Trump fa saltare il piano contro l’inquinamento delle navi (NZF)

nautica elettrica

Donald Trump ha spaccato  il settore del trasporto marittimo mondiale ed è riuscito a boicottare l’adozione, concordata ad aprile scorso (leggi), del Net Zero Framework (NZF). Si tratta del sistema di regole, attraverso tasse e incentivi, per decarbonizzare  le flotte e ridurre così l’inquinamento delle navi. L’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha comunicato che se ne riparlerà tra un anno. Sono salite sulle barricate le organizzazioni ambientali e l’Organizzazione Europea dei Porti Marittimi (Espo). L’industria è divisa.  Una vera propria guerra dove gli Stati Uniti minacciano ritorsioni e via alla crociata: «Difendere l’America dalla prima tassa globale sul carbonio delle Nazioni Unite: il “Net-Zero Framework” (NZF) dell’IMO».

La crociata di Trump: “No a questa tassa, tolleranza zero”

La crociata di Trump contro le regole sulle emissioni navali non si limita alle sparate dal suo social Truth ma diventa presa di posizione ufficiale del Governo. «Il Presidente Trump ha chiarito che gli Stati Uniti non accetteranno alcun accordo ambientale internazionale che gravi indebitamente o ingiustamente sugli Stati Uniti o danneggi gli interessi del popolo americano».  Dichiarazione congiunta del  segretario di Stato Rubio, del segretario all’energia Wright e ai trasporti Duffy prima del voto dell’IMO  sull’adozione del piano NZF dedicato a ridurre le emissioni globali del settore marittimo internazionale.

Nautica elettrica
L’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha dovuto rimandare il piano per la decarbonizzazione del trasporto marittimo

 

A Genova i fumi delle navi fanno salire di 140 volte le polveri sottili

Chiara l’accusa: «L‘Amministrazione respinge inequivocabilmente questa proposta e non tollererà alcuna azione che aumenti i costi per i nostri cittadini, i fornitori di energia, le compagnie di navigazione e i loro clienti, o i turisti». Prima gli interessi delle aziende e non certo la salute dell’ambiente e dei cittadini. Sulla scia della guerra alla transizione ambientale farcita con le peggiori fake news (leggi).

Dazi contro i Paesi che sostengono la decarbonizzazione

Gli Stati Uniti rivendicano l’aumento dei costi calcolati al 10% ma soprattutto minacciano  gli altri Paesi che vogliono navi meno inquinanti. Una botta violenta e promessa di azioni di rappresaglia: «Blocco dell’accesso ai porti statunitensi alle navi registrate in tali Paesi; restrizioni sui visti,  aumento delle tasse e delle procedure, requisiti obbligatori di nuovi colloqui e/o revisioni delle quote per i visti C-1/D per i membri dell’equipaggio».

nautica elettrica
I fumi si diffondono nell’aria, inquinamento pesante

Per poi intimare anche l’imposizione di «sanzioni finanziarie sulle navi battenti bandiera di nazioni favorevoli all’NZF e imporre tasse portuali aggiuntive sulle navi possedute, gestite o battenti bandiera di paesi che sostengono il quadro normativo». La violenza si estende con promessa di sanzioni ai «funzionari che sponsorizzano politiche climatiche promosse dagli attivisti, che graverebbero sui consumatori americani» contro «questa esportazione neocoloniale di normative climatiche globali guidata dall’Europa». Va in scena la prepotenza del più forte.

Questa dichiarazione di guerra ha spostato e smosso immediatamente l’equilibrio politico. Con Trump Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Singapore ma anche Cipro e Malta. Ecco il ribaltamento in numeri:  57 Paesi a favore del rinvio, 49  contrari e 21  astenuti. In aprile erano stati 63 i favorevoli al Net Zero Framework,  16 i contrari e 25 gli  astenuti.

La reazione: “Più difficile l’obiettivo del Net Zero in mare”

«Rimandare  è una battuta d’arresto deludente per il trasporto marittimo, ma non la fine di questo percorso. Lo spostamento di un anno crea serie difficoltà nel rispettare le scadenze del Quadro Net-Zero concordato ad aprile e renderà ancora più arduo il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del settore», denuncia Jesse Fahnestock, del Global Maritime Forum. L’associazione non demorde e sottolinea la necessità di «completare la definizione dei premi per i carburanti a zero (o quasi) emissioni, definire l’utilizzo dei fondi per una transizione giusta ed equa e fornire chiarezza sulla contabilizzazione delle emissioni il prima possibile».

nautica elettrica
Ricarica elettrica anche per navi da Crociera

Non si tratta solo di tasse per chi inquina, ma pure di agevolazioni per gli armatori che investono sulla decarbonizzazione. In sintesi il piano prevede che dal 2028 la  riduzione delle emissioni per le navi di stazza superiore a 5mila tonnellate attraverso delle tasse. Chi non si adegua potrà acquistare Remedial Units, al contrario le compagnie che centrano gli obiettivi di decarbonizzazione hanno diritto a Surplus Units che potranno vendere anche ad altri armatori. Uno scambio di crediti che premia chi adotta carburanti più puliti.

In termini concreti: chi continua a utilizzare combustibili fossili dovrà pagare una tassa di 380 dollari per tonnellata sulle emissioni più intense e 100 dollari per tonnellata sulle emissioni rimanenti al di sopra di una soglia inferiore. Questo il piano, non esente da critiche;  ma Trump e la lobby dei petrolieri sta facendo naufragare il progetto.

Associazione dei porti e aziende contro l’assalto di Trump, Ma l’industria del mare è spaccata

Già prima della riunione del Mepc (Marine Environment Protection Committee dove si è deciso lo slittamento di un anno del NZF), l’Organizzazione Europea dei Porti Marittimi (Espo) ha esortato gli Stati membri dell’Imo ad adottare il piano. Una posizione per la decarbonizzazione e anche per fare chiarezza sulla legislazione e soprattutto armonizzare con le norme europee: il FuelEU Maritime e l’Ets. Decarbonizzare e semplificare, ambiente e competitività.

E le imprese? Il sistema è spaccato. Se il Getting to Zero Coalition, alleanza di oltre 200 organizzazioni con oltre 180 aziende private,  è schierato per il piano di riduzione delle emissioni,  ci sono aziende come Dnv e altre sostengono che il piano non è realistico perché manca la disponibilità di un carburante veramente a emissioni zero. Tra le compagnie a favore  Maersk, Nyk, Fincantieri e altre.

Città portuali avvelenate dal biossido di azoto delle navi

I casi virtuosi di Fincantieri, Grimaldi, e Liberty Lines 

Ricordiamo la promessa di Fincantieri di avere navi ad emissioni zero nel 2035 (leggi) e il mondo crocieristico sta investendo sulla decarbonizzazione (leggi).  I turisti che Trump dice di voler tutelare sono anche quelli che vogliono respirare aria pulita e non il veleno che lui vuole diffondere nei polmoni dei cittadini. Le aziende contrarie alle regole devono pensare a legittime campagne dei consumatori contrari alla devastazione ambientale di Trump.

A favore di regole strette ci sono i piccoli Stati che stanno già soffrendo le conseguenze del cambiamento climatico e chiedono risarcimenti dalle nazioni che più inquinano.  In Italia ricordiamo Grimaldi che oltre ad investire sulle zero emission in port punta su un futuro all’ammoniaca (leggi). Su questo fronte ricordiamo i 570 milioni di aiuti di stato della Ue per l’energia pulita a bordo (leggi) che si scontra contro gli interessi degli Stati e dei tanti regimi che navigano con i petroldollari.

In Italia opportunità sfumate con le risorse del Pnrr

Il Pnrr ha dedicato risorse contro l’inquinamento delle navi: 700 milioni per elettrificare 40 porti (leggi). Ma anche 500 milioni per adattare le navi (leggi) alle nuove alimentazioni. Peccato che l’opportunità non sia stata colta e solo una parte delle risorse è stata spesa. Un flop (leggi).

Da lodare il progetto di Liberty Lines nonostante la normativa assurda che rischiava di far naufragare l’investimento (leggi), per fortuna poi risolta (leggi).

Banchine elettriche? Le chiedono i cittadini che segnalano i fumi delle navi

Che fare? Contro il negazionismo di Trump la resistenza dei Paesi che lavorano  per la decarbonizzazione non è semplice, come si è visto anche sui dazi, anche se sarebbe giusto bloccare l’ingresso nei porti delle navi Usa, naturalmente solo quelle che inquinano. La partita può essere giocata dalle aziende che riescono ad unire competitività e riduzione delle emissioni. Ma non è semplice quando i concorrenti che diffondono veleno nell’aria sono spalleggiati dalla più grande potenza economica e militare del mondo.

LEGGI ANCHE:  Ammoniaca: il carburante quasi perfetto (automobili a parte) e guarda il VIDEO

 

 

Visualizza commenti (1)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Articolo Precedente

Si spengono le colonnine, a Milano. Perché?

Articolo Successivo

Colonnine sorvegliate colonnine imprigionate

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!