Come può un film come “Tron: Ares cambiare il destino delle moto elettriche? La storia di una saga che già lo ha fatto più di quanto immaginiamo.
Jules Verne scrisse di razzi e sottomarini, ma non è che la fantascienza ha la sfera di cristallo e tanto meno la bacchetta magica. Quello che però la fantascienza è certamente in grado di fare è cambiare la percezione delle cose che non conosciamo e molto spesso è in grado di dare una forma fisica a quello che ancora non esiste. Se pensiamo agli extraterrestri ci viene subito in mente un disco volante. Ma perché un disco piuttosto che un cubo? Merito della fantascienza.
Parlando di “Tron” nello specifico, i più anziani lo ricordano come il film del 1982; i meno giovani hanno probabilmente visto la pellicola del 2010; mentre i giovani conosceranno “Tron: Ares” che sta uscendo nelle sale cinematografiche.
L’universo di Tron ha un filo conduttore che lega tutte le sue espressioni nel corso di questi quarant’anni: plasma il modo in cui immaginiamo velocità, energia e motociclismo. La differenza tra “Tron: Ares” e le precedenti versioni è però enorme, perché viene proiettato nel momento esatto in cui le moto elettriche sono una realtà e un’alternativa a quelle termiche. Concettualmente è una fantascienza a breve raggio. Quello che un tempo era immaginazione visiva oggi è tecnologia concreta. Senza ovviamente spingersi a prevedere ricadute sociali, ma il film potrebbe diventare un nuovo spartiacque nell’immaginario della mobilità elettrica.
Dalla luce al motore: quando Tron ha inventato l’estetica dell’elettrico
Nel “Tron” del 1982, il mondo ha visto per la prima volta le “light cycles”. Moto fatte di pura energia, che scivolavano nel digitale lasciando alle loro spalle solo una scia di luce e un sibilo tagliente. Veicoli essenziali e puliti, votati semplicemente alla velocità. A quei tempi nessuno parlava di veicoli elettrici, ma l’idea era già lì. Nel 2010, con “Tron: Legacy”, tornarono sullo schermo le stesse linee minimaliste e futuristiche che troviamo (meno estremizzate) in moto e concept. Basta guardare: la Verge TS Ultra, la Ultraviolette, la Damon Hypersport o la BMW Motorrad Vision DC Roadster.

La luce e i colori sono un’altro elemento distintivo del mondo di Tron. Una luce al neon (oggi potremmo definirla al Led) che è un’imprescindibile collegamento alla modernità e alla velocità. Nei primi anni dell’elettrificazione è stato un elemento visivo molto usato per distinguere la nuova tecnologia nascente. Ancora oggi restano tracce della luce blu, nei loghi o nei dettagli dei veicoli elettrici. Ad accendere quella luce blu è stato “Tron”.
Ci sono poi altri elementi che legano l’universo Tron a quello elettrico, elementi importanti, ma non caratterizzati da un così forte rapporto causa-effetto. Basta pensare alla digitalizzazione, all’intelligenza artificiale e alla costante ricerca di un’intesa sempre più “cerebrale” uomo e macchina.
Tron: Ares e l’esperienza della contemporaneità
“Tron: Ares” porta la saga oltre il mondo digitale perché non si tratta più di fantasia astratta, ma di un futuro plausibile. I veicoli si muovono nel nostro mondo come oggetti e non come proiezioni astratte. Questo avvicina la fantascienza alla realtà, quella stessa fantascienza che pur non prevedendo il futuro gli da una forma, che può essere desiderabile o spaventosa. “Tron: Ares” rende cool le moto elettriche: non solo come alternativa ecologica, ma come icona culturale.


