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Transizione elettrica, la scommessa green di UFI Filters parte dalla Cina

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L'inaugurazione del sesto stabilimento cinese di UFI Filters. L'accordo da poco siglato per il settimo impianto vale una scommessa green da 25 milioni di euro in Cina

 

UFI Filters, gruppo veneto fondato nel 1971, è  tra i maggiori competitor mondiali nella produzione di tecnologie per la filtrazione. Forte di 20 stabilimenti in tutto il mondo, si espande in Asia con una scommessa green da 25 milioni di euro in Cina. Sarà il settimo impianto cinese, il primo esclusivamente orientato allo sviluppo di tecnologie ecocompatibili. Un’operazione che ha per obiettivo il business legato alla costante crescita del mercato delle auto elettriche.

 

Il recente accordo industriale siglato dal gruppo italiano UFI Filters in Cina merita di essere esplorato al di là del suo, pur consistente, valore economico. Offre un prezioso angolo di visuale per comprendere le prospettive dei sempre maggiori investimenti nelle tecnologie green e nelle auto elettriche sta attirando a sé.

Primo impianto in Cina solo per auto elettriche

Intanto la notizia. UFI Filters, gruppo veneto fondato nel 1971 e protagonista globale nelle tecnologie della filtrazione e del thermal management, sul finire del 2021 ha raggiunto un accordo da 25 milioni di euro con il Comitato amministrativo del Parco industriale high-tech di JiaXing XiuZhou in Cina. L’operazione porterà alla costruzione del settimo sito industriale di UFI Filters nella Cina continentale. Sarà il primo completamente dedicato allo sviluppo di tecnologie green.

L’impianto produrrà sistemi di filtrazione avanzati e scambiatori di calore sviluppati per i veicoli elettrici e alimentati con le nuove energie.  Lo stabilimento sorgerà nel Delta dello Yangtze, dove UFI Filters ha già altri quattro impianti che occupano oltre 1.600 dipendenti. Coprirà un’area di 36.000 metri quadrati e garantirà un giro d’affari di un miliardo di remimbi. Previsti più di 600 posti di lavoro. Entrerà in produzione nel 2023. UFI Filters è presente in Cina dal 1983 e, quest’ultimo impianto sarà il ventesimo del gruppo italiano nel mondo.

Ne abbiamo parlato con Rinaldo Facchini, Ceo del gruppo UFI Filters.

Rinaldo Facchini, Ceo del gruppo UFI Filters

Cosa vi aspettate da questa nuova espansione in Cina?

Molto. Il mercato delle auto elettriche in Cina si sviluppa a una velocità straordinaria. Sarà all’avanguardia per la mobilità del futuro. Nel 2021 ha contato 3,52 milioni di veicoli, che rappresentano il 13% del mercato totale dei veicoli leggeri in Cina.  Si prevede che crescerà fino al 30% entro i prossimi 5 anni. Le nostre strutture saranno destinate alla produzione di sistemi di filtrazione avanzati e applicazioni di gestione termica per veicoli alimentati con nuove forme di energia. Inoltre, avremo un nuovo centro di ricerca e sviluppo e un laboratorio all’avanguardia.

“Le BEV saranno il 56% del mercato nel 2033”

Il mercato delle auto elettriche è quasi raddoppiato in un anno a livello mondiale, da 2,3 milioni di auto prodotte nel 2020, a 4,5 milioni nel 2021. Con una previsione di 17.1 milioni nel 2025. La stima è che nel 2033 la produzione mondiale di veicoli leggeri elettrici rappresenterà il 56% del mercato. E la Cina gioca il ruolo più importante. E’ il nuovo driver tecnologico, rappresenta il mercato dei veicoli elettrici in più rapida crescita. Essere in Cina con un nuovo stabilimento dedicato alle tecnologie green è della massima importanza.

Crisi internazionale, gas e petrolio alle stelle, prezzi dei carburanti e dell’energia impazziti. C’è chi, come Volkswagen, accelera verso la transizione elettrica. Herbert Diess, presidente del consiglio di amministrazione di Vw, ha appena detto nella conferenza annuale del gruppo che punta alla gestione autonoma della produzione di batterie. Obiettivo: assemblare oltre quattro milioni di auto elettriche all’anno. Come vi inserite su questi orizzonti?

Materie prime e occupazione, una sfida per l’Europa

L’industria europea automotive è e sarà profondamente impattata dalla transizione elettrica. Lo sarà sia in termini di competitività che di indotto occupazionale. Quest’ultimo potrebbe subire gravi perdite nel breve-medio periodo se l’industria europea non convertirà rapidamente le competenze e i prodotti dalle motorizzazioni tradizionali alla mobilità elettrica. E’ noto, ormai, che circa il 40% del valore dell’auto elettrica è dato dalla batteria. L’Europa dovrà avere la capacità di controllare il mercato delle materie prime (litio, terre rare,…) e di competere con i grandi costruttori asiatici di batterie. Altrimenti ci sarà un grave rischio per la competitività dell’industria automotive europea nella competizione globale.

Quest’ultimo stabilimento in Cina è il primo completamente orientato alle tecnologie green. Quanto rischio e quanta opportunità rappresenta, per voi, la transizione tecnologica?

“Ma noi la vediamo come un’opportunità”

Per noi la transizione elettrica non rappresenta un rischio, ma un’opportunità. Puntiamo a un’ulteriore espansione nel campo delle nuove tecnologie di thermal management e delle tecnologie idrogeno. Queste ultime rivestiranno un aspetto strategico particolarmente rilevante nel prossimo decennio. Soprattutto per le applicazioni nel trasporto commerciale e nel trasporto pesante. E UFI Filters è al lavoro, con lo sviluppo di filtri aria catodo di ultima generazione studiati e prodotti in-house. Alcuni prototipi funzionali di UFI Filters, destinati ad applicazioni di OEM (componentistica utilizzata nei prodotti di altre aziende, ndr) globali in ambito truck, autobus e veicoli commerciali leggeri sono già in fase di test per una produzione in serie.

Filtri e gestione termica, l’evoluzione della specie

scommessa green cina
Da notare la complessita del modulo di raffreddamento full electric truck, OE pedigree, sviluppato per il camion e-Actroc di Daimler Truck AG

Un’ultima domanda, più nello specifico. Quanti filtri e di quale tipo ci sono mediamente, in un’auto elettrica rispetto a un’analoga auto termica? E come cambiano le percentuali di valore aggiunto?

Un motore termico tradizionale richiede cinque tipologie diverse di filtri (carburante, olio, aria motore, abitacolo e olio per la trasmissione) e due tipi di scambiatori di calore. Mentre in un motore ibrido,  includendo quelli per il thermal management possiamo arrivare a 10 diverse famiglie prodotto. Ciò non significa, ripeto, che la transizione verso la mobilità elettrica non sia un’opportunità. Se facciamo riferimento a un’auto elettrica, ovvero senza motore endotermico, i filtri presenti si riducono sostanzialmente a due: il filtro aria cabina e il filtro olio trasmissione. Ma il livello di innovazione e tecnologie richieste dai componenti e dai prodotti per la gestione termica in un veicolo BEV sono in tutto superiori rispetto a quelli di un motore tradizionale.  Pertanto, la nostra ricerca e il business sono impegnati nello sviluppo e produzione di componenti per il Primo Equipaggiamento della nuova mobilità elettrica. E poi, soprattutto nelle auto elettriche, si assiste a uno sviluppo molto interessante.

Ora i filtri saranno anche biologici, contro virus e batteri

Quale? Ci spieghi

Da filtri semplici ed economici, con la funzione di ripulire in modo più o meno grossolano l’aria abitacolo, alcuni importanti clienti hanno iniziato a richiedere sistemi di filtrazione estremamente sofisticati. L’intento è proteggere i passeggeri non solo dall’inquinamento atmosferico, ma anche da contaminazione batterica e virale. Questi ultimi sviluppi hanno avuto grosso impulso soprattutto in concomitanza e in conseguenza della pandemia, che ha accresciuto la sensibilità delle persone sulla qualità dell’aria all’interno dei veicoli. Ciò rappresenta una grande opportunità, infatti, UFI Filters equipaggerà le auto elettriche di un ben noto costruttore con filtri aria abitacolo ad altissima efficienza di filtrazione.

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