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Transizione elettrica intelligente: non contano quante auto, ma quali

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inquinamento malattie

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Per abbattere le emissioni con una transizione elettrica intelligente conterebbe molto di più identificare quali auto convertire anzichè quante auto; incentivandone la sostituzione in modo mirato, i benefici sarebbero fino a dieci volte superiori. E’ il dirompente risultato di uno studio realizzato dai ricercatori dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isti) in collaborazione con il Dipartimento di ingegneria informatica, automatica e gestionale (Diag) della Sapienza Università di Roma. Lo studio compare sul numero di settembre della rivista scientifica Nature Sustainability.

C’è un piccolo club di grandissimi inquinatori

transizione elettricaLo studio dimostra che basterebbe la transizione elettrica dell’1 % “giusto” dei veicoli per ridurre di colpo l’inqinamento del 10%.  Quali sono le auto “giuste”? Sono quelle utilizzate sistematicamente su percorsi ripetitivi. La ricerca non lo dice, ma probabilmente si tratta di  quelle dei pendolari casa-lavoro o delle flotte commerciali per le consegne.

I ricercatori hanno monitorato tre città campione: Roma, Firenze e Londra. Utilizzando sofisticati algoritmi matematici, tracciamenti di geolocalizzazione e strumenti di rilevazione sul campo, il team italiano ha dimostrato che il 10% circa dei veicoli rientra nella categoria dei grandi inquinatori ed è responsabile di oltre la metà delle emissioni complessive. Viaggiano regolarmente su una minoranza di percorsi cittadini (uno ogni dieci) dove  però si concentra il 60% delle emissioni veicolari di tutta la città. Sia emissioni climalteranti (CO2) sia gas di scarico nocivi per la salute. E questo non dipende  dal volume del traffico, dalla quantità di chilometri percorsi o dalle caratteristiche del veicolo. Dipende invece da come si muove il traffico su quei percorsi, e da come vengono guidati quei veicoli.

Fino al 90% delle emissioni sul 10% delle strade

In particolare  il 10% dei veicoli più inquinanti contribuisce per il 47,5 % alle emissioni totali di CO2 a Firenze, al 50,5% a Roma e al 38,5% a Londra. E ancora: a Firenze e Roma, il 10% delle strade si associa a oltre il 90% della CO 2 emessa. A Londra l dao scende al 56,7%).

Il team di ricerca ha affettuato anche alcune simulazioni (tabella qui sopra) per cercare di capire gli effetti di interventi via via più mirati. Da qui la dimostrazione scientifica che rendendo elettrico anche solo l’1% dei veicoli privati più inquinanti in un centro urbano, la conseguente riduzione delle emissioni di CO2 sarebbe pari a quella ottenuta se una quantità 10 volte maggiore di veicoli scelti a caso fossero elettrici. Risultati analoghi si ottengono dall’applicazione dell’home working mirato ad evitare i viaggi sistematici casa-lavoro di una porzione della popolazione.

Basta interventi a casaccio: ora incentivi mirati

Mirco Nanni, ricercatore di Cnr-Isti che ha condotto lo studio e direttore del Kdd-Lab sottolinea quindi l’importanza di scelte mirate, sia in emergenza (targhe alterne e blocchi del traffico) sia sul medio-lungo periodo con gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche con rottamazioe. Interventi rivolti all’universo intero del parco veicolare, infatti «sono incredibilmente meno efficaci di politiche di riduzione delle emissioni mirate» a parità di costo per il bilancio pubblico. Quindi anche eventuali nuovi incentivi all’elettrico «dovrebbero essere concepiti per chi inquina di più».

Ma chi inquina di più? «Dal nostro lavoro emerge che chi si sposta in modo più prevedibile, come nel tragitto casa-lavoro, è responsabile di una maggiore fetta di emissioni di chi ha, invece, un comportamento di mobilità più erratico ed imprevedibile», spiega Luca Pappalardo ricercatore del Cnr-Isti e coordinatore dello studio.

Nel mirino spostamenti casa-lavoro e flotte aziendali

Anche se il team di ricerca non scende nello specifico di quali sarebbero le misure mirate più efficaci e di come adottarle, è evidente che tutti gli sforzi andrebbero concentrati sui pendolari e sulle flotte di servizio aziendali. Quindi la gran parte degli incentivi dovrebbero andare per favorire alternative meno inquinanti per gli spostamenti casa-lavoro.
Firenze Taxi elettrici
Firenze è una delle capitali dei taxi elettrici in Italia
Più servizi pubblici, taxi e bus rigorosamente elettrici, smart working mirato e micromobilità elettrica per i pendolari; un’ ampia gamma di agevolazioni per i pendolari che non possono fare a meno dell’auto, ma potrebbero passare all’auto elettrica disponendo ad esempio di ricariche su tutti i luoghi di lavoro, a tarifffe calmierate.
Sul fronte delle aziende l’obiettivo dovrebbe essere una transizione elettrica intelligente di tutte le flotte, partendo dai veicoli strumentali e dai trasporti dell’ultimo miglio.
La rete di ricarica pubblica, infine, dovrebbe avere la massima capillarità  in prossimità di quel 10% del tessuto stradale urbano che contribuisce a gran parte delle emissioni.

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12 COMMENTI

  1. “Basta interventi a casaccio: ora incentivi mirati”: arriva finalmente una ricerca a dire per la prima volta ciò che vado ripetendo da anni. Ovvero che è da talebani imporre l’auto elettrica a tutti e che sarebbe molto meglio ai fini ambientali fare interventi mirati, che massimizzano la riduzione di co2 a parità di spesa. E ho sempre ricordato (decine e decine di post) che c’era un intervento a costo zero, ovvero promuovere e incentivare lo smart working e adesso finalmente leggo “Nel mirino spostamenti casa-lavoro e flotte aziendali”. Ma se lo dicevo io ero un petrolhead che causava il cancro ai bambini delle città, se a dirlo è il Cnr-Isti allora rispetto e grande venerazione. Così come quando si provava a puntare il dito verso i veicoli più inquinanti (quelli vecchi, ma anche navi, traghetti, etc.) allora l’accusa era di benaltrismo proferito da chi non era disposto a dare il suo contributo e a fare sacrifici.

    Che dire, meglio tardi che mai, ora lo studio c’è e si passa dal torto alla ragione. Tutto bene quel che finisce bene.

  2. Per ovviare a certi problemi, basterebbe incentivare uso e acquisto di auto piccole, più son corte più incentivi… Più agili di conseguenza meno inquinanti sia nella produzione che mantenimento (consumano meno)…
    Poi però la mattina ti svegli e leggi articoli “ecco le uscite elettriche nel prossimo periodo” ti dici, più di una dozzina di auto, andiamo veloce per arrivare alle piccole… Ah no niente.. Son 15 suv 😅

      • Purtroppo se i costruttori hanno piú margine di guadagno sui SUV (e molti potenziali acquirenti li ritengono piú comodi / sicuri / prestigiosi..) ci sono poche speranze per le utilitarie..

  3. Molto dipende dall’organizzazione del lavoro ancora troppo incentrata su orari poco flessibili che ci costringe a percorre la solita strada, al solito orario, tutti in fila!
    Io percorro tutti i giorni 50km circa, all’incredibile velocità media di 42km/h (osservo spesso questo dato sul computer di bordo).
    Mezzi pubblici? Ci sono, ma aggiungono un’altra ora di tempo “perso” anche a causa dell’orario dei mezzi non coincide con quello di lavoro (basterebbe un po’ di flessibilità).
    Smart working? Durante il lockdown lo abbiamo sperimentato e per molti (non per tutti a dire il vero) è stato positivo. Si potrebbe fare anche solo parzialmente (2 o 3 giorni alla settimana) e su base volontaria, ma la direzione ci ha fatto sapere che non se parla proprio.
    In sintesi: domattina mi metterò in fila, come tanti, come sempre.

  4. La transizione più radicale dei sistemi di trasporto non è l’elettrificazione e non è ancora avvenuta.
    L’elettrificazione, la transizione energetica dei mezzi di trasporto è la conseguenza.
    È la conseguenza della guida autonoma, dell’auto autonoma, dell’auto animata senza essere guidata.
    In questo scenario gli urbanisti hanno iniziato a ripensare i progetti delle città per immaginare quello che sarebbe stato il futuro prossimo sgombro da semafori, rotatorie, incroci, segnali stradali, parcheggi pubblici e auto, tante auto, troppe auto parcheggiate sul ciglio della strada.
    L’auto animata puntuale e sempre a disposizione ma solo quando serve. Un veicolo che ti lascerebbe semplicemente a destinazione e svanirebbe da qualche parte.
    Auto animate che comunicano tra di loro e che imparano per mezzo dell’Intelligenza Artificiale sulle strade, imparano per ordinare e modulare il flusso del traffico e ad evitare gli incidenti d’auto.
    Tutti siamo interessati ad uno scenario futuro come questo, purché sia sostenibile ed applicabile a chiunque, nessuno escluso.
    Un trasporto pubblico? Un trasporto privato?
    Un trasporto per tutti e con poche auto. Animate ovviamente.

    https://m.youtube.com/watch?v=CqSDWoAhvLU&feature=emb_logo
    https://www.youtube.com/watch?v=vsMgyujFkqo
    https://www.youtube.com/watch?v=RrqV_sm0lLQ
    https://www.youtube.com/watch?v=qkW9Ev6Z9CI

  5. Studio interessante, però mi sembra un po’ la scoperta dell’acqua calda: è da due anni che sto guardando il mondo dell’auto elettrica ma complice una ristrutturazione e i costi ancora molto alti (ultimamente non ne parliamo) non ho ancora potuto prenderne una; ma dopo averci studiato un po’ mi sembra che la conclusione logica a cui si arriva è che l’auto elettrica è sfruttata meglio da chi fa più chilometri (entro un range ragionevole, magari non chi fa 5000km/mese) e meglio ancora se pendolare, perché vuol dire che riesci a organizzarti meglio. Invece alcuni pensano ancora alle citycar di chi per muoversi fa 5km/giorno.

    • Studio intelligente e conclusioni francamente ovvie… Segnalo a questo proposito che il comune di Firenze utilizza nelle linee del centro storico(bussini da 20 posti) veicoli prevalentemente diesel, mentre 10 anni fa so per certo che erano tutti elettrici (linee C1 C2 e c3). Come si faccia a chiedere ai cittadini uno sforzo in un contesto così ridicolo proprio non lo so

      • I cittadini votano: impongano uno sforzo alle amministrazioni e poi accettino le imposizioni delle amministrazioni

          • A Firenze però c’è la monarchia del PD e di Rignano…

            Comunque notavo che nessuno tra i lettori di VaiElettrico ha festeggiato per l’arrivo dei meloni, mi ricorda tanto la vittoria di Berlusconi, ogni volta che vinceva il giorno dopo facevi fatica a trovare chi l’aveva votato.

            Ci toccano questi 5 anni all’opposizione sperando che non facciano danni anche se … Ale … chissà se il cdx decida di “sbloccare” i 150 km/h in autostrada, dopotutto fu la lega a volerli tanti anni fa (il “””””mitico””””” Speroni a 316 km/h in Autobahn, il politico italiano più veloce della storia https://www.youtube.com/watch?v=wQdLX8V8CTM ) e ora la legge c’è, va solamente fatta applicare … chissà, magari ne viene qualcosa di buono

            (per i miei hater: lo so, lo so, a 150 si inquina di più, lo so, l’ho appena scritto io)

  6. Wow!!!! Finalmente una ricerca ed un articolo obbiettivo.
    Se le auto elettriche sono nate per una questione ecologica è questo il messaggio giusto da trasmettere, e su queste motivazioni si dovrebbero concentrare e muoversi sia il mercato che le case automobilistiche. Ma purtroppo non è così oggi e non non lo sarà domani.

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