Troppe norme, poca collaborazione: De Meo scrive all’Europa

de meo

Troppe norme e pochi aiuti: Luca De Meo, n.1 di Renault Group, rende nota la sua Lettera all’Europa, inviata a decision maker e stakeholder della politica UE.

troppe norme
L’Airbus nasce nel 1969 per unire le forze europee nell’aviazione civile e gareggiare con colossi come l’americana Boeing. Oggi è il primo produttore al mondo. Fonte della foto: Airbus.com.

Troppe norme, poca…/ “Prendiamo esempio dall’Airbus”

In vista dei dibattiti che alimenteranno la campagna elettorale, ritengo opportuno far sentire la mia voce. Non per fare politica, ma per dare un contributo alle scelte sulla politica giusta”, scrive De Meo. A poche settimane dalle elezioni UE, questo documento è un appello affinché l’Europa si mobiliti per realizzare con successo e in modo sinergico la transizione energetica nell’auto.

Ma anche per fare di questo periodo di trasformazione senza precedenti un trampolino di lancio per il rinnovamento industriale. Sviluppando collaborazioni intersettoriali e portando avanti progetti di ampio respiro tra settori pubblici e privati.

Abbiamo già visto con Airbus ciò che l’Europa è in grado di fare. Intensificando le iniziative di cooperazione, metteremo la nostra industria sulla strada del rinnovamento”. Più che un appello, una roadmap.

de meo“Gli Stati Uniti incentivano, i cinesi pianificano, noi…”

De Meo fa una sua diagnosi, ricordando l’importanza del settore automobilistico per l’economia, ma anche per il sistema di vita europeo. Un settore che oggi sta affrontando una concorrenza sbilanciata: “Gli Stati Uniti incentivano, i cinesi pianificano, gli europei regolamentano”. Formula quindi sette raccomandazioni e otto misure per sviluppare una vera e propria politica industriale europea, competitiva e decarbonizzata: “L’Europa deve inventare un modello ibrido, ad esempio coinvolgendo “le maggiori 200 città europee nell’elaborazione della strategia di decarbonizzazione”. Istituendo una «Champions League industriale» per premiare gli attori impegnati nella transizione. Creando «aree economiche verdi” in cui si possano concentrare gli investimenti e gli incentivi per la transizione energetica.

de meo
La nuova Renault 5 elettrica, lanciata a fine febbraio.

“La transizione ecologica è uno sport di squadra”

All’avanguardia della rivoluzione elettrica, il CEO di Renault Group propone, infine, il lancio di 10 grandi progetti europei in ambiti strategici, che vanno ben oltre l’auto. Promuovendo le citycar europee, naturalmente, ma anche rivoluzionando le consegne dell’ultimo miglio, sviluppando le infrastrutture di ricarica e la tecnologia V2G. E aumentando la competitività dell’Europa nel settore dei semiconduttori.

De Meo è convinto che “la transizione ecologica è uno sport di squadra e che “l’industria automobilistica europea può in breve tempo diventare la soluzione alle sfide del continente”. E nella sua Lettera all’Europa, lancia un appello a decisori politici, amministratori, cittadini europei, ONG, protagonisti dei settori dell’energia, del software, del digitale. E non solo.  Affinché si attivino per collaborare alla creazione di un nuovo ecosistema della mobilità in Europa.

Due operai Renault sulle linee di montaggio.

“Dobbiamo dire la verità, non solo la nostra verità”

La premessa della Lettera è: “Dobbiamo dire ‘la verità’, non solo la nostra verità. La diagnosi è costruita sulla base dei fatti, per formulare raccomandazioni concrete, fondate su una chiara visione della situazione odierna. Partendo da questi numeri:

  • 13 milioni di persone impiegate nel settore in Europa
  • 7% della forza lavoro totale in Europa
  • 102 miliardi di euro di saldo commerciale positivo tra l’Europa e il resto del mondo (pari al deficit commerciale francese)
  • 17% della spesa totale in R&S dell’Europa (compreso il settore pubblico)
Troppe norme
La MG4, l’auto elettrica cinese più venduta in Europa.

La concorrenza sempre più aspra di Cina e Stati Uniti

  • Circa il 4% delle vendite di veicoli elettrici in Europa è realizzato da marche cinesi
  • Nel 2023, il 35% dei veicoli elettrici esportati in tutto il mondo era di provenienza cinese
  • Vantaggio in termini di costi pari a 6-7.000 euro per i cinesi nelle auto del segmento C (25% del prezzo totale)
  • Ciclo di sviluppo di 1,5 – 2 anni in Cina rispetto ai 3 – 5 anni in Europa.
  • 110-160 miliardi di euro di incentivi alla produzione in Cina, per il periodo fino al 2022
  • 40 miliardi di dollari di crediti di imposta per la produzione verde negli Stati Uniti con l’Inflation Reduction Act

troppe normeLa sfida dell’elettrico: in ballo 25 milioni di posti di lavoro

  • Potenziale di business raddoppiato con i veicoli elettrici: un’opportunità da 200 miliardi di euro nel perimetro geografico di Renault
  • Il 55% delle vendite sarà rappresentato da veicoli elettrici entro il 2030 (vs. l’8% odierno)
  • 252 miliardi di euro investiti dai costruttori europei tra il 2022 e il 2024 per raggiungere l’obiettivo “zero emissioni nette” in Europa entro il 2035
  • 25 milioni di posti di lavoro interessati dalle transizioni digitale e ambientale. Con un impatto su 500.000 posti di lavoro nel settore dei veicoli endotermici e la creazione di 120.000 nuovi posti di lavoro 

Troppe norme: 8-10 nuovi regolamenti ogni anno

  • 8-10 nuovi regolamenti vengono introdotti in Europa ogni anno
  • Oggi le auto sono in media il 60% più pesanti rispetto a 20 anni fa
  • Aumento del prezzo delle auto del 50% rispetto a 20 anni fa
  • Perdita del 40% dei posti di lavoro nella produzione in Francia per effetto della delocalizzazione (costo del lavoro 40% più alto in Europa rispetto alla Cina)
  • Invecchiamento raddoppiato del parco auto medio (12 anni oggi rispetto ai 7 anni del passato)
  • Fino al 25% delle risorse per la R&S mobilitate per studiare l’applicazione delle regolamentazioni
Visualizza commenti (44)
  1. Dica a de Meo di fare auto tipo panda così a parte un motore e una batteria non deve metterci altro e le può vendere a 5/8.000€ sempre che poi il mercato le accetti 🤷

  2. Quindi secondo De Meo è un problema di governo europeo e non italiano come riportato spesso da alcuni commentatori che indicano il nostro di governo come il principale responsabile dell’insuccesso della mobilità elettrica nel nostro paese.

    io direi che il problema è anche dei costruttori, anche se difficilmente lo ammettono.

    Ad ogni modo questi signori dell’auto hanno rotto con questa storia degli aiuti, praticamente chiedono ai cittadini di pagare le auto con le tasse di tutti, possono anche guadagnare meno per qualche tempo.

  3. de Meo: EVs shouldn’t be the only technology the EU considers green, e-fuels and hydrogen may be important in the future.

    Quindi anche e-fuel e idrogeno secondo de Meo.

    1. considerando l’accordo che Renault ha siglato con ARAMCO … gli e-fuels sono il “minimo sindacale” … (oltre, ovviamente, alla prosecuzione dei motori ICE per i mercati in via di sviluppo).

  4. Boh, a me pare che 3/4 dei punti negativi siano una conseguenza delle scelte dei produttori e dei dirigenti alla De Meo.
    Poi… se maggior peso equivale a maggior sicurezza non è un aspetto negativo.
    La concorrenza cinese l’hanno incentivata in tutti i modi, esportando lavoro e conoscenze e, da fessi, lasciando loro (e a Tesla) il monopolio della nuova, vincente e necessaria tecnologia elettrica.
    In conclusione sembra essere il solito gnè gnè gnè… non vogliamo rinunciare ai nostri miliardi di utili ed ai nostri milionari stipendi.

    1. Concordo in pieno: è stato causa del suo male, quindi pianga sé stesso.
      Quindici anni: tanto è durato il dibattito, a tutti i livelli ed in tutte le sedi politiche, economiche e sociali, che ha portato al regolamento europeo sul bando dal 2035 dei motori con emissioni di CO2 maggiori di zero.
      E in questi quindici anni le gloriose, storiche case automobilistiche europee – praticamente tutte, tranne forse in piccola parte Volkswagen – hanno fatto solo opposizione, minacce, piagnistei, sbruffonate, disinformazione e regolarmente pietismi per lucrare sugli incentivi.
      È il bello del capitalismo e del libero mercato, caro MaraDeMeo: vi ha fatto pelosamente comodo quando vincevate senza più innovare nulla tranne quando costretti, e ora l’innovazione galoppante dai due estremi del mondo, USA e Cina (paese cui avete accettato di vendere l’anima pur di lucrare sul costo del lavoro inferiore e aumentare i margini di guadagno), rischia seriamente di portarvi via il giochino. Sic transit gloria mundi.

      1. È un’innovazione così galoppante che in regime di libero mercato, dopo più di 10 anni di incentivi, siamo arrivati ad una quota di mercato media del 16%.
        Ci ricorda dove ha studiato economia? Università della vita?

          1. antonio Gobbo

            Se l’innovazione la detiene il 16% delle persone (e questo solo se consideriamo le auto di nuova immatricolazione, se invece consideriamo il parco circolante siamo abbondantemente sotto il 5%) allora non sono innovazioni utili ma migliorie solo per i più abbienti e i fortunati che ricaricano a casa loro.

        1. Pienamente d’accordo…
          Siamo ben al di sotto del 16% in Europa e al 2% in Italia nonostante gli incentivi (per lo più intatti).
          Questo si chiama accanimento terapeutico. Non so come DiMeo possa parlare del 55% di stare al 2030.
          Toglietegli il fiasco.

        2. No, è che con questi numeri davanti agli occhi, parlare del 55% di share tra meno di 6 anni significa offendere l’intelligenza altrui. O forse tra i due 5 si è scordato la virgola? Mi sa che è questo…..

          Piuttosto, la quotazione di Ampere Renault che fine ha fatto? Non se parla più? Sono passate pure le calende greche…

          Mi dispiace per lui, ma sta spalle al muro. Ha fatto una leggittima scommessa, ma l’ha persa. E non c’è nessun complotto dietro, ma solo un azzardo tecnologico andato male.

      2. Al di là del merito della questione (pro o contro l’elettrico) io resto allibito/basito di fronte all’infantilismo di alcuni ragionamenti.
        Sembra che si dica “Colpa vostra stupidi produttori di motori “termici”!!! L’innovazione proseguirà e sono solo fatti vostri se non avete investito!!! Ahahaha”.
        Ora, tralasciando, appunto il merito della questione…ma a nessuno viene per caso in mente che un eventuale fallimento/ridimensionamento dell’industria automobilistica europea produrrebbe effetti su tutta la pololazione? Pensate ancora che i vari settori economici siano del tutto a sè stanti in una logica di compartimenti stagni? A qualcuno viene in mente che l’economia, da circa 1.500 anni a questa parte è totalmente collegata?
        Io lavoro nella ristorazione, e quindi dovrei pensare che se fallisce Renault a me non capita nulla???
        Nel 2008 la crisi americana dei mutui subprime è per caso restata relegate al sistema finanziario americano? Non è che per caso anche i produttori di vangole di Chioggia (per fare un banale esempio, ma potevo dire pure i fabbricanti di vernici della Boemia) sono in qualche modo hanno avuto ripercussioni?
        Qualora ci fose una vera crisi dell’automotive europeo (8% del PIL), tutti ne saremmo coinvolti (meno di tutti gli alti manager delle suddette aziende, che di siruco avrnano laute buonuscite)…dal panettiere, al giostraio, al supermercato, al barbiere…perchè l’economia non ragiona a compartimenti stagni: la fabbrica chiude, l’operaio va a casa, andrà meno al ristorante, il ristoratore licenzia un cameriere, il cameriere non riesce a pagare il mutuo, la banca manda a casa 2 cassieri, il cassiere non andrà in vacanza quell’anno, a Rimini arriveranno meno persone in spiaggia, 3 bagnini non troveranno lavoro…………..
        Economia 1.
        Invece qui si ragiona in stile “scuola elementare”: “ahahaha, la fabbrica di auto chiude…fatti loro!!! Ahahahahah”.
        Per la cronaca, la perdita di PIL italiano a causa della recessione 2008-2009 è stata del 3% circa.
        Saluti e baci.

          1. Ok.
            Poi lo guardo.
            Reputo comunque che il suo ragionamento sopra sia da bambino di 5° elementare, tutto qua.
            Ma di certo lei avrà qualche studio in più…presumo.
            Grazie omunque per il link.

          2. Allora ha capito male le mie intenzioni, Riccardo.

            Il mio era uno sfogo di rabbia per l’immobilismo mentale dell’industria automobilistica europea, indifferente al cambiamento climatico (solo di fronte alle progressive certificazioni Euro X, ogni volta accompagnate da lamentele e piagnistei, hanno innovato quel tanto che serviva, e basta) e apertamente contraria alla nuova idea – ‘nuova’ 10 anni fa, almeno – della mobilità elettrica, in cui ci si è impegnata poco e di malavoglia e giusto perché c’erano dei finanziamenti europei.

            Tutti questi anni a cincischiare, mentre nel frattempo i cinesi (che fin dai primi anni 2000 a livello di inquinamento erano messi addirittura molto peggio di noi), su ‘pressione’ del governo, hanno innanzitutto finanziato il settore della ricerca e sviluppo e poi iniziato a produrre auto elettriche a manetta, acquisendo così quel primato che oggi tanto spaventa i De Meo e compagnia bella.

            Come cantava Eugenio Finardi, è giunta l’ora “di mollare le menate e di mettersi a lottare” se l’industria automobilistica vuole continuare a sopravvivere e senza che ci suicidiamo nei fumi degli scarichi.

        1. Lei ha ragione ma purtroppo i ragionamenti che vengono qui esposti non sono razionali, sono solo ed esclusivamente guidati dall’ansia è dalla paura.
          Se lei prova a fare un ragionamento di sostenibilità economica le risponderanno sempre: i danni del cambiamento climatico sono assai più alti….a quel punto non può fare altro che arrendersi, razionalità vs. paura, paura vince sempre

      3. voglio fare l’ “avvocato del diavolo 👹 De Meo” …. in fondo è in carica in Renault dal 2020 … e da allora ha avuto esigenze prioritarie gravissime dovute alle interruzioni forniture post-pandemia e subito l’inizio della guerra RU-UKR e perdita (causa sanzioni) dei ricchi proventi degli stabilimenti Renautl in Russia… cui poi ha dovuto cederli e ri-bilanciare tutto il gruppo e gli obbiettivi.

        Si è ritrovato nel primo gruppo europeo ad aver creduto (anzitempo !) nelle vetture full-electric (ricordo le risate quando presentarono la Fluence ZE ) .. ed è riuscito a presentare degli ottimi prodotti considerando tutto …

  5. Tutte le principali economie mondiali stanno rallentando (per motivi politici e conflitti militari.. per progressivo impoverimento del ceto medio che storicamente reggeva i consumi)
    È ormai chiaro che l’ accesso a certi beni che davamo per scontati solo pochi anni fa, come le automobili, stanno progressivamente tornando ad essere uno status symbol appannaggio di pochi. Non è solo dovuto al passaggio alle motorizzazioni elettriche o elettrificate..
    È il frutto di decenni di strategie di delocalizzazione all’ estero di troppe produzioni in paesi inizialmente sottosviluppati e più sfruttabili per creare margini e fare felici gli azionisti.
    In tanti stati europei, una volta tra i primi 5-10 paesi produttori per PIL, il reddito procapite sta calando e non consente più i livelli di consumo abituali; o decidiamo di accontentarci…e diminuire i beni acquistabili.. oppure torniamo a politiche di incentivazione delle produzioni all’ interno dell’ Europa, meglio se concretando le forze…per evitare concorrenza interna e spreco di risorse con inutili duplicazioni.
    Ben vengano accordi e fusioni tra produttori europei, magari anche con J.V. coi migliori concorrenti asiatici (” se non puoi batterli.. alleati con loro”).
    In un mondo ormai iper-connesso.. l’ unica strategia giusta è la Win-Win

    Speriamo che il coraggioso appello di De Meo non venga trascurato troppo a lungo.

    1. coraggioso?????? Patetico semmai, esattamente il contrario, come tutti i personaggi dentro Stellantis, abituati all’accattonaggio statale, senza i soldi statali non starebbero a galla con quegli stipendi e compensi dei manager, amministratori e funzionari del tutto sproporzionati e ingiustificati.
      Di una grande ipocrisia anche questo personaggio, parlando appunto di normative è la stessa Stellantis che stà facendo fortissime pressioni presso la UE per approvare nuovi dazi doganali per le importazioni di auto elettriche cinesi, e poi si lamentano che ci sono troppe normative, che sfacciati.
      Parla inoltre di ‘collaborazione’, quando sento parole del genere a me salta subito in testa il termine Trust, Cartello, accordi sottobanco, per fare cosa? Per le pressioni dazi doganali nella Ue, per ottenere gli incentivi e soprattutto per mantenere alta la soglia dei prezzi sotto la quale non scendere.
      La sfrontatezza di questi personaggi è davvero qualcosa di intollerabile.

      1. l’ho trovato “coraggioso” perché con simili dichiarazioni pubbliche sul mercato finanziario potrebbero venire dubbi di impreparazione ad affrontare la sfida e rischia un tracollo in Borsa …. mica tutti vanno avanti a “K… ” 💊 come il sig. Musk (per il quale è giustificabile qualche “sparata” folle ..)

  6. Stavolta mi tocca dare ragione a De Meo: l’unione europea (ma non solo le sue istituzioni centrali) se non vuole perdere il settore si deve dare una mossa ed abbracciare l’elettrico senza tentennare come ha fatto fino ad oggi. Chi tifa per il motore termico è il peggior nemico del settore.

    1. Ma se Stellantis si è mossa per ultima sull’elettrico, di cosa parliamo???
      Per quale motivo gli europei dovrebbero pagare il doppio le auto elettriche rispetto a quelle termiche??? Per garantire e mantenere i lauti stipendi, compensi ai manager, amministatori e funzionari di Stellantis e VW ???

    2. antonio Gobbo

      Bene … incominciamo a portare gli stipendi a livello europeo con costi di acwuisto a livelli imani e non bonus una tantum per un massimo di 25 28000 auto si 1 milionecjnquecentomila immatricolate nel 3023 oltre a dare una vera possibilità di ricaricare per tutti senza inventarsi soste lunghe per caffè e pisciate ne tantomeno shopping ai supermercati… ovvero una colonnina per tutti libera e funzionante a 200 metri da casa … e allora vedreste che non ci sarebbe bisogno di “tifare” e la transizione all’elettrico verrebbe da sola

  7. Una lettera del genere pubblicata urbi et orbi credo significhi una sola cosa… Che purtroppo è rimasto con il cerino in mano. Da solo con la sua bella Renault 5….

    1. Non solo. Progetti del genere significano inevitabilmente una drastica riduzione, se non l’azzeramente, della differenziazione nell’offerta. Ed è proprio questo il principale problema dell’elettrico, settore nel quale i motori sono tutti uguali o quasi, la disposizione delle batterie idem e la chimica delle stesse, di fatto, pure. La fine dell’auto com’p concepita oggi per farla diventare un elettrodomestico senz’anima, nella quale si sceglie quella a prezzo più basso. Incidentalmente cinese.

      1. Alessandro D.

        Ma no dai, non tutto è perduto
        Ci vuole… l’astuzia di saper guardare oltre il velo di Maya, ricordandosi che mai come in questo caso siamo dei nani seduti sulle spalle dei giganti.
        Allora sì, può venire fuori qualcosa di bello.

  8. Gianni Terragni

    40% perdita di posti di lavoro per delocalizzazione
    Chiaramente sono stati gli operai a delocalizzare, mica le imprese.
    40% del costo del lavoro in Cina.
    Certo quando delocalizzavano col costo del lavoro in Cina all’85% in meno del costo del lavoro era meglio. Adesso fra costi dei noli e dazi rischiamo di andare in pari.

  9. ernesto grottaferrata

    “Oggi le auto sono in media il 60% più pesanti rispetto a 20 anni fa
    Aumento del prezzo delle auto del 50% rispetto a 20 anni fa”

    questo sembra che nessuno voglia capirlo.. 🤷‍♂️

      1. Credo che che sta volta Ernesto non facesse distinzione fra le alimentazioni, e di conseguenza non si può che essere d’accordo con lui e la cosa è problematica a prescindere

        1. ernesto grottaferrata

          grazie alessandro..
          ogni tanto fa piacere qualcuno che capisca il commento. 👍

          siamo passati dalla ghisa all’alluminio, dal “ferro battuto” ad acciai altoresistenziali, dalla lamiera a plastiche/fibra di, e le auto aumentano di peso anziché diminuire.. togliendo pure la ruota di scorta!!

          purtroppo, le auto devono (ormai) essere camere anecoiche, per cui materiali fonoassorbenti in ogni dove (quando basterebbe nelle orecchie 😉) e tripli vetri.

          mettiamoci le quintalate di “necessaria” elettronica (cavi, centraline, sensori) per motore (ice) e batteria (ev), ma soprattutto quella imperdibbbile per l’infotainment..

          aggiungiamo pure l’altrettanto necessaria elettronica per gli adas*(dal 1° luglio obbligatori sulle auto nuove).

          con tutto questo si arriva che a pari dimensioni il peso è aumentato.

          *la cui calibrazione (250/300 euro) va fatta a ogni cambio gomme/ammortizzatori, buche profonde, assetto ruote ecc, e sarebbe buona norma almeno una volta l’anno, altrimenti la precisione dei suddetti (quindi il loro scopo) va un po’ a cdc

          1. Gli adas devono auto che circolano in dieci anni sono centuplicate di conseguenza la sicurezza è da mettere prima di tutto, sicuramente non giravo allora conbla vecchia panda e non girerei neanche oggi.
            Per il resto son tutte chiacchiere, sono più di quarant’anni che delocalizzano di tutto e di più e hanno sempre preteso il guadagno qui perché qui c’era più disponibilità economica , ora con il suo stipendio milionario chiede ancora aiuti, e da come scrive gli aiuti li vuole dalle nostre tasse e oltretutto vuole ridurre il costo del lavoro = stipendi più bassi, e poi si lamenta che non si vende, cominciassero con stipendi normali = max 10 volte lo stipendio di un operaio poi se ne potrà riparlare.
            Comunque sul fatto di riportare la produzione in EU è da più di un decennio che lo dico, e io non sono nessuno, quindi se in 27 anni se ne sono sbattuti adesso dobbiamo noi aiutarli ancora , mah non lo trovo per niente etico

          2. ernesto grottaferrata

            se hai letto ho riportato 2 punti, non l’intero ragionamento di de meo..
            comunque faccio l’esempio di come col peso si è passati dal 1985 al 2015 con dimensioni invariate (398 cm x 166 cm):
            1985 golf 1.6 gtd 990 kg (motore 4 cilindri)
            2015 polo 1.4 tdi 1194 kg (motore 3 cilindri più leggero)

            PS è tavares che vuole incentivi a go go per vendere le auto..

            de meo propone all’EU un metodo per efficientare l’industria auto in europa fatto di sinergie tra aziende in tutti i campi e paesi.
            direi un VERO manifesto di europa unita realmente, e non un’accozzaglia di nazioni legate solo dall’euro (dio lo stramaledica!!)
            riPS qui si applaudiva l’IRA statunitense, perché se parla lui di una cosa simile è solo per chiedere soldi a noi?

      2. Mah. Io ho una Twingo a benzina, 996 kg prezzo da nuova 14350€. Ho la stessa auto in versione elettrica Ze, stesso allestimento, 1183 kg e 24450 € il prezzo veicolo nuovo. Numeri , documentabili , idee?

          1. No. E’ una Twingo a benzina di fine 2017, identica a quella elettrica del 2020. Anche gli interni sono uguali, stessa dotazione. Se vuole le passo le targhe così può controllare, visto che tutte le volte che scrivo qualcosa fa battutine evitabili.
            Ho scritto qualcosa per dire che quello che lei afferma non è esatto, io ho le prove, se ho torto mi dica perché. Non è così che si incentiva il mercato elettrico. Grazie

    1. Nello Roscini

      Comincia tu a rinciare a:
      Vetri elettrici
      Aria condizionata
      ABS
      ESP
      insonorizzazione
      infotainement

      1. ….
        cambi automatici
        filtri scarico più evoluti
        sedili elettrici
        5-9 airbag
        propulsori con sistemi idridi
        portelloni ad apertura elettrica
        migliori punteggi nei crash-test
        …etc

        solo dei vari miglioramenti in effetti ci balla un +20% di peso

        poi si certo, c’è anche il prendere auto di una taglia o due più grande (+10% +20% peso) oppure SUV (+20% +30%), argomento complesso con più cause

        comunque se ho capito, De Meo si lamenta del peso ( ma di fatto intende il costo) degli accessori e miglioramenti richiesti dalle normative anti inquinamento e sulla sicurezza, non penso si preoccupi delle scocche sempre più grandi (che anzi commercialmente permettono di proporre prezzi di listino più alti)

        sta cercando di giustificare i prezzi di listino gonfiati, lievitati tra inflazione reale e invece furbizia post crisi energetica?

        colpa mia ma non capisco dove sta andando a parare, un po’ come dire: in questi ultimi anni ci siamo abituati bene, ora ci farebbe orrore tornare a fare auto con margine del “solo” 15% come facevamo prima?

  10. I numeri che fornisce DeMeo sono incontrovertibili.
    Da notare un numero in particolare, market share del 55% al 2030…chi crede al ban del 2035 è pregato di scommettere i propri soldi, sono disposto a raccogliere le (sicuramente ingenti) quote 😂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Articolo Precedente

Passerò all'elettrico, ma l'autonomia....

Articolo Successivo

Arrivano a Bologna i "midibus" elettrici Rampini Eltron

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!