Stellantis, mega rinnovabili per la gigafactory in Spagna (ma dimentica l’Italia)

Il gruppo spagnolo Forestalia svilupperà 1.000 MW di rinnovabili per dare energia alla gigafactory della joint venture in Spagna tra Stellantis e il colosso cinese delle batterie CATL. Lo stabilimento nascerà del distretto automotive di Saragozza, in Aragona. Tutto questo mentre si sono perse le tracce del progetto per la gigafactory che Stellantis assieme ad altri soci doveva realizzare in Molise. 

Ora è  ufficiale: la jv tra Stellantis e CATL svilupperà in Aragona la più grande piattaforma di energia rinnovabile per l’autoconsumo industriale in Spagna. Grazie a Forestalia, società specializzata in progetti green, costruiranno un gigawatt di impianti di rinnovabilo con un investimento che supera un miliardo di euro.

Da Stellantis e Catl un miliardo per l’impianto rinnovabile a sostegno della gigafactory per batterie a Saragozza

Forestalia è da tempo impegnata – in linea con le politiche del governo dell’Aragona – per garantire che l’energia verde  contribuiscano allo sviluppo industriale della regione e costituiscano un fattore competitivo per la sua industria. L’infrastruttura dedicata alla gigafactory sarà costituita da 14 parchi eolici e 5 impianti solari fotovoltaici tutti situati nell’area di Saragozza.

In buona sostanza, per Stellantis e il suo partner cinese nella produzione di batterie, un progetto tecnologicamente all’avanguardia. Peccato che venga realizzato in Spagna, per servire tutti i marchi del gruppo italo-franco-americano. Ma non in Italia, dove invece si sono perse le tracce dell’impianto che avrebbe dovuto già essere avviato nel nostro Paese. Per la precisione in Molise, nell’area della fabbrica Stellantis a Termoli.

Ma si può dire che Stellantis, di cui la famiglia Agnelli/Elkann è il primo azionista sia venuta meno alla promessa di apre una gigafactory nel nostro Paese? Quanto hanno pesate le polemiche dei mesi scorsi tra Stellantis e il governo Meloni? E come mai, alla fine, la scelta è caduta sulla Spagna?

Stellantis, l’occasione mancata della gigafactory a Termoli

Per rispondere a queste domande, si guardi alla vicenda dal punto di vista di Catl e del governo di Pechino. Si tratta di un investimento ingente, superiore ai 4 miliardi di euro. Il progetto ha come obiettivo la fornitura di batterie LFP (litio-ferrofosfato) con una capacità produttiva di circa 50 GWh. L’avvio della produzione è previsto per il 2026. La tecnologia LFP, meno costosa ma con una densità energetica inferiore rispetto ad altre tecnologie, punta a produrre auto meno costose per i consumatori.

Se queste sono le promesse, la decisione di Catl appare quanto mai razionale. Stellantis produce in Spagna oltre un milione di veicoli all’anno e vuole crescere ancora. Mentre in Italia, gli obiettivi si sono sempre più ridotti negli anni a fine 2024 è scesa sotto il mezzo milione, dopo il calo del 41% nel 2023. E secondo le previsioni per l’anno in corso farà fatica ad arrivare a 400mila veicoli.

Non solo. L’industria automobilistica spagnola produce oltre 3 milioni di auto all’anno ed è diventata la seconda in Europa, nonché l’ottava nel mondo. E più dell’80 per cento è destinata all’esportazione. Non solo: con una età media della popolazione tra le più giovani dell’Europa occidentale, la Spagna vede le vendite interne continuare a crescere.

Il rilancio doveva passare per la nuova gigafactory di cui si sono perso le tracce. Chiesto un incontro al ministero

Ma c’è un problema ulteriore per l’industri automotive in Italia. La salvezza per lo stabilimento del Molise doveva venire proprio dalla conversione in gigafactory. La produzione sarebbe dovuta partire nel 2026. Ma la conferma del progetto è stata a più riprese rinviata. Nel giugno dell’anno scorso si è rimandato a fine 2024. A fine 2024 si è posticipato a giugno 2025. Giugno è passato.

Non avendo saputo nulla, i sindacati dei metalmeccanici (Fim, Fiom e Uilm) hanno inviato nei giorni scorsi una lettera a Stellantis, così come alla joint venture  Acc (Stellantis più Total Energies e Mercedes-Benz) che dovrebbe realizzare il progett0. E in copia conoscenza, come si dice in questi casi, al ministero delle Imprese (il Mimit) chiedendo un incontro urgente.

Termoli, il personale calato del 32% in quattro anni

In più c’è anche un altro fatto che preoccupa il sindacato: a giugno, Termoli ha smesso di produrre il motore Fire, un quattro tempi a benzina destinato alle utilitarie che garantiva una produzione di rilievo. Senza contare che la joint venture Acc – nata con una partecipazione equa tra i tre investitori ora vede la presenza di Stellantis come azionista di maggioranza con il 45% del capitale, seguita da Mercedes Benz con il 30 e TotalEnergies con il 25. Il che viene letto come un inizio di disimpegno dei deu partner.

Secondo i metalmeccanici della Cisl, a inizio anno a Termoli lavoravano 1.946 persone. Di questi fino a 200 sono in uscita entro l’anno tramite esodi incentivati. Insomma, a fine 2025 resteranno circa 1.750 tra tute blu e colletti bianchi, a fronte dei 2.569 che la Fim contava a fine 2021. Il 32% del personale in meno in quattro anni.

Dopo lo stop alla produzione del motore Fire ora a Termoli restano il Gse a benzina e il Gme montato sulle Alfa. La stragrande maggioranza dei lavoratori è in cassa integrazione o in solidarietà. l motori endotermici possono dare visibilità fino al 2035, se non altro perché possono essere montati sulle ibride. Al momento l’unica buona notizia per lo stabilimento è l’annuncio dell’arrivo in produzione nel 2026 del cambio eDCT, si parla di 300 mila pezzi l’anno che potrebbero impegnare 250-300 lavoratori. Ma investire in batterie per il futuro dell’auto elettrica è tutta un’altra cosa.

Guarda anche il VIDEO della nuova rubrica “Bar Elettrico”

Visualizza commenti (2)
  1. Ci sono tanti fattori che premiano un investimento fatto in Spagna piuttosto che in Italia…
    Uno fra questi il costo dell’energia elettrica.
    Alla fine Stellantis deve fare profitti non è un ente benefico…

  2. e bravi gli spagnoli!

    mentre noi ci masturbiamo mentalmente sull’italico genio e su quanto siamo belli e bravi stiamo diventando la nuova grecia, produzione industriale in calo e si spera di campare di turismo..

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