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Strade solari: il futuro del fotovoltaico sarà un tetto sopra l’asfalto

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Autostrade coperte da tetti fotovoltaici per generare energia. Uno studio cinese rivela le potenzialità della “strada solare” concepita a livello globale. Tra quantità enormi di energia verde prodotta, risparmio di consumi ed emissioni e vantaggi anche per la sicurezza. Ma con ostacoli grandi da superare. Una nuova frontiera o pura utopia?

Fin dove si può alzare l’asticella del futuro energetico sostenibile non ci è dato saperlo. Certo è che a leggere certi studi è lecito immaginarsi proprio di tutto.

L’ultima “provocazione” arriva da un team di ricercatori accademici cinesi che sulla rivista Earth’s Future ha pubblicato i risultati di uno studio approfondito (LEGGI QUI) sulle cosiddette “strade solari”. Un’idea radicale che consiste nella trasformazione delle principali arterie d’asfalto mondiali in infrastrutture per lo sfruttamento dell’energia solare tramite sistemi fotovoltaici.

Un tetto fotovoltaico sulle autostrade

Il progetto analizzato ha una sua peculiarità: non prevede infatti di sostituire l’asfalto con pannelli fotovoltaici calpestabili o di piazzarli ai bordi delle strade (soluzione già sperimentata in diversi Paesi) ma di installare una sorta di tetto solare sopra le carreggiate esistenti. In sostanza, mira a pensare alle autostrade come a enormi centrali solari semicoperte.

Conti alla mano, i ricercatori dell’Accademia Cinese delle Scienze, dell’Università Tsinghua, dell’Università delle Geoscienze e della Columbia University hanno stimato che l’enorme infrastruttura solare potrebbe riguardare circa 3 milioni di chilometri di autostrade e strade principali del mondo. Una lunga strada solare munita di 52 miliardi di pannelli solari policristallini, che potrebbe produrre annualmente fino a 17.500 terawattora di elettricità green da fonte rinnovabile. Vale a dire oltre il 60% del consumo elettrico mondiale attuale.

 

Strade solari: i primi progetti pilota

E’ evidente che siamo di fronte ad un qualcosa di visionario, che i più riterranno impensabile da rendere concreto, soprattutto a livello globale come è pensata. Però l’idea della strada solare è certamente audace e affascinante… e nemmeno nuova.
Come detto, infatti, già da alcuni anni diversi Paesi hanno iniziato a sperimentare progetti in tal senso. Stati Uniti, Cina, Giappone ma anche in Europa, con Francia, Svizzera, Germania e Austria a fare da pionieri.
Si tratta però perlopiù di brevi tratti stradali ricoperti di pannelli o affiancati da essi (su pensiline, barriere anti-rumore o lampioni), capaci di produrre un quantitativo di energia discreto ma limitato, utile al fabbisogno dell’area in cui sono installati o poco più.

Da qualche parte, come in Austria, si era iniziato a pensare alle tettoie fotovoltaiche ma ancora non in maniera così concreta. Nulla a che vedere, comunque, col progetto di copertura fotovoltaica ad ampio raggio, e mondiale, studiato nei minimi particolari dai ricercatori cinesi.

Innovazione visionaria con pro e contro

Che questa soluzione innovativa possa rivelarsi un nuovo step realistico nel nostro futuro energetico non è da sapere. Certo è che, nonostante un potenziale enorme, anche le strade solari così concepite hanno dei pro e dei contro.

Pensando ai benefici, secondo i ricercatori questa struttura fotovoltaica non si limiterebbe a produrre energia pulita in grosse quantità. Potrebbe anche ridurre le emissioni globali di carbonio, con un contributo quindi non da poco nella lotta al cambiamento climatico, ma anche aumentare la sicurezza stradale. I pannelli, inclinati, sarebbero infatti in grado di fornire protezione alla strada, e quindi agli automobilisti, in caso di intemperie o nevicate, riducendo i rischi di incidenti.
Oltretutto, lato ambientale, l’installazione di tetti fotovoltaici non andrebbe a sacrificare ulteriore terreno a fianco delle carreggiate.

D’altro canto gli ostacoli al progetto sono altrettanto significativi e, forse, per certi versi insormontabili.
Dai costi, che prevedono investimenti enormi, alle mere questioni tecniche relative alla gestione e manutenzione di un sistema strutturale così vasto. Senza dimenticare l’impatto visivo, ma anche fisico, di infrastrutture per forza di cose impattanti.

Progetto utopistico o meno, al momento i ricercatori si limitano a dire che l’Europa occidentale, la costa orientale degli Stati Uniti e le regioni dell’est della Cina sarebbero le prime aree adatte per provare a testare questo particolare concept di autostrada solare. A far la differenza sarebbe la qualità delle loro infrastrutture stradali.

Che questo possa accadere in tempi brevi o meno – o non accadere mai – dipende da innumerevoli fattori. Sarà il tempo a dirci se la nuova frontiera delle energie rinnovabili passerà anche dallo sviluppo delle nostre strade. Capaci di essere sempre più solari.

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16 COMMENTI

  1. Ci sarebbe pure l’idea di sostituire l’asfalto con i pannelli fotovoltaici, ma anche qui il gioco vale la candela? Ci sono già delle installazioni all’estero, credo in Francia, con alcuni dati positivi per certi impianti e negativi per altri, a livello di rientro dei costi.

  2. Ah sarebbe una bella cosa, ma abbiamo fatto bene i conti con i costi di installazione, di manutenzione e di costante illuminazione?
    E se succede che digraziatamente uno esce fuori di strada e tira giù 4-5 pali di sostegno? Un disastro…. Perchè purtroppo di gente sbadata, scema, drogata e fuori di testa ce n’è purtroppo parecchia in giro.
    Molti si lamentano dei platani lungo la strada e qui vai invece piantare dei pali di acciaio ogni 10 metri???
    Ripeto da parte mia sarei favorevole, ma si può fare in Italia, chi tira fuori i soldi innanzitutto?

  3. Dopo aver studiato tutti i pro ei contro si vedrà dove è vantaggioso farlo e dove no. Chi le paga? Mi sembra chiaro, si fa come con le strade. Le paga lo stato poi quando rendono si danno in gestione ai capitani coraggiosi che privatizzano i guadagni e non fanno la manutenzione. Semplice, o no?

  4. Perche’ non fare questo prima sulle tratte ferroviarie visto che in pratica non esiste un problema di altezze ne di cablaggio elettrico?!

  5. Doppio vantaggio, energia senza occupare nuovi spazi e temperature più basse lungo le strade, quindi meno energia da usare

  6. alla fine è una questione di costi, i pannelli messi sopra alle autostrade avrebbero un certo costo per via delle strutture alte e robuste di sostegno, e della manutenzionabilità un po’ scomoda

    PS: no i pannelli non “perdono pezzi”, nenche se colpiti da sassi di frane, hanno all’interno di film in plastica che li mantengono uniti, sono praticamente come i parabrezza a vetro stratificato delle auto

    diciamo a spanne questa specie di tettoia costerebbe tra 2000e 3000e al kw installato, però darebbe riparo antipioggia e antisole al tratto stadale.. magari su alcuni tratti può esere interessante..su altri invece pannelli nelle barriere verticali laterali

    come confronto:

    – pannelli fotovolatici e agrivoltaici tipo 2, cioè posti quasi a terra
    (quelli che in italia il governo ha appena vietato)
    550-650 euro a kw installato
    (era agevole l’installazione senza incentivi)

    – pannelli agrivoltaici tipo 3 messi in verticale
    800-900 euro a kw

    – pannelli agrivoltaici tipo 1 posti in quota
    900-1500 euro a kw

    – panneli su tetti capannoni
    1000-1300 euro a kw

    – pannelli su tetti domestici
    1300-1900 euro a kw

    • Ecco, i pannelli verticali li vedo molto più proponibili, più realizzabili, infatti già da un pò hanno iniziato a metterli.

  7. Mi sembra più utopia che altro, senza considerare i costi di installazione e mantenimento di una struttura così grande, chi farebbe gli impianti? Lo stato? Il concessionario? Un soggetto terzo?
    Poi da considerare il pericolo se un pannello viene colpito e fa cadere pezzi in strada. E capire anche l’utilità di tutti quei pannelli.

  8. Progetto-provocazione direi … poco plausibile e pratico ricoprire molti km di pannelli fotovoltaici (pur molto economicamente prodotti in Cina) per trasformare le autostrade in gallerie… a parte i problemi di costo (ed estetici a seconda dei panorami in cui insistono le opere) c’ è pure il problema di eventuali soccorsi via elicottero in caso di incidenti… o di crolli di parti di pannelli in caso di tempeste … magari con grandinate eccezionali come talvolta capitano nella nostra pianura padana.

    Se proprio si vuol pensare ad utilizzare le superfici stradali si può usare i pannelli bifacciali verticali come protezioni laterali, o anche a tettoia in uscita di gallerie (ovviamente in zone ben esposte e prive di rischi da forte vento e precipitazioni di massi ) in modo da ridurre anche il differenziale luminoso (anche se le illuminazioni interne ben fatte già mitigano l’effetto abbagliante).

    Spero che magari i prossimi progetti siano di siffatta natura… visto che tutti i nostri terreni sono rigorosamente agricoli (anche se incolti da decenni) e tutte le nostre coste hanno spiagge balneabili ove piantare ombrelloni e sfuggire alla “Bolkestein “.

  9. Sarebbe ottimo per tutte le strade fatte in trincea, come la Strada Pedemontana Veneta (superstrada a pagamento, fatta in project financing, che costerà al Veneto parecchi soldini grazie al contratto Regione-Azienda che garantisce una remunerazione in caso che l’introito per i pedaggi sia inferiore alle aspettative, come sta effettivamente succedendo).
    Sembra che Salvini voglia trasferire allo Stato la competenza di questa superstrada a pedaggio, in modo che sia lo Stato italiano a pagare chi l’ha realizzata per i mancati introiti del pedaggio, anziché la Regione Veneto.
    Ma a parte questo, se venisse ricoperta da pannelli ci sarebbe, fra una decina d’anni, un introito extra che potrebbe essere utilizzato per ripianare il deficit, mi sembra una buona cosa, no?

    • La sostenibilità del costo della SPV la si vedrà non prima di 5 anni. Nessuna infrastruttura nei primissimi anni di esercizio di ripaga interamente coi pedaggi, per non parlare di quelle che non si ripagheranno mai perché il pedaggio proprio non c’è (tipo Bari-Matera o Salerno – Reggio Calabria). Anche per il passante di Mestre si diceva così, invece ora genera utili per CAV (i cui soci sono Regione Veneto e Anas). Poi magari la SPV rimarrà in perdita (e poi dipende da quanto in perdita), ma non lo si può dire oggi con certezza. Detto questo non capisco cosa cambia tra autostrade in trincea o no ai fini dei pannelli fotovoltaici. Comunque ci devi mettere una infrastruttura di sostegno sotto anche se sono in trincea. Inoltre la SPV ha diversi km in galleria naturale o artificiale, inutili a questo fine, e qualche km anche non in trincea.

  10. Sarebbe già tantissimo – e molto più realistico – se in Italia e nel resto d’Europa si rendesse obbligatoria la copertura fotovoltaica di almeno il 50% (per cominciare…) della superficie dei parcheggi pubblici e privati, come ha fatto la Francia con la legge n. 2023-175.
    Entrata in vigore il 1° luglio 2023, ha posto come termine ultimo per tutti i parcheggi con superficie superiore a 1.500 m² (se già esistenti) e a 500 m² (tutti i futuri nuovi parcheggi) di completare la copertura entro al massimo il 2028.
    Vedi ad esempio https://www.apexenergies.fr/ombriere-photovoltaique/obligation-ombriere-parking/

    • l’idea è buona ma una cosa cosa non mi è chiara … chi paga queste realizzazioni? i comuni? le aziende energetiche? i privati? lo stato da dei soldi a fondo perduto? (l’articolo francese non lo specifica dice solo che sono obbligatoti oltre i 500 m2). Non so come funzioni in Francia e non so come da noi comuni e privati possano rivendere l’energia prodotta e quanto gli verrebbe pagata. questo andrebbe capito per capire se riescono poi a rientrare nei costi o meno.

      • È scritto nell’articolo che ho linkato, pur se ovviamente in termini generici.

        L’investimento è a carico dei privati, ma con una qualche forma di sostegno da parte del pubblico:
        “…l’obligation de s’équiper d’ombrières photovoltaïques de parking en France pèse sur les entreprises et les collectivités”.

        Per rendere profittevole l’investimento, le aziende potranno autoconsumare l’energia prodotta e anche rivenderla, e ci saranno aiuti governativi:
        “Dans un projet d’ombrière avec panneau solaire, la rentabilité est importante avec en choix un, l’autoconsommation de l’électricité (locale), ou alors revendre cette dernière au réseau électrique (au tarif de rachat en vigueur). Les aides du gouvernement en ce sens servent à favoriser la transition énergétique sur les parkings…”.

        • Si OK parla di privati … ma ci sono “privati” e “privati” … i privati vanno da quello che ha un’area libera e la dedica al parcheggio ai signori benetton con tutti i parcheggi negli autogrill italiani, la forza contrattuale (nelle rivendita dell’energia elettrica o magari nell’utilizzo della stessa in colonnine dedicate non è certo paragonabile. Inoltre gran parte dei parcheggi italiani sono di comuni o in concessione di aree pubbliche … chi paga in questo caso? il comune? il concessionario? e a quanto viene riacquistata la corrente? Con le ultime regole (attive dal 2025) del riacquisto da parte di GSE la cessione del surplus enegetico è diventato assai poco conveniente ed adirittura se si guarda al futuro potrebbe diventare adirittura penalizzante (come già ora accede in Australia) se la riimmetti quando la rete non riesce a gestire questa eccedenza.
          Insomma una buona idea ma con tanti dubbi sulla sua realizzazione … perlomeno in Italia.

  11. Be’, se non ci estinguiamo prima, non mi preoccuperei. Si può fare, perché lo hanno già fatto e in grande scala e molto meglio di noi.

    La Natura ci ha messo molto, ma molto più tempo dei nostri miseri pochi, ultimi 8-10 millenni, ma oggi, con la sintesi clorofilliana, che è ben più diffusa sul pianeta Terra delle sottili strisce di asfalto con la quale la inquiniamo noi, la potenza media assorbita globalmente è circa 130 TW, che è circa 8 volte quello che assorbiamo complessivamente noi come civiltà umana.

    https://en.wikipedia.org/wiki/Photosynthesis

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