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Le politiche pro fossili di Trump faranno danni per 130 miliardi negli Usa

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Le politiche sull’ambiente e l’energia proposte da Donald Trump potrebbero essere un danno per gli Stati Uniti. Costando fino a 50 miliardi di dollari di esportazioni. E spostare 80 miliardi all’estero. Così come sono in pericolo fino a 300mila nuovi posti di lavoro. Danneggiando settori strategici come le rinnovabili e l’auto elettrica.

Un nuovo studio che porta la firma di un professore e un ricercatore scientifico della prestigiosa John Hopkins University è categorico. Le proposte in campo energetico e climatiche del presidente eletto repubblicano porteranno più danni che benefici agli Stati Uniti. Per Bentley Allan e Tim Sahay il programma con cui Donald Trump è tornato alla Casa Bianca potrebbero minacciare la posizione emergente degli Stati Uniti. Che perderebbe il primato di leader globale nell’energia pulita. Favorendo invece la Cina e altre economie che stanno emergendo nella green economy.

L’errore principale potrebbe essere il ridimensionamento dell’Inflation Reduction Act. L’IRA, promosso dall’amministrazione democratica guidata da Joe Biden, ha stimolato l’economia con 300.000 nuovi posti di lavoro. Nonché 150 miliardi di dollari di investimenti manifatturieri, in gran parte in distretti repubblicani. Trump, però, considera queste misure uno spreco. E ha promesso di concentrarsi sui combustibili fossili, riducendo i sussidi per l’energia pulita.

Trump farebbe un danno all’economia Usa dei prossimi anni ridimensionando l’Inflation Reduction Act

Se le politiche di Trump fossero attuate, molte fabbriche e progetti pianificati negli Stati Uniti verrebbero cancellati. Aumentando la dipendenza del Paese da fornitori stranieri. La Cina, già leader nella produzione di tecnologie pulite, potrebbe consolidare la sua posizione. Invece, la crescente competitività economica delle fonti rinnovabili potrebbe frenare il declino totale delle energie pulite negli Stati Uniti.

La Cina supera gli Stati Uniti nella green economy

Nonostante l’incertezza politica, le tecnologie rinnovabili continuano a crescere grazie ai loro costi sempre più bassi. Gli Stati Uniti si trovano ora a un bivio. Mantenere lo slancio nelle energie pulite, che guardano al futuro. O tornare a guardare al passato privilegiando ancora una volta le fonti fossili. E cedere il passo ad altre potenze della green economy.

Come si legge nello studio “Con o senza gli Stati Uniti, la transizione energetica globale ha ora uno slancio incredibile. Nel 2023, la Cina ha aggiunto più capacità solare e venduto più veicoli elettrici in un solo anno di quanto gli Stati Uniti abbiano fatto in 30 anni. L’energia solare è ora più economica del carbone quasi ovunque nel mondo”.

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7 COMMENTI

  1. Beh l’America First esprime al meglio l’ideologia piuttosto isolazionista che mette gli interessi dell’America sopra ogni cosa, io direi che sarà più un “Trump First” visto come si sta muovendo anche nella selezione del suo staff.
    Più che la stupidità di un parte degli americani ha prevalso l’ignoranza e la falsa ideologia dell’uomo forte al comando.
    Chissà se dopo due anni di Trump gli americani medi saranno ancora così contenti di averlo votato.

  2. Perchè Musk si è accasato con Trump, all’apparenza quanto di più lontano dagli interessi suoi? La mia tesi: ha scoperto che Trump si compra molto facilmente, molto più facilmente dei democratici (che anche loro si comprano, ma sono più stupidi). Mi aspetto di vedere un governo eterodiretto da Musk, ci sarà da divertirsi.

  3. Nel prossimo futuro sarà sempre più marcato il vantaggio competitivo chi scelte le economiche fonti rinnovabili contro chi, per ideologia o interessi economici privati, sceglie di stare attaccato alle fonti fossili o peggio ancora, di tornare all’anacronistico nucleare. Mi sembra che la Cina abbia la strada spianata e gliela abbiamo spianata noi.

  4. La campagna elettorale è finita, lo hanno eletto, il 20 gennaio si insedia alla Casa Bianca.
    È inutile continuare con questo tipo di articoli.

    • Berlino, 1 Febbraio 1933: ormai lo hanno eletto, inutile continuare con questo tipo di articoli.

      Scusa, ma che discorsi sono? Quando si elegge qualcuno decade il diritto di criticare ed informare?

  5. È vero, Trump non mi è molto simpatico, perché è legato a lobby non molto simpatiche, come, per esempio, le fossili e le armi, che insieme a tanti profitti causano tanti morti. Inoltre sembrava apprezzare gli appartenenti al KKK!
    Tuttavia, malgrado i proclami iniziali, come faceva notare Armaroli, non è riuscito ad arrestare il declino del carbone durante la sua prima presidenza e non vi riuscirà anche stavolta.
    Dovrebbe bloccare l’espansione delle rinnovabili in Texas, basate su eolico e sui megapack del suo finanziatore Musk. Non è possibile!
    Ha persino assegnato al miliardario che lo ha sostenuto il Ministero DELL’EFFICIENZA! Concetto quasi sconosciuto in Italia e che deriva, sicuramente, dall’efficienza da 4 a 5/6 volte superiore delle auto elettriche rispetto a quelle termiche. Di conseguenza NON dovrebbe ostacolare gli affari del suo finanziatore e sostenitore neanche in questo settore. Imporrà forti dazi sulle auto cinesi, che costano molto meno, pur avendo una buona qualità, ed anche su quelle europee.
    Dal punto di vista energetico non riuscirà a bloccare l’inarrestabile ascesa del fotovoltaico, che ha già superato, come produzione nucleare ed eolico, e si appresta a superare, a livello mondiale, nei prossimi anni, nell’ordine: idroelettrico, metano e, dulcis in fundo, il carbone prediletto dal Tycoon e da alcuni suoi finanziatori.

    Non dobbiamo dimenticare che i principali, involontari, sostenitori della transizione energetica sono stati Yamani, il ministro arabo dell’embargo petrolifero dopo la guerra dello Yom kippur e, Putin, che ci ha tagliato le forniture di gas prima dell’invasione dell’Ucraina. Allo stesso modo spero che Trump, suo malgrado, ci porti ad una maggiore integrazione europea, in molti settori, senza la quale rischiamo di soccombere rispetto ai due giganti, Cina ed USA.

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