho già postato; giusto forse il fotovoltaico
======= conto della serva
– turbina Vestas 10 MW, funzionando con capacity-factor in italia 35% (anche 40% in italia, secondo dati IRENA 2024, e di più all’estero), da cui potenza media effettica 3,5 MW
– in 25 anni, produrrà 770.000 MW-h
– se una persona usa 2500 KW-h annui, cioè 2,5 MW-h, moltiplicati per 25 anni sono 62,5 MW-h
– la pala eolica fornirà energia per 25 anni a 12.300 persone
– resina e polimeri nelle pale di una turbina da 10 MW sono 35 tonnellate a pala, per 3 pale sono un totale di 105.000 kg
>> ogni persona per avere l’elettricità, si accollerebbe un rifiuto di 105.000/12.300= 8,5 kg, se non venisse riciclato
>> ovvero 340 gr ogni anno.. confrontare con il peso anche solo dei rifiuti domestici di 1 settimana
@cristiano
prima di tutto… calma.
poi: ti ribadisco,
un fotogramma o un video su YouTube trovano il tempo che trovano, circola sui social il video di quello che afferma che la Terra è piatta perché dal balcone di casa sua filma una non ben definita struttura all’orizzonte che lui sostiene essere il grattacielo Al Khalifa, che facciamo, siccome è su iutub allora è vero?
ma a questo stiamo?
io non so né dove né come sia o smaltiti i pneumatici usurati, se avviene in mezzo al deserto seppellendoli (da delinquenti)
cosa sposta sulla necessità di avere sostenibilità ambientale?
possiamo dire che c’è un altro punto in cui non avviene.
e allora?
e allora ci si rimbocca le maniche,
non è che se il mio vicino ha un letamaio in giardino allora io non taglio più l’erba e la siepe nel mio
Veramente assurdo perché ci sono comportamenti scorretti dobbiamo continuare ad ammalarci e morire di tumore perché non è perfettamente green l’eolico. Ma per carità come diceva il mio professore di matematica al liceo non si sommano le mele con le pere
discorso complicato (tecnico) quello del riciclo delle pale in resina e compositi (mentre il resto dei componenti è banale e redditizio da riciclare), con facile spazio ai disinformatori, ma proviamoci, in ordine di tempo, si usano/useranno 3 approcci
passo 1)
le pale non le sotterravano non in europa, ma in america (poi non so oggi); e per quanto sembri strano, non era cosi strano, e non è detto che non vengano riciclate più avanti; fa impressione vederle accatastate tutte insieme, ma i kg a persona a kwh prodotto sono pochi:
per fornire energia a una persona per 25 anni, non ricliando le pale si avrebbe uno scarto di 8 kg a persona in resina e compositi, è un “male”, ma va messo in contesto
>> farsi un’idea di quanti kg buttiamo in discarica ogni settimana per usi molto meno pregiati, a partire dagli imballaggi; e dei materiali caricati in resine e fibre presenti nelle parti delle autobili, nella nautica, negli aerei, in edilizia,etc
>> farsi un’idea delle problematiche e quantità degli inquinanti e delle scorie delle altre fonti di energia
>> gli studi LCA (sotto ne ho citato uno) servono a “””quantificare””” l’impatto ambientale, contro la facile disinformazione; l’impatto delle attività umane non è “””zero””” già da prima che mollassimo le caverne, ma con l’eolico è molto basso, su livelli di eccellenza, è tutto il resto che è più indietro; su tutte le produzioni energetiche, solo il fotovoltaico di tipo più recente fa meglio, con un indice EROI che ha superato 80
passo 2)
comunque è giusto puntare più in alto, cioè a una circolarità più completa possibile visto che è fattibile con piccolo aggravio di costo
in Europa nel 2021, quelle non riutilizzate, venivano portate in deposito, non sotterrate, per motivi logistici; per avere impianti di riciclo a buoni costi e in più punti di europa devi prima aspettare di avere buoni quantitivi da riciclare
oggi 2024 i quantitativi stanno per arrivare, e gli impianti si fanno, es. Continuum Group ApS. in Danimarca, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna e Turchia
sono banali impianti di triturazione meccanica, per fare ad es. materiali per pannelli isolanti per deilizia; la triturazione meccanica costa circa 500e a tonnellata, cioè quasi niente, una pala pesa alcune tonnellate; è più un problema e un costo di logistica, cioè devi trasportarle o tenerle in un deposito prima di triturarle, può essere inserito come obbligo o come incentivo
passo 3)
un passo tecnologico successivo alla triturazione e uso come riempitivi isolanti, è la pirolisi, non costa molto di più, sempre riferito in priporzione all’enorme quantitativo di energia che l’impianto produce negli anni di funzionamento (indice energetico EROI tra 30 e 40, vedi mio comento più sotto), ma è quel costo poco di più che per spuntarla sulla triturazione o sull’uso dei depositi, andrà incentivata o obbligata
la pirolisi (ma si studiano anche altri procedimenti con l’uso di solventi organici di origine vegetale) recupera le resine, riutilizzabili, e le fibre; l’ingegnere donna Vestas intervistata parla di recupero al “solo” 40% dei materiali delle pale ma hanno tagliato la risposta, intende che conla scomposizione termo-chimica riescono a riusare le resine per fare nuove pale, mentre le fibre recuperate non hanno la stessa qualità meccanica che da nuove, non possono essere con la tecnologia attuale usate direttamente per fare nuove pale, ma vanno bene per tanti altri usi industriali in plastiche rinforzate, oppure con un processo ulteriore possono essere scomposte negli elementi base; Vestas e altri stanno cercando di trovare compositi che permettano il riutilizzo diretto in nuove pale, ma siamo a spaccare il capello in 16
stranamente hanno tagliato un pezzo di intervista del quale però lei sarebbe a conoscenza: ci da le coordinate per recuperarla a favore di tutti?
il texas fa parte del pianeta terra e questo in immagine è stato documentato: quanti potrebbero (sono) interrati a nostra insaputa? dove ci sono soldi spesso e volentieri la componente ecologica/ambientale passa in secondo piano, specie negli anni passati.
dire “non è stato fatto in europa” (lo sappiamo poi con certezza?) è un po’ nascondere il problema.
solo in italia abbiamo 100000 tonnellate/anno di vetroresine varie da smaltire: quante di queste affrontano il processo di recupero?
dopo la messa al bando dell’eternit, quanto ne è finito sottoterra perché più semplice?
perché quasi sempre bisogna pagare per lo smaltimento: pensate alle gomme di cui si paga un paio di euro in più cadauna all’acquisto, poi una volta da buttare rimangono sul groppone del gommista che deve pagare (caro) il trasporto a vinovo (in genere) e quest’ultimi hanno la materia prima del loro businnes gratis. noi paghiamo un contributo (pfu), i gommisti pagano stoccaggio e trasporto e altri ci “fanno i soldi”: la nuova bengodi”!!
== il quantitativo di rifiuti che veniva prodotto da una centrale eolica è letteralmente minore già in kg, e infinitamente meno problematico negli altri parametri, delle scorie e rifiuti prodotti da una centrale nucelare, che invece vengono pubblicizzate come poco impattanti, o delle scorie e le immissioni in atmosfera da una centrale termica a metano; e l’energia prodotta con l’eolico costa molto
come quantità per persona che usa l’elettricità prodotta dall’impianto, siamo a una briciola doi rifiuti rispetto ai kg di rifiuti che lei produce anche solo con gli imballaggi alimentari
l’unica fonte energetica ancora più pulita è giusto il fotovoltaico, con i valori di indice energetico EROI elevatissimi (oltre 80) raggiunti e riciclabilità banale;
in pratica sta sparando al bersaglio sbagliato, alla fonte di energia meno impattante delle altre; se le motivazioni per opporsi fossero queste, non le rinmane che rinunciare all’elettricità, e a internet, e tornare e vivere nelle caverne, al massimo potrà fare incisioni rupestri
= in aggiunta, si toglie anche questo ultimo scarto della filiera
i produttori lavorano a rendere riutilizzabili direttamente da loro stessi anche i materiali delle pale, che sono un misto di resine e polimeri, per fare nuove pale; nel 2021 erano al punto di saper riusare le resine (il 40% accennato nell’intervista, ci sono gli articoli dettagliati in rete), mentre i polimeri recuperati andavano destinati a usi in materiali con specifiche meccaniche meno gravose; in una manciata di anni, stanno migliorando anche questo, con polimeri che dopo scomposizione dalle pale vecchie sono riutilizzabili anche in nuove pale, esempi a me noti:
– settembre 2021: RecyclableBlade – pala eolica totalmente riciclabile di Siemens Gamesa
– febbraio 2022: modello analogo riciclabile del produttore GE
nel frattempo che migliorano questo, da circa fine 2023 si è cominciato in modo sistematico a banalmente triturare meccanicamente le pale vecchie svuotando i depositi, diventano materie prime per altri usi, ad es. pannelli isolanti, a loro volta infinitamente riciclabili (pannelli isolanti con superfice esterna resistente e già con “finitura”, per facciate edifici o per interni); costa meno che lo smaltimento, anzi è un guadagno, è già un impatto quasi zero
leggo la triturazione costa circa 500 euro a tonnellata, cioè poco, e sembra meno del costo di un conferimento in discarica, che a sua volta è meno di ogni ipotesi di smaltimenti illegale o di costosa spedizione in terre lontane
in aggiunta con la triturazione si guadagna poi sulla rivendita del materiale ricavato, cioè è più conveniente, oltre che premiante per i consorzi eolici in termini di immagine e certificazioni; rimangono a parte i costi di logistica ma ci sono in entrambi le opzioni, per me ha senso che si sia aspettato di avere un maggiore quantitativo di pale nei depositi e in arrivo prima di iniziare a triturarle con impianti dislocati in più punti
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se non riesce a leggere il report citato nell’articolo, o lo studio LCA che ho postato più sotto, perché troppo tecnici, dovrà accontentarsi di argomenti più discorsivi, e se non si fida, di studiare per conto suo; posso proporre un po’ di contesto
quelle che lei descrive con scenari abusivi tra l’altro vecchi di decenni, sono filiere a basso contenuto tecnologico, poco soggette a certificazione e disorganizzate, che non centrano con una turbina eolica, impianto molto tecnologico, da almeno un milione di euro, e seguito dalla nascita sino allo smaltimento
da molti anni il riciclo, la filiera industriale circolare, per le aziende con un minimo di contenuto in tecnologia, tracciabilità e certificati (ISO, QUALITA’, etc, ma se non ha lavorato in aziende grandi non capirà di cosa parlo), è diventata una scienza e un arte, ogni volta che è possibile è un’opportunità che fa risparmiare rispetto allo smaltimento e crea valore di immagine; in europa si usano normative e metodi ispirati anche dal lavoro passato pionieristico sulla circolarità delle filiere di un italiano, Giuseppe Natta, figlio del premio nobel per la chimica Giulio Natta
introdusse l’idea, oggi più scontata, che quello che è uno scarto di una parte della filiera, se viene caratterizzato (“etichettato”) e tracciato con precisione, con questo piccolo sforzo di informazione, permette di farlo diventare materia prima utile per un’altra filiera, con un minimo di organizzazione, e costa meno che smaltirlo come rifiuto, a volte anzi è proprio fonte di guadagno
ho saltato una parola, correggo:
“e l’energia prodotta con eolico costa molto poco”
ci sono molti video a dimostrazione che, se non adesso, in passato le pale erano “riciclate” sottoterra..
sarebbe oltremodo interessante conoscere salubrità e costo di operazioni atte a recuperare “preziosi elementi” quali fibra di vetro e fibra di carbonio separandoli tramite pirolisi della resina epossidica. senza dimenticare la produzione di CO2 eventuale
PS: nei deserti africani è pieno di pneumatici (milioni) di ogni misura, senza contare quelli che vengono bruciati nella produzione del cemento.
però la narrazione eco ci dice che vengono tutti tritati e mescolati con l’asfalto delle strade.
Lei c’è mai stato nei deserti africani? Io ho attraversato il Sahara cinque volte e non ne ho mai visto uno
https://www.youtube.com/watch?v=D7IAEZVzUZA&pp=ygUgcG5ldW1hdGljaSBicnVjaWF0aSBuZWwgZGVzZXJ0byA%3D
https://www.youtube.com/watch?v=YmKKxzQjHzU&pp=ygUgcG5ldW1hdGljaSBicnVjaWF0aSBuZWwgZGVzZXJ0byA%3D
https://www.youtube.com/watch?v=UTNL0I8UMgM&pp=ygUgcG5ldW1hdGljaSBicnVjaWF0aSBuZWwgZGVzZXJ0byA%3D
continuo o pensa ancora che il sahara sia l’unico deserto al mondo?
PS: negare questi video è negare grossa componente crisi climatica
I “deserti dell’Africa” pieni di discariche di pneumatici – cito le sue parole – sono due: il Sahara e il Namib. Lei mi posta video del Kuwait che è in Asia. Ho attraversato quelli dell’Oman e dello Yemen, dove pure non ho mai visto montagne di vecchi pneumatici nè di pale eoliche. Mai stato in Kuwait, dove però ho visto questo https://youtu.be/QCkkaVQMgEU. Guarda caso: un colossale rogo di 600 pozzi petroliferi.
quindi? il dito (sahara/africa) e non la luna (milioni e milioni di gomme nel deserto)?
non ci sono gomme nei deserti perché non è sahara?
in cinque volte che è andato nel sahara ha esplorato sotto la sabbia di 9 milioni di km quadrati?
vuole sapere quanti container di gomme da camion quasi fuori uso abbiamo spedito tramite un egiziano che le rivendeva? ovviamente poi quelle gomme sono state riciclate..
che ci azzecca infine col discorso gomme pozzi petroliferi in fiamme?
le spiego: un pneumatico si tribola ad accenderlo pure bagnandolo con la benzina, non va in autocombustione. quindi quel rogo è stato voluto. fare spazio? più semplice che interrarle? non ho idea.
ma il succo di quel che dicevo è un altro, e lei cerca di svicolare.
Infatti, il discorso era un altro, cioè lo smaltimento (noi lo chiamiamo riciclo) degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare le pale eoliche. Quindi l’esempio dei pozzi petroliferi del Kuwait le illustra come si smaltisce l’altra fonte energetica a lei così cara, cioè il petrolio e tutti gli idrocarburi: bruciandoli (nei pozzi o nei cilindri di un motore a scoppio fa lo stesso). Se ha il senso del ridicolo, ma ne dubito, capisce l’assurdità del suo presunto ambientalismo. Gli pneumatici non c’entrano nulla? Verissimo, li ha tirati fuori lei. L’Africa non c’entra nulla? Verissimo, l’ha tirata fuori lei. Sono interrati nei deserti africani? Può essere, io non li ho visti, lei nemmeno. Li spedite al commerciante egiziano? Mi dica se li prende gratis, accollandosi i costi di trasportarli nel deserto e sotterrarli, o lo pagate in nero per aggirare l’obbligo (vostro) di smaltirli.
Ma si rende conto:, ha scritto: “Ci sono molti video a dimostrazione che, se non adesso, in passato le pale erano “riciclate” sottoterra..” quando ero piccolo le discariche era vicine ai paesi. Quante lavatrici, frigo abbandonati; quanti sversamenti di veleni sui fiumi, quanta plastica in terra e in mare. Oggi questi comportamenti si stanno riducendo, la gran parte delle persone differenzia e per gli ingombranti si reca alle oasi ecologiche.
Lei tanto per parlare meno delle rinnovabili ritorna indietro nel tempo quando ancora non c’era coscienza ambientale e leggi a tutela. Oggi le aziende delle FER stipulano polizze per milioni di euro, hanno l’obbligo di rinaturalizzare ed è vietato lo smaltimento in discarica per legge e come ho scritto nell’articolo si ricicla e si riusa.
il passato di cui si parla è recente, qualche anno fa in texas fece scalpore..
del resto, ORA si sta smaltendo quello prodotto 20/25 anni fa, e in questo video dal minuto 6 dichiara che le pale prodotte da loro erano riciclabili al 40/45%
https://www.youtube.com/watch?v=GPRwK-3isH0&pp=ygUWcGFsZSBlb2xpY2hlIGZpbmUgdml0YQ%3D%3D
video vecchiotto ma anche le pale lo sono
l’unica cosa veramente da auspicarsi è relativa alle parole del finale
dove sono i dati citati nel video?
chi li certifica?
è un video, santa pazienza!
se faccio un video anche molto ben fatto in cui dico che la Terra è un cubo
tu mi credi perché l’ho detto in un video?
che poi: il video è di Euronews, non gli ultimi scappati di casa,
ma anche Report spara cazzate che santa miseria!
insomma: la scienza la fanno gli scienziati con il linguaggio e i metodi della scienza!
qui siamo ancora alle puttanate sentite in pandemia perché “ho visto un video su iutub”
magari è solo un caso, un servizio video approssimativo,
ma con euronews lo ho visto già altre volte, insieme altri portali di notzie, purtroppo è in mano a una certa corrente di pubblicità ingannevole in campo energetico, che fa campagna contro le rinnovabili, a cui Cristiano aderisce con felicità
il servizio citato è pieno di “slittamenti” si significato in cui non si dicono esplicatmente cose false, ma le si fanno credere, es.
– la foto del texas presa come esempio “tipico”
– l’intervista tagliata all’ingegnere donna della Vestas
– il non aver citato gli impianti di triturazione, che è la soluzione intermedia più adottata e più banale, in attesa di passare alla pirolisi
milanesio e r.s.: neghiamo le immagini (perché erano su youtube). ok
gli scienziati dicono a riguardo cosa? che tutto viene riciclato? che il mondo funziona coi loro desideri?
nel paese degli unicorni forse..
che poi non è che mi avete mostrato video e/o dati certi a confutazione.. solo inveito e dato del bugiardo e credulone (e mi si cita report.. 🤦♂️)
facciamo così: ad ogni voce mi mostrate quanto è stato effettivamente riciclato e in che misura.
esempio:
tot centinaia di migliaia di tonnellate di vetroresina/anno = tot resine e fibra di vetro recuperate
Stai iniziando a farla fuori. Stai commentando il mio articolo con i link sia ai dati sul riciclo di un aerogeneratore ovvero ben oltre il 90% e trova uno studio che neghi questo, e poi il documento dei ricercatori universitari sulla pirolosi per la parte più complessa da recuperare. Ci sono poi iniziative imprenditoriali che stanno per partire, visto che finora non esisteva una sostenibilità economica della filiera, per riciclare tutte le pale di questo mondo.
Lei è il solito benaltrista che cambia discorso – i pneumatici e per di più con un video – e che indica fatti storici superati – la prima fase dell’eolico – e elementi marginali dal punto di vista dimensionale – e in fase di risoluzione attiva con studi, business plan e interventi sul campo.
Alla domanda si può evitare lo smaltimento in discarica di un aerogenatore? Si. La soluzione eolica evita i veleni cancerogeni che provocano – si legga il documento dell’agenzia europea dell’ambiente e non video – centinaia di migliaia di morti premature? Si e senza dubbio.
Quindi il suo benaltrismo è nocivo, inutile ed eticamente riprovevole. Davanti a una condizione climatica e sanitaria preoccupante lei tira fuori penumatici (in aree del mondo dove non c’è certo la nostra legislazione ambientale e sanitaria) e poche pale di vent’anni fa (per di più in Italia non le abbiamo viste in discarica) e piccole quantità di sostanze che ormai sono alla portata dell’industria del riciclo.
Insomma sta solo mescolando il brodo
gli studi “LCA” calcolano l’impatto ambientale di una installazione, partendo dalla filiera dei materiali, poi la fase di costruzione, trasporto, utilizzo, smantellamento, riciclio e ripristino alle condziioni di origine dei sito di installazione
per quantificare questo impatto, vengono calcolati una dozzina di parametri di interesse (acificazione acque, tossicità ambientale, intensità carbonica, etc)
qui c’è uno studio LCA recente, del 2022 per una tipica installazione di eolico su terra, turbina da 4,2 MW Vestas:
https://www.vestas.com/en/sustainability/reports-and-ratings#lcadownload
è pieno di informazioni di ogni tipo, e tra le varie:
– intensità carbonica dell’energia prodotta è bassissima, in questo studio 5,6 gr Co2 per kwh
– indice energetico EROI, cioè il rapporto tra energia prodotta e quella consumata sul ciclo di vita dell’impianto, è su livelli di eccellenza con EROI compreso tra 40 (siti mediamente ventosi) e 30 (siti poco ventosi)
cioè un impianto ripaga il debito energetico del suo ciclo completo di vita, in una manciata di mesi, il resto è in attivo
correggo, il link che ho messo sopra allo studio necessita registrazione e password per leggere il PDF; invece una versione libera è scaricabile da qui:
https://www.vestas.com/content/dam/vestas-com/global/en/sustainability/reports-and-ratings/lcas/LCA%20of%20Electricity%20Production%20from%20an%20onshore%20V136-4.2MW%20Wind%20Plant_Final.pdf.coredownload.inline.pdf
Letto l’articolo mi sento più sollevato, ora attendo con fiducia lo smaltimento dei tre aerogeneratori che ammorbano il paesaggio sull’isola di S.Pietro in loco. Nasca. Sono ancora là fuori uso da una ventina d’anni. Potete vederle su Google Maps.
a me non sembra che ammorbano, sono ben inserite e minuscole
https://www.carlofortemagazine.it/wp-content/uploads/2023/08/CM-1.jpg
sono del 1994 e ora ferme da anni, progetto sperimentale dell’epoca di Ansaldo, ma non proprio abbandonate, fanno parte di un piccolo parco con anche fotovoltaico che forse è ancora in funzione
leggo che ci sono contenziosi tra Comune e una società per la ripartizione dei ricavi futuri della vendita energia del parco, se risolvono il contenzioso vogliono upgradare le installazioni, ma i vari decreti recenti potrebbero imperdirlo
per trovare qusto mini-parco nelle foto aere di Google maps si fa abbastanza fatica, è un’area minuscola anche rispetto all’area della piccola isola S.Pietro
l’isola di S.Pietro ha bisogno di rinnovabili, un upgrade che alimenterebbe l’isola è stato quantificato in una ipotesi di:
– 4 MW eolici (2 turbine da 2 MW) e 2 MW fotovoltaici “centralizzati”, nella stessa sede di ora, ma le installazioni moderne producono il triplo dell’energia rispetto a quelle vetuste
– altri 8 MW fotovoltaici distribuiti in piccoli impianti (anche sui tetti)
per S.Pietro sarebbe un impatto e un impegno di superficie ridicolo (a occhio sembra molto meno del classico 1% che si calcola in aree invece più energivore), da metterci la firma subito e con orgoglio e fare del parco energetico anche una attrazione turistica
La fibra delle pale si sgretola con l’usura del vento e sentiamo dove vanno a finire queste nanoparticelle? Non mi dire che vanno sui campi coltivati oppure le respiriamo con pelle e vie respiratorie. Tutto molto eco direi.
I freni dei dischi delle auto sono molti di più, sparare a zero su le pale eoliche mi sembra la classica frase da “non ho capito un cazzo parlo lo stesso” inoltre vorrei sapere quanto di questo materiali rilascia una pala ed in quanto tempo, ah già mi scusi lei non ha bisogno dell’elettricità e neanche di automobili
è uno scherzo?
se una pala si sgretola direi che si rompe e non fa più la pala,
diciamo che a dicembre del terzo anno dell’ITIS queste cose sono state apprese.
e poi: di quante TONNELLATE di materiale sgretolato parleremmo?
dai, su
almeno sono rivestite in resina e vernici coriacee, che negli anni rilasciano molto poco; ma potrebbe venirti un coccolone a pensare a fonti meno trascurabili come:
– teli in plasticaccia e imballaggi usati in agricoltura, che sfarinano microplastiche in ogni dove; idrocarburi, olio e particelle di gomma del trattore
– particolato delle auto, gas di scarico, freni, e particelle dei pneumatici trasportate lungo i terreni dalla pioggia
– oggetti verniciati in resina o direttamente in debole plastica grezza in ogni dove, in casa, i vestiti stessi che indossi che ti avvolgono in una nuvola di microplastiche, i copriletto, il divano, l’interno dell’auto che è tutta una plastica
e le nanoparticelle dell’erosione naturale di montagne,palazzi, centrali turbogas,nuculari ?
la nanoparticella di fibra delle pale eoliche può essere più o meno tossica
mai quanto quelle generate dal gas combusto o incombusto fatte con gli idrocarburi per produrre la stessa quantità di energia elettrica tutti i giorni ;
senza contare estrazione ,raffinazione e trasporto quotidiano ,con annessi probabili disastri ambientali nella “tinozza” chiamata mar mediterraneo ..
Mi pare doveroso dire che è vero che le nuove pale saranno più ecologiche ma altrettanto andrebbe calcolato l’impiego di energia per costruirle ed i costi, oltre naturalmente il trasporto, la messa in sito, l’impatto sull’ambiente(panorama) e in taluni casi l’impatto sul clima locale indotto dall’effetto del cambiamento dei flussi di aria nelle zone circostanti.
I calcoli ci sono tutti. Quando lei ci fornirà i calcoli sull’impatto ambientale delle fonti energetiche fossili che l’eolico va a rimpiazzare (gas, carbone e petrolio) li confronteremo e vedremo quale delle due è più sostenibile.
‘l’impatto sul clima locale indotto dall’effetto del cambiamento dei flussi di aria nelle zone circostanti’ ??????
Ma davvero crede che le pale eoliche possano modificare la circolazione atmosferica?
Non ho parole.
Se poi vogliamo discutere dei costi di costruzione, trasporto e messa in opera delle strutture, spalmiamolo sui 20 anni minimi di esercizio e confrontiamolo con l’estrarre, trasportare, raffinare, trasportare, distribuire, trasportare bruciando e.. ricominciare ogni giorno.
curioso:
sia l’impatto ambientale visivo che l’analisi LCA che gli studi sui cambiamenti dei flussi delle correnti d’aria sono cose che si analizzano, studiano e conoscono da, diciamo, 30 anni?
curioso che gli oppositori dell’eolico e delle rinnovabili in genere non ne siano informati
Impatto sul clima locale? Ha uno studio universitario o di un centro di ricerca dove si parla di questo e della sua incidenza? Il camion per la pala si muove una volta ogni vent’anni, i camion cisterna per rifornire di idrocarburi i clienti e i grossisti e le pompe di benzina e… si muovono a decina di migliaia (quanto materiale ed energia per costruirli) ogni giorno. Lasciamo perdere
Beh insomma, i dati di Anev sono alquanto utopistico. In giro è pieno di siti zeppi di pale eoliche dismesse, direi abbandonate, che nessuno vuole prendere in carico, di difficile smaltimento e costi assolutamente non sostenibili. Qualche giorno fa passai nella zona di Campobasso Bojano, e lì vi è un eclatante esempio di quanto sopra…… un bel deposito a cielo aperto, saturo di pale.
Per ciò che attiene ai siti dismessi stia tranquillo che con la caccia ai posti dove mettere nuovi impianti i siti dove stanno quelli vecchi sono i più gettonati, dato che i permessi per usare un’area con vecchie pale sono più facili da ottenere che quelli per un territorio vergine
Non sono dati di Anev, come può leggere nell’articolo c’è un link a uno studio europeo. Pieno zeppo? Cosa vuol dire. Ci può dare una stima, un’indicazione numerica?
Sono andato a cercare il sito indicato da Fabrizio.
Sicuro che siano pale eoliche abbandonate?
A me sembrano ben ordinate e pronte ad un eventuale riutilizzo e alcune parti protette. Più che una discarica, sembra essere un deposito della società di trasporti nell’altro lato della strada, che tra l’altro ha parti delle turbine sul piazzale (vedere streetview).
https://www.google.com/maps/@41.4619342,14.5579159,3a,75y,336.45h,94.97t/data=!3m6!1e1!3m4!1snjwYfOqCaXQ4lkZEVwlTUg!2e0!7i16384!8i8192?authuser=0&coh=205409&entry=ttu&g_ep=EgoyMDI0MTAwMi4xIKXMDSoASAFQAw%3D%3D
Sono anche andato a cercare un elenco di siti, visto che indica che “giro è pieno di siti zeppi di pale eoliche dismesse”. Non ho trovato un elenco, ma un sito che propone la vendita di pale eoliche che saranno dismesse o dismesse. Insomma, pare ci siano anche un mercato dell’usato.
https://it.wind-turbine.com/impianti-eolici
sembra che hai trovato un deposito per le componenti (nuove?) in partenza delle turbine da 1 MW di EWT, queste “piccole” le comprano anche cooperative energetiche, che diventano produttori di energia
https://ewtdirectwind.com/it/turbine-eoliche/
e scoperta bellissima il mercatino dell’usato 🙂
impianti “piccoli” sostituiti prematuramente da altri più grandi