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Studio su agrivoltaico: ok fino al 35% delle superfici. A Rimini un salone dedicato

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Il parco urbano agrivoltaico di Faenza

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Conciliare produzione agricola ed energia solare è possibile. Parola degli scienziati. Si legge in uno studio del Politecnico di Milano pubblicato sulla rivista Earth’s Future. Cosa scrivono? Fino al 35% delle superfici agricole non irrigue nel mondo potrebbe accogliere impianti agrivoltaici senza impatti rilevanti sulla resa agricola. Anzi spesso salvano la produzione dagli eventi meteo estremi. Intanto a Rimini si sta svolgendo, all’interno di Macfrut, il salone dell’agrivoltaico (leggi qui). Chiude domani (giovedì 8 maggio). 

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il limoneto 4.0 con i pannelli sopra le piante

Lo studio sull’agrivoltaico come strumento contro le fake news

Lo studio è stato firmato da Maddalena Curioni, Nikolas Galli, Giampaolo Manzolini e Maria Cristina Rulli. I ricercatori hanno analizzato la risposta di 22 colture in diversi contesti climatici con l’impiego di pannelli solari sopra le superfici coltivate.

Questo l’esito: secondo il modello elaborato, tra il 22% e il 35% delle superfici agricole non irrigue nel mondo potrebbe accogliere impianti agrivoltaici senza impatti rilevanti sulla resa agricola.

Questa la lettura minima. Lo studio mostra anche che la simbiosi può produrre diversi effetti benefici: aumentare la produttività complessiva per metro quadrato e ridurre i costi. Ma non è finita qui: migliorare la qualità del prodotto finale grazie all’ombreggiamento fornito dalle colture.

Sono esiti già conosciuti e ne abbiamo spesso scritto. Cosa dice in più lo studio? E’ una base scientifica utile per contrastare le peggiori fake news sul tema, c’è chi si è inventato danni enormi alla biodiversità, spesso adottate anche da esponenti politici, quindi decisori, per campagne populiste.

Il ruolo chiave dell’ombreggiamento

Nello studio si evidenza che l’agrivoltaico può trasformare la competizione sull’uso dei terreni in sinergia, specialmente quando le colture beneficiano dell’ombreggiamento. Un risultato che si estrae da studi sperimentali locali che oggi stanno raggiungendo una scala più ampia.

Eaton e Insolight hanno 100 progetti su agrivoltaico

Parola ai ricercatori: «Abbiamo scoperto che, mentre il 13%-16% delle attuali installazioni fotovoltaiche a terra hanno sostituito terre coltivate con usi non agricoli, combinare terre coltivate e fotovoltaico in sistemi agrivoltaici potrebbe alleviare lo stress idrico per il 22%-35% delle terre coltivate non irrigate del mondo, a seconda del livello di ombreggiamento».

Sul tema c’è da sottolineare l’importanza del risparmio della risorsa idrica in periodi di forte siccità e di desertificazione di alcune aree, anche in Italia. Sulla sostituzione del terreno coltivato con fotovoltaico a terra è necessario dire che in terreni con poca produttività “sacrificare” una parte dell’azienda permette di salvare tutta l’attività grazie ai proventi della produzione energetica.

Anche il fotovoltaico a terra incide poco sulla superficie agricola totale

Un passaggio interessante dello studio: «L’area globale destinata ai pannelli fotovoltaici a terra, circa 3300 km² secondo uno studio di Dunnett  elaborato in questo studio, non è in alcun modo comparabile con la superficie agricola globale (12,44 milioni di km² nel 2019 secondo Potapov».  Insomma, stiamo parlando di un fenomeno marginale.

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12 COMMENTI

  1. ho seguito un webinar dello studio avvocati Sani Zangrando che conferma quanto scritto nella norma, per fv a terra fino a 1 MW è possibile tramite PAS

  2. Quello che molti non hanno ancora capito è che siamo di fronte a una nuova rivoluzione industriale, che ci traghetterà a altre forme di energia tipo fusione nucleare ecc..

    • se chiedi ai Fisici, fusione potrebbe non arrivare, o arrivare tra 50 anni, e non essere economicamente conveniente, ne avere una filiera così pulita come si dice

      la rivoluzione tecnologica già in atto e solo all’inizio del suo potenziale sono le rinnovabili, in arrivo la fotosintesi fotovoltaica e i nuovi idrolizzatori, l’eolico off-shore, gli accumuli energetici, e già maturo il “banale” fotovoltaico, che è la versione semplice, economica, senza manutenzione, installabile ovunque, trasportabile con un furgone, della fusione, perchè i pannelli fotovoltaici raccolgono l’energia che proviene della fusione che avviene nel nucleo del Sole

      guardare i dati mondiali delle installazioni annuali per capire, è in atto la rivoluzione energetica più veloce della storia:

      https://www.pv-magazine.com/wp-content/uploads/2025/01/thumbnail_Picture1-1200×890.png

  3. Per alimentare 100% rinnovabili l’ltalia con i consumi elettrici aumentati previsti nel 2050, vedo nelle simulazioni che nel caso più difficile in cui limitassimo abbastanza le installazioni di pale eoliche su terra perché siamo schizzinosi, di FTV a stare molto larghi ne servirebbe circa 1000 Km2 di pannelli a terra, e 400 Km2 su tetti, cioè su circa 1/9 delle superfici dei tetti di capannoni, case, parcheggi; conto fatto con i pannelli di adesso, con i pannelli di domani a maggiore resa, di km2 ne serviranno di meno

    1000 km2 di area di pannelli NETTA, poi ci sono le file di terreno tra i pannelli e le aree di terreno a contorno, e allora in una installazione di agrivoltaico semplice ( quelle molto economiche, con file di pannelli a terra, che non piacciono a Lollobrigida, ENI e Coldiretti ) richiederebbero circa 2300 km2 LORDI complessivi dei terreni coltivati;
    il conto sale ancora un poco se si considera installazioni di agrivoltaico evoluto, perchè usa una proporzione più diluita di pannelli e terreni

    2300 km2 lordi sono 0,75% della superficie nazionale Italiana, che per metà è classificata agricola, e allora sarebbe 1,5% della superficie Italiana classificata agricola

    NB sono classificati “agricoli” anche i terreni messi a pascolo o i terreni ora non coltivati perché non conveniente per vari motivi, i cosidetti terreni economicamente marginali, che invece con la sinergia con il FTV possono essere curati e coltivati o pascolati, con anche un buon profitto economico, sostenendo le aziende agricole, pagando gli stipendi e gli investimenti per l’azienda

    insomma c’è abbondanza di spazio, volendo anche senza neppure sfiorare terreni di pregio, anche se in certi casi converrebbe anche alle coltivazioni di pregio avere una frazione di ombreggiamento, come spiega l’articolo

    poi al Sud c’è l’imbarazzo della scelta, ci pensa la siccità a moltiplicare i terreni resi marginali, ma recuperabili con l’agrivoltaico, evitando l’abbandono dei terreni e con le entrate economiche pagando gli stipendi dei lavoratori delle aziende agricole, evitando lo spopolamento delle campagne e relativi borghi abitati

    mi pare importiamo combustibili fossili grezzi (petrolio e metano) per 60 (?) miliardi all’anno, con l’agrivoltaico questa spesa in energia intanto si ridurrebbe, e verrebbe girata a sostenere economia quasi interamente nazionale (il costo dei pannelli è solo il 20% dell’impianto, il resto è filiera locale), e la vendita di energia sosterrebbe gli AGRIVOLTORI (coltivatori di cibo ed energia, definizione azzeccata sentita in interviste)

    • Sono assolutamente d’accordo con te, io possiedo un piccolo appezzamento di 1 ettaro che potrei dedicare parzialmente al fotovoltaico. È totalmente improduttivo, con una pendenza rilevante ed una esposizione perfettamente a sud, ma non è più possibile realizzare un fotovoltaico a terra con le attuali leggi, anche se io non avessi intenzione di ricoprirlo integralmente. Il cosiddetto agrivoltaico ad altezze superiori ai 2 metri ha dei costi decisamente maggiori.

      • caspita, spero che tu riesca lo stesso prossimamente a far quadare i conti, sarebbe un bel progetto

        per chi legge:

        ci stiamo riferendo al pasticciaccio del decreto Lollobrigida (DL agricoltura), fatto di corsa primavera scorsa per limitare sia le aree usabili per il FTV con pannelli a terra, sia bloccare le installazioni di FTV a terra specificatamente su terreni agricoli, cioè l’agrivoltaico del tipo semplice,

        quello con file di pannelli quasi a terra, alternato a strisce di terreno che mantengono l’uso agricolo o pascolo, con densità massima dei pannelli pari al 40% della superfice, mentre almeno il 60% rimane direttamente esposto al sole (all’incirca mi pare si installa sino a 1 MW in 1 ettaro, e con rese potenziate usando pannelli bifacciali e/o inseguitori solari a 1 asse);

        agrivoltaico semplice, erano installazioni così economiche (le strutture di sostegno erano pochi pali zincati molto semplici piantati nel terreno) da prevedere tempi di rientro dell’investimento rapidi e sicuri, che non scoraggiavano anche piccoli e medi investitori e non necessitavano di incentivi

        il ministro ha imposto una altezza minima da terra dei pannelli di 2,1 metri, sempre e a prescindere dal tipo di uso del terreno agricolo, anche dove non sarebbe necessaria; questo rende più costosa, massiccia (in funzione anti-vento), complessa e più vistosa da lontano la struttura di sostegno, la posa, e anche la manutenzione

        si trova un rientro dell’investimento più lungo e un costo dell’energia un poco più alto, non drammatico ma quanto basta a scoraggiare in massa molte installazioni.. e far puntare magari all’agrivoltaico evoluto, ancora più costoso ma incentivato (e per questo limitato nelle quantità, non è una minaccia rapida ai prezzi energia alti che necessita ENI)

        se ricordo, c’erano legali all’opera per interpretare la norma, cercando di mitigarla, 2,1 metri di altezza da terra dicevano potrebbero essere intesi misurati dal bordo inferiore dei pannelli, oppure dal centro del pannello, cioè l’altezza media, o altezza sottostante raggiungibile se il pannello può essere ruotato in posizione orizzontale ( in caso di montaggio con inseguitori solari)..

        se tu o qualcuno del ramo sa come è finita sarei curioso, sono quei 40-50 cm in meno di altezza che aiuterebbero a non complicare cosi tanto le installazioni

      • Gli impianti a terra “standard” (fino ad 1MW) sono installabili se associati ad una CER. Provi a verificare se nei pressi del suo terreno ci sono linee MT a distanza “ragionevole”. Se poi l’ubicazione è in un comune < 5000 abitanti, ci sono i vantaggi dei finanziamenti PNRR (pochissimo utilizzati).

        Richiamo normativo: “Disposizioni finalizzate a limitare l'uso del suolo agricolo” art. 5 del decreto legge 15 maggio 2024, n. 63 convertito in legge n.101 del 12 luglio 2024, ha introdotto all’art.20 del D.lgs n.199/2021 l’art. 1 bis, il quale prevede la costruzione di impianti fotovoltaici in via derogatoria nel caso di progetti che prevedano impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra finalizzati alla costituzione di una comunità energetica rinnovabile ai sensi dell'articolo 31 del D.lgs n.199/2021.

        • Ho chiesto di parlare con la CER Valsamoggia, ma ancora non mi hanno richiamato. Purtroppo il nostro comune ha accorpato 5 preesistenti comuni, per cui ora abbiamo molto più di 5000 abitanti.

          • le segnalo che è possibile realizzare nel suo terreno un impianto fv a terra fino a 1 MW tramite PAS ( quindi la superficie del suo terreno rientra in questo parametro), in base all’art 8 Allegato B comma 1 punto f) del Dlgs 190/2024 conosciuto come “Testo Unico FER” pertanto non è necessario realizzare un impianto agrifv più complesso e oneroso. A disposizione per chiarimenti e/o info

          • Scusa, ma il DL Agricoltura mi sembra chiaro: ” Art. 5

            Disposizioni finalizzate a limitare l’uso del suolo agricolo

            1. All’articolo 20 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199,
            dopo il comma 1 e’ aggiunto il seguente: «1-bis. L’installazione
            degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra di cui
            all’articolo 6-bis, lettera b), del decreto legislativo 3 marzo 2011,
            n. 28, in zone classificate agricole dai piani urbanistici vigenti,
            e’ consentita esclusivamente nelle aree di cui alle lettere a),
            limitatamente agli interventi per modifica, rifacimento,
            potenziamento o integrale ricostruzione degli impianti gia’
            installati, a condizione che non comportino incremento dell’area
            occupata, c), c-bis), c-bis.1), e c-ter) n. 2) e n. 3) del comma 8.
            Il primo periodo non si applica nel caso di progetti che prevedano
            impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra finalizzati alla
            costituzione di una Comunita’ energetica rinnovabile ai sensi
            dell’articolo 31 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199,
            nonche’ in caso di progetti attuativi delle altre misure di
            investimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR),
            approvato con decisione del Consiglio ECOFIN del 13 luglio 2021, come
            modificato con decisione del Consiglio ECOFIN dell’8 dicembre 2023, e
            dal Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC) di
            cui all’articolo 1 del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59,
            convertito, con modificazioni, dalla legge 1° luglio 2021, n. 101,
            ovvero di progetti necessari per il conseguimento degli obiettivi del
            PNRR.».
            2. Le procedure abilitative, autorizzatorie o di valutazione
            ambientale gia’ avviate alla data di entrata in vigore del presente
            decreto sono concluse ai sensi della normativa previgente.

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