Avevamo appena titolato “Toninelli firma, parte la sperimentazione della mobilità elettrica” (leggi). Oggi titoleremo invece: “Toninelli firma, partono le polemiche”. Attacca il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini, replica piccato il sottosegretario Michele Dell’Orco che ha seguito da vicino l’iter del decreto per conto del ministro Toninelli; dice la sua anche l’assessore alla Mobilità del Comune di Milano Marco Granelli, per metà soddisfatto, per metà critico.

Non si potevano fare le cose più semplici, equiparando i veicoli elettrici leggeri alle bici, incalza Zanchini? «Ogni strada e piazza dovrà avere un cartello così» twitta Zanchini riproducendo il cartello qui sotto. «Altrimenti _ prosegue _ sequestro e multa per chi circola in monopattino e altri piccoli mezzi elettrici! Perché @DaniloToninelli non si poteva fare come in qualsiasi altra città del mondo dove hanno le regole delle bici?».
Perché regole diverse dalle bici?
La segnaletica della discordia
Dell’Orco gli risponde «Falso, nell’allegato al decreto si spiega quell’articolo. E (come da foto che allego) si capisce bene che abbiamo invece inserito un segnale sperimentale che sarà installato solo all’inizio dei centri urbani».
Granelli tira un sospiro di sollievo via Facebook («Meno male che alla fine, il decreto è arrivato, meglio tardi che mai») ma mette subito le mani avanti: «E’ una strada ad ostacoli». Entra poi nel merito: «Noi avevamo chiesto come città di procedere verso una omologazione di monopattini equiparandoli alle biciclette, con le medesime regole e con velocità limitata a 20km/h. Una cosa semplice. Invece NO. Ne è uscita una norma sperimentale che autorizza i monopattini nelle strade dove il Comune sceglie, purchè: aree pedonali (velocità max 6 km/h), piste ciclabili e percorsi ciclopedonali, zone 30 e strade con velocità max minore uguale a 30 km/h (velocità max 6 km/h). Sulla segnaletica: compromesso (o pasticcio) all’italiana. Nelle aree pedonali dobbiamo mettere il segnale del monopattino e anche degli altri dispositivi, … = una caterva di cartelli. Fortunatamente per le zone 30 e ciclabili, basta scriverlo all’inizio del centro abitato, ma ad ogni ingresso, con un cartello esplicativo e uno che dice “segnaletica sperimentale” !!!!!!!
Granelli: “Meglio tardi che mai. Milano è pronta”

Insomma, ci complichiamo sempre la vita. E poi altre indicazioni:
– Di sera e notte obbligatorie luci anteriori e posteriori, e giubbotto catarinfrangente.
– Per usare bisogna avere 18 anni oppure se minorenni con patentino AM».
Ma alla fine ammette che il decreto è «comunque una cosa buona». «Ora al lavoro _ conclude _; a Milano penso 140 cartelli per 2 all’ingresso del centro abitato, più almeno un centinaio o più per le zone pedonali. Ma Milano vuole partire e una strada la troveremo». Perché la micromobilità, per la giunta meneghina, è una «equazione vincente: Metropolitana + Bici o Monopattino = meno auto, meno traffico, più aria pulita. Dobbiamo chiedere con forza però a tutti i cittadini di NON usarli sui marciapiedi, perché Milano ha bisogno di tante bici e monopattini, ma in strada e sulle ciclabili, non sui marciapiedi, dove devono stare i pedoni».
Gli hoverboard sono prodotti non sicuri e spesso vittime di malfunzionamenti.
Lavoro con questi dispositivi da circa 2 anni, e ho preso a campione 10 hoverboard di Marche differenti.
Due di questi dispositivo, sono risultati difettosi, purtroppo non da subito, ma dopo alcuni giorni di utilizzo su superficie liscia e piana.
Nel primo caso, un motore si è bloccato istantaneamente, facendo virare bruscamente il dispositivo e scaraventando l’utilizzatore a terra… Provate a pensare se succedesse una cosa del genere, in una strada durante il passaggio di un auto.
Nel secondo caso invece, dopo circa una settimana di utilizzo (sempre su superficie piana e liscia) l’hoverboard non ha più rilevato il peso dell’utilizzatore, presumo a causa del malfunzionamento del sensore di “peso”. Ciò significa che il dispositivo ha avuto un accelerazione improvvisa. Quando poi l’utilizzatore ha appoggiato il piede a terra per fermarsi, l’hoverboard ha continuato ad accelerare, (in pratica bastava solo inclinarlo con le mani senza peso, per farlo accelerare) colpendo (10km/h) la caviglia dell’utilizzatore e scaraventandolo a terra.
Concludo che in entrambi i casi non si trattava di Hoverboard della stessa marca, ma differenti.
La casistica a campione del malfunzionamento è troppo elevata (2 su 10) a mio avviso per permettere a questi dispositivi di essere utilizzati in ambienti pubblici.
Aggiungo inoltre che non si trattava di Hoverboard a basso costo, ma di dispositivi di prezzo medio, in commercio.
Grazie, Emanuele, per aver segnalato un problema reale che coinvolge, penso, i criteri e le procedure di omologazione.
Interessante, curiosità sono coinvolte nei campioni marche cinesi e non? Sarebbe interessante sapere se ci sono delle statistiche in base alla provenienza.
Un decrero Tontinelli per soddisfare “contra lwgem” i fighetta della ZTL.
I monopattini le monoruote e gli overboard sono incontrollabili, veloci e imprevedibili.
In caso di impatto un corpo umano a 20 km/h fa una brutta fine.
Se superano i limiti, la Locale come li controlla? Con l’autovelox?
Una bischerata di cui non se ne sentiva il bisogno, soprattutto a Milano dove il bike-sharing funziona ( grazie sindaco MORATTI!).
La vita media di un monooattino elettrico è di OTTO GIORNI!
Chissà quale “Gretino” sarà stato “unto” per aporovare questo degretino Tontinelli?
Gianni, il suo punto di vista è molto chiaro, solo una domanda: dove sta scritto che i monopattini elettrici durano in media 8 giorni?