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Troppo petrolio in mare, arrivano i droni

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capitaneria di porto
L'intervento di bonifica della Guardia Costiera

Mediterraneo: un mare zuppo di petrolio e non di plastica. Oltre gli incidenti (ben 27 negli ultimi 30 anni) nel Mare Nostrum si sversano ogni anno ben 600mila tonnellate di idrocarburi (leggi qui). Convertire i motori delle navi in elettrico eliminerebbe alla radice il problema. Senza se e senza ma, ma siamo ancora ben lontani dal traguardo. Nella bonifica degli idrocarburi però danno una mano i motori elettrici dei droni.

droni nave
L’esercitazione internazionale dove sono stati utilizzati i droni

L’uso dei droni è ormai infinito – dalla sorveglianza all’agricoltura di precisione nei campi -, ma è molto interessante per gli interventi in campo ambientale. Anche qui si impiegano in diversi settori. Sul fronte marino si stanno moltiplicando le iniziative per la ricerca e il monitoraggio. Con costi decisamente inferiori e più efficacia rispetto all’utilizzo di altri mezzi come per esempio le barche.

I droni in mare durante gli incidenti delle petroliere

petrolio in mare
L’intervento di bonifica dagli idrocarburi di Guardia Costiera e Capitanerie di porto

Va bene un impiego costante dei droni per monitorare gli sversamenti nelle aree costiere, ma il loro intervento è utile e prezioso anche durante gli incidenti causati dalle petroliere. Lo sanno bene i responsabili della Guardia Costiera impegnati nelle settimane scorse in una esercitazione internazionale. Si è svolta in Corsica, nelle acque antistanti Bastia e Macinaggio, e parliamo dell’annuale esercitazione antinquinamento RAMOGEPol: “Finalizzata a testare l’efficacia della risposta in caso di sversamenti di idrocarburi in mare, come previsto dall’accordo internazionale RAMOGE tra Italia, Francia e Principato di Monaco“. In particolare si è simulato l’incaglio di una petroliera e lo sversamento in mare di 3500 metri cubi di prodotto petrolifero pesante.

bonfica in mare
I protagonisti dell’esercitazione

Questa la sintesi dell’operazione: l’elicottero Nemo del corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera ha sorvolato la zona all’alba per individuare la chiazza di veleno. Successivamente si attiva il Piano RAMOGEPol con il dispiegamento di uomini e mezzi navali e aerei dei tre Paesi. Durante l’esercitazione le centrali operative impegnate (hanno partecipato anche le direzioni Marittime di Genova, Livorno e Olbia), erano collegate in video conferenza.

Quando entrano in scena i droni

drone
Immagine d’archivio di un drone in volo

La novità è stata l’introduzione, da parte del Principato di Monaco, di un drone pilotato da bordo nave che dall’alto ha fornito una visione in tempo reale dell’area delle operazioni, contribuendo all’ottimizzazione delle attività di coordinamento dei mezzi dei tre Paesi.

Altri due droni sono stati testati, a quote più basse, dal mezzo italiano Nos Taurus e dal mezzo Brezzamare dell’EMSA. Un buon risultato come si legge nella nota stampa: “L’utilizzo dei droni porta un’innovazione interessante nella gestione delle emergenze in mare e troverà sviluppo nell’edizione RAMOGEPol 2022, la cui organizzazione spetterà all’Italia“.

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6 COMMENTI

  1. Ma scusate! Io un articolo così improntato non inizio neanche a leggerlo! L’inquinamento da petrolio deriva dal lavaggio delle cisterne e dai naufragi di petroliere, non certo dai motori delle navi (esiste ma è comunque molto limitato rispetto a quanto sopra). Mi spiace ridirlo, vi state perdendo dietro al dovere pubblicare continuamente qualcosa per la legge dei Social……pubblicare per essere!

    • Secondo lei, perchè le petroliere trasporterebbero petrolio a spasso per i mari se l’energia derivasse da fonti rinnovabili? E se non avessero motori diesel, perchè mai le navi dovrebbero lavare le cisterne?

    • Mi scusi Gian il suo è un ritornello che sento spesso: il problema dell’inquinamento atmosferico non sono le auto, il problema non sono mica le auto d’epoca, ma poi figurati le barche. Eppure l’aria e appestata e i medici, non io e non Vaielettrico.it, ci parlano di centinaia di migliaia di morti ogni anno per malattie dovute all’inquinamento atmosferico.

      Le barche non inquinano? I nostri porti sono latrine di idrocarburi con patine oleose putride che oscurano il fondale, ci sono spiagge esotiche in Italia dove in piena stagione balneare ci sono più fumi che in certe città a pieno traffico. E non c’è lavaggio di cisterne. Non io ma l’Ispra – scienziati come i medici di sopra – che parlano di 600mila tonnellate di idrocarburi sversati.

      Questi sono tutti i dati e ora di finirla con il riduzionismo. Ho scritto che il traguardo è lontano ma è obbligatorio trovare una soluzione per ridurre al minimo l’uso degli idrocarburi.

      • Non ci siamo capiti. E non conoscendomi non può dirmi che ignoro il problema, infatti proprio per questi inquinamenti e rischi per la salute mia e degli altri, ho già un’auto elettrica e da più di dieci anni, impianti domestici solo elettrici a rinnovabili.
        Il tema è che banalizzare l’inquinamento dei mari a causa dei motori delle navi mi sembra una forzatura. E come ho detto, apprezzerei articoli più concreti e non solo per riempire il web. VaiElettrico era partito benissimo, ora pubblica qualsiasi cosa col rischio di rendersi meno credibili. Un po’ come gli ambientalisti alla Pecoraro Scanio, “no a tutto”, dopo un po non ti ascoltano più……

        • Ma quale banalizzazione, qui sono i dati ISPRA a parlare e parlano le discariche di idrocarburi – provenienti da barche piccole e grandi e non dal cielo – che imbruttiscono anche le nostre perle naturalistiche dove a volte galleggiano patine oleose.

          Ma parchè si spendono milioni di euro per comprare i robotini che aspirano gli idrocarburi in acqua? Perché si spendono milioni di euro per comprare pannelli assorbenti? Ormai piazzati anche in forma stabile nei porti e nelle aree più fragili

          Ma stiamo scherzando? Abbiamo un patrimonio ambientale unico che equivale a un capitale economico che genera milioni di posti di lavoro e si basa su acque cristalline e pulite, ma lei dice che io banalizzo? Ci sono comitati dei cittadini a Napoli, Genova, La Spezia, Venezia che si rivolgono anche alle Procure della Repubblica per i tanti problemi sanitari che subiscono a causa dei fumi delle navi e dei traghetti. O banalizza anche Grimaldi che spegne i motori in porto e avvia le batterie (e ci ha speso dei gran soldi) per non creare problemi sanitari alle comunità che ospitano i suoi traghetti. O dicono stronz… i rapporti sull’inquinamento atmosferico di Legambiente dove svettano le città portuali (dove la navi utilizzano i peggiori carburanti esistenti)? Le navi inquinano l’aria e il mare. E un problema e ne scriviamo con dati abbastanza chiari e da fonti ufficiali.

          Al momento lei non ha risposto sul merito, ma solo lanciato accuse di superficialità che non ci meritiamo

          • Tra le discariche di idrocarburi ci sono anche tutte le zone intorno alle raffinerie, fate un articolo anche su queste.

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