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Terremoto in Toyota? E’ il flop dell’idrogeno in Giappone

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toyota idrogeno

Un rapporto di Renewable Energy Institute può servire a spiegare in parte le dimissioni del grande capo di Toyota mister Akio Toyoda, uno dei principali sostenitori della strategia all’idrogeno giapponese. Un totale fallimento: secondo il documento pubblicato lo scorso autunno dall’Istituto di Tokyo il 70% del suo budget decennale è stato “speso in cattive idee“.

toyota idrogeno
La Toyota a idrogeno, la Mirai: dal punto di vista commerciale, un insuccesso.
Sta succedendo in Giappone quello che molti paventano quando si parla di idrogeno: spingendo troppo oltre questo tipo di alimentazione, anche in settori dove esistono alternativa, ha portato a un ecceso di domanda che non può essere coperta con idrogeno verde a costi competitivi e finisce per rivolgersi all’idrogeno sporco.

Il rapporto (leggi) intitolato “Re-examining Japan’s Hydrogen Strategy: Moving Beyond the Fantasy “Hydrogen Society” individua tre aree di criticità.

L’idrogeno nelle applicazioni sbagliate

L’idrogeno è un vettore energetico dispendioso e inefficiente rispetto alle batterie e all’elettrificazione diretta. Quindi l’idrogeno e i suoi vettori sono meglio mirati a utilizzi che non possono essere decarbonizzati in qualche altro modo più semplice. L’aviazione, la navigazione, il trasporto pesante e la produzione di acciaio sono buoni esempi di aree in cui l’idrogeno sembra una soluzione competitiva.

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La bombola di idrogeno intercambiabile di Woven Planet, sussidiaria di Toyota, per l’uso domestico di energia

E Renewable Energy institute ha calcolato che circa il 70% – dei 460 miliardi di yen giapponesi (3,5 miliardi di dollari USA) nei budget governativi primari per i programmi sull’idrogeno viene indirizzata verso queste due tipologie di utilizzo, totalmente prive di senso.

Il Giappone ha dato la priorità all’idrogeno sporco

La strategia si basa interamente sull’idrogeno “grigio” almeno fino al 2030, afferma il rapporto. Questo può essere prodotto utilizzando gas metano in uno sporco processo Haber-Bosch che produce quasi sei tonnellate di anidride carbonica per tonnellata di idrogeno, bruciando anche metano per il calore e contribuendo alle fughe di metano in atmosfera che sono circa 80 volte peggiori per il riscaldamento atmosferico rispetto all’anidride carbonica in un periodo di 20 anni. Oppure tramite la gassificazione della lignite, che è circa il doppio di nuovo per le emissioni.

L’idrogeno sporco è più o meno l‘unico tipo disponibile in grandi quantità al momento. Eppure il Giappone classifica l’idrogeno blu e persino grigio come “fonte di energia non fossile” e deve ancora definire gli standard per l’idrogeno blu o verde e il tratta qualsiasi idrogeno come un buon idrogeno.

Il paradosso è che il piano prevede che il 30% delle centrali elettriche in Giappone siano alimentate da idrogeno anzichè a metano. Ma se l’idrogeno è “sporco” il risultato sarà “un aumento delle emissioni pari al 10%“.

E ha trascurato le rinnovabili

L’industria giapponese sta rispondendo a terribili incentivi e sta marciando verso una “fantasia della società dell’idrogeno”, afferma il Renewable Energy Institute

L‘idrogeno verde è attualmente molte volte più costoso. Ma il Giappone è in ritardo rispetto a Europe e Cina nello sviluppo di nuove tecnologie per produrlo. “Europa e Cina sono in testa e guardando agli ultimi sviluppi di questi paesi, l’entità del ritardo del Giappone è spaventosa“, si legge nel rapporto REI.

Solo due aziende giapponesi stanno cercando di produrre elettrolizzatori e una di queste ha raggiunto una produzione in volumi limitati. I costi delle apparecchiature per kilowatt sono circa sei volte superiori rispetto alla concorrenza cinese e non vi è alcuna indicazione che il Giappone possa colmare tale divario sulla sua traiettoria attuale.

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Rifornimento di idrogeno nella Toyota Mirai (foto: Toyota media).

Intanto il Sol Levante è in ritardo nello sviluppo della produzione elettrica da fonti rinnovabili (solo il 18% attualmente) e ha come obiettivo il 36-37% entro il 2030, contro il 50% dell’Europa. Il suo potenziale solare non è eccezionale, il settore eolico onshore è ostacolato da severi processi di approvazione, l’eolico offshore è costoso ed è improbabile che l’energia nucleare raggiunga i suoi obiettivi a causa di alcune norme di sicurezza molto comprensibili dopo il disastro di Fukushima disastro. L’energia rinnovabile in Giappone è costosa, quindi produrre idrogeno verde in Giappone non sarà economico. Alla fine l’unica alternativa è importare dall’Australia lo sporco idrogeno grigio, che spesso è peggio per il pianeta di qualunque cosa stia sostituendo.

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40 COMMENTI

  1. Ringraziamo Dio che ha aperto la mente della gente.Peccato che il partito dell’idrogeno salvatore abbia preso piede anche da noi, specificatamente contro le BEV causa di futuri fallimenti industriali con famiglie al lastrico,insostenibilita’ ecologica etc.etc.Passata la sbornia dell’idrogeno si tornera’ alla carica coi salvifici bio carburanti super green,blu,verdi che piu’ verdi non si puo’.(Come i polli Bio di Fileni)

  2. Non capisco questo confuso articolo.Se ne puo’ trovare centinaia che dicono il contrario o leggono la realta’ diversamente.
    La Toyota è la prima azienda al mondo,ha inventato l’ibrido quando si faceva fatica a capire cosa era.Ha aperto la strada della batterie ( piccole ) sull’auto che rispettino requisiti di sicurezza e ha dimostrato che con un motore tradizionale emissionato si puo’ ridurre in citta’ drammaticamente i consumi e quindi anche l’inquinamento.Le elettriche sono il futuro ma c’e’ tanto da fare sul veicolo ma soprattutto sul modello di distribuzione e sulla produzione ( molta energia e’ prodotta da carbone ) in quanto le rinnovabili sono lontane da poter fornire energia sufficiente ( e qui c’e’ una confusione sulla lettura dei dati che sfiora l’ingenuita’ ) .L’idrogeno avra’ il suo posto ed è giusto che le aziende sperimentino anche sbagliando.Inoltre cosa diciamo del dott.Diess licenziato perche’ si era buttato troppo sull’elettrico con VAG.Come il sig.Toyoda non sono degli sprovveduti ma persone che si sono presi dei rischi in un periodo di cambiamento cosi profondo.Le cause del loro licenziamento/pensionamento sono altre e non certo messe in piazza sui giornali.

    • Mi pare che la confusione la stia facendo lei, mettendo assime carbone, ricariche, auto ibride e di tutto di più. Noi abbiamo riportato un’analisi sul flop della strategia all’idrogeno del Giappone, molto sponsorizzata da Toyoda. E’ l’analisi di una istituzione indipendente, Renewable Energy Institute, che non è propriio l’ultimo arrivato.

      • La vostra pagina web mette sempre in luce sempre i fallimenti delle alternative all’elettrico usando analisi oggettive come quelle del Renewable Energy Institute ma contestualizzate in maniera sbagliata.Quindi si può fallire in Giappone ma tutto il mondo non è idiota ad investire anche sull’idrogeno oltre che sull’elettrico.E forse ci sarà una soluzione in base all’uso dei veicoli ed alla loro tipologia.Quindi continuate a fare confusione mascherandola per oggettività usando impropriamente report.Questa mi sembra disinformazione….che non aiuta sicuramente

        • l’idrogeno per la mobilità urbana è al momento fallimentare. servono 4 kWh per produrre idrogeno sufficiente a caricare 1 kWh le batterie tampone dalle fuel cell. forse così la capisci meglio….

          • Caro Kriss, io ci lavoro su idrogeno ed elettrico in UK e Asia! Quindi risparmia questi tuoi numeri veri ma non contestualizzati.
            Prego leggi bene cosa ho scritto.Ho usato il condizionale perché ad oggi nessuno ha la bacchetta in mano e quindi tutti stanno tentando diverse strade.Anche su veicoli urbani.E poi scusa sono tutti ignoranti e incompetenti quelli di Toyota,Cummins,Volvo…….Pensi che se avessimo il 20 % di auto elettriche basterebbe la corrente pulita che produciamo?Qualcuno dice con le rinnovabili .Non oggi e non senza un piano EU di venti anni.Il sole di notte non c’è. E DOVE LA METTI QUESTA ENERGIA.In campi pieni di batterie?Immaganizzandolo nelle auto?Ma con quante colonnine e con quali investimenti in infrastrutture ed in quanti anni.Per allargare il discorso,cosa che l’nformazione dovrebbe fare,c’e’ anche schizzofrenia sull’Euro7.E’ difficile ma non è un miraggio.Il prodotto è costoso perché hanno modificato profondamente i cicli di prova che sono più vicini alla realtà (finalmente). Le case stanno dicendo che non lo svilupperanno perché hanno bisogno di un piano europeo di sostegno anche per l’occupazione oltre che per il costi. Senza Euro 7 scompariranno posti di lavoro nelle case automobilistiche .Si creeranno in altre filiere che non sono in EU e non in mano ai costruttori.
            De Meo,Tavares…..non stanno dicendo questo? In modi diversi e anche provocatori.Parliamo dei tedeschi:hanno moltiplicano per N volte le loro vendite di elettrico ma parliamo di auto sostanzialmente di gamma media ed alta.Guarda caso cosi hanno abbassato il valor medio delle emissioni delle loro gamme.Guarda caso quelle gamme sono usata parzialmente in città.Le piccole auto elettriche non sono accessibili ai più.Per finire Non è meglio rompere le scatole ai sindaci (vedi Milano,Bergamo,Roma….) che non fanno nulla per la mobilità vera con piste ciclabili adeguate, gestione intelligente del traffico…… (siamo all’assurdo dei 30 km/h e non abbiamo i semafori intelligenti!!!¡).Quindi occhio a non parlare male ,con dei report ,delle persone competenti che stanno cercando una strada innovativa anche con sbagli.Si troverà sempre un report che dice anche il contrario.A volte servono per fregare investitori portando a capitalizzazioni folli società che se non avessero il titolo del momento avrebbero i libri in tribunale.Informazione è anche questo.Non VAI ELETTRICO ma vai INNOVAZIONE PER L’AMBIENTE !!!!Un saluto

    • “Se ne puo’ trovare centinaia che dicono il contrario o leggono la realta’ diversamente.”

      Su Internet puoi trovare migliaia di persone convinte che la terra sia piatta, questo non rende la teoria della terra piatta una realtà.

      L’idrogeno è fallimentare per tutta una serie di motivi, te ne elenco alcuni:

      1) Produrre idrogeno spreca un sacco, ma davvero un sacco di energia (senza contare gli altri materiali, ad esempio quanta acqua ti serve per fare 1Kg di idrogeno). A quel punto ti chiedi, viste le alternative molto più efficienti e meno impattanti sull’ambiente, se ne vale la pena. Forse un giorno si arriverà ad una tecnologia più efficiente, ma fino ad allora questi sono i fatti… non possiamo ragionare sui “forse” e sulle speranze se vogliamo affrontare la crisi climatica… perché la crisi climatica è una realtà oggi… e “forse” questa tecnologia sarà disponibile solo fra 100 anni… o “forse” non lo sarà mai… non lo sappiamo.

      2) Riconvertire l’idrogeno in energia utilizzabile è anch’essa un’operazione non efficiente, se non sbaglio metà, o più di metà dell’idrogeno, viene sprecata in quest’operazione. Non sono sicuro, ma credo che l’idrogeno per alimentare un’auto sia anche meno efficiente della benzina stessa.

      3) Al contrario dell’energia elettrica, che è diffusa su tutto il territorio e arriva fino a casa tua, non esiste una rete di trasporto e stoccaggio dell’idrogeno… che richiede altissime pressioni e bombole apposite (e costose) per via della dimensione delle sue molecole che sono piccole a sufficienza da “filtrare” attraverso il materiale delle bombole normali (fra l’altro danneggiandone il materiale stesso). Non puoi in pratica usare le stesse bombole del gas per trasportarlo e contenerlo. Questo significa dover costruire tutta una serie di infrastrutture costose che oggi non ci sono… e che vanno ben al di là di dotare qualche parcheggio di colonnine di ricarica.

      4) Non risolve in alcun modo gli attuali problemi di trasporto e consegna del combustibile. In altre parole, mentre l’elettricità arriva già virtualmente ovunque sul territorio, l’idrogeno devi trasportarlo e consegnarlo a delle stazioni di ricarica. Quindi da questo punto di vista hai lo stesso problema dei combustibili fossili con container e camion che devono spostarsi su tutto il territorio per rifornire le stazioni di ricarica… questo crea traffico, inquinamento, ecc. Problema che invece l’elettrificazione dei veicoli risolve in modo pressoché completo dato che ogni abitazione è di fatto dotata di elettricità (e molte abitazioni possono già prodursela in autonomia).

      5) Al contrario dell’elettricità, prodursi idrogeno a casa propria non è per nulla semplice, né conveniente, richiede attrezzature costose e sistemi di stoccaggio costosi (oltre che spazio). Il che significa che dovrai dipendere come fai oggi dalle stazioni di ricarica, e dai costi imposti da terze parti… proprio come con la benzina oggi. Non avrai la comodità di ricaricare il tuo veicolo a casa tua senza dipendere da nessuno.

      6) Credo che una delle lezioni che dovremmo aver imparato dalla guerra in Ucraina è che tutto ciò che è centralizzato può essere facilmente attaccato e distrutto, tutte le reti di fornitura di terze parti possono essere interrotte. Non possiamo più vivere nell’illusione di esistere in un mondo pacifico… perché purtroppo non è così. Più riusciamo ad essere indipendenti (come nazione, ma anche come singole famiglie e singoli individui), e meglio è. Dovremmo quindi puntare su tecnologie resistenti a questo genere di problemi, e l’idrogeno purtroppo al momento non lo è. Se per via di una guerra la centrale elettrica che alimenta casa mia viene distrutta, vorrei poter continuare a rimanere al caldo e potermi spostare senza dovermi preoccupare di terze parti. L’elettrificazione dei veicoli e la creazione di energia elettrica in proprio va in questa direzione, tutto il resto va in direzione contraria. Oggi, molte persone in Ucraina stanno scoprendo che avere un impianto FV sul tetto forse non era un’idea così brutta dopo tutto… speriamo di non doverci mai passare attraverso noi stessi, ma non possiamo vivere di speranze… possiamo invece prepararci al peggio sperando di non doverlo mai affrontare.

      Di fatto, l’unico vantaggio dell’idrogeno sull’elettrico è la ricarica veloce… ma per il resto, ad oggi, la benzina ha probabilmente più vantaggi dell’idrogeno stesso, pure da un punto di vista ambientale. Ripeto, forse un giorno sarà diverso, forse un giorno avremo la tecnologia per estrarre idrogeno in modo efficiente, poco costoso, compatibile con l’ambiente e pratico… ma quella tecnologia ancora non esiste e non è detto che mai esisterà.

      Al contrario… la tecnologia delle batterie già esiste, e sta migliorando a grandi passi. Ti faccio un esempio… il mio Realme 7 Pro (uno smartphone) si ricarica completamente in 15/20 minuti e la carica dura un’intera giornata… il mio vecchio smartphone richiedeva ore per fare lo stesso. Anche da un punto di vista dei materiali si sta lavorando su batterie che utilizzano il più possibile materiali comuni e poco impattanti sull’ambiente, facendo per esempio a meno del Cobalto.

      In ogni caso, il problema della carica delle batterie è relativo ed è di fatto reale solo nei lunghi viaggi… ma la maggior parte della gente utilizza quotidianamente l’automobile solo per brevi tratti (casa-scuola, casa-lavoro, casa-spesa) e solo occasionalmente per lunghi viaggi. Quindi, se proprio non vuoi “perdere tempo” aspettando che l’auto si ricarichi mentre sei in viaggio (si parla comunque solo di decine di minuti), per quelle poche volte l’anno che ti serve fare grandi viaggi (chessò, andare in vacanza con la famiglia), puoi tranquillamente affittare un’automobile a combustione, o utilizzare i mezzi pubblici. Se ovviamente invece hai bisogno di fare lunghi viaggi spesso (per lavoro per esempio)… allora forse per te l’auto elettrica non è (ancora) indicata.

  3. Mah, parlando di terremoti mi sarei aspettato negli scorsi giorni un commento piccato di Massimo dopo l’elezione del nuovo presidente della Cop26…

  4. In China l’idrogeno viola e’ diffusissimo, con parecchi modelli in vendita ad idrogeno. In giappone la situazione e’ grave, per ora danno una mano i cinesi, poi forse si passera’ al verde, ma ci vorranno decenni.

  5. A me il collegamento sembra debole. Toyoda non è stato il ministero dell’energia e delle rinnovabili, Toyoda ha prodotto auto di cui una sola all’idrogeno. La sperimentazione di una città all’idrogeno è né più né meno quello che si sta facendo in tante altre parti del mondo, dalla Danimarca (h2pia) all’Italia (Castelfranco Emilia). Il Giappone ha problemi a produrre energia a bassa emissione di CO2 per i motivi citati, non vedo il collegamento con Toyoda sinceramente se non per il fatto che per una sperimentazione ha dato una mano.

    Sull’idrogeno non so se sta investendo più soldi l’Europa che il Giappone, si parte dal blu per poi passare al verde. Il problema del Giappone è che sta mancando gli obiettivi di decarbonizzazione ma, ripeto, non per colpa di Toyoda

    • Concordo. Toyoda ha pagato il suo scetticismo verso l’elettrico a tutti i costi spinto da governi fantocci nelle mani delle altre case automobilistiche. Gli azionisti spaventati di rimanere indietro in questa ennesima corsa al “frega i soldi ai consumatori” lo hanno costretto a dimettersi.

      • In realtà non si è capito se è stato costretto o no. Sembra quasi che la scelta sia partita da lui, tra l’altro a differenza di Diess non è stato cacciato ma si sarebbe piazzato in un ruolo comunque autorevole e importante e ancora più di lobbying. Inoltre prendere il presidente di Gazoo Racing per lui che ama il settore racing e che è ancora in attività con le auto sportive che addirittura collauda in prima persona e metterlo al suo posto mi sembra quasi scegliere dopo 14 anni di fare qualcosa di diverso lasciando il trono al proprio braccio destro.

    • Enzo il tuo ragioamento sarebbe ineccepibile. Ma in Giappone la linea che separa governo e mega aziende è molto, molto sottile.
      Un paragone in casa nostra sono i classici Fiat, Alitalia, Trenitalia, Poste, Telecom, Fincantieri, Leonardo.
      Dici che non hanno mai avuto (ho citato appositamente molti brand pre-rebranding) voce in scelte governative?
      Ecco. In Giappone è, forse, peggio.

      Poi come sempre dietro ad un fallimento non c’è mai un uomo solo ma una catena di eventi.

      • Ok, d’accordo, ma sono stati elencati una serie di ragioni per cui la decarbonizzazione è difficile in Giappone. Capisco che Toyota possa aver premuto per l’esperimento della women city, ma il ritardo accumulato dal Giappone non può essere addossato a Toyota. Stiamo davvero dicendo che Toyota è contraria all’eolico, al solare, all’idroelettrico e al nucleare e vuole una società del carbone? Come, dove, quando e perché? A me pare il contrario, io ricordo che Toyoda accusò pubblicamente i ritardi del Giappone sulla produzione di energia elettrica in modo pulito e anzi ci fu un forte scontro visto che il Giappone puntò allo stop delle auto a benzina dal 2035 nonostante il niet di Toyoda (salvo poi cambiare idea e accettare la vendita di ibride anche dopo il 2035).

          • Non è una combinazione, lì certamente la pressione delle lobby ha fatto cambiare idea al governo che ha accettato la proposta di far vendere le ibride anche dopo il 2035. Ma da qui a sostenere che le stesse lobby abbiano rallentano la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili il passo è lungo e servirebbero delle prove, ma mancano addirittura gli indizi … E la women city non è neanche un indizio, perché non si può usare una sperimentazione su scala strettissima per ipotizzare che questo abbia bloccato l’intera trasformazione del settore dell’energia verso una svolta green che tra l’altro prevede soglie precise di abbattimento della co2. Tra l’altro il Giappone non è neanche così avanzato nella sperimentazione dell’idrogeno. Analizzando questo report di Snam [ https://www.snam.it/export/sites/snam-rp/repository/file/Media/news_eventi/2020/H2_Italy_2020_ITA.pdf ], di parte ma ben fatto e documentato, sono citati gli sforzi di tanti paesi verso questa direzione e la Cina, ad esempio, sembra molto più avanti nella corsa all’idrogeno. Cito: “entro il 2050 la filiera dell’idrogeno potrebbe arrivare a coprire più del 10% della domanda energetica nazionale, raggiungendo una produzione di 60 milioni di tonnellate di idrogeno e l’installazione di oltre 10.000 stazioni di rifornimento sul territorio.”. Ma si parla di Canada, Corea del Sud, Europa, Australia e in nessuno di questi paesi la sperimentazione dell’idrogeno sta frenando la corsa alle energie rinnovabili.

          • Di quale idrogeno stiamo parlando? Perchè, caro Enzo, il problema è tutto qui. Il flop del Giappone sta nell’aver investito sull’utilizzo, senza averlo fatto sulla produzione. Oggi hanno una filiera di utilizzatori di idrogeno, alimentata al 90% da idrogeno sporco. Il risultato è più emissioni.

          • Ma anche parlando di più emissioni (e comunque è una sperimentazione) Toyota al più è coresponsabile di un esperimento inutile di una piccola new town di poche anime. Il Giappone è una nazione enorme di 125 milioni di cittadini, i ritardi del Giappone sull’abbattimento della co2 non è imputabile ad una sperimentazione minuscola ma al governo giapponese e al suo ritardo negli investimenti per abbattere la co2. Tra l’altro la sperimentazione tanto tanto inutile non è: dentro c’è anche Panasonic e come riporta il report di SNAM “Per quanto riguarda il settore residenziale, diverse grandi aziende (es. Panasonic) sono da tempo impegnate nella produzione di celle a combustibile per case unifamiliari, le cosiddette “Ene Farms”. L’affermazione di una società basata sull’idrogeno passa anche dall’installazione di questi mini-impianti di produzione, frutto di un percorso congiunto lungo 10 anni che ha visto la collaborazione delle aziende municipalizzate di erogazione del gas con i grandi gruppi tecnologici del Paese. Si tratta di soluzioni arrivate ad un livello di maturità tecnologica tale per cui oggi queste attività sono ormai completamente indipendenti dai sussidi statali e le aziende hanno avviato le esportazioni anche verso i mercati esteri.”

            E che questi ene farms siano un fallimento lo scrivete solamente voi. Io ovunque vado a leggere trovo elogi. Ogni abitazione alimentata con questi ene farm riducono le emissioni di co2 di 1330 Kg all’anno [ http://www.fca-enefarm.org/about.html ], oltre ad un risparmio importante su tutte le bollette energetiche e a ritrovarsi in caso di black out un sistema che funziona da batteria di backup (certamente un contributo in ottica smart grid perché la corrente può essere levata alle abitazioni che possono autoprodursela). E sull’idrogeno non mi pare proprio che il Giappone voglia fare marcia indietro [ https://www.enecho.meti.go.jp/en/category/special/article/detail_172.html ]. Piuttosto occorre fare di più diversificando la strategia, ma più leggo i report più mi convinco che cittadini e politici giapponesi sono orgogliosi dei risultati raggiunti da Panasonic e Toyota nel settore dell’energia da idrogeno blu. Non ho trovato nessuna critica alle ene farm giapponesi.

            Qui [ https://www.osakagas.co.jp/en/whatsnew/__icsFiles/afieldfile/2021/09/16/210910.pdf ] si parla di 280000 tonnellate di co2 risparmiate (l’equivalente di 20 milioni di alberi di cedro) grazie alla vendita di ben 150000 unità di ene farm. E sono unità assolutamente efficienti: “Ene-Farm Type S, launched in April 2020, attains the highest power generation efficiency in the world of 55%.”. E qui [ https://www.osakagas.co.jp/en/whatsnew/__icsFiles/afieldfile/2020/03/03/20200225.pdf ] dice “The new product can reduce annual lighting and heating expenses by about 121,000 yen and CO2 emissions by about 2.3 tons compared to using a conventional hot-water supply and heating system […] the service life of the power generation unit has been extended from 10 years (conventional product) to 12 years so that the product can be used for a longer period.”

          • Enzo, come al solito è inutile discutere con te: ti prendi tre ore per navigare in Internet, arruffi una risposta con due link, e tutto tronfio dici che hai vinto. Ok, ha vinto. Fallo sapere non a noi, che riportimo solo una notizia, ma all’istituto giapponese Renewable Energy Institute. Magari non hanno capito nulla.

      • Cito: “Specifically in Japan, Toyota supports the Japanese government’s new 2030 energy mix plan, where
        renewable energy is to be the country’s main power source in 2030. The Japanese government plans to
        double the amount of renewable energy in the next 10 years, which is an ambitious goal. Toyota is asking
        the Japanese government to take specific actions towards a steady increase of renewable energy.
        (ex. Make an action plan, share information on necessary investments/costs, etc.)”

        https://global.toyota/pages/global_toyota/sustainability/esg/environmental/climate_public_policies_en.pdf

        • Certo. Come le varie Eni, Q8 ecc investono un sacco nel settore green. E’ uno dei metodi di green washing.
          Soprattutto dopo essere finito ai primi posti per scarsa attenzione al problema.

          E poi, come dicevo sopra, Toyota è mega. Non è solo auto, lo saprai bene anche tu. In patria fa davvero qualsiasi cosa. Credo faccia ancora anche le macchine da cucire.
          Nella parte che citi però dice solo che supporta la scelta del governo e chiede al governo maggiori informazioni su cosa stia facendo e maggior commitment. Se hai letto tutto il PDF, parla anche di cosa fa nello specifico Toyota?

          Vedi, ti dico un altro motivo per cui questa cosa mi rattrista molto. Il Giappone è pieno zeppo di ibride. Tokyo è la megalopoli più silenziosa al mondo anche perchè girano quasi solo ibride e trasporto pubblico su ruota ibrido.
          Partivano da una posizione privilegiata. Qua c’è ancora gente dubbiosa sull’ibrido!!
          Ora… c’è una certa Tesla che cresce… e cresce… e cresce… e Toyota vuole correre in casa con il broncio portandosi via il pallone. I suoi contender in patria ci hanno già investito (Nissan, Mitsubishi, Honda). Toyota è la cicala.

    • Ottima osservazione.
      Articolo ottimo per clickbait. 🙂
      Si corre il rischio che per sostenere la propria tesi si dimentica l’imparzialità.
      Ottimo esempio e’ citare Toyota-Toyoda per sostenere il fallimento della politica energetica dell’intero giappone (collegandola in maniera sibillina a Toyoda) e dimenticare di citare per esempio i problemi di Northvolt, Britishvolt o Italvolt.
      Ognuno tira l’acqua al suo mulino. 🙂

  6. E sì…prima di correre bisogna imparare a camminare,bello e chiaro questo articolo che dovrebbe fare riflettere sui fondi investiti per creare da noi i prossimi distributori di idrogeno…non fraintendetemi ,sono assolutamente pro H ma visto la complessità dei processi produttivi perché usarlo per auto o mezzi su ruota…tempo fa’ mi ero intrippata per una “caldaia” a idrogeno prodotta in Italia..forniva calore ed elettricità..ma tenersi 3kg di idrogeno in locale tecnico non mi stuzzicava..poi c’era la spesa gestione annua..cambio celle ogni tot cicli…non mi pareva molto pratico

    • Una ditta italiana sta sperimentando sul campo un modello di caldaia ad idrogeno che utilizza lo stesso vecchio impianto a radiatori e le stesse tubature del metano. Più precisamente nei Paesi Bassi, in un complesso residenziale storico in cui sostituire tutto avrebbe costi improponibili e comunque con la presenza di vincoli paesaggistici. Se permesso posso postare il link all’articolo.

      • Che si usi stessa rete metano,o è una condotta progettata per entrambi i gas oppure è una miscela dei due perché mi risulta che per contenere l’idrogeno servano dei materiali con densità elevate per non fare “trasudare” l’idrogeno…la rete metano non credo sia stata progettata anni fa’ per questo..poi vogliamo usare H per scaldare i termosifoni?…la transizione deve comprendere anche un minor dispendio energetico…nel domestico ci sono soluzioni alternative e più efficienti…nell’industria non se ne potrà fare a meno,lasciamolo a chi serve che produrlo costa energia

      • Impossibile usare la stessa linea del metano, perché non resterebbe nelle tubature, ad oggi ci sono delle sperimentazioni per aggiungere del idrogeno al metano, ma la trovo comunque assurda, perché ad oggi e anche domani produrre idrogeno verde serve più energia di quella che poi potrai riutilizzare, di conseguenza meglio usare energia direttamente, se poi la usiamo con le pompe di calore, il rendimento in alcuni casi arriva a 6 volte tenendo sempre presente che al minimo si scende a 2 il che significa che per 1kwh di energia il minimo me ne fornisce 2kwh e può arrivare a 6kwh ciò che nessuna caldaia a combustione potrà mai raggiungere , neanche quelle con il recupero del energia dai gas di scarico ( caldaie a condensazione)

  7. /// sta succedendo in Giappone quello che molti paventano quando si parla di idrogeno: spingendo troppo oltre questo tipo di alimentazione, anche in settori dove esistono alternativa, ha portato a un ecceso di domanda \\\ Da parte di chi ?

    /// il Sol Levante è in ritardo nello sviluppo della produzione elettrica da fonti rinnovabili […] Il suo potenziale solare non è eccezionale \\\ Immagino che non esistano grandi superfici a disposizione per installare “solar farms” vista la densitá abitativa del Giappone ma proprio per questo ci sono molti tetti “sfruttabili”, credo che il loro numero compenserebbero in parte l’inclinazione non ottimale dei pannelli.

    • ci sono i margini di strade autostrade e ferrovie
      Il Giappone + o meno ha latitudini simili alla nostra
      la sua superfice è superiore di quasi un terzo alla nostra ,anche se dalle cartine non sembrerebbe
      il numero di abitanti per kmq sono 333
      contro i nostri 200

      • insieme a noi sono il paese più vecchio, come numero di anziani e longevità
        del pianeta

        quindi i loro consumi procapite saranno limitati quanto i nostri

        a dispetto nostro , tutto è molto più organizzato ed efficente
        ad esempio nelle grandi città non si può acquistare un’auto senza dimostrare di avere il posto auto

        forse sarà un sistem classista ,
        ma anche io , se abitassi in un centro storico , non acquisterei mai un’auto
        anche se avessi la disponibità economica

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