Lettera aperta a Sebastiano Barisoni, conduttore della trasmissione “Focus Economia” di Radio 24, che ieri si è schierato contro il bando ai motori a benzina e diesel decretato dall’Unione Europea.

“Caro Sebastiano, ti ho appena ascoltato commentare, e condividere, le dichiarazioni di Carlos Tavares sul “dogmatismo ecologico” che avrebbe indotto l’Unione europea a mettere al bando le auto termiche dal 2035, ignorando la “macelleria sociale” che ciò comporterebbe.
Perdonami il tono confidenziale. Me lo permetto per due motivi. Primo: perchè ho grande stima per te e per il tuo modo di essere giornalista, ho sempre seguito con interesse la tua trasmissione Focus Economia su Radio 24 e quasi sempre ho condiviso le tue posizioni. Quando non è successo, ho comunque apprezzato il rigore degli argomenti con cui le hai sostenute.
Secondo: perchè, pur non conscendoti personalmente, sono un tuo collega e lo sono stato nella tua stessa azienda, seppure, nel mio caso, molto tempo fa, quando io e il tuo direttore Fabio Tamburini eravamo poco più che ragazzi di bottega di un grande e ingombrante maestro come Gianni Locatelli.
Qualche sbavatura nel sostegno a Tavares
Sul caso auto elettrica, però, confesso che mi hai un po’ sorpreso. Non perchè le tue opinioni non siano più che legittime, ci mancherebbe. Ma non è da te sostenerle con dati approssimativi, qualche sbavatura (il particolato dei freni? Dovresti sapere che l’auto elettrica non li usa quasi mai, grazie alla frenata rigenerativa), interpretazioni fuorvianti o contraddittorie. Tutto si può discutere, insomma, purchè partendo da una base condivisa.

Andiamo a leggere cosa ha stabilito Bruxelles
Per esempio, quando ci dici che l’Unione Europea vuole imporre l’auto elettrica dici un’ inesattezza. L’Europa vieta, a partire dal 2035, la vendita di auto nuove che non siano ad emissioni zero. Poichè le auto a idrogeno, se verde, sono ad emissioni zero, così come quelle a bio carburanti o ad e-fuel, il principio della neutralità tecnologica, che invochi, è salvo. Poi butti lì che se l’obiettivo è ridurre le emissioni del 90% non dovrebbe essere l’Europa ad imporre come raggiungerlo. Qualche costruttore, dici, potrebbe segliere l’ibrido. Fammi l’esempio di una sola auto ibrida che riduce a consumi del 90% e ti darò ragione.
Aggiungi che nessuno ha mai spiegato perchè l’auto elettrica e non altre tecnologie. Ma come? L’hanno spiegato mille volte scienziati come Valerio Rossi Albertini, Nicola Armaroli, Alessandro Abbotto (in due libri, vedi qui e qui), organismi indipendenti come Transport&Environment, la stessa Associazione europea dei costruttori, l’Acea, che ha criticato la draconiana decisione dell’Europa per le troppe incertezza del quadro internazionale e la carenza delle infrastrutture (13 anni per colmarla possono bastare?), non certo per la sostanza della scelta tecnologica. E prorio l’altroieri, a Parigi, il responsabile tecnologie di Mercedes Markus Schäfer ha detto: «L’efficienza di un’auto elettrica alimentata a batteria è comunque migliore rispetto ad una vettura alimentata a idrogeno verde. Meglio mettere l’energia verde direttamente nelle batterie».
Il falso scopo della neutralità tecnologica
La verità è che tutti i costruttori sanno benissimo che la neutralità tecnologica è uno specchietto per le allodole. L’ auto elettrica già copre oltre il 10% del mercato auto europeo e il 75% dell’immatricolato in un Paese di non trascurabile peso come la Norvegia. Mentre tutte le alternative sono immature, troppo costose o impraticablili. Nessuna, insomma, ha un orizzonte visibile al 2035.
Dunque, ma è solo un mio parere, i costruttori alla Tavares danno addosso all’auto elettrica perchè hanno capito che quella, e solo quella, potrà veramente ammazzare il loro “business as usual” abbarbicato al motore diesel e benzina. Tutto il resto è un falso scopo, da sventolare perchè poi, chissà…
Lo ammazzeranno i tedeschi? E’ probabile. Puoi anche definirli rigidi, miopi e dogmatici, come infatti li hai definiti. Ma se saranno davvero loro i killer del motore termico avranno dimostrato che sì, si poteva fare. Venivano dalla vergogna del dieselgate, quindi non li si può accusare di aver goduto di rendite di posizione. Semplicemente, hanno fiutato l’aria che spirava dall’Oriente e si sono mossi in anticipo, molto prima che la cattiva Europa pensasse a obblighi e divieti, per non esserne travolti. E quando l’ Italia di Sergio Marchionne ancora puntava sul metano…
I tedeschi, i cinesi e noi
Una brutta aria, fetida e inquinata, quella che ristagnava su Pechino e Shanghai all’inizio dello scorso decennio. Tanto da obbligare le autorità cinesi a varare il diktat NEV (New electric vehicles) che ha contribuito a ridurre lo smog del 40% in sette anni (quel che l’America ha fatto in 40) e ha proiettato l’industria automobilistica cinese in vetta al mondo. Già allora i tedeschi chiamavano a raccolta i loro fornitori dicendo: “ragazzi, datevi una mossa perchè qui arriva la rivoluzione elettrica”. Erano dieci anni fa.
Ora ci dici che i 13 anni che ci separano dal 2035 sono pochi e servirebbe buon senso e gradualità. Ma dieci più tredici fa ventitrè, e se non basta un quarto di secolo a svegliare chi dorme tra i due guanciali del business termico e convincerlo a correre per saltare sul treno in partenza anzichè stendersi sui binari per cercare di fermarlo, sarà una proroga di un altro lustro a buttarli giù dal letto?
Emissioni zero: siamo sicuri di avere altro tempo?
Ma poi: abbiamo altro tempo? Le auto termiche nuove si potranno vendere fino al 31 dicembre 2034, e continueranno a circolare per altri 15 almeno. Quindi fino al 2050 avremo in strada veicoli che bruciano idrocarburi e nell’arco di vita sparano in atmosfera CO2 per circa sette volte il loro peso. Rispettare l’Accordo di Parigi e gli obiettivi sottoscritti dai 27 Paesi dell’Unione europea che prevedono per quella data la cosiddetta neutralità del carbonio, cioè un saldo netto zero tra emissioni e assorbimento naturale dell’anidride carbonica, sarà già così un’impresa al limite dell’impossibile.

Dici ancora che l’Europa emette solo l’8% della CO2 globale, e questo è vero. Ma i trasporti sono responsabili del 20% del totale delle emissioni europee, non dell’8-10% come sostieni tu. E pesano quasi il doppio rispetto al residenziale. Inoltre i trasporti su strada sono l’unico settore in cui le emissioni di gas serra sono in aumento rispetto al 1990, mentre tutti gli altri settori le hanno significativamente ridotte. Tanto che l’Europa ha centrato, anzi migliorato, gli obiettivi di Kyoto con un taglio complessivo del 22% rispetto al 1990.
Posti persi, posti creati: manca un bilancio
Torno a bomba sull’industria dell’auto. La cifra dei 70-75 mila posti a rischio nella filiera automotive italiana, cioè la paventata “macelleria sociale”, è frutto di un calcolo spannometrico dedotto dalle ore lavoro necessarie per produrre un powertrain termico e uno elettrico: 100 ore per il primo, 25 ore per il secondo, come dici tu stesso.

Ma qualcuno l’ha mai analizzato nel dettaglio prima di assumerlo come un dato di fatto? Ha mai calcolato quanti occupati assorbirà l’indotto dell’auto elettriche, fra infrastruttura di ricarica, installazione di wallbox domestiche nei circa 11 milioni di posti auto residenziali, nei parcheggi, nei luoghi di lavoro? E quanti lavoratori qualificati serviranno per elaborare e monitorare i sofisticatissimi software di gestione di un’auto elettrica? Quante delle 5.500 aziende della filiera, con i loro 240 mila dipendenti, potrà convertirsi con successo alla tecnologia elettrica conquistando altri spazi nell’automotive o in altri settori? Proprio ieri FPT ha inaugurato il suo ePowertrain Plant, con 200 nuovi posti di lavoro.
Quante aziende della robotica e dell’automazione industriale troveranno poi spazio nei sistemi di produzione di motori elettrici, batterie, inverter, trasmissioni, come dimostrano i casi di Comau, Marposs, Ima-Atop, Manz Italia?
Infine, volumi decuplicati, piattaforme dedicate, catene di fornitura accorciate e ottimizzate, nuove linee di produzione messe a regime consentiranno di abbattere i costi di produzione e i prezzi portandoli al livello di qualsiasi auto termica, e forse sotto. E’ sempre avvenuto nella storia dell’auto e dell’industria in generale (non devo spiegarti io cosa siano le economie di scala) e avverrà anche con l’auto elettrica, come prevedono tutti, tranne chi ha altri interessi da difendere.
C’è un’opzione A: perchè puntare sulla B?
Insomma, caro Sebastiano: da te mi aspetterei qualche ragionamento in più. Una riflessione, per esempio, sull’opzione A. Consiste nell’ accettare la sfida del 2035 e giocarla assieme ai nostri partner tedeschi che, come fai giustamente notare, oggi acquistano in Italia il 22% della loro componentistica. Ma ci potrebbero abbandonare se, inseguendo il miraggio dell‘opzione B (rinvio della scadenza) il made in Italy restasse aggrappato al motore a scoppio. Che ne dici di una nuova puntata dedicata ad ascoltare l’altra campana?
Un cordiale saluto„ Massimo Degli Esposti
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BARISONI = RADIO 24 = CONFINDUSTRIA = NIENTE ELETTRICO GRAZIE SE NON PER FARE I FIGHI QUANDO ANDIAMO ALLA SCALA COL FRAC = SI SALVI CHI PUO’…. ANDIAMO IN CINA MA NON FACCIAMOLO CAPIRE AL GOVERNO = DICIAMOCELO FRANCAMENTE FACCIAMOCI COMPRARE DA USA E CINA SPERANDO CHE SI METTANO UNA MANO SULLA COSCIENZA PRIMA DI LASCIARE QUASI TUTTI DISOCCUPATI NELLE FABBRICHE = SPOSTIAMO LE SEDI LEGALI IN IRLANDA CON IL SISTEMA A PANINO PAGHIAMO IL 13% = DIAMO RAGIONE A TUTTI DALL’EBETINO A B. OPPURE ANCHE AL FELPAIOLO OPPURE ALLA DONNA DEI MELONI … BASTA CHE NON CI ROMPANO TROPPO LE SCATOLE PERCHE’ INTANTO GLI UTILI GROSSI LI FACCIAMO ORMAI ALL’ESTERO.
Ps: sono a conoscenza che scrivere in maiuscolo equivale a urlare… è che ho un abbassamento di voce perciò compenso.
Che dire ottimo articolo in risposta.
Una domanda: perchè le auto a idrogeno, se verde, sono ad emissioni zero, mentre le auto elettriche sono ad emissioni a zero a prescindere. Se dobbiamo partire da una base comune e condivisa si parta da questo.
Non è che per l’idrogeno andiamo a disquisire sul come viene prodotto, mentre per l’energia elettrica va bene tutto sia il 96% di rinnovabili della Norvegia che l’80% del carbone della Polonia.
La produzione di idrogeno è, oggigiorno, estremamente inefficiente dal punto di vista energetico: l’elettrolisi dell’acqua richiede una energia enormemente maggiore di quella che si ottiene dalla combustione dell’idrogeno, oppure lo ricavi estraendo metano.
Poi, per paradosso, produrre energia elettrica dalla benzina in una moderna centrale elettrica è estremamente piùà efficiente che produrre moto con un motore a pistoni, tanto più efficiente che l’impatto ambientale di un’auto elettrica che prende l’energia elettrica da una centrale elettrica alimentata a benzina è minore di un’auto a pistoni.
Il fatto è che l’auto a benzina, se va bene, ha una efficienza energetica del 40% (tutto il resto finisce per riscaldare in maniera diretta l’ambiente cicostante) mentre l’auto elettrica va su percentuali superiori al 90%
Le auto a idrogeno sono meno efficienti di quelle a batteria di almeno un fattore 3 a livello energetico
con 50 kWh di energia fotovoltaica con un auto elettrica fai 350 km ciclo Wltp semplicemente “buttandoli” dentro l’auto
con 50 kWh di energia fotovoltaica con un auto a idrogeno
devi produrre l’idrogeno , comprimerlo ad alta pressione e poi caricarlo nel serbatoio dell’auto
con relative perdite ..
al massimo fai 118 km ciclo Wltp
poi hanno delle complicazioni non da poco che non sono abbastanza “pubblicizzate”
la cella a combustibile ha una vita limitata ,di diversi oerdini di grandezza rispetto alla “famigerata” batteria al litio
batteria al litio , che anche se di dimensioni inferiori, DEVE essere presente nell’auto a idrogeno pena l’accorciamento ulteriore della vita della suddetta cella a combustibile
se a questo aggiunge la complessità e il costo di una stazione di produzione e ricarica di idrogeno ..
converrà come Elon Musk e chi ha un minimo di logica che:
“Hydrogen car are bullshit !”
my 2 cent al 21 ottobre 2022
Provo a spiegarglielo: tutti i Paesi europei hanno sottoscritto l’impegno a decarbonizzare la generazione elettrica. L’Italia, per esempio, sarà al 72% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030 e via via a crescere fino al 100% nel 2050. Quindi un’auto elettrica immatricolata oggi, se restasse in circolazione 27 anni, sarebbe effettivamente a emissioni zero dal pozzo alla ruota (in gergo “well to wheel”) nel 2050.
Nessuna generazione di energia è carbon free , ma se per fare l idrogeno serve energia elettrica tanto vale usarla subito con maggiore efficienza e metterla in una batteria
“Astuto e saccente, ma poco informato” Direi che discutere di automobili con lei che ha ammesso di non essere interessato all’argomento lo trovo poco produttivo. Per quanto riguarda il saccente, che le devo dire, l’educazione purtroppo non si compra.
Se non ha qualcosa di più interessante da dirci, oggi, seppur dispiaciuti, possiamo anche fare a meno dei suoi commenti, come aveva preannunciato
E’ un conservatore
come tutti i conservatori , lo status quò equivale a stabilità
incensa quotidianamente solo la grande impresa dotate di una inerzia spaventosa,
le piccola e media a parte il fatturato, cosa fa li interessa poco
sono miopi , soprattutto in Italia ,dopo quarant’anni di decadenza economica e sociale
che cosa hanno da conservare ..
non si sà
Smesso di seguirlo da quando mi sembrò che propendesse per il lato oscuro.
Per me, quindi, non è una notizia.
Bellissimo articolo che riassume tutto quello che ruota attorno ai cosiddetti no-watt: pressapochismo, dati sbagliati, pregiudizi a vagonate, miopia. La cosa che mi disturba è vedere così tante persone preoccupate di vedere scendere i bonus e i profitti di pochi a danno della salute e del benessere di tutti e quindi anche loro.
Articolo MAGISTRALE👏👏 vera preoccupazione negli ambienti Confindustria è dettata dall’incipiente crisi nel settore automotive, nonché dai timori (sul piano della scelte di politica economica) del subentro della Cina (ed altri paesi asiatici) nel business della e.mobility
Preoccupazione giustissima… ma la risposta è correre tutti assieme come Europa più dei cinesi, non sedersi come Italietta a lamentarsi!
Con queste ottime idee, temo le sarà precluso qualsiasi ministero nel prossimo feroce governo.
🤣🤣🤣 Confermo di essere politicamente agli antipodi!
sottoscrivo ogni parola. mi auguro che barisoni risponda
Per perdere la faccia?
Pochissimi i punti su cui non mi trovo del tutto.
Senza la benchè minima voglia di fare inutile polemica, mi raccomando.
-L’ auto elettrica già copre oltre il 10% del mercato auto europeo-
Il che, automaticamente, significa che per il 90% degli acquisti ancora si preferiscono altre souzioni. Brutto a dirsi, ma va tenuto in conto.
-e il 75% dell’immatricolato in un Paese di non trascurabile peso come la Norvegia-
La Norvegia, perdonami, ma non è un paese di “non trascurabile peso”.
A livello statistico, fatta la tara sul resto del “mondo di nostro interesse” (escludiamo l’africa e l’america meridionale magari…) la norvegia è “trascurabilissima”.
I norvegesi sono “pochi”, hanno un PIL procapite di oltre 60k dollari accompagnato da un rapporto PIL/PPA tra i migliori al mondo.
Questo grazie ad un’economia fortemente trainata dall’esportazione di idrocarburi. (giova sempre farlo presente)
Il terreno ideale per qualsivoglia “esperimento sociale” in tema di diffusione di veicoli elettrici.
Quello che sarebbe stato stupefacente è notare che la cosa non avesse funzionato.
Detto questo, un conto è portare la Norvegia come esempio virtuoso, ci mancherebbe.
Un conto è pensare di farne un “caso scuola” partendo dal legittimo presupposto che a parità di pre-condizioni si otterrebbe “matematicamente” il medesimo risultato.
-Ora ci dici che i 13 anni che ci separano dal 2035 sono pochi e servirebbe buon senso e gradualità. Ma dieci più tredici fa ventitrè,-
Non hai per nulla torto, ma la triste realtà è che i primi dieci anni, piaccia o no, sono passati. Si può (e forse si deve) recriminare sul latte versato, ma non si può pretendere che torni nella tazza.
Gli anni che abbiamo davanti prima della scadenza del 2035 sono quindi 13.
Lieto di sbagliarmi, ma solamente per quanto riguarda l’ambito dei trasporti su gomma non basteranno a raggiungere l’obiettivo senza creare scompensi che potrebbero risultare fatali per ciò che si vuole ottenere.
O si allunga la prospettiva, o si rivedono gli obiettivi. O prima o poi qualcuno presenta il conto in sede di elezoni.
Per il resto mi allineo senza meno. A partire dalle considerazioni circa l’impatto sul mondo lavorativo.
Buongiorno a tutti, sono un assiduo lettore (mai intervenuto).
Complimenti e ancora complimenti per i contenuti e per i contributi di alcuni assidui commentatori.
Il mio: https://ec.europa.eu/info/sites/default/files/energy_climate_change_environment/overall_targets/documents/quarterly_report_on_european_electricity_markets_q2_2022_final.pdf
pag.6 fig.5
sostituiamo Norvegia con Svezia, 75 con 55%
inoltre mi sembra di capire che la penetrazione media del mercato sia 19% (fig.7 pag. successiva)
Ha ragione. La Norvegia, tra l’altro, non appartiene all’Ue e quindi non è soggetta ad alcun “dogmatismo tecnologico”
Per qua to riguarda Guarda che tu scherzi ma io dicevo molto seriamente. Ma proprio a livello di mentalità degli ingegneri non sto parlando di normative. Il mondo dell’automotive da un punto di vista tecnologico tende a essere tremendamente conservatore e mentalmente quasi inamovibile dalle soluzioni che ritiene essere funzionali. Prendi la forcella telescopica delle motociclette. Chiediti perché fondamentalmente la fanno così da quasi un secolo. La risposta sconcertante che ti sentirai dare è una roba del tipo “la facciamo così perché si è sempre fatta così e tutto sommato funziona bene così”. È chiaro che sarebbe un discorso lunghissimo, però quando parlo di dogmi Io parlo di dogmi di Fede veri e propri che riguardano soluzioni tecniche. 😉
In questo caso i tedeschi sono più smart dei francesi e degli italiani. E infatti non piangono sul latte versato: è ancora tutto nella tazza.
Non vedo dove sia il resto su cui ti allinei. Intendiamoci: essere d’accordo con Barisoni, Crisci, Tavares e Toyoda, e non con me, non è mica un reato.
Non è un reato ma sono d’accordo lo stesso con l’impianto generale della tua risposta.
Io sono d’accordo con te, ma oggi sono particolarmente stanco e non ho voglia di intervenire, anche perchè sarebbe del tutto inutile. Il sofisticatissimo software dell’auto elettrica….invece di software su una termica non ce n’è, vero?
-Io sono d’accordo con te-
Quindi per la proprietà transitiva sei praticamente d’accordo anche con Massimo, salvo i due dettagli oggetto del mio commento
(Evviva la Norvegia, ma è un NON argomento – piaccia o no, per quanto riguarda il trasporto su gomma 13 anni per la transizione sono pochi e non basteranno con le carte che abbiamo in mano)
Sta sugccedendo l’Armageddon.
L’Astuto e Enzino che sotto sotto sono d’accordo con Massimo.
Preparo l’ombrello. Non si sa mai… 😀 :D:D 😀 😀 😀 😀
Astuto e saccente, ma poco informato. Leggiti un po’ qui come funziona il monitoraggio remoto di Flash Data CenterFlash Data Center, 100 mila dati al giorno per ottimizzare le batterie
Solo per le batterie..
Poi c’è tutto il resto: https://www.vaielettrico.it/auto-elettrica-il-software-fara-miracoli-anche-in-curva/
Due correzioni a mia volta al tuo pensiero:
“Il che, automaticamente, significa che per il 90% degli acquisti ancora si preferiscono altre souzioni.” e UNA delle motivazioni è proprio che persino chi dovrebbe gestire il cambiamento cercando di essere davanti a tutti fa di tutto per rallentare la transizione decretando la sua più rapida estinzione (coi posti di lavoro degli altri). Certo, non è il 10% che ha già scelto che ha bisogno di essere convinto, è il restante 90% e non lo fai certo osteggiando il cambiamento… salvo che tu sia in malafede, caro Tavares & soci.
“Si può (e forse si deve) recriminare sul latte versato, ma non si può pretendere che torni nella tazza.” ma nemmeno lamentarsi perchè costa e c’è poco tempo per andare a comprarne altro, se la colpa è di chi lo ha versato o ha lasciato che si versasse, no?
Ogni tanto c’è qualcuno che ci ricorda che è giusto aiutare l’industria automobilistica perchè “gli è stato imposto” ex lege che devono cambiare prodotto, come se improvvisamente qualcuno avesse di punto in bianco deciso questa cosa e non fossero ben più di 10 anni che se ne parla continuamente e quello che è avvenuto è soltanto la ratifica di altre decisioni prese in tutt’altro periodo quando il tempo c’era… io non l’accetto più come scusa, loro hanno prodotto il danno, loro devono riprendere le redini perchè comunque gli “altri” (Cinesi o Tesla che sia) NON aspettano i loro comodi con la NOSTRA cassa integrazione, il resto dell’Europa sta già investendo come se l’Italia non esistesse. Già, appunto… meglio non contarci, vero?
guido perdonami ma “loro han prodotto il danno” non si può leggere..
se siamo onesti, il danno lo producono giornalmente milioni di persone che utilizzano l’auto per fare 3/4 km. in orario lavorativo le strade sono strapiene di automobili che girano senza sosta: chi sono questi? gente che cazzeggia tutto il giorno e inquina: se gli togli l’auto non farebbero 1/20 di quegli spostamenti. siamo alla normalità di andare a far spesa a 10/15 km da casa “che costa meno là”, “andiamo a far colazione in quel bar che le paste sono più buone” e via così..
5 in famiglia e 5 auto, perché giustamente si vuole indipendenza: colpa dei costruttori?
se le termiche odierne ci fossero state negli anni ’50/’60 che inquinamento ci sarebbe stato? quasi nullo, avendo una popolazione molto inferiore a circolare (sia di numero che di possibilità).
ricordo uno studio di parecchi anni fa (circa 30) che diceva che la terra poteva sopportare fino a 12 miliardi di persone: ora siamo a 8 in crescita esponenziale..
con tutti che vogliono tutto.
se voi siete convinti che la colpa è di chi costruisce e non di chi utilizza malamente, direi che abbiamo un problema, a MIO modo di vedere.
Dove ho detto che non è colpa degli automobilisti? Li sto difendendo? C’è una unica categoria che io ho nominato: i produttori di auto.
La mia frase è all’interno di un discorso dove dico che sono stanco di leggere che l’industria automobilistica ha necessità di essere aiutata economicamente per bilanciare il fatto che gli sia stato “improvvisamente” imposto un cambiamento che a loro costerà molto? E in questo contesto io dico che hanno “dormito” per oltre 10 anni e ora piangono sul latte versato e vogliono scaricare i costi sui LORO dipendenti (che è quello che ha sistematicamente fatto Fiat poi FCA poi Stellantis). Il danno è ai LORO dipendenti e alla NOSTRA economia. Non ho nominato l’ambiente.
Estrapolazione gratuita del mio pensiero, detta “strawberry fallacy”?
guarda che io per gli “aiuti” sono più intransigente di te, ma lo sono verso chiunque, elettrico compreso.
proviamo un discorso surreale ma non troppo:
tra le varie cause della co2 c’è l’allevamento.
bruxelles ha già detto che gli insetti sono buoni e proteici.
ora seguimi nella follia: tra una decina d’anni impongono la dismissione dei suddetti allevamenti a partire dall’anno X in favore dei secondi perché il clima impone ciò.
le previsioni dicono centinaia di migliaia di persone a casa, lavoratori diretti e dell’indotto: gli si dirà che ci sarà nuova occupazione in altri ambiti, dove non è dato sapere..
spariranno carni, latte burro e formaggi, uova dalle nostre tavole.
io non so se sei carnariano, vegetariano, vegano o fruttariano: sei disponibile al cambio? non ti lamenterai, opporrai, “piuttosto la morte” (🤬)?
ti ricordo che l’allevamento incide sul clima tanto quanto se non di più..
PS: “prodotto il danno”, io lo leggo come da mio commento sopra: poi hai spiegato meglio cosa intendevi e ok capito, ma a volte quello che per te è chiaro lampante, non lo è per gli altri. vale per tutti me compreso: si pensa di aver esternato un pensiero in modo semplice e poi non vieni inteso
La risposta mi piace moltissimo perchè è un tema altrettanto interessante e perfettamente calzante.
Mi lamenterei come un ossesso se dovessero privarmi sia della bistecca che dei formaggi, ma mi adeguerei: perchè svegliarsi una mattina e scoprire che si è malati di morbo di crohn e non si può più mangiare frutta e verdure crude, latticini e derivati di qualsiasi tipo, carni rosse e legumi se non decorticati, è una cosa che succede e ci si fa andare bene il petto di pollo stracotto con le zucchine lessate con solo un filo d’olio, per tutta la vita rimanente, dato che l’alternativa è farsi togliere progressivamente porzioni di intestino.
E’ sempre una questione di opportunità e di bilanci: vuoi mangiare bene ma morirai male a 70 anni o mangiare male ma morire meglio a 90? Qui il buon Tavares col suo comportamento vuole fare mangiare bene i suoi operai fino al 2035, per poi licenziarli tutti, anzichè iniziare un po’ di anni fa una riconversione del settore che sicuramente avrebbe ridotto i margini, ma immaginiamoci se oggi un produttore europeo avesse l’equivalente della Spring, quante ne venderebbe? Quanto velocemente si sarebbe ripagato l’investimento?
Sì, è vero, la colpa è anche di chi scrive che sa cosa intendeva e in questo caso (con “questo” sottolineato perchè non deve essere la norma) poteva essere ambiguo e frainteso e sono contento di avere potuto precisare meglio il pensiero.
-vuoi mangiare bene ma morirai male a 70 anni o mangiare male ma morire meglio a 90? –
Ti dirò… potendo (e sottolineo potendo) una cosa fra le tante che vorrei evitarmi sarebbe quella di vivere come un malato per morire sano. 😉
ernesto grottaferrata 22 Ottobre 2022 at 15:25
Sugli allevamenti intensivi sono d’accordo perché concentrando si creano sempre problemi ( vedasi le grosse magalopoli ) ma sul bestiame al pascolo no perché di contro fanno servizio utile alla montagna, mantenendo il sottobosco pulito e concimato.
Se mi dici il contrario dovremmo estinguere tutte le specie viventi dalla faccia del pianeta.
Il commento di Alessandro non si discute, come sempre molto lucido. Lo condivido in toto. A Massimo che quindi chiede cosa resta e cosa si condivide della sua lettera, rispondo per quello che riguarda il mio punto di vista: l’Europa non deve pagare l’INCAPACITA’ di innovare e competere delle nostre aziende.
L’elettrico è il futuro per 1000 ragioni ma non è vero che i cinesi sono avanti perché schiavizzano le persone o ci vendono le batterie a peso d’oro: loro sono abituati a competizioni estreme e non ai cartelli, quindi sono bravi ad accontentarsi di piccoli margini pur di raggiungere grandi volumi di vendita. I costruttori europei sono dei dinosauri, per loro applicare un minimo di innovazione nel loro modello produttivo costa 10 volte quello che spende un idraulico cinese a farsi da zero una fabbrica di produzione di automobili.
I costruttori europei devono imparare a competere perché la competizione non parte solo dalla Cina: parte anche dagli USA, con Fisker che produce in Austria, con Tesla che produce in Germania e con Ford e GM che potrebbero presto presentare qualcosa di molto interessante (pensate quante Bolt avrebbe venduto GM se le avesse presentate qui in Europa!). E poi c’è quella turca, ma ci saranno sempre le startup anche europee che potranno sfidare i colossi. Solamente Tesla, che cinese non è, vende quanto tutti loro messi insieme.
Il punto è che questi signori minacciano una strage sociale di licenziamenti a cascata anche su tutta la filiera. La logica è prettamente commerciale: too big to fail, noi vi abbiamo avvisato, senza protezione adeguata è game over perché siamo totalmente incapaci di innovare e competere.
La risposta deve essere altrettanto netta: assumete persone capace, imparate dai competitor, scommettete con modelli performanti e completi a basso costo. Fate ciò che fa Fisker, Tesla, Aptera, Dodge (tutti brand occidentali) e anche Nio, Foxtron e GM (brand cinesi): alzate l’asticella. Il disgusto che provo per VW (che dell’elettrico europeo doveva essere capofila) è proprio essersi posizionata al ribasso: innovazione ZERO ASSOLUTO, tutte cose già viste e riviste anzi con fortissime rinunce, scarsa affidabilità, pessime scelte e tanti passi indietro. Il Tesla Cybertruck ha oltre 1 milione di prenotazioni, la VW ID Buzz ne ha 10.000: qualcosa non torna, uno dei 2 non ha capito come si sta al mondo. Quindi basta andare in soccorso degli incompetenti e diamo loro 2 schiaffi: facciano! I media ci hanno campato anni sulla cretinata della politica del fare, adesso ci stanno rifilando la politica del non-fare, ridicoli!
Sintetizzando: sei più in sintonia con me (toni a parte) che con Alessandro. C’è qualcosa che non va?
Sono d’accordo con te sul fatto che Barisoni sbaglia ad invocare uno stop: non è il momento di fermarsi, è il momento di accelerare. L’europarlamento può anche far slittare la scadenza del 2035 ma questo è il momento in cui tutti assieme dobbiamo chiedere ai produttori un enorme sforzo di reni e non fornire loro scuse e protezione per incrementare il ritardo. In sintesi: abbiamo bisogno di molto più elettrico in tempi più brevi, se i costruttori vogliono un supporto economico di qualche tipo per accelerare la transizione parliamone, se vogliono prendersela con comodo assolutamente no. Hanno fatto schifo fino ad oggi, continuano a far schifo, ora devono svegliarsi e correre e non vogliamo sentire scuse di alcun tipo. Ecco perché tu hai ragione e Barisoni torto. Ma la coperta di Linus ai produttori dovete levarla entrambi: lui deve smettere di avallare le balle su inquinamento, gomblotti politici e impossibilità a fare meglio, tu dovresti evitare di far passare il concetto “ok il prezzo è giusto” quando giusto non è (confrontandolo con la concorrenza americana e cinese) e ad oggi sono 2 o 3 le elettriche al prezzo giusto, non di più.
E mi permetto anche una tiratina d’orecchi. La colpa è anche … vostra. Perché il giustificazionismo per certe politiche commerciali in questi anni è stato davvero insopportabile. Capisco che è stato fatto a fin di bene per promuovere l’elettrico, ma vedere certe recensioni della Spring quasi fosse un affare o anche solo una valida alternativa all’auto a benzina, vedere certi complimentoni a Zoe e Megane e-tech o alla “mitica” 500e ci ha portato a queste situazioni. I costruttori non vogliono competere, vogliono continuare a rifilarci Spring sulle quali TRIPLICANO il prezzo senza aggiungere un singolo accessorio e senza neanche costruirla loro l’auto. Certi assurdi accostamenti tra auto a benzina e costosissime auto elettriche volte a improbabili confronti del TCO ci hanno portato a tutti questi. Il ragionamento di lor signori è: visto che ad oggi ci sono cascati in massa e hanno comprato le nostre elettriche scadenti tanto che abbiamo una lista di prenotazione lunga oltre un anno, perché mai dovremmo spararci sui piedi e abbassare i prezzi? Perché mai devo guadagnare 500 euro su una Spring come farebbe un cinese qualunque quando posso aumentare il prezzo di 14000 euro con tanto di complimentoni e lusinghe da parte dei media, limitandomi a comprare l’auto lì in Cina e a rivenderla qui dopo aver sostituito il logo sul paraurti?
Ora che si sono abituati a far decollare i ricavi facendo precipitare le vendite (solo loro son capaci, un miracolo economico) ora forse è tardi per voi giornalisti. Perché quando era il momento di dire “no, queste elettriche fanno schifo e a questo prezzo le comprate solamente voi, ad eccezione di Tesla” voi non l’avete fatto e avete criticato chi criticava. Siete riusciti a fare un articolo sulle migliori elettriche acquistabili saltando la MG 4.
Certo, le critiche le muovete anche voi, ma perché non avere il coraggio di distruggere quella schifezza di ID.Buzz a 70000 euro? Perché non dire che la AMG elettrica non è degna di questo brand? Perché non criticare duramente la pubblicità di VW in cui Totti va dallo stadio di Roma a quello di Genova con una sola ricarica? Perché insistere nel “piccolo e bello” quando ora siete in difficoltà visto che la Renault vi ha preso alla lettera (batterie piccole e quindi scarsa autonomia) sapendo che questa posizione è oggi indifendibile sul mercato?
Per far il bene del mercato dell’elettrico servono stroncature feroci. A scuola non tutti meritano 10. C’è chi vale 2, chi 5, chi 6 e forse qualcuno 10: 5 o 6 non ce la fanno e vengono puntualmente boccati, altri rimandati a settembre. Non possono essere tutti bravi. Ed è arrivato il momento di dirlo: non solo se si “inciampa” al test Euro’NCap ma anche quando il prodotto che si presenta è sotto le aspettative. I listini dei produttori tradizionali qui in Italia fanno tutti pena. O si ha il coraggio di dirlo e li si stronca, o rassegnatevi a vedere il prezzo della Spring lievitare ancora.
“Per far il bene del mercato dell’elettrico servono stroncature feroci.”
Parzialmente d’accordo con te Enzo.
Parzialmente perchè Vaielettrico non è Quattroruote e non “prova” modelli, racconta “esperienze”, non fa test e gli obbiettivi sono molto diversi: l’importante è promuovere una mobilità diversa che può consistere anche nel NON avere proprio la macchina e usare quella di altri al bisogno.
Ma è vero che esaltare la Spring solo perchè è l’unica BEV alla portata di tanti è un boomerang che può portare ad una disaffezione al tema: al diavolo le BEV e mi prendo una Panda usata finchè posso.
Sì, i listini dei produttori tradizionali in Italia fanno pena: ormai sostenere il carrozzone non è più possibile perchè i costi fissi sono rimasti quelli del 2019 (anzi, sono lievitati) ma i ricavi variabili sono crollati e hanno smesso di scontare i prezzi per riuscire con la metà delle macchine che vendono ora ad avere gli stessi guadagni di prima, accelerando in questo modo il circolo vizioso di contrarre ulteriormente il mercato e spingerlo verso la fascia alta di chi la macchina tanto se la può permettere ugualmente.
Qualcuno riempirà l’horror vacui lasciato nel segmento A/B e mezzo C.
Magari andrà bene così e i produttori Europei diventeranno di nicchia: che non pensino però di trasformarsi però tutti in Mercedes/Audi/BMW, il mercato non è infinito e se sali di segmento o hai una storia alle spalle oppure vendi un prodotto eccezionale, per gli altri rimangono solo le briciole.
ia oggi la filiera dell elettrico sta creando posti di lavoro e in una Italia che non è piu un major player nella produzione di auto , tutte le nuove Stallantis saranno fatte in Polonia il nuovo Doblo (berlingo) in spagna ecc e la produzione su subsistem di basso livello è stata gia delocalizzata , perchè non puntiamo a essere il LEADER tecnologico su Inverter controllo motori , lo siamo gia, BAttery Chargers , Generazione Eolica ( Meccanica/Elettronica/Elettrotecnica/Smart Grid) Solare.
Abbiamo le aziende , abbiamo le menti , si tratta solo di andare a testa bassa sul futuro , non ha senso salvare un passato in dissolvimento .
…e abbiamo anche la burocrazia asfissiante, la corruzione spaventosa, i processi infiniti che finiscono spesso in prescrizione, morti e infortuni sul lavoro, le tasse più alte tra tutti i paesi Europei , il costo del lavoro altissimo, welfare quasi inesistente, mafia camorra e ndrangheta ormai radicalizzata in qualsiasi regione.
Ma dove vogliamo andare ? Ma le menti sono in fuga da tempo, altro che leader tecnologico.
…e poi facciamo i paragoni con la Svezia e la Norvegia?
Siamo seri!
Giustissimo essere seri, ma cominci lei. Non abbiamo le tasse più alte d’Europa, il costo del lavoro è il più basso fra i maggiori Paesi d’Europa, il welfare è fra i più generosi, siamo la quarta economia d’Europa, il secondo esportatore e il settimo al mondo…Al momento anche quello con la migliore crescita del Pil e l’inflazione di un punto inferiore alla media europea. Sul resto avrà pure ragione, non mi pronuncio
Sig.Massimo mi sa che lei non vive in Italia e vede le cose da molto lontano
Stia tranquillo: vivo in Italia, mi occupo di economia da una vita, consulto quotidianamente i report economici e finanziari. Non giochi al “no vax” con me, per favore.
Sarebbe una puntata da non perdere 💪
Condivido ogni singola parola di quanto sopra riportato..
..e mi permetto di aggiungere (come mio solito) che coloro che si oppongono all’auto elettrica lo fanno solo per denaro.
Cari signori, morbosamente attratti dal tornaconto economico, sappiate che con i soldi non sarà possibile acquistare un nuovo pianeta per i vostri figli e nipoti.
Aspetto trepidante la risposta di Barisoni: ascolto il suo podcast ogni sabato (la trasmissione del venerdì sera con la “poco invidiabile classifica”) da anni, appuntamento fisso. Sempre stimato proprio per il suo tentativo di essere imparziale, lucido e documentato: esattamente come questa lettera aperta, che condivido nella forma, nella sostanza e nel metodo.
Sono convinto che la prenderà per quello che è: una lettera aperta da cui partire con una discussione costruttiva e non certo una polemica “alla Porro”, proprio perchè parliamo di due Professionisti che si stimano.
Sto “tuned”.
Barisoni non risponderà secondo me, è troppo pieno di se e dovrebbe ammettere che ha detto cose in gran parte errate, lo seguo anch’io su Radio 24.
In ogni caso COMPLIMENTI per la lettera Massimo!
Probabilmente Barisoni non sa neanche della vostra povera esistenza 😅