Home Tecnologia Symphonia, l’auto elettrica nel portafoglio

Symphonia, l’auto elettrica nel portafoglio

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«Il momento giusto per salire a bordo è oggi». Non è lo slogan di un produttore di veicoli elettrici e nemmeno di una società di e-car sharing, anche se chi lo propone ha molto, anzi tutto, in comune con il mondo dell’EV. Non per viaggiare, ma per guadagnare.

Campeggia infatti sul volantino promozionale del primo e unico strumento di investimento al mondo specializzato in titoli di aziende direttamente o indirettamente collegate alla mobilità sostenibile. Si chiama «Symphonia Electric Vehicles Revolution» e ed è un comparto della lussemburghese Symphonia Lux Sicav. Ma, a dispetto dell’inglese e della bandiera, è un prodotto italianissimo. L’ha inventato Massimo Baggiani, gestore responsabile dei mercati azionari internazionali di Symphonia SGR, la boutique finanziaria torinese fondata da Angelo Abbondio, uno degli ultimi guru di Piazza Affari.

Da grande conoscitore e appassionato di veicoli a zero emissioni, Baggiani ha intuito che l’hobby poteva diventare un ottimo affare sul luogo di lavoro, che è la City di Londra. Ed è stato così: dalla nascita, nel 2015, il fondo ha guadagnato il 39%, contro performances inferiori al 10% per gran parte degli indici di Borsa. Nell’ultimo anno addirittura il 41% rispetto al 10-11% della media degli altri fondi azionari internazionali. Qualcosa, e non poco, ha influito l’operazione Tesla, un titolo che Baggiani mise in portafoglio fin dal debutto e che ha liquidato in aprile giudicandolo ormai prossimo al massimo potenziale di rivalutazione in rapporto ai fondamentali di bilancio.

La strategia del fondo, infatti, è “value”; punta su aziende industriali sottovalutate dal mercato, ma solide e profittevoli, con prospettive di crescita consolidate a lungo termine e buoni dividendi. Nulla a che fare, ormai, con la scoppiettante creatura di Elon Musk, coccolata dai mercati come la migliore delle scommesse, ma tutt’ora in perdita. Nel paniere di Symphonia Electric Vahicles Revolution ci stanno piuttosto i colossi delle batterie come Lg Chemical, Panasonic e Samsung, il big dell’auto cinese BYD, società minerarie con ricchi giacimenti di cobalto e litio (elementi chiave per gli accumulatori per auto elettriche), produttori di componenti e reti di ricarica. Complessivamente  un’ottantina di società di tutto il mondo; tra queste anche due piccoli gioielli italiani quoitati alla Borsa di Milano, di cui però non si fa il nome; forse per proteggere dalla speculazione una scoperta ancora non del tutto matura.

Tralasciando per ora i dettagli tecnici del fondo, vale però la pena di sottolineare che non è prevista una soglia minima di investimento. Quindi anche il piccolo investitore può «salire a bordo» se condivide la visione strategica di Baggiani, ottimamente illustrata in un prospetto informativo pieno di riferimenti scientifici sull’inevitabilità della transizione verso la mobilità elettrica. Una scommessa affascinante, riservata però a risparmiatori sorretti da una spiccata propensione al rischio. L’indice sintetico di rischio segna infatti un livello sei su sette.

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