Donald Trump si scontra con Big Oil sulla transizione energetica: Darren Woods, amministratore delegato di Exxon Mobil, ha espresso una posizione decisa contro l’idea di ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima.
Un vero paradosso: il presidente eletto non piace nemmeno ai colossi dei combustibili fossili. Che pure, in larga maggioranza, lo hanno sostenuto e finanziato. Attenzione: non perché sono diventati all’improvviso paladini dell’ambiente. Hanno la loro convenienza, come si capisce dalle motivazioni con cui Darren Woods, ceo di Exxon Mobil, ha criticato l’idea di abbandonare gli accordi internazionali sul clima. Ma è significativo di come le sue “dottrine” siano servite per raccogliere voti negli stati cruciali. Ma che hanno poco a che fare con la realtà. E, ora, anche Donald Trump dovrà farci i conti.
Trump vuole uscire dai tavoli internazionali, Big Oil è contraria: “Per discutere le regole, bisogna partecipare non andarsene”
Secondo Woods, uscire dal patto significherebbe rinunciare a un’opportunità cruciale per “guidare” una politica di riduzione delle emissioni a livello globale. In modo da coniugare sostenibilità e necessità energetica. Woods ne ha parlato intervenendo alle sessioni di Cop29 in corso a Baku. “Il modo per discutere è partecipare, non uscire“, ha affermato.
La sua idea di base è sostenere politiche di “buon senso” anche sul piano internazionale. Equilibrando la riduzione delle emissioni con la disponibilità di energia a prezzi sostenibili. L’appello di Woods non è solo un appello al pragmatismo. Ma anche una riflessione sulle dottrine anti-ambientaliste di Trump e sull’importanza di una transizione energetica – vista dalla parte di Big Oil – che tenga conto dei vincoli geopolitici e delle necessità economiche.
Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, la domanda di petrolio nel mondo ha raggiunto il picco
Nonostante le attuali turbolenze in Medio Oriente, Woods ha sottolineato come la domanda di petrolio, benzina e gasolio abbia raggiunto livelli record, con una fornitura relativamente stabile. Per quanto sia più che probabile che ormai abbia raggiunto il picco, come hanno spiegato vari think tank, non solo ambientalisti. A cominciare dall’Agenzia internazionale dell’energia che ha fissato il biennio 2024-25 come punta massima della domanda.
In buona sostanza, fuori dalle dichiarazioni ufficiali, colossi come Exxon Mobil hanno capito che l’elettrificazione dell’economia è un processo che non si fermerà. Ma hanno bisogno di tempo per organizzare la loro transizione. E, allo stesso tempo, devono continuare a macinare profitti per gli azionisti.
In sostanza: nonostante le scelte di Trump, un colosso come Exxon Mobil deve essere ragionevolmente certa che questo accada l’amministrazione americana deve restare ai tavoli. Di certo, non deve autoescludersi dalle trattative con l’Europa (che più di tutti mobilità fondi per la transizione) e con la Cina (che più di tutti fornisce al mondo tecnologia green).
Big Oil sostiene l’Inflaction Reduction Act e gli incentivi per la transizione energetica
Come riportato da Bloomberg, Woods ha elogiato l’Inflation Reduction Act, considerato da Exxon Mobil un modello di politica governativa che “evita di scegliere vincitori e vinti“. Ma si concentra sui risultati. In particolare, i crediti d’imposta per tecnologie come la cattura del carbonio e la produzione di idrogeno verde. Due tecnologie viste come incentivi fondamentali per l’industria petrolifera. Woods ha spiegato che Exxon Mobil mira a produrre idrogeno a basse emissioni di carbonio in Texas, progetto che sarà sostenibile solo se potrà beneficiare dei crediti fiscali già previsti.
Secondo Woods, le politiche governative sono indispensabili per favorire investimenti nella transizione energetica, dato che molti progetti di decarbonizzazione non sono ancora sostenibili dal punto di vista economico. “Passare dal sistema attuale a uno meno intensivo di carbonio richiederà fondi e sarà più costoso“, ha affermato, sottolineando la necessità di creare una transizione che offra ritorni finanziari. Senza una prospettiva di profitto, Woods avverte, il settore privato potrebbe non essere incentivato ad impegnarsi a fondo sulla transizione.